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Rebel Ink
Il prodotto finale è la performance che sta portando il gruppo in tour da più di un anno, in cui Bean One, Marco Klefisch, Rae Martini e gli altri incantano il pubblico, mischiando il lettering tradizionale delle tag e dei bombing a immagini e composizioni calligrafiche dal vivo su un palco
Comunicato stampa
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Rebel ink
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Siamo portati a leggere le ultime tendenze dell’arte di strada (manifesti, sticker, e un’informe aggregato di creatività diffusa) come un’evoluzione del graffiti vandalism, che ha aperto la strada a molte riappropriazioni, perlopiù illecite, dello spazio pubblico.
Con sprezzo verso l’espressività dozzinale dei molti adesivi facili e clipart riciclate che vengono associati al movimento street art, Rebel Ink dimostra come sia possibile perseguire una strada alternativa e elevare il rango artistico delle firme e dei throw up (inferno degli igienisti e dannazione visiva dei benpensanti), svelando al contempo la fase preparatoria, quella più intima, effimera e metodica della produzione vandalica.
Il prodotto finale è la performance che sta portando il gruppo in tour da più di un anno, in cui Bean One, Marco Klefisch, Rae Martini e gli altri incantano il pubblico, mischiando il lettering tradizionale delle tag e dei bombing a immagini e composizioni calligrafiche dal vivo su un palco (con tutte le difficoltà e le gioie dell’esibizione live).
Limata la dimensione vandalica (i tre sono stati per anni separatamente e in modo diverso al top della scena del writing milanese) possono focalizzare l’attenzione su quelli che ne sono i presupposti fondamentali: lo studio di lettere originali e il loro perfezionamento, l’azione, l’utilizzo creativo dei materiali (le bombolette spray nascono come strumenti del carrozziere, i pennarelli da tre centimetri non sono sicuramente pensati per gli spigoli delle lettere gotiche, né i produttori di Letraset li avrebbero mai immaginati sulle tele di Marco Klefisch).
Anni di evoluzione non sono riusciti ad affrancarli dalla schiavitù delle lettere, il cerchio all’interno del quale ogni writer è costretto a danzare: anche le più astratte opere di Rae Martini conservano continui riferimenti ai caratteri tipografici e così alla fase precedente del suo lavoro,
I tre artisti, pur diversissimi tra loro, si rincorrono in un giro di citazioni che investe le avanguardie degli anni Venti e l’espressionismo astratto, elaborando con estrema maturità i modi, le tecniche e i materiali da writer: il risultato è una serie di tele che non ha più alcuna affinità con gli stereotipi da “artista del graffito”, e dimostra invece la raffinatezza e l’eleganza del grafico professionista.
Distanti dalla cultura accademica, dimostrano di avere una capacità di osservazione fuori dal comune, e la precisione senza esitazioni di chi si è allenato per anni per strada, dove l’errore non è ammesso.
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Bean One
Bean, probabilmente il writer italiano con la calligrafia migliore, diede vita al progetto Rebel Ink alcuni anni fa, con l’intento di valorizzare la scrittura all’interno del writing, formalizzando un’inedita idea estetica della firma.
Da qui nasce l’idea (prima e unica nel suo genere) di una performance che fonde calligrafia, writing ed illustrazione, finalizzata alla diffusione di queste tre arti attraverso l’esecuzione dal vivo.
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Marco Klefisch
Klefisch, tra i migliori praticanti del wildstyle milanese,
ha dimostrato per anni di saper costruire lettere intricatissime pur attenendosi a una logica funzionale. Riempì Milano di adesivi con il nome della sua crew, quando gli sticker erano usati solo dalle band musicali underground. Ora si occupa di grafica.
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Rae Martini
Rae, con un buon curriculum espositivo e una street fame ancora migliore, ha visto tutte le generazioni del writing italiano, rielaborando in modo personale lo stile di New York e riuscendo infine ad approdare a uno stile più istintivo e meno calcolatore, che sente molto vicino all’espressionismo astratto.
