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Quattro incisori
E’ la volta di quattro artisti, veri maestri dell’incisione, quali Tono Zancanaro Padova 1906 – 1985), Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 – Bergamo 2001), Giuseppe Zunica (Napoli 1923) e Julianos Kattinis (Damasco 1934), le cui opere sono testimonianza di itinerari, condotti con personalissima originalità ed estremo rigore linguistico e formale, nell’universo fantastico dei segni, che altro non sono, per ciascun autore, che riflesso delle proprie esperienze biografiche, ma anche delle istanze estetiche e poetiche che hanno determinato e caratterizzato il proprio impegno artistico.
Comunicato stampa
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Nell’ambito dei Confronti da Musei, idea-guida di una serie di mostre organizzate e promosse dal Museo d’arte delle Generazioni italiane del ‘900 - G. Bargellini, che ha sede a Pieve di Cento (Bologna), si sono proposti dialetticamente, nello stesso contesto espositivo, le opere di due o tre artisti, al fine di farne meglio comprendere ed apprezzare i rispettivi percorsi creativi, i diversi ambiti di ricerca, le scelte tecniche adottate da ciascuno. Se nel precedente “confronto” si sono confrontate le produzioni di uno scultore (Fabio De Sanctis), un pittore (Paolo Casotto) ed un operatore estetico (Vincenzo De Simone), la rassegna che ora viene presentata nell’antico silo granario pievese, ristrutturato con un importante architettonico ed attivo ormai da più di tre anni, punta l’obiettivo su uno dei pianeti più affascinanti e “magici” della creazione artistica, quello dell’incisione, che ha registrato nei secoli l’attenzione e il lavoro dei più grandi maestri italiani ed europei.
E’ la volta di quattro artisti, veri maestri dell’incisione, quali Tono Zancanaro Padova 1906 - 1985), Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 - Bergamo 2001), Giuseppe Zunica (Napoli 1923) e Julianos Kattinis (Damasco 1934), le cui opere sono testimonianza di itinerari, condotti con personalissima originalità ed estremo rigore linguistico e formale, nell’universo fantastico dei segni, che altro non sono, per ciascun autore, che riflesso delle proprie esperienze biografiche, ma anche delle istanze estetiche e poetiche che hanno determinato e caratterizzato il proprio impegno artistico.
Come ci dice Nicola Miceli, curatore della mostra che potrà essere visitata fino al 23 novembre, “non c’è una ragione né generazionale né di tendenza stilistica né di omologia poetica che abbia dettato la scelta di queste presenze, tra le numerose altre possibili nel panorama dell’incisione italiana, salvo riconoscerli accomunati da un impegno incisorio condotto senza soluzione di continuità, in stretta correlazione con l’esercizio di varie discipline e soprattutto del disegno nel caso di Zancanaro, della pittura in quello di Ferroni e di Kattinis, e in modo esclusivo da Zunica”. In realtà, il metodo adottato dall’ideatore della mostra (che si avvale di un prezioso catalogo edito da Bora di Bologna) è stato semplicemente quello di proporre, a titolo esemplificativo, quattro diverse declinazioni del linguaggio incisorio espresse da personalità di sicura e riconosciuta valenza artistica, attingendo i materiali o a depositi delle raccolte di Giulio Bargellini o a nuove acquisizioni del Museo. Mentre proviene dallo studio di Zancanaro, messo a disposizione da Manlio Gaddi, un nutrito corpus del compianto Maestro padovano, che ne fa ripercorrere il lunghissimo ed intenso lavoro creativo.
La ricca esposizione consente, attraverso una selezionata scelta di lavori, di riconsiderare le caratteristiche più significative dei quattro artisti. Zancanaro si è cimentato con quasi tutte le modalità delle arti visive, con grande capacità di assorbire le diverse tecniche, dalla pittura a olio all’acquarello, dal mosaico all’arazzo, dalla scultura in bronzo all’incisione su vetro, anche se rimane ineguagliato nella grafica, per la linea pura della sua “scrittura”; l’opera di Ferroni, specie a partire dagli anni Settanta, testimonia di una forte tensione esistenziale che l’artista riesce a convogliare verso una figurazione analitica di forte nitidezza ottica, in lavori in cui prevalgono interni ed oggetti, restituiti con una precisione del dettaglio quasi fotografica; incisore sapiente, dal tratto fine e sensibile, è il napoletano Zunica, che sa costruire con fittissime trame una sorta di personale geometria, emblematica e in qualche modo ludica, riuscendo così a creare, con un personalissimo linguaggio, una specie di racconto (popolato da rose, colonne greche, impronte digitali) sulla condizione umana, fra natura e tecnologia, vita e morte. Kattinis, di famiglia ateniese, oltre ad essere un ottimo disegnatore, è un maestro dell’incisione all’acquaforte e della xilografia; ma la sua è indubbiamente una personalità artistica dotata di eccezionale versatilità, che si esprime anche nel design, nell’architettura di interni, nella scultura e nella scenografia.
