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Regina o l’avanguardia mentale
Le sue sculture scelgono l’alluminio (per le -aereosculture futuriste), il gesso, oppure materiali eterogenei che a volte sembrano una poetica anticipazione dell’arte pop, sempre accompagnati da disegni a penna e matita che inseguono e definiscono l’ininterrotta ricerca di una spazialità rigorosa ed essenziale, finche’ proprio negli anni ’50 Regina incontra una materia particolarmente congeniale, il plexiglas, la resina sintetica che diventerà forse la sua preferita, anche se non abbandona mai l’amato ferro.
Comunicato stampa
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Regina (Regina Cassola, in arte soltanto Regina, moglie dal 1921 del pittore valtellinese Luigi Bracchi, figurativo lui, tesa sempre alla forma astratta, alle leggi del movimento plastico lei) e' stata una delle maggiori interpreti del percorso che dal secondo futurismo arriva all'astrattismo nell'arte italiana, giustificando il giudizio di Carlo Belloli che la pone senza esitazione tra le -creatrici plastiche dell'avanguardia contemporanea-; ed e' in buona compagnia, visto che lo stesso critico la colloca accanto a Sonia Delaunay , a Olga Rosanova, a Natalia Gončarova.
Fu Marinetti a coinvolgerla nella seconda ondata del futurismo, anche se - come dichiaro' lei stessa - «Nel futurismo sono stata sempre autonoma e cioe' ho lavorato secondo la vera essenza del futurismo, tanto che possono essere futuriste anche le mie ultime opere». A questo primo periodo, dal 1932 al 1942, che coincide con la partecipazione a tutte le Biennali (presenza che si conclude quando l'invito a parteciparvi si accompagna alla richiesta di stare -rigorosamente- al tema fascista) segue nel dopoguerra il naturale incontro con gli artisti del movimento milanese del m.a.c (movimento arte concreta). Presentando una collettiva del movimento, Gillo Dorfles chiariva bene il significato di quell'aggettivo, il concretismo che ne derivava: era ricerca di forme pure, primordiali, da porre alla base del dipinto e della scultura e non -astrazione- di oggetti già noti. I -concretisti- dunque provano ormai stanchezza per le figurazioni naturalistiche senza pero' annullare il compito figurativo che spetta alla pittura e alla plastica. Con uguale lucidità critica, non appannata dalla lunga consuetudine affettiva, anche Luigi Bracchi, nel 1951, tocca in profondità il linguaggio di Regina, che si delinea di scultura in scultura: « Tutta l'arte di Regina - anche laddove il fattore geometrico puo' sembrare preponderante - non e' mai il frutto di una gratuita speculazione matematica, ma il risultato concreto di un'osservazione attenta dei fenomeni che sono alla base d'ogni elemento formativo della natura».
Le sue sculture scelgono l'alluminio (per le -aereosculture futuriste), il gesso, oppure materiali eterogenei che a volte sembrano una poetica anticipazione dell'arte pop, sempre accompagnati da disegni a penna e matita che inseguono e definiscono l'ininterrotta ricerca di una spazialità rigorosa ed essenziale, finche' proprio negli anni '50 Regina incontra una materia particolarmente congeniale, il plexiglas, la resina sintetica che diventerà forse la sua preferita, anche se non abbandona mai l'amato ferro (Struttura, 1950, Terra-luna, 1955). L'importante e' non rinunciare alla sua attitudine di fondo, a quell' -avanguardia mentale- che per Vanni Scheiwiller era la sua vera cifra e che Regina definiva cosi': «I miei pensieri non sono mai fissi, sono sempre disposta a cambiare opinione» . Se dunque -guardare e pensare- era il suo motto, si puo' dire che l'ha realizzato e vissuto in un'opera che alla distanza riacquista ancor piu' valore e pregio, la conferma come una vera grande artista del -900 italiano.
La mostra si configura come un primo omaggio, l'apertura di un nuovo discorso, attraverso la scelta di esporre 50 disegni, sculture e ritratti di Regina dipinti dal marito, Luigi Bracchi (1892-1978).
Laura Novati, Ottobre 2008
Fu Marinetti a coinvolgerla nella seconda ondata del futurismo, anche se - come dichiaro' lei stessa - «Nel futurismo sono stata sempre autonoma e cioe' ho lavorato secondo la vera essenza del futurismo, tanto che possono essere futuriste anche le mie ultime opere». A questo primo periodo, dal 1932 al 1942, che coincide con la partecipazione a tutte le Biennali (presenza che si conclude quando l'invito a parteciparvi si accompagna alla richiesta di stare -rigorosamente- al tema fascista) segue nel dopoguerra il naturale incontro con gli artisti del movimento milanese del m.a.c (movimento arte concreta). Presentando una collettiva del movimento, Gillo Dorfles chiariva bene il significato di quell'aggettivo, il concretismo che ne derivava: era ricerca di forme pure, primordiali, da porre alla base del dipinto e della scultura e non -astrazione- di oggetti già noti. I -concretisti- dunque provano ormai stanchezza per le figurazioni naturalistiche senza pero' annullare il compito figurativo che spetta alla pittura e alla plastica. Con uguale lucidità critica, non appannata dalla lunga consuetudine affettiva, anche Luigi Bracchi, nel 1951, tocca in profondità il linguaggio di Regina, che si delinea di scultura in scultura: « Tutta l'arte di Regina - anche laddove il fattore geometrico puo' sembrare preponderante - non e' mai il frutto di una gratuita speculazione matematica, ma il risultato concreto di un'osservazione attenta dei fenomeni che sono alla base d'ogni elemento formativo della natura».
Le sue sculture scelgono l'alluminio (per le -aereosculture futuriste), il gesso, oppure materiali eterogenei che a volte sembrano una poetica anticipazione dell'arte pop, sempre accompagnati da disegni a penna e matita che inseguono e definiscono l'ininterrotta ricerca di una spazialità rigorosa ed essenziale, finche' proprio negli anni '50 Regina incontra una materia particolarmente congeniale, il plexiglas, la resina sintetica che diventerà forse la sua preferita, anche se non abbandona mai l'amato ferro (Struttura, 1950, Terra-luna, 1955). L'importante e' non rinunciare alla sua attitudine di fondo, a quell' -avanguardia mentale- che per Vanni Scheiwiller era la sua vera cifra e che Regina definiva cosi': «I miei pensieri non sono mai fissi, sono sempre disposta a cambiare opinione» . Se dunque -guardare e pensare- era il suo motto, si puo' dire che l'ha realizzato e vissuto in un'opera che alla distanza riacquista ancor piu' valore e pregio, la conferma come una vera grande artista del -900 italiano.
La mostra si configura come un primo omaggio, l'apertura di un nuovo discorso, attraverso la scelta di esporre 50 disegni, sculture e ritratti di Regina dipinti dal marito, Luigi Bracchi (1892-1978).
Laura Novati, Ottobre 2008
16
novembre 2008
Regina o l’avanguardia mentale
Dal 16 novembre al 30 dicembre 2008
arte contemporanea
Location
SOLARIA ARTE
Piacenza, Via Roma, 99, (Piacenza)
Piacenza, Via Roma, 99, (Piacenza)
Orario di apertura
10.30-12.30 / 16-19.30, chiuso lunedi e giovedi pomeriggio
Vernissage
29 Novembre 2008, ore 18
Autore