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Remo Gordigiani – Caratteri e visioni
In mostra i collage di Remo Gordigiani, una delle espressioni più alte e qualificanti dell’arte pittorica del novecento pistoiese, quasi tutti inediti ed esposti solo (e solo in parte) nella retrospettiva al Palazzo Fabroni di Pistoia nel 2008.
Comunicato stampa
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Nel primo anniversario della Galleria del Leoncino, proponiamo la personale di un artista che ha segnato indelebilmente il novecento artistico pistoiese, Remo Gordigiani (1926-1991). Le opere proposte fanno parte della serie dei Collage, risultato di una grande sfida: riuscire ad ottenere risultati pittorici di elevata qualità e originalità senza dipingere!
Scrive Remo Gordigiani sul Quaderno dei collages: ‘‘Di recente ho provato nuovo interesse per i collages, da me iniziati nel ’64 e quasi mai esposti, la passione per i quali mi è nata dopo una sofferta malattia da contatto dovuta a colori e solventi, la quale mi ha per sempre allontanato dalla pittura ad olio. Il trauma profondo che ne è seguito ha provocato in me una reazione tale da spingermi a ricercare, ancora una volta nuove possibilità di lavoro che mi permettessero di continuare a sognare con la pittura.’’
Lara Vinca Masini nella presentazione del catalogo Remo Gordigiani, il futuro nel passato, pubblicato in occasione dell’importante retrospettiva al Palazzo Fabroni del 2008 scrive: ‘‘[...] Penso alla sua disperazione, alla sua delusione. Viveva ed ha sempre vissuto per la sua pittura... Ma ha avuto il coraggio, la forza e la volontà di trovare subito una soluzione alternativa: è riuscito a non rinunciare affatto alla pittura; ha solo rinunciato alla tecnica pittorica; oltre al disegno e all’acquerello si è dedicato anima e corpo al collage, che è riuscito, comunque, a trasformare in pittura pura.’’
La direzione artistica della galleria (Domenico Asmone, Franco Cappelli e Silvia Percussi) ha realizzato l'evento grazie alla collaborazione del critico d'arte Siliano Simoncini e alla grande disponibilità di Milvia Zampini (moglie di Remo) concretizzando così il progetto iniziale di poter esporre i collage di Remo Gordigiani: una delle espressioni più alte e qualificanti dell’arte pittorica del novecento pistoiese e che fino ad ora avevamo potuto ammirare solo (e solo in parte) nella bellissima retrospettiva al Palazzo Fabroni di Pistoia nel 2008 promossa dal Centro di Documentazione sull’Arte Moderna e contemporanea pistoiese.
Orientarsi nell’arte
Siliano Simoncini
Parlare di Remo Gordigiani e presentarlo nell’occasione di una mostra per me, oltre ad esser un privilegio, significa ripercorrere un’amicizia e una condivisione d’intenti pedagogici e artistici - siamo stati colleghi all’Istituto d’arte e per anni, abbiamo avuto lo studio insieme - che hanno concesso alla vita momenti felici e scambievole affetto. L’emozione quindi è palese, e in merito alle parole del testo a seguire, ogni tanto, la malinconia e il sentimento potranno incrinarne la “distanza” che comporta scrivere un’esegesi critica. Su un’idea del Centro di Documentazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Pistoiese (oggi non più attivo), nel 2006/2007 fu proposto di dedicare a Gordigiani un’ importante mostra retrospettiva; ipotesi che fu accolta con entusiasmo dall’allora Assessore alla Cultura Giovanni Capecchi e dalla Direttrice dei Musei Civici e di Palazzo Fabroni, Chiara d’Afflitto. Nel 2008 ci fu l’inaugurazione e il successo - di un evento davvero esemplare per l’arte pistoiese - l’auspicato riscontro.
A distanza di sette anni, Milvia Zampini Gordigiani ha accolto la richiesta del Comitato Scientifico della Brigata del Leoncino e del suo Presidente Domenico Asmone, di dedicare a Remo una mostra di collage realizzati dall’artista negli anni Settanta. Un periodo fondamentale di questa esperienza singolare e le opere esposte - davvero di rilevante qualità - ne rendono piena testimonianza.
