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Ragione e Sentimento
mostra voluta da Antonio Natali nell’intento di dare inizio a presentazioni per nuclei omogenei della raccolta di autoritratti degli Uffizi
Comunicato stampa
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Ragione e Sentimento. Sguardi sull’Ottocento in Toscana, curata da Carlo Sisi con Giovanna Giusti, inaugura lunedì 14 maggio presso la Sala delle Reali Poste della Galleria degli Uffizi. Iniziativa congiunta degli Amici degli Uffizi, della Galleria degli Uffizi e della Provincia di Firenze, la mostra si inserisce nell’ambito delle manifestazioni del “Genio Fiorentino 2007”.
Ragione e Sentimento. Sguardi sull’Ottocento in Toscana è una mostra voluta da Antonio Natali nell’intento di dare inizio a presentazioni per nuclei omogenei della raccolta di autoritratti degli Uffizi. Una mostra speciale, come sottolineano nell’introduzione Cristina Acidini, Soprintendente del Polo Museale Fiorentino, e Maria Vittoria Rimbotti, Presidente degli Amici degli Uffizi. E’ l’occasione per presentare un’antologia di autoritratti di pittori che hanno determinato nell’Ottocento lo svolgimento delle arti in Toscana, per portare alla ribalta i protagonisti di fatti salienti delle vicende estetiche e critiche di quel secolo, che apre nel segno dell’eleganza neoclassica ispirata dal razionalismo per chiudere con le atmosfere suggestive e inquiete del Simbolismo. La mostra consente quindi di ripercorrere le vicende di un secolo, costantemente dibattuto fra ‘idea e realtà’, un secolo che è stato attraversato da una varietà di movimenti, conflitti e orientamenti, dove gli artisti consegnarono “spesso alla propria immagine ‘riflessa’ – come scrive Carlo Sisi in catalogo – le personali inclinazioni di gusto e le peculiarità del carattere”.
Un’occasione anche per i fiorentini, come precisa Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze, per apprezzare parte di quella preziosa collezione monografica che viene conservata all’interno del Corridoio Vasariano. Infatti, molti degli autoritratti esposti provengono proprio dal Corridoio Vasariano, altri dai depositi degli Uffizi, e saranno affiancati da una selezione accurata di fogli a illustrare proprio il rapporto tra la pittura e il disegno nell’Ottocento. Quarantacinque opere, suddivise in quattro sezioni, che individuano i movimenti più significativi che caratterizzarono il secolo.
All’eleganza neoclassica è dedicata la prima sezione, che si apre con Pietro Benvenuti, convinto assertore del primato del disegno, cui segue un raro autoritratto di Antonio Canova, in linea con la ritrattistica inglese e francese, sull’esempio di David. Il clima culturale mitteleuropeo si respira nei dipinti dei francesi come: François-Xavier Fabre, che contribuì a diffondere a Firenze il gusto internazionale del Grand Tour; di Bénigne Gagneraux e Louis Gauffier che trovarono ospitalità a Firenze a seguito delle persecuzioni antifrancesi che imperversavano a Roma; mentre l’autoritratto di Giuseppe Collignon ricorda proprio la presenza dei toscani a Roma in un momento di grande fervore sperimentale. Chiude questa prima tappa l’intenso autoritratto di Antonio Fedi in posa ‘filosofica’, in cui emerge lo sguardo indagatore e penetrante dell’artista.
Nella seconda sezione il Purismo è rappresentato da Lorenzo Bartolini, mentre il coinvolgimento romantico nella pittura di storia è testimoniato da autori come Luigi e Giuseppe Sabatelli, Giuseppe Bezzuoli che si ritrae non ancora trentenne in veste di pictor con tratti che ricordano un romanticismo alla nordica, maturato a Roma nel circolo borghese germanico. L’interesse per una rappresentazione più analitica e veritiera della natura è rappresentato in particolare da Jean-Baptiste-Camille Corot, con il suo autoritratto del 1835. Nello splendido ritratto di Giuseppe Canella colpisce l’intenso temperamento dell’uomo romantico mentre nell’aria vagamente malinconica di Giuseppe Moricci si avvertono tangenze con le contemporanee ricerche di ‘macchia’. Alla schiera dei ‘puristi militanti’ e al culto dei ‘primitivi’ appartiene un artista come Carl Vogel von Vogelstein, che si ritrae con un’aura idealizzante.
