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Racconti sul circostante
Un progetto che ruota attorno al concetto di luogo, considerato a partire dal suo ruolo immancabile nella determinazione della realtà che concorre fortemente a generare. Un concetto restituito attraverso l’accostamento di installazioni eterogenee, alcune delle quali qui presentate per la prima volta, che si adattano al white cube della galleria per ridefinire lo spazio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Un progetto curatoriale che ruota attorno al concetto di luogo, considerato a partire dal suo ruolo immancabile nella determinazione della realtà che concorre fortemente a generare. Un concetto restituito attraverso l'accostamento di installazioni eterogenee, alcune delle quali qui presentate per la prima volta, che si adattano al white cube della galleria per ridefinire lo spazio. L'esposizione – scrive Viviana Siviero - è concepita come un racconto, di cui le opere rappresentano le parole di un racconto fantastico e fantasioso, metaforico e materiale, che accenna alla storia e all'evoluzione del mondo a partire proprio dal contenitore, che -da scenografia riconquista il proprio ruolo di protagonista grazie alla riflessione.
In principio fu la terra primigenia, disabitata e desiderosa di divenire accogliente attraverso mari e prati che si fecero bosco. Silvia Vendramel (Treviso 1972, vive e lavora a Massa Carrara), attualmente impegnata in una prestigiosa residenza d'artista newyorkese, presenta due serie di lavori importanti dall'importante presenza scenica, che danno avvio all'esposizione. Una serie di prominenze bronzee, memoria di preziose fusioni, si ergono con le proprie irregolarità librandosi verso il cielo. Una selva che parla di passato rivolgendosi al presente e per questo utilizza il suo linguaggio, mutando tronchi e chiome in reperti industriali senza perdere in naturalità. Un luogo antropologico nel quale si realizzano, gli opposti: freddo e caldo, solidità e morbidezza e in cui si moltiplicano le ombre che fanno da contrappunto alle opere a parete. Anche in questo caso la melodia principale è indicata nella materia che rimanda alla seconda installazione, costituita da un popolo verticale che evoca il movimento, e l'importanza del viaggio nella storia, senza porre alcun accenno sulla meta come non fosse importante.
Il racconto prosegue fino a concretizzarsi nel luogo antropologico per antonomasia, la casa, trattata da Filippo Fossati (Milano, 1976 dove vive e lavora) talentuosissimo artista che si accosta al mondo, alle sue gioie e ai suoi malanni come fosse il protagonista di un serissimo gioco di ruolo. La sua urgenza creativa si concretizza attraverso l'assemblage fantasiosi di materiale eterogenei recuperati ed incontrati dopo estenuanti ricerche. Materiali vergini che si combinano ad elementi carichi di passato, per dare vita a rifugi empirici che si ribellano con forza all'odiato concetto di non-luogo, popolato da non-persone e conclude la propria riflessione con una serie di deformità trattate come un'eccellente cartellonistica, che rimanda al concetto di saggezza della natura che ci osserva silenziosamente e alla fine regala all'umanità la propria punizione. Ultimi elementi della narrazione sono costituiti dai “Rami armati” di Corrado Bonomi (Novara, 1956 dove vive e lavora) che divengono territorio di scontro fra insetti, e carri armati, un evento “Dall'esito incerto”. I primi, naturalmente corazzati e resistentissimi per la loro adattabilità affrontano gli strumenti bellici, creati osservando la natura, ciechi distruttori, che si inseriscono nella narrazione per porre l'attenzione sulle strategie di sopravvivenza reciproche, unico elemento che l'uomo ha conservato della propria appartenenza al naturale.
Il racconto termina con un'Apocalisse personale. Quale sarà il futuro verso il quale ci stiamo dirigendo e che non si è ancora attuato? Qui è stato deciso: un cielo onirico e sospeso, abitato da un reame di “Castelli in aria”, raggiungibili attraverso un albero generato da un fagiolo magico. Un luogo leggero e rarefatto, dove non si può decidere di andare ma, per assurdo, lo stesso luogo da cui ognuno di noi proviene e dove è destinato a tornare.
In principio fu la terra primigenia, disabitata e desiderosa di divenire accogliente attraverso mari e prati che si fecero bosco. Silvia Vendramel (Treviso 1972, vive e lavora a Massa Carrara), attualmente impegnata in una prestigiosa residenza d'artista newyorkese, presenta due serie di lavori importanti dall'importante presenza scenica, che danno avvio all'esposizione. Una serie di prominenze bronzee, memoria di preziose fusioni, si ergono con le proprie irregolarità librandosi verso il cielo. Una selva che parla di passato rivolgendosi al presente e per questo utilizza il suo linguaggio, mutando tronchi e chiome in reperti industriali senza perdere in naturalità. Un luogo antropologico nel quale si realizzano, gli opposti: freddo e caldo, solidità e morbidezza e in cui si moltiplicano le ombre che fanno da contrappunto alle opere a parete. Anche in questo caso la melodia principale è indicata nella materia che rimanda alla seconda installazione, costituita da un popolo verticale che evoca il movimento, e l'importanza del viaggio nella storia, senza porre alcun accenno sulla meta come non fosse importante.
Il racconto prosegue fino a concretizzarsi nel luogo antropologico per antonomasia, la casa, trattata da Filippo Fossati (Milano, 1976 dove vive e lavora) talentuosissimo artista che si accosta al mondo, alle sue gioie e ai suoi malanni come fosse il protagonista di un serissimo gioco di ruolo. La sua urgenza creativa si concretizza attraverso l'assemblage fantasiosi di materiale eterogenei recuperati ed incontrati dopo estenuanti ricerche. Materiali vergini che si combinano ad elementi carichi di passato, per dare vita a rifugi empirici che si ribellano con forza all'odiato concetto di non-luogo, popolato da non-persone e conclude la propria riflessione con una serie di deformità trattate come un'eccellente cartellonistica, che rimanda al concetto di saggezza della natura che ci osserva silenziosamente e alla fine regala all'umanità la propria punizione. Ultimi elementi della narrazione sono costituiti dai “Rami armati” di Corrado Bonomi (Novara, 1956 dove vive e lavora) che divengono territorio di scontro fra insetti, e carri armati, un evento “Dall'esito incerto”. I primi, naturalmente corazzati e resistentissimi per la loro adattabilità affrontano gli strumenti bellici, creati osservando la natura, ciechi distruttori, che si inseriscono nella narrazione per porre l'attenzione sulle strategie di sopravvivenza reciproche, unico elemento che l'uomo ha conservato della propria appartenenza al naturale.
Il racconto termina con un'Apocalisse personale. Quale sarà il futuro verso il quale ci stiamo dirigendo e che non si è ancora attuato? Qui è stato deciso: un cielo onirico e sospeso, abitato da un reame di “Castelli in aria”, raggiungibili attraverso un albero generato da un fagiolo magico. Un luogo leggero e rarefatto, dove non si può decidere di andare ma, per assurdo, lo stesso luogo da cui ognuno di noi proviene e dove è destinato a tornare.
15
maggio 2008
Racconti sul circostante
Dal 15 maggio al 05 giugno 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA GUIDO IEMMI STUDIO D’ARTE
Milano, Via Pastrengo, 15, (Milano)
Milano, Via Pastrengo, 15, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 19,30, sabato su appuntamento
Vernissage
15 Maggio 2008, ore 18,30
Autore
Curatore