Remo Gordigiani è stato una tra le personalità artistiche più importanti della città; a suo tempo, per le esposizioni che le gallerie presentavano, non mancava il giudizio positivo del pubblico e della critica come, a livello nazionale, alle sue opere erano assegnati premi di prestigio e ottenevano riconoscimenti da parte dei più ragguardevoli esponenti della cultura artistica. Per Pistoia, Remo Gordigiani era un pittore di successo e personaggio immagine delle giovani generazioni sempre attente agli avvenimenti internazionali che rigeneravano le potenzialità dei linguaggi estetici. Ebbene, una delle componenti fondamentali dello stile di Remo era, per l’appunto, la continua riconversione della ricerca estetica. Una scelta ardua questa e anche rischiosa, che però l’artista è riuscito ogni volta a sublimare con opere d’indubbia qualità fino a quando, per una grave forma di dermatite da contatto, non fu più in grado di lavorare con i colori a olio, gli smalti e a evitare l’uso di solventi. Una condizione frustrante che influenzò in maniera negativa la condizione esistenziale dell’artista e dei suoi familiari. La vita, da quel momento, mostrò con tutta la spietatezza immaginabile, il rovescio della medaglia. Come reagire? A un periodo d’isolamento e di cupo peregrinare nel quotidiano, Remo si rivolse ancora all’arte con la forza d’animo e la dignità di chi non si riconosce sconfitto. Nacquero così i disegni e gli acquerelli sul tema del mare, i nudi, le vedute di Venezia…una serie di opere, in particolare le prime, che offrono un copione nuovo e tecnicamente magistrale. Si palesò allora un rifiorire di energia creativa così palpabile da farsi celebrazione assoluta della forma e del colore, con i 161 collage che Remo realizzò dagli anni Settanta fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1991. Esemplari custoditi nel proprio studio come rari reperti da far vedere a pochi amici soltanto; testimonianza e testamento(?) di un’esistenza dedicata interamente al culto della bellezza e alle sue coordinate: ordine, armonia, perfezione, completezza. Qui allora, è d’obbligo menzionare la grande sensibilità estetica dell’artista Gordigiani; una dote certo per via genetica, ma anche coltivata e attrezzata culturalmente tramite approfondimenti della storia dell’arte, quanto attraverso l’esercizio costante dell’abilità manuale. E a tal proposito, quanto ha disegnato Remo! Quanto ha dipinto, sperimentato e, attraverso l’assiduità della ricerca, con quale entusiasmo ha percorso la straordinaria via del “dipintore”.
Era indispensabile parlare di questo prima di dedicarmi alle opere presenti nella mostra, perché soltanto così il visitatore potrà “penetrare” nell’intimo dell’attimo creativo vissuto dall’artista. In quale modo? Con l’intenzione di lasciarci la “misura” di un fare arte che non è del tempo ma è, nel tempo! Gordigiani, dentro di sé, era consapevole di ciò, ne sono pienamente convinto.
Le opere presenti sono tredici, più altre contenute in una cartella da sfogliare e a disposizione del pubblico. Si tratta di collage realizzati con ritagli di lettere pazientemente ricavati sforbiciando riviste patinate, oltre a “tasselli” di vari colori e textures, sempre sapientemente ricavati per forma e chiaroscuro, come singole unità euritmiche in grado di corrispondere, sul momento e come “pennellate”, alla volontà dell’artista durante l’esecuzione dell’insieme armonico costituito dal collage. Quando andavo a trovarlo ero affascinato nel vedere i contenitori pieni di colore “ritagliato” - la sistematicità era una prerogativa dell’artista - quanto coinvolto dall’ impeccabilità del modo in cui incollava i “momenti percettivi” delle singole unità, fino a comporre l’immagine nella sua interezza, proprio come si sviluppa un organismo naturale che cresce e si forma ricordando sì il suo passato, ma volto continuamente al transito con l’intenzione di rendere visibile la bellezza della creazione. Collage realizzati nel periodo che va dal 1974 al 1976. Sul retro di ognuno sono accuratamente annotati il numero progressivo, titolo, mese, anno e, naturalmente, firma. Inoltre, è presente la sigla N.S. che Milvia mi ha spiegato essere l’acronimo di Nuovo Studio; ovvero, opere realizzate nei locali posti in via degli Orafi di fronte alla Galleria Vittorio. Sei di