Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Qualcosa da salvare
Mostra collettiva
Comunicato stampa
Segnala l'evento
"Qualcosa da salvare”
Per iniziare: due parole. Iniziamo
sempre salvando delle parole, quelle che connotano qualcosa che ci è caro. Ogni oggetto del pianeta, dell’anima, del cuore, viene connotato da due parole, l’articolo e il nome con cui lo chiamiamo. Vorrei salvare il ricordo di qualcuno che mi è caro, la sua immagine, una sua traccia, trattenerne il pensiero, l’idea che ho creato in me di quella persona o di quella cosa. Posso salvarla in molti modi. La rappresento, o la registro. Ma potrei soltanto decidere di presentarla e in alcuni casi, vedi la Balena di Silvia Casavecchia, è il modo migliore per capire come salvare qualcosa che stiamo perdendo che per l'artista consiste nel tempo.
Casavecchia invita il pubblico all'interazione con la richiesta di sedersi per consumare il tempo del ritrovarsi. Le persone e il tempo sono le cose più importanti da recuperare. Le persone sono e diventano il tempo, le loro tracce (i guanti trovati e recuperati di Gramantieri) le storie che le contraddistinguono, i loro destini (le foto di bambini salvi per miracolo, di Cordelli), i giochi (i ricami di Ortali, i giochi di Papetti) , le tensioni e le stranezze di cui sono/siamo fatti (i ritratti di visi e mani di Majoli) e con cui ci distinguiamo, la nostra capacità di fruire e interpretare le cose (la rilettura pittorica dei ready made di Gramantieri, espressa da Bravura).
Decidiamo di salvare ricordi e cose/animali e/o persone, ma l’idea di questa mostra, l’urgenza di esporre oggetti, nasce in parte dalla crisi in cui siamo avvolti, cui gli artisti rispondo attraverso l’antidoto. Mettere da parte, raccogliere, accantonare, rileggere, recuperare, anche il tempo vissuto. Per un artista questa azione è sia mentale che fisica. E’ un’azione vera, reale, un raccogliere quotidiano, rielaborare e riscrivere dentro, mentalmente per poi fisicamente esporre fuori.
Non vogliamo parlare di crisi dei valori. Non riguarda questi artisti o comunque non è tema trattato in questa mostra. Questo progetto vedrà esporre artisti che nei valori han creduto e credono. Alcuni più giovani, altri meno. Son caduti come invischiati vivendo nelle sabbie mobili, nella crisi del tutto, prima negli anni settanta delle lotte e manifestazioni, poi di riflesso gettandosi nel ludico piacere degli anni Ottanta (altro valore da non sottovalutare), per sprofondare nei confusi ultimi vent’anni, e ritrovarsi a dover lottare per salvare l’immagine e la forma di quel che amano e a cui tengono, quel che ha un senso, che porta il valore con sé. Artisti un po’ provati, che hanno sondato un periodo di storia complessa.
Gli artisti che espongono non privilegiano un media piuttosto che un altro. C’è una gran libertà di mezzi, di idee e una gestione dei progetti autonoma. Sono artisti a confronto, nel centro della città. Lo spazio è un'altra idea di salvataggio, un recupero di spazi vuoti. Se c’è la crisi ed i negozi chiudono, cosa c’è di meglio che invadere quegli spazi con l’arte?
L’arte esce dalle gallerie per trovare altre gallerie vuote, luoghi che
hanno ospitato altri oggetti e altre cose, con una storia, anche questa, perché no, da salvare.
di Loretta Zaganelli
Per iniziare: due parole. Iniziamo
sempre salvando delle parole, quelle che connotano qualcosa che ci è caro. Ogni oggetto del pianeta, dell’anima, del cuore, viene connotato da due parole, l’articolo e il nome con cui lo chiamiamo. Vorrei salvare il ricordo di qualcuno che mi è caro, la sua immagine, una sua traccia, trattenerne il pensiero, l’idea che ho creato in me di quella persona o di quella cosa. Posso salvarla in molti modi. La rappresento, o la registro. Ma potrei soltanto decidere di presentarla e in alcuni casi, vedi la Balena di Silvia Casavecchia, è il modo migliore per capire come salvare qualcosa che stiamo perdendo che per l'artista consiste nel tempo.
Casavecchia invita il pubblico all'interazione con la richiesta di sedersi per consumare il tempo del ritrovarsi. Le persone e il tempo sono le cose più importanti da recuperare. Le persone sono e diventano il tempo, le loro tracce (i guanti trovati e recuperati di Gramantieri) le storie che le contraddistinguono, i loro destini (le foto di bambini salvi per miracolo, di Cordelli), i giochi (i ricami di Ortali, i giochi di Papetti) , le tensioni e le stranezze di cui sono/siamo fatti (i ritratti di visi e mani di Majoli) e con cui ci distinguiamo, la nostra capacità di fruire e interpretare le cose (la rilettura pittorica dei ready made di Gramantieri, espressa da Bravura).
Decidiamo di salvare ricordi e cose/animali e/o persone, ma l’idea di questa mostra, l’urgenza di esporre oggetti, nasce in parte dalla crisi in cui siamo avvolti, cui gli artisti rispondo attraverso l’antidoto. Mettere da parte, raccogliere, accantonare, rileggere, recuperare, anche il tempo vissuto. Per un artista questa azione è sia mentale che fisica. E’ un’azione vera, reale, un raccogliere quotidiano, rielaborare e riscrivere dentro, mentalmente per poi fisicamente esporre fuori.
Non vogliamo parlare di crisi dei valori. Non riguarda questi artisti o comunque non è tema trattato in questa mostra. Questo progetto vedrà esporre artisti che nei valori han creduto e credono. Alcuni più giovani, altri meno. Son caduti come invischiati vivendo nelle sabbie mobili, nella crisi del tutto, prima negli anni settanta delle lotte e manifestazioni, poi di riflesso gettandosi nel ludico piacere degli anni Ottanta (altro valore da non sottovalutare), per sprofondare nei confusi ultimi vent’anni, e ritrovarsi a dover lottare per salvare l’immagine e la forma di quel che amano e a cui tengono, quel che ha un senso, che porta il valore con sé. Artisti un po’ provati, che hanno sondato un periodo di storia complessa.
Gli artisti che espongono non privilegiano un media piuttosto che un altro. C’è una gran libertà di mezzi, di idee e una gestione dei progetti autonoma. Sono artisti a confronto, nel centro della città. Lo spazio è un'altra idea di salvataggio, un recupero di spazi vuoti. Se c’è la crisi ed i negozi chiudono, cosa c’è di meglio che invadere quegli spazi con l’arte?
L’arte esce dalle gallerie per trovare altre gallerie vuote, luoghi che
hanno ospitato altri oggetti e altre cose, con una storia, anche questa, perché no, da salvare.
di Loretta Zaganelli
11
giugno 2010
Qualcosa da salvare
Dall'undici al 25 giugno 2010
arte contemporanea
Location
PONTE MARINO 25
Ravenna, Via Ponte Marino, (Ravenna)
Ravenna, Via Ponte Marino, (Ravenna)
Orario di apertura
16.30 / 19.30 lunedì, martedì, mercoledì e venerdì
10 / 12.30 16 / 19.30 sabato
Autore
Curatore