Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Rebirth|Rebuild
Cinque artisti differenti entrano in dialogo con il contesto spaziale, trascinando con sé tutta la specificità dei loro linguaggi, sovrapponendosi alla peculiarità cromatica dell’ambiente espositivo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugura sabato 24 maggio alle ore 19.00, negli spazi del Beluga art project space di Rutigliano
diretto da Elisabetta Longo, la collettiva di arte contemporanea Rebirth|Rebuild, a cura di
Elisabetta Longo con intervento critico di Giuliana Schiavone. Sono cinque gli artisti coinvolti nel
progetto: Francesco Barbieri, Pierluca Cetera, Gianmaria Giannetti, Arianna Loscialpo, Irene
Petrafesa, i cui lavori resteranno in esposizione sino al 23 giugno.
Rebirth/Rebuild. È questo il titolo della mostra promossa dal Beluga gallery che conferma
attraverso questa iniziativa la sua linea di promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea
e dei suoi linguaggi. Rinascita e ricostruzione, i poli dalla cui alternanza scaturisce il procedere
universale dell’arte, rappresentano i due estremi concettuali entro cui si sviluppa il senso di
questa collettiva. La vita culturale è costellata da infinite rinascite e rinascenze, di fini e altrettanti
inizi, in cui l’arte, puntualmente, nel tempo intermedio dell’attesa, si dedica a un recupero della
sua essenza, dei suoi mezzi linguistici e della sua storia, riprendendo contatto con la matericità
e con la consapevolezza di ciò che è stato, come se questa integrazione ideologica delle radici
fosse necessaria per progredire, e la preesistenza fosse matrice della persistenza storica. Si
potrebbe affermare che al rebirthing artistico corrisponda spesso un’operazione di rebuilding, una
ricostruzione genetica e creativa della propria identità che passa necessariamente attraverso la
gestualità.
Cinque artisti differenti entrano così in dialogo con il contesto spaziale, trascinando con sé
tutta la specificità dei loro linguaggi, sovrapponendosi alla peculiarità cromatica dell’ambiente
espositivo. Qui il rebuilding è un processo di ridefinizione reciproca basato su una libera dialettica
con lo spazio e con le storie veicolate dalle opere perché l’arte ridefinisce assetti, riqualifica
spazi e funzioni, e si sviluppa attraverso il confronto con l’alterità. Siamo tutti più o meno
consapevolmente immersi in un’attività di rebuilding della nostra epoca, e la percezione della
continuità tra i momenti del nostro vissuto passa attraverso un’interpretazione delle strutture
spazio-temporali in cui siamo chiamati a operare.
Tra costruzione e dissolvimento sembrano sospese le dimensioni di Irene Petrafesa, come storie
perennemente in bilico, in attesa di essere raccontate, esistite da sempre e ambientate in luoghi
in cui l’identità spesso naufraga in sequenze visive emblematiche di una precarietà esistenziale.
Il soggetto si lascia assorbire dallo sfondo morbido e ovattato delle composizioni, nel lento
procedere all’interno della nebulosa dell’anima. Se potessimo udire queste voci, il suono che
percepiremmo sarebbe fatto di silenzio rotto dalle stesure cromatiche che si sedimentano una
sull’altra come memoria, in cui di tanto in tanto si insinua il segno, frutto di una gestualità rapida,
istintiva com’è la sopravvivenza.
Nel tempo e nello spazio della sospensione che precede ogni rebirthing si collocano i soggetti
femminili al centro della riflessione di Pierluca Cetera. Non figure oziose e omologate nelle
epidermidi contro i fondali statici della mise en scène di contraddizioni sociologiche, così
care all’artista pugliese, ma ritratti femminili, profili, volti in cui l’atteggiamento e il dettaglio
superficiale sono proiezione di un’interiorità peculiare, come scansioni psichiche che emergono
dallo sfondo e allo sfondo ritornano, stratigrafie dell’anima, i cui i sedimenti sono leggibili in
controluce. Più che osservare lo spettatore esse indugiano, talvolta con le palpebre socchiuse,
e la loro memoria scava e restituisce visioni, frutto di una fisionomia cognitiva ed emozionale
autonoma. Soggette a un continuo rebuilding sono invece quelle terre di nessuno riprodotte
da Francesco Barbieri, ubicate nelle periferie urbane, dimensioni liminari in cui passato e
ipotetico futuro sembrano coincidere. Paesaggi industriali, urbani, tunnel, infrastrutture e aree
ferroviarie appaiono catturati in tratti rapidi e sfuggenti, in passaggi cromatici di grande impatto.
