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Raffaello Gori / Mimmo Iacopino – Nuove dimensioni
Parola d’ordine di quest’ esposizione è: sperimentazione. La continua e quasi ossessiva ricerca di mezzi espressivi innovativi, avvicina il lavoro di queste due personalità artistiche, che, in momenti e località italiane differenti, hanno condotto uno studio sui materiali extrartistici
Comunicato stampa
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La Galleria Eleonora D'Andrea Contemporanea di Via Gioberti 14 a Prato è lieta di presentare la mostra bipersonale "Nuove dimensioni" di Raffaello Gori e Mimmo Iacopino dal 28 Maggio al 10 Luglio 2011
Parola d'ordine di quest' esposizione è: sperimentazione. La continua e quasi ossessiva ricerca di mezzi espressivi innovativi, avvicina il lavoro di queste due personalità artistiche, che, in momenti e località italiane differenti, hanno condotto uno studio sui materiali extrartistici e sul loro utilizzo nell'arte sperimentale.
Carta velina, polistirolo e stoffe come il raso o il velluto, vengono decontestualizzate e reinserite nelle opere come parti strutturali, in alcuni casi addirittura divenendone i soggetti, elevandosi non solo ad opera d'arte ma anche a firma identificativa del loro creatore.
Raffaello Gori, pioniere dell'astrattismo italiano degli anni ‘70, oggi presenta gli esiti più recenti della sua indagine sperimentale in costante evoluzione.
Impalpabilità e dissolvenze cromatiche caratterizzano i suoi lavori attraverso l'uso, del tutto nuovo e inconsueto, all'epoca come oggi, della carta velina, del polistirolo, delle plastiche trasparenti, del polietilene e del colore. Verso la fine degli anni ‘70, la ricerca dell'assoluto, nelle cromie e nella forma, lo "costringe" a ripartire dalle origini; la sua indole pragmatica lo porta ad un'indagine che va oltre la figurazione, arrivando così a quella che di fatto è la base della pittura: la tela grezza. Lo stravolgimento e l'innovazione arrivano con il capovolgimento del supporto, che assume così una nuova identità, nel retro del quale, Gori, applica colore ed inusuali materie, per poi chiudere la struttura con carta velina o con materiale tensionato, aprendo così le opere verso una nuova dimensione. Ciò che ne scaturisce è un sorprendente gioco emozionale di trasparenze e sovrapposizioni del tutto unico e rivoluzionario per quegli anni.
Raffaello Gori trasforma le tele in "scatole" che conquistano la terza dimensione grazie alla luce, la quale, riflettendosi sulle superfici, mette in evidenza il lavoro dell'artista su più livelli, accendendo il riverbero e la forza cromatica ed espressiva di queste opere. La tensione verso una forma assoluta si esplica in un lirismo cromatico molto suggestivo, che si fa forza della leggerezza e della trasparenza dei materiali.
La ricerca di Mimmo Iacopino invece, parte dalla sua originaria professione di fotografo di still life che lo avvicina al mondo dell'arte, grazie allo studio del colore, della luce e della composizione.
Dopo un primo periodo pittorico, improntato all'astrattismo, Iacopino passa alla sperimentazione e nel 2000 elabora "Metro" l'opera che diventrà il tratto distintivo di quest'artista.
Un rapporto estremamente fisico con i materiali, che scaturisce dalla necessità di Iacopino di "farli suoi" tagliandoli, intrecciandoli e plasmandoli. Diversi sono i supporti utilizzati, che vengono prelevati dal quotidiano e ricontestualizzati con ironia nelle opere: metri da sarto, strisce di velluto e raso, fili di rame e carta fotografica stampata. Anche in questo caso le suggestioni sono date dalla luce che, riflettendosi su queste griglie estremamente geometiche, da' vita a riflessi sempre nuovi, variando continuamente la profondità e l'intensità cromatica delle opere.
