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Raffaele Quida – Tra le rughe del mondo
In mostra poco più di quaranta opere del giovane artista italiano che è stato capace di argomentare e significare con materiali e colori una serie di paesaggi terrestri e celesti fatti di climi, atmosfere, vibrazioni, effervescenze e collage neoinformali.
Comunicato stampa
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Con “Osservatorio delle Arti” si vuole proporre una palpabile analisi di gusti e segnali culturali che artisti italiani e stranieri articolano con linguaggi colti e attraverso preziose testimonianze. Lo scrigno esiodeo di opere e giorni si apre per svelare immagini che sembrano custodire come un segreto, come un oracolo, il centro del mondo. E’ così che questo progetto ideato e diretto dall’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza, critico di piano internazionale, campiona una sorta di mappa del mondo dell’arte in cui sono presentati i nodi culturali più originali della Storia dell’Arte Contemporanea. I sogni collettivi suggeriscono immagini diverse e tutto è riposizionato in questo sentiero secondo una logica testuale e di orientamento geografico; perché l’arte è anche un’arma politica. La mostra mette in cornice con il titolo “Tra le rughe del mondo” poco più di quaranta opere del giovane artista italiano che è stato capace di argomentare e significare con materiali e colori una serie di paesaggi terrestri e celesti fatti di climi, atmosfere, vibrazioni, effervescenze e collage neoinformali.
All’inaugurazione ci sarà la presenza dell’Artista che firmerà i cataloghi, personalizzandoli, e la partecipazione di giornalisti e intellettuali.
Scrive Carlo Franza nel testo: “Si leggono in arte, da qualche tempo, indicazioni che rimandano a una sorta di mitologia ambientale, di poesia del mondo, che impiegano in maniera postmoderna sottili quesiti, filosofie di vita, prospettive nuove. Da questo sistema di articolare l'arte con la vita, il mondo e la natura, parte il lavoro di Raffaele Quida che flirta, da una parte con la logica di rottura delle avanguardie, dall’altra si volge in quell’unica direzione forse possibile per spingersi più in là, verso quei “campi colorati”, com’è stato già con i colorfield painting di Reinhardt. Ebbene, Raffaele Quida è oggi uno di quei giovani che in Europa movimentano il coefficiente manifestatamente fisico della pittura, attraverso il ritmo organico, la scioltezza, il nervosismo, mediante il collegamento del colore alla gestualità. C’è un’idea forte nella pittura di Raffaele Quida, ed è quella di scrivere a colori sul mondo e sulla natura, anche di origine parmenidea, e dar vita così al corpo della geografia. Sulla scorta di questa sensibilità e di questa nuova libertà, per via di queste “geografie” composte da mondi, isole, arcipelaghi, continenti, mappe, stelle e costellazioni e altro, carte e dipinti di Quida sono nucleo e fulcro di infinite coordinate spaziali. Per altri versanti s’erano incamminati intorno alle geografie sistemiche persino Luciano Fabro e Joseph Beuys. Anzi quello di Quida se per un verso è una sorta di new espressionismo astratto, dall’altro
l’artista affronta in modo concettuale una sorta di primitiva rifondazione dell’universo, coniugando arte ambientale, arte povera e arte relazionale. Ogni lavoro nasce come dichiarazione poetica, di un fuoco interiore che aggalla in superficie, interagendo col mondo naturale o, almeno, con un mondo salvato, dove ogni idea di “geografia” diventa luogo e gesto, azione e pulsione, centro e periferia, oriente e occidente. Sul corpo di queste geografie che campionano questo bad painting assegnato oltre che alla sagomatura degli universi anche al colore per le sue intensità, le sue sfumature, le sue armonie e le sue dissonanze, interagiscono stimoli estremi e morbose sensazioni interne, capaci di creare una nuova dimensione spaziale con l’accostamento di segni e macchie colorate, a volte chiare e delicate, a volte primitive e decadenti. Egli sottomette gli shock cromatici a un gioco di onde, di raffiche, di immersioni, dove ogni corpo geografico vive di tesi coinvolgimenti, e tramite l’insistenza, sulla materia pittorica vivono anche il suo rilievo, le sue morsure, i suoi shiftings, i suoi impasti legati, le sue esuberanze, i suoi colori. Questo capitolo di lavoro, in particolare, offre una corposa idea del mondo, dove ogni territorio diventa il corpo di una “scultura” con profonde valenze primigenie, e diviene ancor più segnale stringente di una fermentazione tutta in crescendo” .
Biografia dell’artista
Raffaele Quida è nato a Gallipoli (Lecce) nel 1969, ma vive e lavora a Lecce. Da autodidatta, è rimasto subito affascinato dalla pittura di Jackson Pollock, Mark Rothko, Lawrence Carroll, Jasper Johns, Rauschenberg, concentrando poi il suo lavoro su quegli artisti interessati al minimalismo cromatico. Nel 2000 si stabilisce a Cagliari ed entra così in contatto con il Centro Sperimentale Man Ray dove, attraverso scambi di comunicazione tra artisti operanti nei vari settori dell’arte, ha potuto elaborare la ricerca del suo percorso artistico. Rientrato a Lecce, ha partecipato a mostre collettive in più città italiane (Milano, Lecce, Roma, Ferrara, Reggio Emilia, Bergamo, ecc.). Nel 2010 è vincitore al Circolo della Stampa di Milano del Premio delle Arti e della Cultura edizione XXII (artista emergente) essendo presidente di giuria l'illustre Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, il quale ha inserito anche una sua opera al MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Nel 2011 è invitato alla decentrata Biennale di Venezia - Regione Puglia-Lecce. Nel 2012 il critico di fama internazionale Prof. Carlo Franza lo invita e gli inaugura una mostra personale dal titolo “Tra le rughe del mondo” nel Progetto “Osservatorio delle Arti” all'Otel di Firenze. Del suo lavoro hanno scritto vari critici.