La successiva sezione è dedicata al Realismo, al dibattito sul vero, alle libertà implicite nella sua rappresentazione ma anche alla pittura di ‘macchia’ che, grazie al colore, traduceva il paesaggio e altri generi dell’arte ottocentesca in immagini del tutto nuove.
Ecco gli autoritratti, tra gli altri, del napoletano Domenico Morelli, di Raffaello Sarnesi o di Alessandro Lanfredini. Giovanni Fattori, con Autoritratto (a cinquantanove anni), testimonia l’interesse per i temi della storia moderna, anticipando l’analisi introspettiva dei primi del Novecento. Amos Cassioli e Giovanni Boldini sono artisti che hanno contribuito a riformare proprio il genere del ritratto inteso come folgorante istantanea delle peculiarità dei caratteri.
Ultima, la sezione sul Naturalismo e il Simbolismo. Qui troviamo l’autoritratto del 1888 di Antonio Ciseri, di cui ricordiamo il capolavoro del Martirio dei Maccabei nella Chiesa di Santa Felicita a Firenze; quelli di Stefano Ussi e Raffaello Sorbi la cui pittura di storia corrisponde alla fortuna dei contemporanei revivals anglosassoni; l’autoritratto di Willem Henri van Schaïk, dove si osserva l’immedesimazione estatica e sentimentale dell’artista; e poi quello di William Blundell Spence, di Michele Gordigiani, di Niccolò Cannicci. Ormai al volgere del secolo, intorno alla fine degli anni settanta, l’arte si indirizza verso nuovi esperimenti di stile, verso il Simbolismo, verso immagini fantastiche e inquiete come quelle di Arnold Böcklin, che chiude la mostra con il suo autoritratto del 1896 – ‘97, una pittura rarefatta che raffigura il vecchio maestro, privo del vigore di un tempo, seduto con lo sguardo rivolto oltre la finestra.
Ragione e Sentimento. Sguardi sull’Ottocento in Toscana è una mostra voluta da Antonio Natali nell’intento di dare inizio a presentazioni per nuclei omogenei della raccolta di autoritratti degli Uffizi. Una mostra speciale, come sottolineano nell’introduzione Cristina Acidini, Soprintendente del Polo Museale Fiorentino, e Maria Vittoria Rimbotti, Presidente degli Amici degli Uffizi. E’ l’occasione per presentare un’antologia di autoritratti di pittori che hanno determinato nell’Ottocento lo svolgimento delle arti in Toscana, per portare alla ribalta i protagonisti di fatti salienti delle vicende estetiche e critiche di quel secolo, che apre nel segno dell’eleganza neoclassica ispirata dal razionalismo per chiudere con le atmosfere suggestive e inquiete del Simbolismo. La mostra consente quindi di ripercorrere le vicende di un secolo, costantemente dibattuto fra ‘idea e realtà’, un secolo che è stato attraversato da una varietà di movimenti, conflitti e orientamenti, dove gli artisti consegnarono “spesso alla propria immagine ‘riflessa’ – come scrive Carlo Sisi in catalogo – le personali inclinazioni di gusto e le peculiarità del carattere”.
Un’occasione anche per i fiorentini, come precisa Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze, per apprezzare parte di quella preziosa collezione monografica che viene conservata all’interno del Corridoio Vasariano. Infatti, molti degli autoritratti esposti provengono proprio dal Corridoio Vasariano, altri dai depositi degli Uffizi, e saranno affiancati da una selezione accurata di fogli a illustrare proprio il rapporto tra la pittura e il disegno nell’Ottocento. Quarantacinque opere, suddivise in quattro sezioni, che individuano i movimenti più significativi che caratterizzarono il secolo.
