Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare la famiglia oggi
Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare la famiglia oggi (Centro di Cultura Contemporanea Strozzina 14 marzo-20 luglio 2014) è la nuova mostra del CCC Strozzina, curata da Franziska Nori e Riccardo Lami, che attraverso le opere di undici artisti internazionali (Guy Ben-Ner, Sophie Calle, Jim Campbell, John Clang, Nan Goldin, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Trish Morrissey, Hans Op de Beeck, Chrischa Oswald, Thomas Struth) propone una riflessione sul concetto di famiglia nel mondo contemporaneo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
QUESTIONI DI FAMIGLIA
Vivere e rappresentare la famiglia oggi
Artisti: Guy Ben-Ner, Sophie Calle, Jim Campbell, John Clang, Nan Goldin, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin
e Nicola Pellegrini, Trish Morrissey, Hans Op de Beeck, Chrischa Oswald, Thomas Struth
14 marzo-20 luglio 2014
Anteprima stampa: giovedì 13 marzo 2014, ore 12.00 / Inaugurazione: giovedì 13 marzo 2014, ore 19.00
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina
Palazzo Strozzi, Firenze
A cura di Franziska Nori e Riccardo Lami
Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare la famiglia oggi è la nuova mostra del CCC Strozzina, curata
da Franziska Nori e Riccardo Lami, che attraverso le opere di undici artisti internazionali (Guy Ben-Ner,
Sophie Calle, Jim Campbell, John Clang, Nan Goldin, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin e Nicola
Pellegrini, Trish Morrissey, Hans Op de Beeck, Chrischa Oswald, Thomas Struth) propone una riflessione
sul concetto di famiglia nel mondo contemporaneo.
Ogni individuo ha una propria personale esperienza di famiglia, ma quando andiamo a cercare una
definizione condivisa che cosa intendiamo con questo termine? La sua apparente naturalezza trova un
fondamento nell’articolo 29 della Costituzione italiana, dove si afferma che “la famiglia è una società
naturale fondata sul matrimonio”. Tuttavia, come provocatoriamente afferma la sociologa Chiara
Saraceno, “non vi è nulla di meno naturale della famiglia”. Questo concetto si è sempre trasformato nel
corso dei secoli, ponendosi come specchio ma anche come strumento attivo delle trasformazioni della
società: dalla familia latina al concetto di stirpe nobiliare, fino alla famiglia borghese dell’Ottocento. Negli
ultimi decenni, stiamo vivendo una ulteriore evoluzione di questo concetto. Fenomeni come la bassa
natalità, la secolarizzazione, la crisi dell’istituto del matrimonio, il nuovo ruolo della donna, l’affermazione
sociale e politica delle unioni omosessuali hanno aperto dibattiti e riflessioni in una re-definizione
dell’immagine e del funzionamento stesso della famiglia.
Questioni di famiglia propone un’analisi delle dinamiche e delle immagini che caratterizzano una famiglia e
ciò che si nasconde dietro di essa. I video, le fotografie e le installazioni in mostra affrontano e
decostruiscono questo concetto unendo la soggettività autobiografica di ciascun artista a una ricerca di
significato condiviso su quei legami culturali, morali, etici, biologici che ancora oggi definiscono e
individuano una famiglia.
Nucleo fondamentale è la riflessione sul genere del ritratto con opere del maestro della fotografia tedesca
Thomas Struth, i ritratti performativi di Trish Morrissey che, come un’intrusa, si inserisce in famiglie altrui,
le opere realizzate tramite webcam di John Clang o i ritratti con luci LED di Jim Campbell. Questioni di
famiglia investiga anche connessioni e dinamiche tra le persone tramite il lavoro di Ottonella Mocellin e
Nicola Pellegrini con un’installazione che crea una narrazione visiva e auditiva sulla famiglia, o i video di
artisti come Guy Ben-Ner e Hans Op de Beeck, mentre le opere di Chrischa Oswald e Courtney Kessel
affrontano i fragili equilibri e i contrasti nel rapporto madre-figlia. Completano infine la mostra opere di
celebri artiste contemporanee come Nan Goldin e Sophie Calle, che attraverso i loro due stili contrapposti
portano a riflettere sul significato di parole come “padre”, “madre” e “figlio” tramite immagini che evocano
ricordi, affetti e relazioni individuali che acquisiscono significati universali. La mostra diventa un’occasione
per affrontare un tema personale e intimo nella vita di ogni individuo, un luogo primario di socializzazione
ed educazione, ma anche di disuguaglianze e contraddizioni.
