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Radiate | Diffraction
Radiate | Diffraction: 7 artisti per 7 mini personali in uno spazio anticonvenzionale; l’arte contemporanea entra nel regno dell’artigianato.
Comunicato stampa
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Dal 20 al 26 novembre Le Artigiane, consolidato punto di ritrovo per gli appassionati di prodotti realizzati a mano, inaugura il primo di un ciclo di appuntamenti dedicati alle arti visive. Ad aprire il progetto, la Takeawaygallery di Roma, realtà non profit dedita da anni a promuovere il lavoro di giovani autori, organizzando mostre sia in spazi canonici che fuori dal circuito consueto dell’arte. Per l’occasione, verranno presentate le opere di Federica Campochiaro, Anna Del Vecchio, Marco Ercoli, Eduardo Fiorito, Simone Marini, Massimo Nota, Massimo Scognamiglio.
Le Artigiane, che dal 2010 ha uno spazio espositivo permanente in via di Torre Argentina a Roma, ha periodicamente ospitato mostre, eventi, corsi, pensandone gli ambienti come “laboratori” dinamici. La novità, dunque, non consiste tanto nel voler schiudere le proprie porte all’arte contemporanea (spesso presente, sebbene sempre “in minoranza”), quanto nello sforzo di dare all’appuntamento una cadenza ricorrente e nel concepire ogni step come singolo capitolo di una visione d'insieme, complessiva. Da gennaio infatti, una volta al mese, saranno accolti nel piano superiore dello spazio, sotto il famoso lucernario, altrettanti Enti, Associazioni, non profit, ciascuno con un progetto ad hoc, per discutere, mettere in scena o approfondire, attraverso l’arte, il concetto di rete, scambio, sistema, stessi presupposti su cui è nata, nel 1999, Le Artigiane.
A fare da apripista, in anticipo rispetto alla data di inizio fissata per il nuovo anno – inaugura di fatto il 20 novembre – la Takeawaygallery, che della condivisione di energie, del confronto prolifico con linguaggi “altri”, della libertà nell’inventare occasioni di incontro il più possibile aperte, fluide, anticonvenzionali, ne ha fatto la propria “missione”. Sarà inoltre la stessa Associazione ad accompagnare Livia Carchella e Bruna Pietropaoli nella stesura del calendario e nell’individuazione di realtà affini.
Per “Radiate” ha deciso di proporre ed introdurre al pubblico “trasversale” che visiterà lo spazio durante il corso dell’esposizione, le opere degli ultimi artisti, in ordine di tempo, ad aver aderito al “progetto” Takeaway, con cui dunque non ha avuto ancora modo di cooperare. Sette in tutto, presentano ciascuno un lavoro completo, esemplare nel corpus del proprio percorso, per meglio offrire una panoramica esauriente di processi e intenti che ne muovono l’operare.
FEDERICA CAMPOCHIARO. Federica Campochiaro è nata a Potenza nel 1987. Da sempre lavora con la fotografia analogica, imparando e sperimentando le tecniche di stampa e sviluppando una visione fortemente intimista. In questa occasione propone una serie di fotografie dal titolo “La Zona”, stampate a mano ai sali d’argento su carta baritata e scattate tra il 2012 e il 2013. Sono ritratti e autoritratti, identità che non si possono mai conoscere del tutto, sospese in uno spazio indefinito. I protagonisti delle foto, secondo le parole dell’artista, rimangono intrappolati in una “zona”, un “territorio immaginario che rappresenta un luogo dove si è presenti e assenti allo stesso tempo”. (Donato Di Pelino)
ANNA DEL VECCHIO. Avviata alla pittura (nasce a Riano, Roma, nel 1941), con una predilezione per i gessetti e le opere su carta, si avvicina ad un linguaggio essenziale ed astratto, ottenuto con vari mezzi e materiali, di cui “Sfumature” (2014-15), la serie fotografica presentata da Le artigiane, è la risposta più matura. Se l’intero ciclo analizza le possibilità del sole e delle ombre di dar vita ad accostamenti inconsueti di nuance, interrogando e rendendo palese lo status della fotografia come scrittura con la luce, il progetto è organizzato seguendo tre percorsi visivi: orizzonti, diagonali, e “fiori”. I primi saggi sono monocromi; poi lavora per addizione, aggiungendo sempre più tonalità e varianti, nella volontà di rappresentare tutte le sfumature di un dato colore.