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Siamo portati a leggere le ultime tendenze dell’arte di strada (manifesti, sticker, e un’informe aggregato di creatività diffusa) come un’evoluzione del graffiti vandalism, che ha aperto la strada a molte riappropriazioni, perlopiù illecite, dello spazio pubblico.
Con sprezzo verso l’espressività dozzinale dei molti adesivi facili e clipart riciclate che vengono associati al movimento street art, Rebel Ink dimostra come sia possibile perseguire una strada alternativa e elevare il rango artistico delle firme e dei throw up (inferno degli igienisti e dannazione visiva dei benpensanti), svelando al contempo la fase preparatoria, quella più intima, effimera e metodica della produzione vandalica.
Il prodotto finale è la performance che sta portando il gruppo in tour da più di un anno, in cui Bean One, Marco Klefisch, Rae Martini e gli altri incantano il pubblico, mischiando il lettering tradizionale delle tag e dei bombing a immagini e composizioni calligrafiche dal vivo su un palco (con tutte le difficoltà e le gioie dell’esibizione live).
Limata la dimensione vandalica (i tre sono stati per anni separatamente e in modo diverso al top della scena del writing milanese) possono focalizzare l’attenzione su quelli che ne sono i presupposti fondamentali: lo studio di lettere originali e il loro perfezionamento, l’azione, l’utilizzo creativo dei materiali (le bombolette spray nascono come strumenti del carrozziere, i pennarelli da tre centimetri non sono sicuramente pensati per gli spigoli delle lettere gotiche, né i produttori di Letraset li avrebbero mai immaginati sulle tele di Marco Klefisch).
Anni di evoluzione non sono riusciti ad affrancarli dalla schiavitù delle lettere, il cerchio all’interno del quale ogni writer è costretto a danzare: anche le più astratte opere di Rae Martini conservano continui riferimenti ai caratteri tipografici e così alla fase precedente del suo lavoro,
I tre artisti, pur diversissimi tra loro, si rincorrono in un giro di citazioni che investe le avanguardie degli anni Venti e l’espressionismo astratto, elaborando con estrema maturità i modi, le tecniche e i materiali da writer: il risultato è una serie di tele che non ha più alcuna affinità con gli stereotipi da “artista del graffito”, e dimostra invece la raffinatezza e l’eleganza del grafico professionista.
Distanti dalla cultura accademica, dimostrano di avere una capacità di osservazione fuori dal comune, e la precisione senza esitazioni di chi si è allenato per anni per strada, dove l’errore non è ammesso.
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Bean One
Bean, probabilmente il writer italiano con la calligrafia migliore, diede vita al progetto Rebel Ink alcuni anni fa, con l’intento di valorizzare la scrittura all’interno del writing, formalizzando un’inedita idea estetica della firma.
Da qui nasce l’idea (prima e unica nel suo genere) di una performance che fonde calligrafia, writing ed illustrazione, finalizzata alla diffusione di queste tre arti attraverso l’esecuzione dal vivo.
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Marco Klefisch
Klefisch, tra i migliori praticanti del wildstyle milanese,
ha dimostrato per anni di saper costruire lettere intricatissime pur attenendosi a una logica funzionale. Riempì Milano di adesivi con il nome della sua crew, quando gli sticker erano usati solo dalle band musicali underground. Ora si occupa di grafica.
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Rae Martini
Rae, con un buon curriculum espositivo e una street fame ancora migliore, ha visto tutte le generazioni del writing italiano, rielaborando in modo personale lo stile di New York e riuscendo infine ad approdare a uno stile più istintivo e meno calcolatore, che sente molto vicino all’espressionismo astratto.
12
aprile 2005
Rebel Ink
12 aprile 2005
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
READY-MADE
Milano, Foro Buonaparte, 44A, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 44A, (Milano)
Vernissage
12 Aprile 2005, ore 19
Sito web
www.fatbombers.com
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