LA MOSTRA
Il ritratto di famiglia costituisce il punto di partenza della mostra: Thomas Struth (Germania, 1954) lavora
su questo tema con opere che ritraggono gruppi familiari di provenienze e contesti socio-culturali diversi.
Ogni fotografia nasce da un incontro specifico dell’artista con le famiglie di amici, colleghi o conoscenti
ritratti nei rispettivi spazi domestici. Ogni opera diviene una sorta di lente di ingrandimento tramite cui far
emergere la specificità ma anche il valore esemplare di ogni famiglia, riflettendo sulla costruzione dei ruoli
e sulla naturalità delle relazioni tra i suoi diversi membri.
Nan Goldin (USA, 1953) presenta una selezione di opere specificamente elaborata dall’artista stessa per
la mostra: l’installazione Fire Leap, per la prima volta esposta in Italia, uno slide show di immagini di
bambini incontrati nel corso della sua vita dal 1979 a oggi e una serie di otto fotografie realizzate tra il 1999
e il 2012. Il tema della famiglia emerge in questo viaggio per immagini attraverso connessioni e relazioni
che legano la fotografa ai suoi soggetti: la propria madre, amici o conoscenti colti nella loro dimensione
domestica e privata. Celebre per uno stile fortemente diretto e realistico, Nan Goldin usa la fotografia come
un diario visivo delle sue esperienze personali, uno strumento per la creazione e la testimonianza di
relazioni, incontri e momenti di vita condivisi.
La serie Front di Trish Morrissey (Irlanda, 1967) testimonia un approccio performativo al genere del
ritratto. In viaggio su spiagge inglesi e australiane, Morrissey incontra gruppi familiari o comitive di amici di
cui realizza un ritratto fotografico sostituendosi alla figura femminile presente, solitamente una madre.
Quasi come un’intrusa, l’artista crea immagini in cui la sua persona diviene il fulcro di una
rappresentazione solo apparentemente naturale. Le sue opere diventano una ironica riflessione sulla
artificialità di ruoli e immagini della famiglia, a cavallo tra dimensione pubblica e privata.
Hans Op De Beeck (Belgio, 1969) costruisce mondi sospesi tra realtà e finzione che conducono lo
spettatore in un’intima introspezione sulla condizione umana. Nel video The Stewarts have a party i
membri di una famiglia immaginaria sono messi in posa come esseri senza vita, marionette di un teatro.
L’artista crea così una decostruzione esistenziale di ruoli e relazioni in una dimensione surreale in cui
spazio e tempo sembrano sospesi. Nella serie fotografica Being Together John Clang (Singapore, 1973)
crea riunioni di famiglia “virtuali” riflettendo sulla trasformazione dei rapporti familiari grazie ai nuovi mezzi
di comunicazione. Alcune persone sono realmente davanti alla macchina fotografica, altre sono solo
proiezioni webcam di persone probabilmente lontane migliaia di chilometri. Se da una parte Clang crea
immagini che avvicinano le persone, dall’altra riflette sulla realtà dei legami familiari, su separazioni e
distanze, sulla possibilità o l’impossibilità di essere vicini tramite le nuove tecnologie.
Le dinamiche della famiglia e in particolare il rapporto genitori-figli costituiscono l’altro nucleo centrale nella
mostra. Gli artisti italiani Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini (Italia, 1966 e 1962) partecipano con una
nuova produzione. Questa coppia di artisti (coppia anche nella vita) realizza per la mostra un’opera
partecipativa fatta di disegni, oggetti e registrazioni audio che riflettono sul concetto della famiglia. Ogni
visitatore sarà chiamato a un’esperienza visiva e di ascolto tramite registrazioni e uno speciale telefono da
cui ascoltare storie e racconti personali degli artisti e di persone che lavorano a Palazzo Strozzi .
