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Quelli di Fontana
Franco Fontana da 18 anni dirige il Toscana Foto Festival, durante il quale si tiene il workshop “Creatività”, a cui hanno partecipato Carlotta Bertelli, Francesca Della Toffola, Massimo Di Gennaro, Alex Mezzenga e Andrea Razzoli, protagonisti della collettiva alla galleria Biffi Arte.
Comunicato stampa
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La galleria Biffi Arte inaugura sabato 5 marzo alle ore 17.30 la mostra collettiva “QUELLI DI FONTANA”, a cura di Franco Fontana.
Modenese di nascita, la sua passione amatoriale per la fotografia lo trasforma in un artista cosmopolita. Dalla metà degli anni settanta i suoi scatti hanno conquistato ogni angolo del mondo tanto da figurare in importanti collezioni pubbliche nei più prestigiosi musei di arte contemporanea internazionali. Da 18 anni dirige il Toscana Foto Festival, durante il quale si tiene il workshop “Creatività”, a cui hanno partecipato Carlotta Bertelli, Francesca Della Toffola, Massimo Di Gennaro, Alex Mezzenga e Andrea Razzoli, protagonisti della collettiva alla galleria Biffi Arte. Lo spazio piacentino ha ospitato nel mese di maggio 2010 anche la mostra personale di Franco Fontana “Colori”.
I FOTOGRAFI IN MOSTRA (testi di Luigi Erba)
Carlotta Bertelli. Il tema della realtà, dell' artificiale, della verità e del falso sono territori fotografici e artistici, ogi indagati e testimoniati nel lavoro di Carlotta Bertelli. "Niente è come sembra" come diceva il Buddha e nel suo lavoro i giochi si mescolano, verità e menzogna, illusioni ed inganni, nascondimenti e rivelazioni, generando eleganti equivoci e cammuffamenti. Ovviamente non tutti gli enigmi si sciolgono o si evidenziano perchè sarebbe come smascherare la creatività artistica e questo non è giusto. Il lavoro della Bertelli emerge proprio in questo contesto attraverso una realizzazione ironica in cui il presupposto è un circolo di confusione che fa riflettere anche sulla nostra ambigua percezione quotidiana.
Massimo De Gennaro ricorda ciò che disse Valéry che la pelle è la sua profondità, come una corteccia. E in queste cortecce? Queste epidermidi, forme di antichi ulivi, dicono proprio… sud. Tre lettere mai tanto profonde, mai tanto comprensive di un tutto. Il suo linguaggio fatto di ombre, luci, materia, ovviamente rimanda al tempo, ma anche alla storia ancestrale di una fotografia che scava come un aratro e accarezza come una mano. Quelle forme ricordano ovviamente la fatica, il lavoro, un rapporto uomo ambiente mai idilliaco…un saper aspettare, quasi un guscio della terra che si dischiuda. E il pensiero mi porta anche alle civiltà passate che avevano nella natura il loro finito- infinito, mai uguale, mai prevedibile e alle loro intelligenze che producevano manufatti zoomorfi, antropomorfi, perché ogni cosa era simbiosi con ciò che vedevano, sentivano e toccavano. Queste piante sono un totus.
Francesca della Toffola con Pelle a pelle presenta uno dei suoi lavori più emblematici per spettro linguistico di significanti e significati. L’accostamento, l’impostazione a dittici comprensiva di parte o tutto dei due fotogrammi non è una divisione ma una fusione; un legare a creare un’ immagine unica, complessa e per questo relativa. La scansione non solo grafica, the black line, come l’ha chiamata in una recente pubblicazione, segna sì il tempo, ma anche la contemporaneità visiva di un complesso che mette in gioco proprio le categorie della ripresa. L’artista si fotografa in una performance, o meglio inserisce il suo corpo nell’ambiente di una villa veneta a due passi da casa. E’ un gioco finzione-ricreazione decisamente basato sull’esperienza, su una rilettura di ambienti che filtrati dalla sua memoria seguono le tracce del tempo, in uno spazio pubblico che ora diviene iconografia privata, interiore, sempre molto leggera, equilibrata.
