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Remigio Butera (1903 -1968)
Mostra retrospettiva monografica dedicata al pittore Remigio Butera (1903-1968). Saranno esposte una ventina di opere (ritratti, nudi, paesaggi e nature morte), molte di queste già esposte tra anni trenta e cinquanta alle Biennali di Venezia e ad altre importanti e storiche esposizioni. Presso la Provvederia di Mestre (Via Torre Belfredo, 1)
Comunicato stampa
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L’esposizione, organizzata dall’Associazione Artecultura Veneta con il patrocinio del Comune di Venezia e curata da Marco Dolfin, è una retrospettiva monografica dedicata al pittore Remigio Butera (1903 – 1968).
Artista di origine siciliana, nato nel 1903 ad Agrigento, si trasferisce negli anni venti a Venezia per studiare all’Accademia di Belle Arti, dove presto viene nominato assistente di Virgilio Guidi, pittore da cui apprenderà l’importanza della luce e la sintesi del gesto pittorico. Dopo una serie di provvisori trasferimenti per ricoprire il ruolo di Docente di Accademia, tra Napoli e Palermo, si stabilisce definitivamente nella città lagunare, in cui, pur nella sua indole solitaria ed introversa, incomincia e mietere successi esponendo a numerose edizioni de La Biennale di Venezia (1930-1936 -1938-1950-1952) e diventando Professore di Pittura presso l’Istituto d’Arte. La sua fama non è pero ristretta alla sola laguna, ed egli oltre a partecipare ad altre prestigiose esposizioni di carattere nazionale come le Quadriennali di Roma (1948-1951/52-1955/56-1959/60), ottiene numerosi premi tra cui il Primo Premio alla Mostra Riviera del Brenta (1948), il Premio Regione Sicilia alla mostra del Premio Michetti (1954) o il Premio Acquisto alla Mostra Nazionale del Premio Maggio di Bari (1957), solo per citarne alcuni.
Trasferitosi in terraferma, dove prende parte in qualità di giurato e artista invitato in numerose edizioni storiche del Premio Mestre di Pittura, l’artista dopo un periodo di malattia che lo aveva costretto in un silenzioso isolamento scompare nel 1968.
La pittura di Butera, aldilà dell’innegabile influenza guidiana, sembra non assumere mai il sensuale colorismo veneto, ma secondo un naturale istinto atavico la luce dei suoi quadri rimane quella siciliana, anche nel raffigurare i paesaggi lagunari o le vedute dell’entroterra veneto, luoghi desolati che vengono descritti attraverso sintetiche ed aride pennellate i cui più evidenti riferimenti vanno da Cézanne a Rosai. Sospese in un clima metafisico sono le sue nature morte, mentre dominati da un’efficace resa psicologica sono i suoi ritratti da cui emerge con forza una vibrante interiorità poetica.
Purtroppo oggi, come accaduto per molti altri artisti, la figura di Butera è stata quasi completamente dimenticata dalla critica, tanto che il suo nome risulta spesso ignoto al grande pubblico, ma anche agli addetti del settore, come galleristi e collezionisti.
La mostra propone una selezione di una ventina di opere dell’artista: paesaggi, ritratti, nudi, nature morte, attraverso un percorso cronologico che bene rappresenta la maturazione stilistica dell’autore dalla fine degli anni venti agli anni sessanta. Tra le rarità presentate vi è ad esempio il Ritratto di Luigi Tito, figlio di Ettore Tito, la prima opera che Butera espose alla Biennale di Venezia nel 1930, e non più esposta dopo di allora, o gli imponenti nudi femminili che l’artista dipinse negli anni trenta.
Si tratta di dipinti provenienti da collezioni private e gallerie, molti dei quali rappresentano opere fondamentali nella produzione artistica del pittore, come ad esempio gli storici lavori già esposti alle Biennali di Venezia, alle mostre del Sindacato Fascista di Milano o alle Collettive della Bevilacqua La Masa.