Biografia del Curatore
Carlo Franza, nato ad Alessano-Lecce nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E' Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l'Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’Arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco - Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 ( di cui è presidente di giuria dal 2001) e il premio Città di Tricase nel 2008.
All’inaugurazione ci sarà la presenza dell’Artista che firmerà i cataloghi, personalizzandoli, e la partecipazione di giornalisti e intellettuali.
Scrive Carlo Franza nel testo: “Si leggono in arte, da qualche tempo, indicazioni che rimandano a una sorta di mitologia ambientale, di poesia del mondo, che impiegano in maniera postmoderna sottili quesiti, filosofie di vita, prospettive nuove. Da questo sistema di articolare l'arte con la vita, il mondo e la natura, parte il lavoro di Raffaele Quida che flirta, da una parte con la logica di rottura delle avanguardie, dall’altra si volge in quell’unica direzione forse possibile per spingersi più in là, verso quei “campi colorati”, com’è stato già con i colorfield painting di Reinhardt. Ebbene, Raffaele Quida è oggi uno di quei giovani che in Europa movimentano il coefficiente manifestatamente fisico della pittura, attraverso il ritmo organico, la scioltezza, il nervosismo, mediante il collegamento del colore alla gestualità. C’è un’idea forte nella pittura di Raffaele Quida, ed è quella di scrivere a colori sul mondo e sulla natura, anche di origine parmenidea, e dar vita così al corpo della geografia. Sulla scorta di questa sensibilità e di questa nuova libertà, per via di queste “geografie” composte da mondi, isole, arcipelaghi, continenti, mappe, stelle e costellazioni e altro, carte e dipinti di Quida sono nucleo e fulcro di infinite coordinate spaziali. Per altri versanti s’erano incamminati intorno alle geografie sistemiche persino Luciano Fabro e Joseph Beuys. Anzi quello di Quida se per un verso è una sorta di new espressionismo astratto, dall’altro
l’artista affronta in modo concettuale una sorta di primitiva rifondazione dell’universo, coniugando arte ambientale, arte povera e arte relazionale. Ogni lavoro nasce come dichiarazione poetica, di un fuoco interiore che aggalla in superficie, interagendo col mondo naturale o, almeno, con un mondo salvato, dove ogni idea di “geografia” diventa luogo e gesto, azione e pulsione, centro e periferia, oriente e occidente. Sul corpo di queste geografie che campionano questo bad painting assegnato oltre che alla sagomatura degli universi anche al colore per le sue intensità, le sue sfumature, le sue armonie e le sue dissonanze, interagiscono stimoli estremi e morbose sensazioni interne, capaci di creare una nuova dimensione spaziale con l’accostamento di segni e macchie colorate, a volte chiare e delicate, a volte primitive e decadenti. Egli sottomette gli shock cromatici a un gioco di onde, di raffiche, di immersioni, dove ogni corpo geografico vive di tesi coinvolgimenti, e tramite l’insistenza, sulla materia pittorica vivono anche il suo rilievo, le sue morsure, i suoi shiftings, i suoi impasti legati, le sue esuberanze, i suoi colori. Questo capitolo di lavoro, in particolare, offre una corposa idea del mondo, dove ogni territorio diventa il corpo di una “scultura” con profonde valenze primigenie, e diviene ancor più segnale stringente di una fermentazione tutta in crescendo” .
Biografia dell’artista
Raffaele Quida è nato a Gallipoli (Lecce) nel 1969, ma vive e lavora a Lecce. Da autodidatta, è rimasto subito affascinato dalla pittura di Jackson Pollock, Mark Rothko, Lawrence Carroll, Jasper Johns, Rauschenberg, concentrando poi il suo lavoro su quegli artisti interessati al minimalismo cromatico. Nel 2000 si stabilisce a Cagliari ed entra così in contatto con il Centro Sperimentale Man Ray dove, attraverso scambi di comunicazione tra artisti operanti nei vari settori dell’arte, ha potuto elaborare la ricerca del suo percorso artistico. Rientrato a Lecce, ha partecipato a mostre collettive in più città italiane (Milano, Lecce, Roma, Ferrara, Reggio Emilia, Bergamo, ecc.). Nel 2010 è vincitore al Circolo della Stampa di Milano del Premio delle Arti e della Cultura edizione XXII (artista emergente) essendo presidente di giuria l'illustre Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, il quale ha inserito anche una sua opera al MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Nel 2011 è invitato alla decentrata Biennale di Venezia - Regione Puglia-Lecce. Nel 2012 il critico di fama internazionale Prof. Carlo Franza lo invita e gli inaugura una mostra personale dal titolo “Tra le rughe del mondo” nel Progetto “Osservatorio delle Arti” all'Otel di Firenze. Del suo lavoro hanno scritto vari critici.
Biografia del Curatore
Carlo Franza, nato ad Alessano-Lecce nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E' Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l'Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’Arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco - Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 ( di cui è presidente di giuria dal 2001) e il premio Città di Tricase nel 2008.
17
marzo 2012
Raffaele Quida – Tra le rughe del mondo
Dal 17 marzo al 16 giugno 2012
arte contemporanea
Location
OTEL RISTOTHEATRE
Firenze, Via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 9, (Firenze)
Firenze, Via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 9, (Firenze)
Orario di apertura
Dal giovedì alla domenica, ad Eventi
Vernissage
17 Marzo 2012, ore 19.00
Autore
Curatore