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Raffaella Crispino – Underworld
Punto di partenza di Underworld è Untitled #1 (2009). Si tratta dell’immagine piuttosto sfocata di un uomo prono a terra sul ciglio di una strada asfaltata, la cui testa scompare alla vista, inghiottita da un buco che risulta quasi invisibile.
Comunicato stampa
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Giovedì 16 dicembre 2010 Warehouse Contemporary Art presenta Underworld, una mostra personale di Raffaella Crispino (Napoli, 1979) a cura di Francesca Referza. La mostra di Raffaella Crispino alla Warehouse di Teramo è stata pensata da curatrice e artista a partire da una foto, Untitled #1 (2009). Si tratta dell’immagine piuttosto sfocata di un uomo prono a terra sul ciglio di una strada asfaltata, la cui testa scompare alla vista, inghiottita da un buco che risulta quasi invisibile. Da qui l’idea di Underworld, titolo, tra gli altri di uno straordinario romanzo dell’italo americano Don DeLillo. Quello proposto da Raffaella Crispino in Underworld attraverso due fotografie, 24 disegni e un video, sembra proprio un sottomondo, lunare, rarefatto, filtrato com’è dagli occhi dell’artista, napoletana di nascita, ma cosmopolita nel DNA. In effetti si tratta di lavori che Raffaella Crispino ha realizzato in due paesi, Giappone e Israele, in cui è stata invitata in residenza tra il 2009 e il 2010. Scattata a Kitakyushu in Giappone, l’immagine dell’omino la cui testa si immerge in un vuoto e scompare è dunque il punto di partenza di questo viaggio da fermi in un mondo apparentemente invisibile, ma che in effetti è a portata di sguardo.
Raffaella Crispino sembra avere in Underworld uno sguardo distante. La distanza geografica, ma soprattutto emotiva documentata dall’artista attraverso foto, video e disegni, tuttavia, non annulla, ma semmai accentua, il suo giudizio su ciò che la circonda. La capacità di isolare, distanziare, dilatare, aggiunge, invece che eliminare, stratificazioni di senso. Nel caso delle foto, l’effetto estraniante è dato da un particolare tipo di macchina fotografica analogica, completamente di plastica, prodotta negli anni Sessanta da un’azienda di Hong Kong, la “Great Wall Plastic Company”. Il nome con cui è conosciuta questa macchinetta-giocattolo è Lomo Diana+. Tale macchina fotografica, per via di una lente plastica di bassa qualità, produce immagini con delle sfocature che producono esiti visivi tanto imprevedibili quanto interessanti.
Da Untitled #1 ad Untitled #2, immagine della periferia di Kitakyushu in cui 4 torri di cemento dominano un orizzonte desolato. La stessa immagine ritorna in Suburbia, un video del 2009 realizzato da Raffaella Crispino durante la sua permanenza in Giappone presso il Center for Contemporary Art di Kitakyushu. Se il romanzo di DeLillo attraverso una divisione in sei blocchi narrativi procede a ritroso dagli anni Novanta agli anni Cinquanta, Suburbia è diviso in cinque capitoli, crane, space world, one legged man e modern samurai, del tutto privi di narrazione. Suburbia - spiega l’artista - è un lavoro sulla violenza latente della periferia di Kitakyushu. Nel video la musica dei centri commerciali e degli arcades fa da sottofondo sonoro ad un paesaggio costruito in modo brutale. Mischiando tradizione, memoria e simboli, le immagini rivelano la manipolazione della società.
Dal lontano Giappone al più vicino Israele con una installazione appositamente studiata per mostrare 24 Senza titolo, disegni a matita su carta. Si tratta di una serie di disegni, 23 x 22 cm, che documentano gli oggetti portati con sé dai lavoratori palestinesi dopo una giornata di lavoro in Israele. Questi oggetti passano insieme ai palestinesi attraverso i tornelli di metallo dei numerosi check point esistenti tra Palestina ed Israele ed è proprio il loro ingombro ad avere colpito l’artista tanto che, su ogni disegno, in basso, vengono indicate le dimensioni reali di ciascun oggetto. Mostrati in occasione della project room del Madre di Napoli curata dal duo Rispoli/Viola e da Mayaan Sheleff, i disegni per Warehouse vengono presentati in una differente formula espositiva che si adatta alle dimensioni dilatate dello spazio della main. I 24 disegni infatti vengono esposti su un tavolo da disegno disposti su tre file e come sospesi in assenza di gravità perché non poggiano sulla superficie, ma piuttosto sembrano galleggiare grazie a semplici spilli che li separano ordinatamente l’uno dall’altro e li distanziano dal tavolo. Contribuisce a dare questa impressione di sospensione, la luce di tre lampade da tavolo che li illuminano in modo intimo, lasciando qua e là qualche zona d’ombra.