Alex Mezzenga. Anche qui siamo di fronte ad una reinvenzione attraverso la tipologia di ripresa, della post produzione, l’ utilizzo dei piani e del colore. Focus on Beirut è di per sé un titolo emblematico: è uno sguardo attraverso, un’accentuazione circoscritta. La vicenda, il dramma non è tradizionalmente raccontato, solo sfiorato con la focalizzazione dei volti con una reinvenzione dei piani tradizionali. Rimane un racconto che suggerisce una presenza-evanescenza, un’umanità coinvolta in un divenire quasi provvisorio dove tutto solo apparentemente traspare. Ma le espressioni sono lì. Rimane il pensiero di chi osserva, di chi è fotografato. Il colore è testimonianza di un ambiente, scolpito dall’ombra e dalla storia. Un mondo in divenire, provvisorio, quasi impalpabile, ma reale. Mezzenga sposta con questo lavoro la narrazione tradizionale del reportage; non vuole angosciare, ma attraverso una visione diversa, far pensare.
Andrea Razzoli. E se le scarpe potessero parlare, raccontare forse scriverebbero una storia. Se potessero fotografare anche. Quelle di Razzoli sono infatti immagini in cui il punto di vista fotografico è assoluto… ad altezza di punto di scarpa, appunto. La città viene così raccontata in modo insolito al di là di quella retorica dei luoghi a cui siamo troppo assuefatti. Attraverso l’uso totale del grandangolare e del colore parlano quelle superfici-materie, ma anche oggetti che fanno parte di un arredo urbano, vengono decontestualizzati e stanno in bilico tra realtà e sogno una volta tanto non in modo angosciante. Griglie, tombini, superfici plastiche calpestabili hanno una loro struttura e assumono qui una identità espressiva quasi pensante, attraverso texture, forme, segni. Sullo sfondo la città, gli edifici intravisti come diverse ed evanescenti presenze
Modenese di nascita, la sua passione amatoriale per la fotografia lo trasforma in un artista cosmopolita. Dalla metà degli anni settanta i suoi scatti hanno conquistato ogni angolo del mondo tanto da figurare in importanti collezioni pubbliche nei più prestigiosi musei di arte contemporanea internazionali. Da 18 anni dirige il Toscana Foto Festival, durante il quale si tiene il workshop “Creatività”, a cui hanno partecipato Carlotta Bertelli, Francesca Della Toffola, Massimo Di Gennaro, Alex Mezzenga e Andrea Razzoli, protagonisti della collettiva alla galleria Biffi Arte. Lo spazio piacentino ha ospitato nel mese di maggio 2010 anche la mostra personale di Franco Fontana “Colori”.
I FOTOGRAFI IN MOSTRA (testi di Luigi Erba)
Carlotta Bertelli. Il tema della realtà, dell' artificiale, della verità e del falso sono territori fotografici e artistici, ogi indagati e testimoniati nel lavoro di Carlotta Bertelli. "Niente è come sembra" come diceva il Buddha e nel suo lavoro i giochi si mescolano, verità e menzogna, illusioni ed inganni, nascondimenti e rivelazioni, generando eleganti equivoci e cammuffamenti. Ovviamente non tutti gli enigmi si sciolgono o si evidenziano perchè sarebbe come smascherare la creatività artistica e questo non è giusto. Il lavoro della Bertelli emerge proprio in questo contesto attraverso una realizzazione ironica in cui il presupposto è un circolo di confusione che fa riflettere anche sulla nostra ambigua percezione quotidiana.