MARCO ERCOLI. «La ricerca cromatica oltre la rappresentazione. La pittura è creare una dimensione atemporale. La tridimensionalità attira e proietta l'osservatore in un dialogo con lo spazio e l'opera, uscendone più arricchito, sia di dubbi che di domande e di risposte». Descrive così la propria poetica il giovane artista romano, classe 1986, che in questa sede espone le cinque tele di cui è composto “Il Silenzio” (2014), “studio” sulla percezione dei piani, volumi, delle variazioni di toni, della composizione pittorica in genere. Il soggetto è una rigogliosa vegetazione, la natura, elemento ricorrente nei suoi lavori, indagata da oltre un quinquennio, dapprima come principio di perfezione e armonia, successivamente nella sua simbiosi con l’essere umano.
EDUARDO FIORITO. Nasce a Napoli nel 1977. Si dedica a teatro, multimedia e videoarte ma è principalmente con la fotografia che si esprime. Le immagini che presenta sono estratte dalle serie “Bambini nel tempo” (2013-14) e “L’Arcadia dietro la nebbia” (2015), affini negli intenti e consecutive nella narrazione. «Oggi la fotografia – dichiara Fiorito – non può solo catturare l’istante, ma liberarlo, espanderlo al di là dei confini dello spazio e del tempo. Se oggi il reale è diventato l’immateriale, allora la fantasia viaggia sugli stessi binari della realtà. E se è vero che il mondo è la visione che di questo ne abbiamo, possiamo anche alterarlo, cambiarlo o crearne uno che risponda ad un concetto di verità non empirica, ma più vicina al senso intimo di questa parola».
SIMONE MARINI. «Il messaggio è negli occhi di chi guarda; quello dell’artista è solo un quarto del processo…» così Marini descrive il proprio mondo fatto di “oggetti” in grado di dialogare “da soli” con l’osservatore: il cibo che cuoce lasciando un’impronta sulla carta da forno; giochi fatti a mano per raccontare di pratiche in via d’estinzione; muri che scoloriscono al sole, con impressi feticci, apparizioni, effigi; il colore puro che scorre sulle superfici. Simone Marini (Roma, 1971) approda alla pittura nel 2005; predilige la tavola come supporto. Produce cicli di opere in cui l’indagine “bruta” della realtà e la veemenza del gesto vengono “addomesticate” da cromie brillanti e da minuziosi particolari.
MASSIMO NOTA. Artista e illustratore (Roma, 1959), vive e lavora a Roma. Ha affidato alle parole di Enrico Ducrot la presentazione dei propri intenti: «Se l'artista cerca non di duplicare l’ordine (sconosciuto) del mondo ma di offrire al lettore un ordine del mondo, come esperimento sul mondo stesso, le tecniche principali di cui può fare uso sono il catalogo, la giustapposizione, l’elenco. E fondando la propria autorità sul progetto di radunare immagini disperse, frasi incomplete e significati discontinui, scopre alla fine, il nucleo intimamente etico di ciò che sta facendo». La tecnica prediletta è quella del collage, mixando e sovrapponendo disegni, pittura acrilica, acquarelli e fogli di carta.
MASSIMO SCOGNAMIGLIO. Artista, fotografo, scrittore e digital evangelist; vulcanico creatore di immagini, mai fermo alle convenzioni, ha sempre uno strumento di "pittura" analogico o digitale tra le mani, sia esso il pennello, un dispositivo touch, il computer, la macchina fotografica. Predilige il grandangolo, non solo per riprendere scene d'insieme ma per scattare così vicino al soggetto che quasi lo può sentire respirare.