Raffaella Crispino sembra avere in Underworld uno sguardo distante. La distanza geografica, ma soprattutto emotiva documentata dall’artista attraverso foto, video e disegni, tuttavia, non annulla, ma semmai accentua, il suo giudizio su ciò che la circonda. La capacità di isolare, distanziare, dilatare, aggiunge, invece che eliminare, stratificazioni di senso. Nel caso delle foto, l’effetto estraniante è dato da un particolare tipo di macchina fotografica analogica, completamente di plastica, prodotta negli anni Sessanta da un’azienda di Hong Kong, la “Great Wall Plastic Company”. Il nome con cui è conosciuta questa macchinetta-giocattolo è Lomo Diana+. Tale macchina fotografica, per via di una lente plastica di bassa qualità, produce immagini con delle sfocature che producono esiti visivi tanto imprevedibili quanto interessanti.
Da Untitled #1 ad Untitled #2, immagine della periferia di Kitakyushu in cui 4 torri di cemento dominano un orizzonte desolato. La stessa immagine ritorna in Suburbia, un video del 2009 realizzato da Raffaella Crispino durante la sua permanenza in Giappone presso il Center for Contemporary Art di Kitakyushu. Se il romanzo di DeLillo attraverso una divisione in sei blocchi narrativi procede a ritroso dagli anni Novanta agli anni Cinquanta, Suburbia è diviso in cinque capitoli, crane, space world, one legged man e modern samurai, del tutto privi di narrazione. Suburbia - spiega l’artista - è un lavoro sulla violenza latente della periferia di Kitakyushu. Nel video la musica dei centri commerciali e degli arcades fa da sottofondo sonoro ad un paesaggio costruito in modo brutale. Mischiando tradizione, memoria e simboli, le immagini rivelano la manipolazione della società.
Dal lontano Giappone al più vicino Israele con una installazione appositamente studiata per mostrare 24 Senza titolo, disegni a matita su carta. Si tratta di una serie di disegni, 23 x 22 cm, che documentano gli oggetti portati con sé dai lavoratori palestinesi dopo una giornata di lavoro in Israele. Questi oggetti passano insieme ai palestinesi attraverso i tornelli di metallo dei numerosi check point esistenti tra Palestina ed Israele ed è proprio il loro ingombro ad avere colpito l’artista tanto che, su ogni disegno, in basso, vengono indicate le dimensioni reali di ciascun oggetto. Mostrati in occasione della project room del Madre di Napoli curata dal duo Rispoli/Viola e da Mayaan Sheleff, i disegni per Warehouse vengono presentati in una differente formula espositiva che si adatta alle dimensioni dilatate dello spazio della main. I 24 disegni infatti vengono esposti su un tavolo da disegno disposti su tre file e come sospesi in assenza di gravità perché non poggiano sulla superficie, ma piuttosto sembrano galleggiare grazie a semplici spilli che li separano ordinatamente l’uno dall’altro e li distanziano dal tavolo. Contribuisce a dare questa impressione di sospensione, la luce di tre lampade da tavolo che li illuminano in modo intimo, lasciando qua e là qualche zona d’ombra.
16
dicembre 2010
Raffaella Crispino – Underworld
Dal 16 dicembre 2010 al 29 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
WAREHOUSE CONTEMPORARY ART
Teramo, Via Giulio C. Canzanese, 51, (Teramo)
Teramo, Via Giulio C. Canzanese, 51, (Teramo)
Orario di apertura
martedì e merdoledì ore 15.30-19.30
giovedì, venerdì e sabato ore 10.30-13.30 e 15.30-19.30
Vernissage
16 Dicembre 2010, ore 19.00
Autore
Curatore