La mostra è accompagnata da un catalogo curato da Marco Dolfin (coordinamento scientifico di Denise Vianello), contenente un saggio storico sull’artista, un’antologia critica e le schede di tutte le opere esposte.
Artista di origine siciliana, nato nel 1903 ad Agrigento, si trasferisce negli anni venti a Venezia per studiare all’Accademia di Belle Arti, dove presto viene nominato assistente di Virgilio Guidi, pittore da cui apprenderà l’importanza della luce e la sintesi del gesto pittorico. Dopo una serie di provvisori trasferimenti per ricoprire il ruolo di Docente di Accademia, tra Napoli e Palermo, si stabilisce definitivamente nella città lagunare, in cui, pur nella sua indole solitaria ed introversa, incomincia e mietere successi esponendo a numerose edizioni de La Biennale di Venezia (1930-1936 -1938-1950-1952) e diventando Professore di Pittura presso l’Istituto d’Arte. La sua fama non è pero ristretta alla sola laguna, ed egli oltre a partecipare ad altre prestigiose esposizioni di carattere nazionale come le Quadriennali di Roma (1948-1951/52-1955/56-1959/60), ottiene numerosi premi tra cui il Primo Premio alla Mostra Riviera del Brenta (1948), il Premio Regione Sicilia alla mostra del Premio Michetti (1954) o il Premio Acquisto alla Mostra Nazionale del Premio Maggio di Bari (1957), solo per citarne alcuni.
Trasferitosi in terraferma, dove prende parte in qualità di giurato e artista invitato in numerose edizioni storiche del Premio Mestre di Pittura, l’artista dopo un periodo di malattia che lo aveva costretto in un silenzioso isolamento scompare nel 1968.
La pittura di Butera, aldilà dell’innegabile influenza guidiana, sembra non assumere mai il sensuale colorismo veneto, ma secondo un naturale istinto atavico la luce dei suoi quadri rimane quella siciliana, anche nel raffigurare i paesaggi lagunari o le vedute dell’entroterra veneto, luoghi desolati che vengono descritti attraverso sintetiche ed aride pennellate i cui più evidenti riferimenti vanno da Cézanne a Rosai. Sospese in un clima metafisico sono le sue nature morte, mentre dominati da un’efficace resa psicologica sono i suoi ritratti da cui emerge con forza una vibrante interiorità poetica.
Purtroppo oggi, come accaduto per molti altri artisti, la figura di Butera è stata quasi completamente dimenticata dalla critica, tanto che il suo nome risulta spesso ignoto al grande pubblico, ma anche agli addetti del settore, come galleristi e collezionisti.
La mostra propone una selezione di una ventina di opere dell’artista: paesaggi, ritratti, nudi, nature morte, attraverso un percorso cronologico che bene rappresenta la maturazione stilistica dell’autore dalla fine degli anni venti agli anni sessanta. Tra le rarità presentate vi è ad esempio il Ritratto di Luigi Tito, figlio di Ettore Tito, la prima opera che Butera espose alla Biennale di Venezia nel 1930, e non più esposta dopo di allora, o gli imponenti nudi femminili che l’artista dipinse negli anni trenta.
Si tratta di dipinti provenienti da collezioni private e gallerie, molti dei quali rappresentano opere fondamentali nella produzione artistica del pittore, come ad esempio gli storici lavori già esposti alle Biennali di Venezia, alle mostre del Sindacato Fascista di Milano o alle Collettive della Bevilacqua La Masa.
La mostra è accompagnata da un catalogo curato da Marco Dolfin (coordinamento scientifico di Denise Vianello), contenente un saggio storico sull’artista, un’antologia critica e le schede di tutte le opere esposte.
15
febbraio 2020
Remigio Butera (1903 -1968)
Dal 15 febbraio al primo marzo 2020
arte moderna
Location
SEDI VARIE – Venezia
Venezia, (Venezia)
Venezia, (Venezia)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-12.30/ 16-19
Vernissage
15 Febbraio 2020, ore 18, Provvederia di Mestre (Via Torre Belfredo, 1)
Autore
Curatore
Produzione organizzazione
Patrocini