La complessità dei meccanismi urbani è espressa dalla sovrapposizione dei segni comunicativi, e,
sebbene manchino tracce identitarie che alludano direttamente all’uomo e ai suoi umori, a parlare
della storia collettiva e dell’alienazione del singolo è la sola cultura materiale. Può accadere, poi,
che una smaterializzazione ludica delle coordinate spazio-temporali ricrei ambienti immaginari
ma non troppo come quelli di Gianmaria Giannetti: composizioni in cui il dove è perennemente
ricostruito a ogni sguardo, come visione da recuperare, fissare in equilibri sempre nuovi e
mutevoli di colori e forme, in quel segno singolare che mette insieme identità antropomorfe e
bidimensionali, masticate e immediatamente rigettate, come scatti fotografici spontanei sotto il
profilo cromatico, efficaci nella loro adesione a una logica dell’assurdo che tenta di interpretare
una contingenza che non si farebbe cogliere altrimenti. Infine, attinge dalla realtà fenomenica
Arianna Loscialpo per elaborare entità singolari, tormentate ed ermetiche nella forma materiale
e psichica, eppure autonome, perfettamente in grado di palesare la propria condizione, come
emerse da un caos indistinto e già sulla via del ritorno a quell’archetipo che le ha generate: esse
sono e non sono più in un certo senso, perse nella ricerca di un equilibrio con l’altro, con il Sé e lo
spazio.
Rebirth|Rebuild
Mostra di arte contemporanea
Artisti: Francesco Barbieri/Pierluca Cetera/
Gianmaria Giannetti/ Arianna Loscialpo/ Irene Petrafesa
A cura di: Elisabetta Longo
Testo critico: Giuliana Schiavone
Sede espositiva: Beluga art project space via Magenta 1 - Rutigliano (Ba)
Opening: sabato 24 maggio ore 19.00
Durata: dal 24 maggio al 23 giugno 2014
Orari: apertura 18-20.30 chiuso la domenica e giorni festivi
Ufficio Stampa: ufficiostampa.beluga@gmail.com
Info: e-mail artgallery.beluga@gmail.com; cell 347 549 51 88
diretto da Elisabetta Longo, la collettiva di arte contemporanea Rebirth|Rebuild, a cura di
Elisabetta Longo con intervento critico di Giuliana Schiavone. Sono cinque gli artisti coinvolti nel
progetto: Francesco Barbieri, Pierluca Cetera, Gianmaria Giannetti, Arianna Loscialpo, Irene
Petrafesa, i cui lavori resteranno in esposizione sino al 23 giugno.
Rebirth/Rebuild. È questo il titolo della mostra promossa dal Beluga gallery che conferma
attraverso questa iniziativa la sua linea di promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea
e dei suoi linguaggi. Rinascita e ricostruzione, i poli dalla cui alternanza scaturisce il procedere
universale dell’arte, rappresentano i due estremi concettuali entro cui si sviluppa il senso di
questa collettiva. La vita culturale è costellata da infinite rinascite e rinascenze, di fini e altrettanti
inizi, in cui l’arte, puntualmente, nel tempo intermedio dell’attesa, si dedica a un recupero della
sua essenza, dei suoi mezzi linguistici e della sua storia, riprendendo contatto con la matericità
e con la consapevolezza di ciò che è stato, come se questa integrazione ideologica delle radici
fosse necessaria per progredire, e la preesistenza fosse matrice della persistenza storica. Si
potrebbe affermare che al rebirthing artistico corrisponda spesso un’operazione di rebuilding, una
ricostruzione genetica e creativa della propria identità che passa necessariamente attraverso la
gestualità.
Cinque artisti differenti entrano così in dialogo con il contesto spaziale, trascinando con sé
tutta la specificità dei loro linguaggi, sovrapponendosi alla peculiarità cromatica dell’ambiente
espositivo. Qui il rebuilding è un processo di ridefinizione reciproca basato su una libera dialettica
con lo spazio e con le storie veicolate dalle opere perché l’arte ridefinisce assetti, riqualifica
spazi e funzioni, e si sviluppa attraverso il confronto con l’alterità. Siamo tutti più o meno
consapevolmente immersi in un’attività di rebuilding della nostra epoca, e la percezione della
continuità tra i momenti del nostro vissuto passa attraverso un’interpretazione delle strutture
spazio-temporali in cui siamo chiamati a operare.