Nella performance In Balance With Courtney Kessel (USA, 1974) cerca un equilibrio tra se stessa e la
propria figlia, sedute alle estremità opposte di una altalena. Utilizzando oggetti della loro vita insieme,
l’artista cerca un bilanciamento fisico tra i loro pesi, creando così una metafora della continua negoziazione
e del precario equilibrio di un rapporto madre-figlia. La video installazione a due canali Mother Toungue di
Chrischa Oswald (Germania, 1984) mostra invece i volti di una madre e di una figlia che, quasi come due
gatti, si leccano l’un l’altra. Un comportamento totalmente normale nel mondo animale diviene socialmente
inaccettabile tra esseri umani. Il visitatore si trova al centro di un rapporto d’affetto intimo e privato
trasformato in un ritratto pubblico quasi perturbante. La famiglia è la letterale protagonista anche del video
Soundtrack di Guy Ben-Ner (Israele, 1969). All’interno della cucina di casa, l’artista, i propri figli e alcuni
amici creano una sequenza di immagini che vengono sovrapposte a una parte del sonoro del film
hollywoodiano La guerra dei mondi. L’invasione aliena del film di Spielberg diviene la colonna sonora per
una serie di improbabili eventi domestici che diventano un ironico commento al rapporto di un padre con i
propri figli, rielaborando la minaccia extraterrestre del film in una tanto surreale quanto comica scena di
famiglia. Cruciale nella ricca e complessa produzione dell’artista Sophie Calle (Francia, 1953) è il rapporto
con la madre e la meditazione sul suo ruolo e la sua immagine. Il trittico fotografico Les Tombes testimonia
l’incontro dell’artista con alcune sepolture di un cimitero in California. Al posto dei riferimenti anagrafici dei
defunti, le immagini mostrano solo le iscrizioni che riportano le parole “mother”, “father”, “son”. Esse
diventano metafore di una riflessione che supera le singole individualità e si sposta su termini centrali nella
vita di ognuno, legandosi alla memoria e alla idealizzazione postuma di queste parole.
Il tema della memoria è predominante nelle opere di Jim Campbell (Usa, 1956), ingegnere elettronico e
figura chiave della new media art, che unisce insieme la riflessione sui processi della percezione e il
rapporto tra tecnologia ed essere umano. Nella serie Home movies, vecchi filmati di famiglia vengono
rielaborati digitalmente e proiettati su muro tramite un complesso dispositivo composto da centinaia di luci
LED. Quasi come in un quadro pointilliste, le singole luci creano un’immagine che il nostro occhio
percepisce come unica ma che perde la sua definizione man mano che ci si avvicina ad essa, creando
così un rapporto non solo fisico ma anche emotivo con l’osservatore.
Un ricco programma di attività ed eventi collaterali permettono di affrontare la tematica della famiglia in
forma interdisciplinare. Parte della mostra è una sala dedicata alla rappresentazione della famiglia nei
media e nella letteratura con una ampia selezione di filmati e libri che hanno segnato la costruzione
dell’immagine della famiglia, dai grandi romanzi ottocenteschi alle recenti serie televisive. Una “biblioteca di
famiglia” sarà consultabile dai visitatori che potranno anche partecipare al progetto “A voce alta”, una serie
di letture in mostra di testi teatrali e di narrativa sul tema della famiglia da Medea a Le correzioni. Ogni
giovedì sera, inoltre, gli spazi della mostra ospiteranno incontri e conferenze con artisti, studiosi ed esperti
di diverse discipline che permetteranno di approfondire vari aspetti di questa tematica.
Il catalogo bilingue (italiano/inglese) che accompagna la mostra è pubblicato da Mandragora e contiene,
tra gli altri, testi critici dello storico Paul Ginsborg (professore ordinario di Storia dell'Europa
Contemporanea, Università degli Studi di Firenze) e della sociologa Chiara Saraceno (honorary fellow
presso il Collegio Carlo Alberto di Torino).