Scognamiglio (Roma, 1969) considera REBIRTH il suo progetto ad oggi più importante, che lo vede impegnato nei 5 continenti. REBIRTH è una performance e una mostra fotografica, nata per testimoniare la transmutazione e l’accettazione dei cambiamenti attraverso il pensiero lucido di un’esperienza comune a tutti noi: il momento finale, la morte. E la resurrezione, se ci si crede.
Le Artigiane, che dal 2010 ha uno spazio espositivo permanente in via di Torre Argentina a Roma, ha periodicamente ospitato mostre, eventi, corsi, pensandone gli ambienti come “laboratori” dinamici. La novità, dunque, non consiste tanto nel voler schiudere le proprie porte all’arte contemporanea (spesso presente, sebbene sempre “in minoranza”), quanto nello sforzo di dare all’appuntamento una cadenza ricorrente e nel concepire ogni step come singolo capitolo di una visione d'insieme, complessiva. Da gennaio infatti, una volta al mese, saranno accolti nel piano superiore dello spazio, sotto il famoso lucernario, altrettanti Enti, Associazioni, non profit, ciascuno con un progetto ad hoc, per discutere, mettere in scena o approfondire, attraverso l’arte, il concetto di rete, scambio, sistema, stessi presupposti su cui è nata, nel 1999, Le Artigiane.
A fare da apripista, in anticipo rispetto alla data di inizio fissata per il nuovo anno – inaugura di fatto il 20 novembre – la Takeawaygallery, che della condivisione di energie, del confronto prolifico con linguaggi “altri”, della libertà nell’inventare occasioni di incontro il più possibile aperte, fluide, anticonvenzionali, ne ha fatto la propria “missione”. Sarà inoltre la stessa Associazione ad accompagnare Livia Carchella e Bruna Pietropaoli nella stesura del calendario e nell’individuazione di realtà affini.
Per “Radiate” ha deciso di proporre ed introdurre al pubblico “trasversale” che visiterà lo spazio durante il corso dell’esposizione, le opere degli ultimi artisti, in ordine di tempo, ad aver aderito al “progetto” Takeaway, con cui dunque non ha avuto ancora modo di cooperare. Sette in tutto, presentano ciascuno un lavoro completo, esemplare nel corpus del proprio percorso, per meglio offrire una panoramica esauriente di processi e intenti che ne muovono l’operare.
FEDERICA CAMPOCHIARO. Federica Campochiaro è nata a Potenza nel 1987. Da sempre lavora con la fotografia analogica, imparando e sperimentando le tecniche di stampa e sviluppando una visione fortemente intimista. In questa occasione propone una serie di fotografie dal titolo “La Zona”, stampate a mano ai sali d’argento su carta baritata e scattate tra il 2012 e il 2013. Sono ritratti e autoritratti, identità che non si possono mai conoscere del tutto, sospese in uno spazio indefinito. I protagonisti delle foto, secondo le parole dell’artista, rimangono intrappolati in una “zona”, un “territorio immaginario che rappresenta un luogo dove si è presenti e assenti allo stesso tempo”. (Donato Di Pelino)
ANNA DEL VECCHIO. Avviata alla pittura (nasce a Riano, Roma, nel 1941), con una predilezione per i gessetti e le opere su carta, si avvicina ad un linguaggio essenziale ed astratto, ottenuto con vari mezzi e materiali, di cui “Sfumature” (2014-15), la serie fotografica presentata da Le artigiane, è la risposta più matura. Se l’intero ciclo analizza le possibilità del sole e delle ombre di dar vita ad accostamenti inconsueti di nuance, interrogando e rendendo palese lo status della fotografia come scrittura con la luce, il progetto è organizzato seguendo tre percorsi visivi: orizzonti, diagonali, e “fiori”. I primi saggi sono monocromi; poi lavora per addizione, aggiungendo sempre più tonalità e varianti, nella volontà di rappresentare tutte le sfumature di un dato colore.