Tra costruzione e dissolvimento sembrano sospese le dimensioni di Irene Petrafesa, come storie
perennemente in bilico, in attesa di essere raccontate, esistite da sempre e ambientate in luoghi
in cui l’identità spesso naufraga in sequenze visive emblematiche di una precarietà esistenziale.
Il soggetto si lascia assorbire dallo sfondo morbido e ovattato delle composizioni, nel lento
procedere all’interno della nebulosa dell’anima. Se potessimo udire queste voci, il suono che
percepiremmo sarebbe fatto di silenzio rotto dalle stesure cromatiche che si sedimentano una
sull’altra come memoria, in cui di tanto in tanto si insinua il segno, frutto di una gestualità rapida,
istintiva com’è la sopravvivenza.
Nel tempo e nello spazio della sospensione che precede ogni rebirthing si collocano i soggetti
femminili al centro della riflessione di Pierluca Cetera. Non figure oziose e omologate nelle
epidermidi contro i fondali statici della mise en scène di contraddizioni sociologiche, così
care all’artista pugliese, ma ritratti femminili, profili, volti in cui l’atteggiamento e il dettaglio
superficiale sono proiezione di un’interiorità peculiare, come scansioni psichiche che emergono
dallo sfondo e allo sfondo ritornano, stratigrafie dell’anima, i cui i sedimenti sono leggibili in
controluce. Più che osservare lo spettatore esse indugiano, talvolta con le palpebre socchiuse,
e la loro memoria scava e restituisce visioni, frutto di una fisionomia cognitiva ed emozionale
autonoma. Soggette a un continuo rebuilding sono invece quelle terre di nessuno riprodotte
da Francesco Barbieri, ubicate nelle periferie urbane, dimensioni liminari in cui passato e
ipotetico futuro sembrano coincidere. Paesaggi industriali, urbani, tunnel, infrastrutture e aree
ferroviarie appaiono catturati in tratti rapidi e sfuggenti, in passaggi cromatici di grande impatto.
La complessità dei meccanismi urbani è espressa dalla sovrapposizione dei segni comunicativi, e,
sebbene manchino tracce identitarie che alludano direttamente all’uomo e ai suoi umori, a parlare
della storia collettiva e dell’alienazione del singolo è la sola cultura materiale. Può accadere, poi,
che una smaterializzazione ludica delle coordinate spazio-temporali ricrei ambienti immaginari
ma non troppo come quelli di Gianmaria Giannetti: composizioni in cui il dove è perennemente
ricostruito a ogni sguardo, come visione da recuperare, fissare in equilibri sempre nuovi e
mutevoli di colori e forme, in quel segno singolare che mette insieme identità antropomorfe e
bidimensionali, masticate e immediatamente rigettate, come scatti fotografici spontanei sotto il
profilo cromatico, efficaci nella loro adesione a una logica dell’assurdo che tenta di interpretare
una contingenza che non si farebbe cogliere altrimenti. Infine, attinge dalla realtà fenomenica
Arianna Loscialpo per elaborare entità singolari, tormentate ed ermetiche nella forma materiale
e psichica, eppure autonome, perfettamente in grado di palesare la propria condizione, come
emerse da un caos indistinto e già sulla via del ritorno a quell’archetipo che le ha generate: esse
sono e non sono più in un certo senso, perse nella ricerca di un equilibrio con l’altro, con il Sé e lo
spazio.
Rebirth|Rebuild
Mostra di arte contemporanea
Artisti: Francesco Barbieri/Pierluca Cetera/
Gianmaria Giannetti/ Arianna Loscialpo/ Irene Petrafesa
A cura di: Elisabetta Longo
Testo critico: Giuliana Schiavone
Sede espositiva: Beluga art project space via Magenta 1 - Rutigliano (Ba)
Opening: sabato 24 maggio ore 19.00
Durata: dal 24 maggio al 23 giugno 2014
Orari: apertura 18-20.30 chiuso la domenica e giorni festivi
Ufficio Stampa: ufficiostampa.beluga@gmail.com
Info: e-mail artgallery.beluga@gmail.com; cell 347 549 51 88
24
maggio 2014
Rebirth|Rebuild
Dal 24 maggio al 23 giugno 2014
arte contemporanea
Location
BELUGA ART PROJECT SPACE
Rutigliano, Via Magenta, 1, (Bari)
Rutigliano, Via Magenta, 1, (Bari)
Orario di apertura
18-20.30 chiuso la domenica e giorni festivi
Vernissage
24 Maggio 2014, ore 19
Autore
Curatore