In contemporanea a Palazzo Strozzi si svolge Pontormo e Rosso Fiorentino. Le divergenti vie della
"maniera" (Palazzo Strozzi, Firenze, 8 marzo-20 luglio 2014) a cura di Antonio Natali e Carlo Falciani, che
vede riuniti per la prima volta i capolavori dei due artisti, provenienti dall’Italia e dall’estero, molti dei quali
restaurati per l’occasione.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi. Con il supporto di:
Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo
Strozzi – Regione Toscana – Ataf, Busitalia – Sita Nord, Ferrovie dello Stato Italiane, Unicoop Firenze
Vivere e rappresentare la famiglia oggi
Artisti: Guy Ben-Ner, Sophie Calle, Jim Campbell, John Clang, Nan Goldin, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin
e Nicola Pellegrini, Trish Morrissey, Hans Op de Beeck, Chrischa Oswald, Thomas Struth
14 marzo-20 luglio 2014
Anteprima stampa: giovedì 13 marzo 2014, ore 12.00 / Inaugurazione: giovedì 13 marzo 2014, ore 19.00
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina
Palazzo Strozzi, Firenze
A cura di Franziska Nori e Riccardo Lami
Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare la famiglia oggi è la nuova mostra del CCC Strozzina, curata
da Franziska Nori e Riccardo Lami, che attraverso le opere di undici artisti internazionali (Guy Ben-Ner,
Sophie Calle, Jim Campbell, John Clang, Nan Goldin, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin e Nicola
Pellegrini, Trish Morrissey, Hans Op de Beeck, Chrischa Oswald, Thomas Struth) propone una riflessione
sul concetto di famiglia nel mondo contemporaneo.
Ogni individuo ha una propria personale esperienza di famiglia, ma quando andiamo a cercare una
definizione condivisa che cosa intendiamo con questo termine? La sua apparente naturalezza trova un
fondamento nell’articolo 29 della Costituzione italiana, dove si afferma che “la famiglia è una società
naturale fondata sul matrimonio”. Tuttavia, come provocatoriamente afferma la sociologa Chiara
Saraceno, “non vi è nulla di meno naturale della famiglia”. Questo concetto si è sempre trasformato nel
corso dei secoli, ponendosi come specchio ma anche come strumento attivo delle trasformazioni della
società: dalla familia latina al concetto di stirpe nobiliare, fino alla famiglia borghese dell’Ottocento. Negli
ultimi decenni, stiamo vivendo una ulteriore evoluzione di questo concetto. Fenomeni come la bassa
natalità, la secolarizzazione, la crisi dell’istituto del matrimonio, il nuovo ruolo della donna, l’affermazione
sociale e politica delle unioni omosessuali hanno aperto dibattiti e riflessioni in una re-definizione
dell’immagine e del funzionamento stesso della famiglia.
Questioni di famiglia propone un’analisi delle dinamiche e delle immagini che caratterizzano una famiglia e
ciò che si nasconde dietro di essa. I video, le fotografie e le installazioni in mostra affrontano e
decostruiscono questo concetto unendo la soggettività autobiografica di ciascun artista a una ricerca di
significato condiviso su quei legami culturali, morali, etici, biologici che ancora oggi definiscono e
individuano una famiglia.
Nucleo fondamentale è la riflessione sul genere del ritratto con opere del maestro della fotografia tedesca
Thomas Struth, i ritratti performativi di Trish Morrissey che, come un’intrusa, si inserisce in famiglie altrui,
le opere realizzate tramite webcam di John Clang o i ritratti con luci LED di Jim Campbell. Questioni di
famiglia investiga anche connessioni e dinamiche tra le persone tramite il lavoro di Ottonella Mocellin e
Nicola Pellegrini con un’installazione che crea una narrazione visiva e auditiva sulla famiglia, o i video di
artisti come Guy Ben-Ner e Hans Op de Beeck, mentre le opere di Chrischa Oswald e Courtney Kessel
affrontano i fragili equilibri e i contrasti nel rapporto madre-figlia. Completano infine la mostra opere di
celebri artiste contemporanee come Nan Goldin e Sophie Calle, che attraverso i loro due stili contrapposti
portano a riflettere sul significato di parole come “padre”, “madre” e “figlio” tramite immagini che evocano
ricordi, affetti e relazioni individuali che acquisiscono significati universali. La mostra diventa un’occasione
per affrontare un tema personale e intimo nella vita di ogni individuo, un luogo primario di socializzazione
ed educazione, ma anche di disuguaglianze e contraddizioni.
LA MOSTRA
Il ritratto di famiglia costituisce il punto di partenza della mostra: Thomas Struth (Germania, 1954) lavora
su questo tema con opere che ritraggono gruppi familiari di provenienze e contesti socio-culturali diversi.
Ogni fotografia nasce da un incontro specifico dell’artista con le famiglie di amici, colleghi o conoscenti
ritratti nei rispettivi spazi domestici. Ogni opera diviene una sorta di lente di ingrandimento tramite cui far
emergere la specificità ma anche il valore esemplare di ogni famiglia, riflettendo sulla costruzione dei ruoli
e sulla naturalità delle relazioni tra i suoi diversi membri.