queste sono di formato quadrato e presentano al loro interno un cerchio, mentre una rettangolare ne contiene quattro analoghe alle precedenti e quindi, il rapporto forma/formato, è sapientemente espresso dalla staticità e dalla dinamica di figure geometriche perfette nella loro scansione dimensionale, armonica. I titoli sono indicativi e consentono di rendere tangibili il riferimento e l’ispirazione che ha generato l’opera: per analogia Scherzo in giallo e Scherzo in violetto, gli altri sono omaggi all’artista Robert Delaunay e al musicista Claude Debussy e sono la trasposizione emozionale della simultaneità pittorica tipica del primo e delle impressioni musicali del secondo; terminano questo “ciclo” Omaggio alla luna e Fasi lunari. Si tratta di collage realizzati con caratteri tipografici di diversa grandezza e colore; di fatto sono la chiara dimostrazione, come dicevo, della perizia tecnica e della grande sensibilità estetica di Gordigiani. Infatti, la disposizione diagonale delle “tessere”, opportunamente tagliate a parallelogramma, ma che presentano le lettere in posizione orizzontale, genera un contrasto ritmico/armonico efficacissimo dell’insieme, a dimostrazione di quanto la grammatica del linguaggio e lo stile dell’artista siano portati a livelli di qualità davvero notevole. Inoltre, la scelta dimensionale a gradiente e la qualità cromatica, è sempre in accordo con il contenuto del soggetto. Una sequenza evocativa di suggestioni, in grado di qualificarsi come un fluido fatto di “polline pittorico” trasportato o dall’arcobaleno, o dalle note, quanto dal lucore lunare e dalle facce mutevoli dello stesso chiaro di luna; per me sono delle poesie visive che esaltano l’inafferrabilità stessa dell’arte. Gli altri cinque collage sono invece realizzati con frammenti essenzialmente privi di lettere e caratterizzati soltanto dalla natura cromatica, chiaroscurale e, soprattutto, dalla loro “sfrangiatura” o dalla nettezza del taglio. Gordigiani, questa volta registra “l’umoralità” di una piazza come quella di San Marco a Venezia - una delle mete predilette da Remo e Milvia - e Mattino, Procuratie, Luci e ombre, Pioggia, ne sono l’efficace trasposizione percettiva e sentimentale. Le opere, compositivamente presentano un orizzonte posto a circa un terzo dell’altezza e quindi generano un rapporto armonico equilibrato (segmento aureo), inoltre la parte della Piazza, è risolto con un effetto di simultaneità spaziale e luminosa. Un vero esercizio di sapienza pittorica che soltanto la tecnica del collage, usata con tale destrezza, poteva consentire all’artista di restituire simile consistenza espressiva. Si percepisce, guardando queste opere, rispettivamente il fresco del mattino veneziano, l’incombente struttura architettonica che abbraccia la piazza, il contrasto tra luci e ombre causato dal sole in alto sull’orizzonte, come l’atmosfera cupa e malinconica della pioggia nella città lagunare. Un omaggio alla città dei sogni, degli innamorati, del vero impossibile, ma anche il luogo in cui hanno dipinto Carpaccio, Lotto, Tiziano, Veronese, Tintoretto…e dove la contemporaneità è presente con la Biennale. Remo e Milvia, non mancavano a quest’appuntamento e lui faceva tesoro sia del passato quanto del presente, quando realizzava i collage. L’ultima opera della mostra è Piccolo atlante, per me uno scrigno rivelatore. Si tratta di un collage realizzato con i caratteri ritagliati - gradazioni preminenti di rosso alla presenza del complementare verde - che, di fatto, sono il manifesto “virtuale” della poetica di Gordigiani. Perché? Il titolo lo suggerisce: l’atlante è un insieme di mappe che descrivono la geografia dei luoghi e allora, parafrasando, Remo ci consegna il suo codice artistico, proprio come una geografia della pura sensibilità, in cui i caratteri, le lettere, costituiscono per noi che ne interpretiamo il significato, la guida per comprenderne il contenuto. Non sono una sorta di punti cardinali dell’arte i suoi 161collage? Gordigiani dunque, con tali opere, ci ha voluto dire che lui sapeva come orientarsi nel coacervo delle esperienze artistiche. Ne era convinto, come lo sono io che l’ho conosciuto quando facevo la quinta elementare e frequentavo il corso preparatorio per iscrivermi all’allora Scuola d’Arte: lui, era il mio ammirato insegnante!