Massimo De Gennaro ricorda ciò che disse Valéry che la pelle è la sua profondità, come una corteccia. E in queste cortecce? Queste epidermidi, forme di antichi ulivi, dicono proprio… sud. Tre lettere mai tanto profonde, mai tanto comprensive di un tutto. Il suo linguaggio fatto di ombre, luci, materia, ovviamente rimanda al tempo, ma anche alla storia ancestrale di una fotografia che scava come un aratro e accarezza come una mano. Quelle forme ricordano ovviamente la fatica, il lavoro, un rapporto uomo ambiente mai idilliaco…un saper aspettare, quasi un guscio della terra che si dischiuda. E il pensiero mi porta anche alle civiltà passate che avevano nella natura il loro finito- infinito, mai uguale, mai prevedibile e alle loro intelligenze che producevano manufatti zoomorfi, antropomorfi, perché ogni cosa era simbiosi con ciò che vedevano, sentivano e toccavano. Queste piante sono un totus.
Francesca della Toffola con Pelle a pelle presenta uno dei suoi lavori più emblematici per spettro linguistico di significanti e significati. L’accostamento, l’impostazione a dittici comprensiva di parte o tutto dei due fotogrammi non è una divisione ma una fusione; un legare a creare un’ immagine unica, complessa e per questo relativa. La scansione non solo grafica, the black line, come l’ha chiamata in una recente pubblicazione, segna sì il tempo, ma anche la contemporaneità visiva di un complesso che mette in gioco proprio le categorie della ripresa. L’artista si fotografa in una performance, o meglio inserisce il suo corpo nell’ambiente di una villa veneta a due passi da casa. E’ un gioco finzione-ricreazione decisamente basato sull’esperienza, su una rilettura di ambienti che filtrati dalla sua memoria seguono le tracce del tempo, in uno spazio pubblico che ora diviene iconografia privata, interiore, sempre molto leggera, equilibrata.
Alex Mezzenga. Anche qui siamo di fronte ad una reinvenzione attraverso la tipologia di ripresa, della post produzione, l’ utilizzo dei piani e del colore. Focus on Beirut è di per sé un titolo emblematico: è uno sguardo attraverso, un’accentuazione circoscritta. La vicenda, il dramma non è tradizionalmente raccontato, solo sfiorato con la focalizzazione dei volti con una reinvenzione dei piani tradizionali. Rimane un racconto che suggerisce una presenza-evanescenza, un’umanità coinvolta in un divenire quasi provvisorio dove tutto solo apparentemente traspare. Ma le espressioni sono lì. Rimane il pensiero di chi osserva, di chi è fotografato. Il colore è testimonianza di un ambiente, scolpito dall’ombra e dalla storia. Un mondo in divenire, provvisorio, quasi impalpabile, ma reale. Mezzenga sposta con questo lavoro la narrazione tradizionale del reportage; non vuole angosciare, ma attraverso una visione diversa, far pensare.
Andrea Razzoli. E se le scarpe potessero parlare, raccontare forse scriverebbero una storia. Se potessero fotografare anche. Quelle di Razzoli sono infatti immagini in cui il punto di vista fotografico è assoluto… ad altezza di punto di scarpa, appunto. La città viene così raccontata in modo insolito al di là di quella retorica dei luoghi a cui siamo troppo assuefatti. Attraverso l’uso totale del grandangolare e del colore parlano quelle superfici-materie, ma anche oggetti che fanno parte di un arredo urbano, vengono decontestualizzati e stanno in bilico tra realtà e sogno una volta tanto non in modo angosciante. Griglie, tombini, superfici plastiche calpestabili hanno una loro struttura e assumono qui una identità espressiva quasi pensante, attraverso texture, forme, segni. Sullo sfondo la città, gli edifici intravisti come diverse ed evanescenti presenze
05
marzo 2011
Quelli di Fontana
Dal 05 marzo al 06 aprile 2011
fotografia
Location
BIFFI ARTE – FOTOGRAFIA E VIDEO
Piacenza, Via Chiapponi, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Chiapponi, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
martedì, mercoledì e venerdì ore 16-19.30; sabato ore 10.30-12.30 e 16-19.30
Vernissage
5 Marzo 2011, ore 17.30
Autore
Curatore