All’eleganza neoclassica è dedicata la prima sezione, che si apre con Pietro Benvenuti, convinto assertore del primato del disegno, cui segue un raro autoritratto di Antonio Canova, in linea con la ritrattistica inglese e francese, sull’esempio di David. Il clima culturale mitteleuropeo si respira nei dipinti dei francesi come: François-Xavier Fabre, che contribuì a diffondere a Firenze il gusto internazionale del Grand Tour; di Bénigne Gagneraux e Louis Gauffier che trovarono ospitalità a Firenze a seguito delle persecuzioni antifrancesi che imperversavano a Roma; mentre l’autoritratto di Giuseppe Collignon ricorda proprio la presenza dei toscani a Roma in un momento di grande fervore sperimentale. Chiude questa prima tappa l’intenso autoritratto di Antonio Fedi in posa ‘filosofica’, in cui emerge lo sguardo indagatore e penetrante dell’artista.
Nella seconda sezione il Purismo è rappresentato da Lorenzo Bartolini, mentre il coinvolgimento romantico nella pittura di storia è testimoniato da autori come Luigi e Giuseppe Sabatelli, Giuseppe Bezzuoli che si ritrae non ancora trentenne in veste di pictor con tratti che ricordano un romanticismo alla nordica, maturato a Roma nel circolo borghese germanico. L’interesse per una rappresentazione più analitica e veritiera della natura è rappresentato in particolare da Jean-Baptiste-Camille Corot, con il suo autoritratto del 1835. Nello splendido ritratto di Giuseppe Canella colpisce l’intenso temperamento dell’uomo romantico mentre nell’aria vagamente malinconica di Giuseppe Moricci si avvertono tangenze con le contemporanee ricerche di ‘macchia’. Alla schiera dei ‘puristi militanti’ e al culto dei ‘primitivi’ appartiene un artista come Carl Vogel von Vogelstein, che si ritrae con un’aura idealizzante.
La successiva sezione è dedicata al Realismo, al dibattito sul vero, alle libertà implicite nella sua rappresentazione ma anche alla pittura di ‘macchia’ che, grazie al colore, traduceva il paesaggio e altri generi dell’arte ottocentesca in immagini del tutto nuove.
Ecco gli autoritratti, tra gli altri, del napoletano Domenico Morelli, di Raffaello Sarnesi o di Alessandro Lanfredini. Giovanni Fattori, con Autoritratto (a cinquantanove anni), testimonia l’interesse per i temi della storia moderna, anticipando l’analisi introspettiva dei primi del Novecento. Amos Cassioli e Giovanni Boldini sono artisti che hanno contribuito a riformare proprio il genere del ritratto inteso come folgorante istantanea delle peculiarità dei caratteri.
Ultima, la sezione sul Naturalismo e il Simbolismo. Qui troviamo l’autoritratto del 1888 di Antonio Ciseri, di cui ricordiamo il capolavoro del Martirio dei Maccabei nella Chiesa di Santa Felicita a Firenze; quelli di Stefano Ussi e Raffaello Sorbi la cui pittura di storia corrisponde alla fortuna dei contemporanei revivals anglosassoni; l’autoritratto di Willem Henri van Schaïk, dove si osserva l’immedesimazione estatica e sentimentale dell’artista; e poi quello di William Blundell Spence, di Michele Gordigiani, di Niccolò Cannicci. Ormai al volgere del secolo, intorno alla fine degli anni settanta, l’arte si indirizza verso nuovi esperimenti di stile, verso il Simbolismo, verso immagini fantastiche e inquiete come quelle di Arnold Böcklin, che chiude la mostra con il suo autoritratto del 1896 – ‘97, una pittura rarefatta che raffigura il vecchio maestro, privo del vigore di un tempo, seduto con lo sguardo rivolto oltre la finestra.
14
maggio 2007
Ragione e Sentimento
Dal 14 maggio al primo luglio 2007
arte moderna
Location
REALI POSTE DEGLI UFFIZI
Firenze, Piazzale Degli Uffizi, (Firenze)
Firenze, Piazzale Degli Uffizi, (Firenze)
Orario di apertura
dalle ore 10 alle ore 17, lunedì chiuso
Vernissage
14 Maggio 2007, su invito
Editore
GIUNTI
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore
Curatore