Scrive Remo Gordigiani sul Quaderno dei collages: ‘‘Di recente ho provato nuovo interesse per i collages, da me iniziati nel ’64 e quasi mai esposti, la passione per i quali mi è nata dopo una sofferta malattia da contatto dovuta a colori e solventi, la quale mi ha per sempre allontanato dalla pittura ad olio. Il trauma profondo che ne è seguito ha provocato in me una reazione tale da spingermi a ricercare, ancora una volta nuove possibilità di lavoro che mi permettessero di continuare a sognare con la pittura.’’
Lara Vinca Masini nella presentazione del catalogo Remo Gordigiani, il futuro nel passato, pubblicato in occasione dell’importante retrospettiva al Palazzo Fabroni del 2008 scrive: ‘‘[...] Penso alla sua disperazione, alla sua delusione. Viveva ed ha sempre vissuto per la sua pittura... Ma ha avuto il coraggio, la forza e la volontà di trovare subito una soluzione alternativa: è riuscito a non rinunciare affatto alla pittura; ha solo rinunciato alla tecnica pittorica; oltre al disegno e all’acquerello si è dedicato anima e corpo al collage, che è riuscito, comunque, a trasformare in pittura pura.’’
La direzione artistica della galleria (Domenico Asmone, Franco Cappelli e Silvia Percussi) ha realizzato l'evento grazie alla collaborazione del critico d'arte Siliano Simoncini e alla grande disponibilità di Milvia Zampini (moglie di Remo) concretizzando così il progetto iniziale di poter esporre i collage di Remo Gordigiani: una delle espressioni più alte e qualificanti dell’arte pittorica del novecento pistoiese e che fino ad ora avevamo potuto ammirare solo (e solo in parte) nella bellissima retrospettiva al Palazzo Fabroni di Pistoia nel 2008 promossa dal Centro di Documentazione sull’Arte Moderna e contemporanea pistoiese.
Orientarsi nell’arte
Siliano Simoncini
Parlare di Remo Gordigiani e presentarlo nell’occasione di una mostra per me, oltre ad esser un privilegio, significa ripercorrere un’amicizia e una condivisione d’intenti pedagogici e artistici - siamo stati colleghi all’Istituto d’arte e per anni, abbiamo avuto lo studio insieme - che hanno concesso alla vita momenti felici e scambievole affetto. L’emozione quindi è palese, e in merito alle parole del testo a seguire, ogni tanto, la malinconia e il sentimento potranno incrinarne la “distanza” che comporta scrivere un’esegesi critica. Su un’idea del Centro di Documentazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Pistoiese (oggi non più attivo), nel 2006/2007 fu proposto di dedicare a Gordigiani un’ importante mostra retrospettiva; ipotesi che fu accolta con entusiasmo dall’allora Assessore alla Cultura Giovanni Capecchi e dalla Direttrice dei Musei Civici e di Palazzo Fabroni, Chiara d’Afflitto. Nel 2008 ci fu l’inaugurazione e il successo - di un evento davvero esemplare per l’arte pistoiese - l’auspicato riscontro.
A distanza di sette anni, Milvia Zampini Gordigiani ha accolto la richiesta del Comitato Scientifico della Brigata del Leoncino e del suo Presidente Domenico Asmone, di dedicare a Remo una mostra di collage realizzati dall’artista negli anni Settanta. Un periodo fondamentale di questa esperienza singolare e le opere esposte - davvero di rilevante qualità - ne rendono piena testimonianza.