Un gioco di luci e materiali, che rende perfettamente l'idea di arte ironica e spensierata che sta alla baste della produzione di Mimmo Iacopino, artista attualmente riconosciuto a livello internazionale, grazie alle numerose esposizione nelle Gallerie italiane ed estere più rinomate. (Lisa Bonetti)
Parola d'ordine di quest' esposizione è: sperimentazione. La continua e quasi ossessiva ricerca di mezzi espressivi innovativi, avvicina il lavoro di queste due personalità artistiche, che, in momenti e località italiane differenti, hanno condotto uno studio sui materiali extrartistici e sul loro utilizzo nell'arte sperimentale.
Carta velina, polistirolo e stoffe come il raso o il velluto, vengono decontestualizzate e reinserite nelle opere come parti strutturali, in alcuni casi addirittura divenendone i soggetti, elevandosi non solo ad opera d'arte ma anche a firma identificativa del loro creatore.
Raffaello Gori, pioniere dell'astrattismo italiano degli anni ‘70, oggi presenta gli esiti più recenti della sua indagine sperimentale in costante evoluzione.
Impalpabilità e dissolvenze cromatiche caratterizzano i suoi lavori attraverso l'uso, del tutto nuovo e inconsueto, all'epoca come oggi, della carta velina, del polistirolo, delle plastiche trasparenti, del polietilene e del colore. Verso la fine degli anni ‘70, la ricerca dell'assoluto, nelle cromie e nella forma, lo "costringe" a ripartire dalle origini; la sua indole pragmatica lo porta ad un'indagine che va oltre la figurazione, arrivando così a quella che di fatto è la base della pittura: la tela grezza. Lo stravolgimento e l'innovazione arrivano con il capovolgimento del supporto, che assume così una nuova identità, nel retro del quale, Gori, applica colore ed inusuali materie, per poi chiudere la struttura con carta velina o con materiale tensionato, aprendo così le opere verso una nuova dimensione. Ciò che ne scaturisce è un sorprendente gioco emozionale di trasparenze e sovrapposizioni del tutto unico e rivoluzionario per quegli anni.
Raffaello Gori trasforma le tele in "scatole" che conquistano la terza dimensione grazie alla luce, la quale, riflettendosi sulle superfici, mette in evidenza il lavoro dell'artista su più livelli, accendendo il riverbero e la forza cromatica ed espressiva di queste opere. La tensione verso una forma assoluta si esplica in un lirismo cromatico molto suggestivo, che si fa forza della leggerezza e della trasparenza dei materiali.
La ricerca di Mimmo Iacopino invece, parte dalla sua originaria professione di fotografo di still life che lo avvicina al mondo dell'arte, grazie allo studio del colore, della luce e della composizione.
Dopo un primo periodo pittorico, improntato all'astrattismo, Iacopino passa alla sperimentazione e nel 2000 elabora "Metro" l'opera che diventrà il tratto distintivo di quest'artista.
Un rapporto estremamente fisico con i materiali, che scaturisce dalla necessità di Iacopino di "farli suoi" tagliandoli, intrecciandoli e plasmandoli. Diversi sono i supporti utilizzati, che vengono prelevati dal quotidiano e ricontestualizzati con ironia nelle opere: metri da sarto, strisce di velluto e raso, fili di rame e carta fotografica stampata. Anche in questo caso le suggestioni sono date dalla luce che, riflettendosi su queste griglie estremamente geometiche, da' vita a riflessi sempre nuovi, variando continuamente la profondità e l'intensità cromatica delle opere.
Un gioco di luci e materiali, che rende perfettamente l'idea di arte ironica e spensierata che sta alla baste della produzione di Mimmo Iacopino, artista attualmente riconosciuto a livello internazionale, grazie alle numerose esposizione nelle Gallerie italiane ed estere più rinomate. (Lisa Bonetti)
28
maggio 2011
Raffaello Gori / Mimmo Iacopino – Nuove dimensioni
Dal 28 maggio al 10 luglio 2011
arte contemporanea
Location
ELEONORA D’ANDREA CONTEMPORANEA
Prato, Via Delle Badie, 108, (Prato)
Prato, Via Delle Badie, 108, (Prato)
Biglietti
ingresso libero
Orario di apertura
dalle 17:30 ale 21:00
Vernissage
28 Maggio 2011, ore 17:30
Autore