MARCO ERCOLI. «La ricerca cromatica oltre la rappresentazione. La pittura è creare una dimensione atemporale. La tridimensionalità attira e proietta l'osservatore in un dialogo con lo spazio e l'opera, uscendone più arricchito, sia di dubbi che di domande e di risposte». Descrive così la propria poetica il giovane artista romano, classe 1986, che in questa sede espone le cinque tele di cui è composto “Il Silenzio” (2014), “studio” sulla percezione dei piani, volumi, delle variazioni di toni, della composizione pittorica in genere. Il soggetto è una rigogliosa vegetazione, la natura, elemento ricorrente nei suoi lavori, indagata da oltre un quinquennio, dapprima come principio di perfezione e armonia, successivamente nella sua simbiosi con l’essere umano.
EDUARDO FIORITO. Nasce a Napoli nel 1977. Si dedica a teatro, multimedia e videoarte ma è principalmente con la fotografia che si esprime. Le immagini che presenta sono estratte dalle serie “Bambini nel tempo” (2013-14) e “L’Arcadia dietro la nebbia” (2015), affini negli intenti e consecutive nella narrazione. «Oggi la fotografia – dichiara Fiorito – non può solo catturare l’istante, ma liberarlo, espanderlo al di là dei confini dello spazio e del tempo. Se oggi il reale è diventato l’immateriale, allora la fantasia viaggia sugli stessi binari della realtà. E se è vero che il mondo è la visione che di questo ne abbiamo, possiamo anche alterarlo, cambiarlo o crearne uno che risponda ad un concetto di verità non empirica, ma più vicina al senso intimo di questa parola».
SIMONE MARINI. «Il messaggio è negli occhi di chi guarda; quello dell’artista è solo un quarto del processo…» così Marini descrive il proprio mondo fatto di “oggetti” in grado di dialogare “da soli” con l’osservatore: il cibo che cuoce lasciando un’impronta sulla carta da forno; giochi fatti a mano per raccontare di pratiche in via d’estinzione; muri che scoloriscono al sole, con impressi feticci, apparizioni, effigi; il colore puro che scorre sulle superfici. Simone Marini (Roma, 1971) approda alla pittura nel 2005; predilige la tavola come supporto. Produce cicli di opere in cui l’indagine “bruta” della realtà e la veemenza del gesto vengono “addomesticate” da cromie brillanti e da minuziosi particolari.
MASSIMO NOTA. Artista e illustratore (Roma, 1959), vive e lavora a Roma. Ha affidato alle parole di Enrico Ducrot la presentazione dei propri intenti: «Se l'artista cerca non di duplicare l’ordine (sconosciuto) del mondo ma di offrire al lettore un ordine del mondo, come esperimento sul mondo stesso, le tecniche principali di cui può fare uso sono il catalogo, la giustapposizione, l’elenco. E fondando la propria autorità sul progetto di radunare immagini disperse, frasi incomplete e significati discontinui, scopre alla fine, il nucleo intimamente etico di ciò che sta facendo». La tecnica prediletta è quella del collage, mixando e sovrapponendo disegni, pittura acrilica, acquarelli e fogli di carta.
MASSIMO SCOGNAMIGLIO. Artista, fotografo, scrittore e digital evangelist; vulcanico creatore di immagini, mai fermo alle convenzioni, ha sempre uno strumento di "pittura" analogico o digitale tra le mani, sia esso il pennello, un dispositivo touch, il computer, la macchina fotografica. Predilige il grandangolo, non solo per riprendere scene d'insieme ma per scattare così vicino al soggetto che quasi lo può sentire respirare.
Scognamiglio (Roma, 1969) considera REBIRTH il suo progetto ad oggi più importante, che lo vede impegnato nei 5 continenti. REBIRTH è una performance e una mostra fotografica, nata per testimoniare la transmutazione e l’accettazione dei cambiamenti attraverso il pensiero lucido di un’esperienza comune a tutti noi: il momento finale, la morte. E la resurrezione, se ci si crede.
20
novembre 2015
Radiate | Diffraction
Dal 20 al 26 novembre 2015
arte contemporanea
Location
LE ARTIGIANE
Roma, Via Di Torre Argentina, 72/73, (Roma)
Roma, Via Di Torre Argentina, 72/73, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 17.00-19.00 oppure su appuntamento 333.4878239
Vernissage
20 Novembre 2015, ore 18.30
Autore
Curatore