L’occasione offerta da questa rassegna - oltre al piacere di ammirare circa trecento opere - è anche quella di indurre ad una riflessione; come ci dice ancora Miceli, questa mostra “sottende la convinzione che poco si faccia, in Italia, per sottrarre la grafica d’arte originale al cono d’ombra che la inviluppa dacchè divenne straripante e proditoria, sul mercato, l’invadenza di prodotti grafici inqualificabili, multipli peraltro suffragati dall’interessata complicità di firme prestigiose”.
E’ la volta di quattro artisti, veri maestri dell’incisione, quali Tono Zancanaro Padova 1906 - 1985), Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 - Bergamo 2001), Giuseppe Zunica (Napoli 1923) e Julianos Kattinis (Damasco 1934), le cui opere sono testimonianza di itinerari, condotti con personalissima originalità ed estremo rigore linguistico e formale, nell’universo fantastico dei segni, che altro non sono, per ciascun autore, che riflesso delle proprie esperienze biografiche, ma anche delle istanze estetiche e poetiche che hanno determinato e caratterizzato il proprio impegno artistico.
Come ci dice Nicola Miceli, curatore della mostra che potrà essere visitata fino al 23 novembre, “non c’è una ragione né generazionale né di tendenza stilistica né di omologia poetica che abbia dettato la scelta di queste presenze, tra le numerose altre possibili nel panorama dell’incisione italiana, salvo riconoscerli accomunati da un impegno incisorio condotto senza soluzione di continuità, in stretta correlazione con l’esercizio di varie discipline e soprattutto del disegno nel caso di Zancanaro, della pittura in quello di Ferroni e di Kattinis, e in modo esclusivo da Zunica”. In realtà, il metodo adottato dall’ideatore della mostra (che si avvale di un prezioso catalogo edito da Bora di Bologna) è stato semplicemente quello di proporre, a titolo esemplificativo, quattro diverse declinazioni del linguaggio incisorio espresse da personalità di sicura e riconosciuta valenza artistica, attingendo i materiali o a depositi delle raccolte di Giulio Bargellini o a nuove acquisizioni del Museo. Mentre proviene dallo studio di Zancanaro, messo a disposizione da Manlio Gaddi, un nutrito corpus del compianto Maestro padovano, che ne fa ripercorrere il lunghissimo ed intenso lavoro creativo.
La ricca esposizione consente, attraverso una selezionata scelta di lavori, di riconsiderare le caratteristiche più significative dei quattro artisti. Zancanaro si è cimentato con quasi tutte le modalità delle arti visive, con grande capacità di assorbire le diverse tecniche, dalla pittura a olio all’acquarello, dal mosaico all’arazzo, dalla scultura in bronzo all’incisione su vetro, anche se rimane ineguagliato nella grafica, per la linea pura della sua “scrittura”; l’opera di Ferroni, specie a partire dagli anni Settanta, testimonia di una forte tensione esistenziale che l’artista riesce a convogliare verso una figurazione analitica di forte nitidezza ottica, in lavori in cui prevalgono interni ed oggetti, restituiti con una precisione del dettaglio quasi fotografica; incisore sapiente, dal tratto fine e sensibile, è il napoletano Zunica, che sa costruire con fittissime trame una sorta di personale geometria, emblematica e in qualche modo ludica, riuscendo così a creare, con un personalissimo linguaggio, una specie di racconto (popolato da rose, colonne greche, impronte digitali) sulla condizione umana, fra natura e tecnologia, vita e morte. Kattinis, di famiglia ateniese, oltre ad essere un ottimo disegnatore, è un maestro dell’incisione all’acquaforte e della xilografia; ma la sua è indubbiamente una personalità artistica dotata di eccezionale versatilità, che si esprime anche nel design, nell’architettura di interni, nella scultura e nella scenografia.
L’occasione offerta da questa rassegna - oltre al piacere di ammirare circa trecento opere - è anche quella di indurre ad una riflessione; come ci dice ancora Miceli, questa mostra “sottende la convinzione che poco si faccia, in Italia, per sottrarre la grafica d’arte originale al cono d’ombra che la inviluppa dacchè divenne straripante e proditoria, sul mercato, l’invadenza di prodotti grafici inqualificabili, multipli peraltro suffragati dall’interessata complicità di firme prestigiose”.
19
ottobre 2003
Quattro incisori
Dal 19 ottobre al 23 novembre 2003
arte contemporanea
Location
MAGI 900
Pieve Di Cento, Via Rusticana, 1, (Bologna)
Pieve Di Cento, Via Rusticana, 1, (Bologna)