Nan Goldin (USA, 1953) presenta una selezione di opere specificamente elaborata dall’artista stessa per
la mostra: l’installazione Fire Leap, per la prima volta esposta in Italia, uno slide show di immagini di
bambini incontrati nel corso della sua vita dal 1979 a oggi e una serie di otto fotografie realizzate tra il 1999
e il 2012. Il tema della famiglia emerge in questo viaggio per immagini attraverso connessioni e relazioni
che legano la fotografa ai suoi soggetti: la propria madre, amici o conoscenti colti nella loro dimensione
domestica e privata. Celebre per uno stile fortemente diretto e realistico, Nan Goldin usa la fotografia come
un diario visivo delle sue esperienze personali, uno strumento per la creazione e la testimonianza di
relazioni, incontri e momenti di vita condivisi.
La serie Front di Trish Morrissey (Irlanda, 1967) testimonia un approccio performativo al genere del
ritratto. In viaggio su spiagge inglesi e australiane, Morrissey incontra gruppi familiari o comitive di amici di
cui realizza un ritratto fotografico sostituendosi alla figura femminile presente, solitamente una madre.
Quasi come un’intrusa, l’artista crea immagini in cui la sua persona diviene il fulcro di una
rappresentazione solo apparentemente naturale. Le sue opere diventano una ironica riflessione sulla
artificialità di ruoli e immagini della famiglia, a cavallo tra dimensione pubblica e privata.
Hans Op De Beeck (Belgio, 1969) costruisce mondi sospesi tra realtà e finzione che conducono lo
spettatore in un’intima introspezione sulla condizione umana. Nel video The Stewarts have a party i
membri di una famiglia immaginaria sono messi in posa come esseri senza vita, marionette di un teatro.
L’artista crea così una decostruzione esistenziale di ruoli e relazioni in una dimensione surreale in cui
spazio e tempo sembrano sospesi. Nella serie fotografica Being Together John Clang (Singapore, 1973)
crea riunioni di famiglia “virtuali” riflettendo sulla trasformazione dei rapporti familiari grazie ai nuovi mezzi
di comunicazione. Alcune persone sono realmente davanti alla macchina fotografica, altre sono solo
proiezioni webcam di persone probabilmente lontane migliaia di chilometri. Se da una parte Clang crea
immagini che avvicinano le persone, dall’altra riflette sulla realtà dei legami familiari, su separazioni e
distanze, sulla possibilità o l’impossibilità di essere vicini tramite le nuove tecnologie.
Le dinamiche della famiglia e in particolare il rapporto genitori-figli costituiscono l’altro nucleo centrale nella
mostra. Gli artisti italiani Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini (Italia, 1966 e 1962) partecipano con una
nuova produzione. Questa coppia di artisti (coppia anche nella vita) realizza per la mostra un’opera
partecipativa fatta di disegni, oggetti e registrazioni audio che riflettono sul concetto della famiglia. Ogni
visitatore sarà chiamato a un’esperienza visiva e di ascolto tramite registrazioni e uno speciale telefono da
cui ascoltare storie e racconti personali degli artisti e di persone che lavorano a Palazzo Strozzi .
Nella performance In Balance With Courtney Kessel (USA, 1974) cerca un equilibrio tra se stessa e la
propria figlia, sedute alle estremità opposte di una altalena. Utilizzando oggetti della loro vita insieme,
l’artista cerca un bilanciamento fisico tra i loro pesi, creando così una metafora della continua negoziazione
e del precario equilibrio di un rapporto madre-figlia. La video installazione a due canali Mother Toungue di
Chrischa Oswald (Germania, 1984) mostra invece i volti di una madre e di una figlia che, quasi come due
gatti, si leccano l’un l’altra. Un comportamento totalmente normale nel mondo animale diviene socialmente
inaccettabile tra esseri umani. Il visitatore si trova al centro di un rapporto d’affetto intimo e privato
trasformato in un ritratto pubblico quasi perturbante. La famiglia è la letterale protagonista anche del video
Soundtrack di Guy Ben-Ner (Israele, 1969). All’interno della cucina di casa, l’artista, i propri figli e alcuni
amici creano una sequenza di immagini che vengono sovrapposte a una parte del sonoro del film
hollywoodiano La guerra dei mondi. L’invasione aliena del film di Spielberg diviene la colonna sonora per
una serie di improbabili eventi domestici che diventano un ironico commento al rapporto di un padre con i
propri figli, rielaborando la minaccia extraterrestre del film in una tanto surreale quanto comica scena di
famiglia. Cruciale nella ricca e complessa produzione dell’artista Sophie Calle (Francia, 1953) è il rapporto
con la madre e la meditazione sul suo ruolo e la sua immagine. Il trittico fotografico Les Tombes testimonia
l’incontro dell’artista con alcune sepolture di un cimitero in California. Al posto dei riferimenti anagrafici dei
defunti, le immagini mostrano solo le iscrizioni che riportano le parole “mother”, “father”, “son”. Esse
diventano metafore di una riflessione che supera le singole individualità e si sposta su termini centrali nella
vita di ognuno, legandosi alla memoria e alla idealizzazione postuma di queste parole.
