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Raúl Belinchón – Ciudades subterràneas
Dopo la mostra a Berlino, Il giovane fotografo spagnolo, espone alla Galleria Davide Di Maggio una serie di dieci nuove foto di grande formato appositamente progettate per la mostra di Milano.
Comunicato stampa
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Dopo la mostra a Berlino, Il giovane fotografo spagnolo, espone alla Galleria Davide Di Maggio una serie di dieci nuove foto di grande formato appositamente progettate per la mostra di Milano.
La metropolitana rivela un intero immaginario di mistero fatto di persecuzioni, corridoi interminabili, oscurità e terrore, di mostri e di vite sotterrane, di canzoni d’amore che vanno da Tirso de Molina a Tribunal, di storie di miseria e musica di sussistenza, emblema della metropoli contemporanea. Gli stessi corridoi non sono mai uguali pur avendo svariati elementi comuni come i muri di piastrelle, l'acciaio e la plastica, la fuliggine dei treni e dei tunnel o ancora le gallerie che facilitano i passaggi da una stazione all'altra. Sono spazi irreali ed impersonali che tuttavia rappresentano inequivocabilmente un elemento chiave della città contemporanea, seppur ciascuna metropolitana abbia un proprio carattere, che può andare dalla povertà dell'unica linea di Atene, all' infinito numero della stazione Concorde di Parigi, dalla modernità di Madrid, all'antico caos della metropolitana romana.
Esiste una vera e propria cultura della metropolitana che si esprime negli stessi cambiamenti delle stazioni, quasi una via crucis di corridoi in cui ugualmente la vita appare in modo insospettato in forma di piccoli giardini urbani, tra l’asfalto, in un incrocio di tunnel di transito in cui la metropolitana diventa centro di riunione, di vita sociale seppur a grande velocità. Ed ecco le entrate della metropolitana come luoghi di appuntamento, l'incredibile agitazione di Chatelet-Les-Halles, i concerti spenti dal Comune nei grovigli di New York. E ancora le gallerie della metropolitana come mercato, come centro di espressione artistica, luogo di riunione e, allo stesso tempo, spazio di solitudine collettiva. Una solitudine che forma, insieme alla fretta, uno stato d’animo esasperato, visibile già dal mattino nel rigurgito costante delle vetture, nel fiume di umanità che si scioglie nelle varie stazioni come un flusso sanguigno che si dipana negli infiniti tunnel, probabilmente alla ricerca di un nuovo treno.
E’ in realtà una città sotto la città, come quella che immaginava Kusturica in Underground, come quella Berlino sotterranea degli anni '40. Una città retta dalle diverse velocità che mutano passando dalle prime ore del mattino regolate dalla frenesia, dal sonno e dal cattivo umore, alla metà mattinata, ora in cui la gente viaggia al ritmo di una passeggiata in vetture vuote; fino ad arrivare alla sera, quando annoiati si cerca un posto per sedersi anche se per una sola fermata. A quell'ora i corridoi si fanno interminabili, una sequenza infinita di rettilinei in leggera pendenza. Si transita per spazi desolati che portano a stazioni i cui nomi servono perché i grandi fatti storici possano uscire dal proprio contesto, e così ecco via Solferino, Waterloo, Ottavio, Bastia e tante altre.
La metropolitana cambia a seconda delle città, introducendoci di volta in volta in un contesto leggermente differenziato in cui variano aspetti visuali che possono far perdere l'orientamento al passeggero poco attento, come i cambiamenti dei colori, l' "up and down" di Manhattan, o i nastri trasportatori ultraveloci di Montparnasse.
Al passeggero addirittura può capitare di sorprendersi nel trovare cabine di vetro che ricoprono i treni londinesi, piccoli modelli di tecnologia, che sembrano usciti da "2001 Odissea nello spazio".
Tutti questi corridoi, transito dentro il transito, sono non luoghi, se ascoltiamo Michel de Certeau quando utilizza questo concetto per definire una sorta di qualità negativa del posto, un' assenza di luogo in sè che ne impone la stessa definizione. Spazi di solitudine, di agitazione individuale e di puro presente senza possibilità di passato né di futuro, spazi in cui non esiste altri che l' individuo e la sua solitudine.
Anche Marc Augé nel 1992 nel suo “I non luoghi. Spazi dell' anonimato”, ha dedicato un capitolo a parte proprio alla metropolitana, dal titolo “Il passeggero sotterraneo” secondo cui è significativo considerare la metropolitana - categoria frutto del mondo contemporaneo - un non luogo per eccellenza.
Raúl Belinchón è nato il 29 novembre 1975 a Valencia, dove vive e lavora.
Nel 2004 si è classificato al terzo post nel World Press Photo Prize/Arts and Entertainment Stories e sempre nel 2004 ha vinto il 1° Premio Fuji Euro Press Photo Awards.