Remo Gordigiani è stato una tra le personalità artistiche più importanti della città; a suo tempo, per le esposizioni che le gallerie presentavano, non mancava il giudizio positivo del pubblico e della critica come, a livello nazionale, alle sue opere erano assegnati premi di prestigio e ottenevano riconoscimenti da parte dei più ragguardevoli esponenti della cultura artistica. Per Pistoia, Remo Gordigiani era un pittore di successo e personaggio immagine delle giovani generazioni sempre attente agli avvenimenti internazionali che rigeneravano le potenzialità dei linguaggi estetici. Ebbene, una delle componenti fondamentali dello stile di Remo era, per l’appunto, la continua riconversione della ricerca estetica. Una scelta ardua questa e anche rischiosa, che però l’artista è riuscito ogni volta a sublimare con opere d’indubbia qualità fino a quando, per una grave forma di dermatite da contatto, non fu più in grado di lavorare con i colori a olio, gli smalti e a evitare l’uso di solventi. Una condizione frustrante che influenzò in maniera negativa la condizione esistenziale dell’artista e dei suoi familiari. La vita, da quel momento, mostrò con tutta la spietatezza immaginabile, il rovescio della medaglia. Come reagire? A un periodo d’isolamento e di cupo peregrinare nel quotidiano, Remo si rivolse ancora all’arte con la forza d’animo e la dignità di chi non si riconosce sconfitto. Nacquero così i disegni e gli acquerelli sul tema del mare, i nudi, le vedute di Venezia…una serie di opere, in particolare le prime, che offrono un copione nuovo e tecnicamente magistrale. Si palesò allora un rifiorire di energia creativa così palpabile da farsi celebrazione assoluta della forma e del colore, con i 161 collage che Remo realizzò dagli anni Settanta fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1991. Esemplari custoditi nel proprio studio come rari reperti da far vedere a pochi amici soltanto; testimonianza e testamento(?) di un’esistenza dedicata interamente al culto della bellezza e alle sue coordinate: ordine, armonia, perfezione, completezza. Qui allora, è d’obbligo menzionare la grande sensibilità estetica dell’artista Gordigiani; una dote certo per via genetica, ma anche coltivata e attrezzata culturalmente tramite approfondimenti della storia dell’arte, quanto attraverso l’esercizio costante dell’abilità manuale. E a tal proposito, quanto ha disegnato Remo! Quanto ha dipinto, sperimentato e, attraverso l’assiduità della ricerca, con quale entusiasmo ha percorso la straordinaria via del “dipintore”.
Era indispensabile parlare di questo prima di dedicarmi alle opere presenti nella mostra, perché soltanto così il visitatore potrà “penetrare” nell’intimo dell’attimo creativo vissuto dall’artista. In quale modo? Con l’intenzione di lasciarci la “misura” di un fare arte che non è del tempo ma è, nel tempo! Gordigiani, dentro di sé, era consapevole di ciò, ne sono pienamente convinto.
Le opere presenti sono tredici, più altre contenute in una cartella da sfogliare e a disposizione del pubblico. Si tratta di collage realizzati con ritagli di lettere pazientemente ricavati sforbiciando riviste patinate, oltre a “tasselli” di vari colori e textures, sempre sapientemente ricavati per forma e chiaroscuro, come singole unità euritmiche in grado di corrispondere, sul momento e come “pennellate”, alla volontà dell’artista durante l’esecuzione dell’insieme armonico costituito dal collage. Quando andavo a trovarlo ero affascinato nel vedere i contenitori pieni di colore “ritagliato” - la sistematicità era una prerogativa dell’artista - quanto coinvolto dall’ impeccabilità del modo in cui incollava i “momenti percettivi” delle singole unità, fino a comporre l’immagine nella sua interezza, proprio come si sviluppa un organismo naturale che cresce e si forma ricordando sì il suo passato, ma volto continuamente al transito con l’intenzione di rendere visibile la bellezza della creazione. Collage realizzati nel periodo che va dal 1974 al 1976. Sul retro di ognuno sono accuratamente annotati il numero progressivo, titolo, mese, anno e, naturalmente, firma. Inoltre, è presente la sigla N.S. che Milvia mi ha spiegato essere l’acronimo di Nuovo Studio; ovvero, opere realizzate nei locali posti in via degli Orafi di fronte alla Galleria Vittorio. Sei di queste sono di formato quadrato e presentano al loro interno un cerchio, mentre una rettangolare ne contiene quattro analoghe alle precedenti e quindi, il rapporto forma/formato, è