Il tema della memoria è predominante nelle opere di Jim Campbell (Usa, 1956), ingegnere elettronico e
figura chiave della new media art, che unisce insieme la riflessione sui processi della percezione e il
rapporto tra tecnologia ed essere umano. Nella serie Home movies, vecchi filmati di famiglia vengono
rielaborati digitalmente e proiettati su muro tramite un complesso dispositivo composto da centinaia di luci
LED. Quasi come in un quadro pointilliste, le singole luci creano un’immagine che il nostro occhio
percepisce come unica ma che perde la sua definizione man mano che ci si avvicina ad essa, creando
così un rapporto non solo fisico ma anche emotivo con l’osservatore.
Un ricco programma di attività ed eventi collaterali permettono di affrontare la tematica della famiglia in
forma interdisciplinare. Parte della mostra è una sala dedicata alla rappresentazione della famiglia nei
media e nella letteratura con una ampia selezione di filmati e libri che hanno segnato la costruzione
dell’immagine della famiglia, dai grandi romanzi ottocenteschi alle recenti serie televisive. Una “biblioteca di
famiglia” sarà consultabile dai visitatori che potranno anche partecipare al progetto “A voce alta”, una serie
di letture in mostra di testi teatrali e di narrativa sul tema della famiglia da Medea a Le correzioni. Ogni
giovedì sera, inoltre, gli spazi della mostra ospiteranno incontri e conferenze con artisti, studiosi ed esperti
di diverse discipline che permetteranno di approfondire vari aspetti di questa tematica.
Il catalogo bilingue (italiano/inglese) che accompagna la mostra è pubblicato da Mandragora e contiene,
tra gli altri, testi critici dello storico Paul Ginsborg (professore ordinario di Storia dell'Europa
Contemporanea, Università degli Studi di Firenze) e della sociologa Chiara Saraceno (honorary fellow
presso il Collegio Carlo Alberto di Torino).
In contemporanea a Palazzo Strozzi si svolge Pontormo e Rosso Fiorentino. Le divergenti vie della
"maniera" (Palazzo Strozzi, Firenze, 8 marzo-20 luglio 2014) a cura di Antonio Natali e Carlo Falciani, che
vede riuniti per la prima volta i capolavori dei due artisti, provenienti dall’Italia e dall’estero, molti dei quali
restaurati per l’occasione.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi. Con il supporto di:
Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo
Strozzi – Regione Toscana – Ataf, Busitalia – Sita Nord, Ferrovie dello Stato Italiane, Unicoop Firenze
13
marzo 2014
Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare la famiglia oggi
Dal 13 marzo al 20 luglio 2014
arte contemporanea
Location
CCCS – CENTRO DI CULTURA CONTEMPORANEA STROZZINA – PALAZZO STROZZI
Firenze, Piazza Degli Strozzi, 1, (Firenze)
Firenze, Piazza Degli Strozzi, 1, (Firenze)
Biglietti
€ 5,00 intero; € 4,00 ridotto convenzioni; € 3,00 studenti e altre riduzioni; ingresso gratuito giovedì 18.00-23. Speciale biglietto congiunto con la mostra Pontormo e Rosso Fiorentino: € 10,00 intero; € 9,50 gruppi prenotati; € 5,00 ridotto (ragazzi dai 7 ai 18 anni, studenti universitari e altre riduzioni)
Orario di apertura
martedì-domenica, 10.00-20.00; giovedì 10.00-23.00; lunedì chiuso
Vernissage
13 Marzo 2014, ore 19
Autore
Curatore