Nel 2004 ha esposto a Murcia, Madrid, Valencia e Berlino.
La metropolitana rivela un intero immaginario di mistero fatto di persecuzioni, corridoi interminabili, oscurità e terrore, di mostri e di vite sotterrane, di canzoni d’amore che vanno da Tirso de Molina a Tribunal, di storie di miseria e musica di sussistenza, emblema della metropoli contemporanea. Gli stessi corridoi non sono mai uguali pur avendo svariati elementi comuni come i muri di piastrelle, l'acciaio e la plastica, la fuliggine dei treni e dei tunnel o ancora le gallerie che facilitano i passaggi da una stazione all'altra. Sono spazi irreali ed impersonali che tuttavia rappresentano inequivocabilmente un elemento chiave della città contemporanea, seppur ciascuna metropolitana abbia un proprio carattere, che può andare dalla povertà dell'unica linea di Atene, all' infinito numero della stazione Concorde di Parigi, dalla modernità di Madrid, all'antico caos della metropolitana romana.
Esiste una vera e propria cultura della metropolitana che si esprime negli stessi cambiamenti delle stazioni, quasi una via crucis di corridoi in cui ugualmente la vita appare in modo insospettato in forma di piccoli giardini urbani, tra l’asfalto, in un incrocio di tunnel di transito in cui la metropolitana diventa centro di riunione, di vita sociale seppur a grande velocità. Ed ecco le entrate della metropolitana come luoghi di appuntamento, l'incredibile agitazione di Chatelet-Les-Halles, i concerti spenti dal Comune nei grovigli di New York. E ancora le gallerie della metropolitana come mercato, come centro di espressione artistica, luogo di riunione e, allo stesso tempo, spazio di solitudine collettiva. Una solitudine che forma, insieme alla fretta, uno stato d’animo esasperato, visibile già dal mattino nel rigurgito costante delle vetture, nel fiume di umanità che si scioglie nelle varie stazioni come un flusso sanguigno che si dipana negli infiniti tunnel, probabilmente alla ricerca di un nuovo treno.
E’ in realtà una città sotto la città, come quella che immaginava Kusturica in Underground, come quella Berlino sotterranea degli anni '40. Una città retta dalle diverse velocità che mutano passando dalle prime ore del mattino regolate dalla frenesia, dal sonno e dal cattivo umore, alla metà mattinata, ora in cui la gente viaggia al ritmo di una passeggiata in vetture vuote; fino ad arrivare alla sera, quando annoiati si cerca un posto per sedersi anche se per una sola fermata. A quell'ora i corridoi si fanno interminabili, una sequenza infinita di rettilinei in leggera pendenza. Si transita per spazi desolati che portano a stazioni i cui nomi servono perché i grandi fatti storici possano uscire dal proprio contesto, e così ecco via Solferino, Waterloo, Ottavio, Bastia e tante altre.
La metropolitana cambia a seconda delle città, introducendoci di volta in volta in un contesto leggermente differenziato in cui variano aspetti visuali che possono far perdere l'orientamento al passeggero poco attento, come i cambiamenti dei colori, l' "up and down" di Manhattan, o i nastri trasportatori ultraveloci di Montparnasse.
Al passeggero addirittura può capitare di sorprendersi nel trovare cabine di vetro che ricoprono i treni londinesi, piccoli modelli di tecnologia, che sembrano usciti da "2001 Odissea nello spazio".
Tutti questi corridoi, transito dentro il transito, sono non luoghi, se ascoltiamo Michel de Certeau quando utilizza questo concetto per definire una sorta di qualità negativa del posto, un' assenza di luogo in sè che ne impone la stessa definizione. Spazi di solitudine, di agitazione individuale e di puro presente senza possibilità di passato né di futuro, spazi in cui non esiste altri che l' individuo e la sua solitudine.
Anche Marc Augé nel 1992 nel suo “I non luoghi. Spazi dell' anonimato”, ha dedicato un capitolo a parte proprio alla metropolitana, dal titolo “Il passeggero sotterraneo” secondo cui è significativo considerare la metropolitana - categoria frutto del mondo contemporaneo - un non luogo per eccellenza.
Raúl Belinchón è nato il 29 novembre 1975 a Valencia, dove vive e lavora.
Nel 2004 si è classificato al terzo post nel World Press Photo Prize/Arts and Entertainment Stories e sempre nel 2004 ha vinto il 1° Premio Fuji Euro Press Photo Awards.
Nel 2004 ha esposto a Murcia, Madrid, Valencia e Berlino.
22
febbraio 2005
Raúl Belinchón – Ciudades subterràneas
Dal 22 febbraio al 10 aprile 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA DAVIDE DI MAGGIO
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì pomeriggio al sabato dalle 10,30 alle 20,30
Vernissage
22 Febbraio 2005, dalle ore 18,30 alle 21,30
Autore