sapientemente espresso dalla staticità e dalla dinamica di figure geometriche perfette nella loro scansione dimensionale, armonica. I titoli sono indicativi e consentono di rendere tangibili il riferimento e l’ispirazione che ha generato l’opera: per analogia Scherzo in giallo e Scherzo in violetto, gli altri sono omaggi all’artista Robert Delaunay e al musicista Claude Debussy e sono la trasposizione emozionale della simultaneità pittorica tipica del primo e delle impressioni musicali del secondo; terminano questo “ciclo” Omaggio alla luna e Fasi lunari. Si tratta di collage realizzati con caratteri tipografici di diversa grandezza e colore; di fatto sono la chiara dimostrazione, come dicevo, della perizia tecnica e della grande sensibilità estetica di Gordigiani. Infatti, la disposizione diagonale delle “tessere”, opportunamente tagliate a parallelogramma, ma che presentano le lettere in posizione orizzontale, genera un contrasto ritmico/armonico efficacissimo dell’insieme, a dimostrazione di quanto la grammatica del linguaggio e lo stile dell’artista siano portati a livelli di qualità davvero notevole. Inoltre, la scelta dimensionale a gradiente e la qualità cromatica, è sempre in accordo con il contenuto del soggetto. Una sequenza evocativa di suggestioni, in grado di qualificarsi come un fluido fatto di “polline pittorico” trasportato o dall’arcobaleno, o dalle note, quanto dal lucore lunare e dalle facce mutevoli dello stesso chiaro di luna; per me sono delle poesie visive che esaltano l’inafferrabilità stessa dell’arte. Gli altri cinque collage sono invece realizzati con frammenti essenzialmente privi di lettere e caratterizzati soltanto dalla natura cromatica, chiaroscurale e, soprattutto, dalla loro “sfrangiatura” o dalla nettezza del taglio. Gordigiani, questa volta registra “l’umoralità” di una piazza come quella di San Marco a Venezia - una delle mete predilette da Remo e Milvia - e Mattino, Procuratie, Luci e ombre, Pioggia, ne sono l’efficace trasposizione percettiva e sentimentale. Le opere, compositivamente presentano un orizzonte posto a circa un terzo dell’altezza e quindi generano un rapporto armonico equilibrato (segmento aureo), inoltre la parte della Piazza, è risolto con un effetto di simultaneità spaziale e luminosa. Un vero esercizio di sapienza pittorica che soltanto la tecnica del collage, usata con tale destrezza, poteva consentire all’artista di restituire simile consistenza espressiva. Si percepisce, guardando queste opere, rispettivamente il fresco del mattino veneziano, l’incombente struttura architettonica che abbraccia la piazza, il contrasto tra luci e ombre causato dal sole in alto sull’orizzonte, come l’atmosfera cupa e malinconica della pioggia nella città lagunare. Un omaggio alla città dei sogni, degli innamorati, del vero impossibile, ma anche il luogo in cui hanno dipinto Carpaccio, Lotto, Tiziano, Veronese, Tintoretto…e dove la contemporaneità è presente con la Biennale. Remo e Milvia, non mancavano a quest’appuntamento e lui faceva tesoro sia del passato quanto del presente, quando realizzava i collage. L’ultima opera della mostra è Piccolo atlante, per me uno scrigno rivelatore. Si tratta di un collage realizzato con i caratteri ritagliati - gradazioni preminenti di rosso alla presenza del complementare verde - che, di fatto, sono il manifesto “virtuale” della poetica di Gordigiani. Perché? Il titolo lo suggerisce: l’atlante è un insieme di mappe che descrivono la geografia dei luoghi e allora, parafrasando, Remo ci consegna il suo codice artistico, proprio come una geografia della pura sensibilità, in cui i caratteri, le lettere, costituiscono per noi che ne interpretiamo il significato, la guida per comprenderne il contenuto. Non sono una sorta di punti cardinali dell’arte i suoi 161collage? Gordigiani dunque, con tali opere, ci ha voluto dire che lui sapeva come orientarsi nel coacervo delle esperienze artistiche. Ne era convinto, come lo sono io che l’ho conosciuto quando facevo la quinta elementare e frequentavo il corso preparatorio per iscrivermi all’allora Scuola d’Arte: lui, era il mio ammirato insegnante!
11
aprile 2015
Remo Gordigiani – Caratteri e visioni
Dall'undici aprile al 09 maggio 2015
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL LEONCINO
Pistoia, Via Della Madonna, 45, (Pistoia)
Pistoia, Via Della Madonna, 45, (Pistoia)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 16.30 -19.00
Vernissage
11 Aprile 2015, 17.30
Autore
Curatore