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Renata Pagano – Antologica 1961-2009
Una mostra antologica che si fa corpo, materia, oggetto tangibile di una vita intera, quella di Renata Pagano, vissuta sul filo tra la Realtà e il suo doppio, l’Arte. Circa 100 i lavori esposti, dalle tele figurative dei primi incontri con la pittura degli anni ’60-70 fino alle pitto-sculture e le installazioni degli ultimi anni, in un percorso a ritroso che guiderà il visitatore fin nel profondo dell’animo dell’artista.
Comunicato stampa
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Sabato 24 ottobre alle 17,00, nella magica cornice di Palazzo De Fraja nel Rione Terra di Pozzuoli, viene presentata alla stampa e al pubblico alla presenza del Sindaco del Comune di Pozzuoli, Pasquale Giacobbe e dell’Assessore ai Beni Culturali e Ambientali del Comune di Pozzuoli, Valerio Abussi, la personale di Renata Pagano, “Antologica 1961-2009”. La mostra, introdotta dalla stessa artista insieme con i critici d’arte Rosario Pinto e Violetta Luongo e con il prof. Aniello Montano, è stata organizzata dall’Assessorato a Beni Culturali e Ambientali del Comune di Pozzuoli nell’ambito del progetto “Percorsi Contemporanei” del Rione Terra, e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 8 novembre.
Una mostra antologica che si fa corpo, materia, oggetto tangibile di una vita intera, quella di Renata Pagano, vissuta sul filo tra la Realtà e il suo doppio, l’Arte. Circa 100 i lavori esposti, dalle tele figurative dei primi incontri con la pittura degli anni ’60-70 fino alle pitto-sculture e le installazioni degli ultimi anni, in un percorso a ritroso che guiderà il visitatore fin nel profondo dell’animo dell’artista. Un viaggio, attraverso la materia viva dell’arte, in un luogo dalla forte carica simbolica, il Rione Terra di Pozzuoli, cuore pulsante della Terra appunto, la sua, dei Campi Flegrei, di cui si è nutrita nell’arco di tutto il suo percorso artistico e che ancora una volta l’accoglie come un antro sicuro e misterioso insieme. E’ il richiamo per il visitatore di una moderna Sibilla che scrive i suoi responsi indecifrabili non più sulle foglie degli alberi, ma su bianche tele che aspettano solo di essere riempite di colore, materia, emozione.
Nello spazio fisico di Palazzo De Fraja, la mostra trasporrà il lungo cammino nel tempo dell’artista Renata Pagano. Scrive Violetta Luongo “Quaranta anni di passione, quaranta anni di lavoro, quaranta anni di colore … Una vita trascorsa con i pennelli tra le dita, ogni attimo è momento e testimonianza del suo essere pittrice innanzitutto…” . Dagli anni ’60-70 in cui il Figurativismo prevale.“La Pagano guarda la realtà, da essa si lascia ispirare e impressionare e in essa trova fondamento d’essere. Le pennellate sono larghe, estese e fitte. Il tema della donna, già per la giovanissima diciottenne, comincia ad imporsi al suo immaginario e da esso non si distanzierà mai più, anzi diverrà un marchio sempre più identificativo”, prosegue la Luongo. Agli anni ’80 in cui prende le distanze dal figurativismo e comincia uno studio casuale, istintivo e gestuale sui colori puri. E’ l’approdo all’Informale. Spiega la Luongo, “Si sente l’influenza del ‘dripping’ di Jackson Pollock, basilare del movimento dell’ ‘action painting’ con il suo far sgocciolare e colare il colore direttamente sui supporti, è questo per l’artista un momento importante, il colore diverrà il suo linguaggio e le luci, da esso filtrate e vibrate, saranno le sue parole: oli, vernici, chine e quant’altro divengono i mezzi espressivi ed empatici con i quali la Pagano racconta di sé.”. Fino all’incontro fondamentale nella carriera artistica della Pagano con Franco Solmi, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, che le presenta la mostra “Miti e leggende dei Campi Flegrei”, in un percorso che la riconduce attraverso le tematiche letterarie della mitologia greco-romana, al richiamo ancestrale, sulfureo, della terra flegrea, che si concretizza nell’introduzione di una nuova materia sulle sue tele, la segatura. A questo punto l’energia pittorica di Renata Pagano raggiunge una consapevolezza e un’identità assolutamente individuali e autonome. L’artista è ora libera di sperimentare. E’ il momento dell’utilizzo e dell’assemblaggio di materiali di risulta come i pezzi anatomici di manichini. Racconta ancora Violetta Luongo,“nascono le Pitto-sculture. Nella serie degli urli, Pagano scandaglia e mette in risalto tematiche attuali e scottanti soprattutto legate al sempre presente mondo femminile: la violenza, lo stupro, la lotta, in cui non bastano i volti urlanti, i colori forti e abbaglianti, le pennellate graffianti e taglienti ma si tocca il vertice con l’aggiunta di braccia che, non più contenute, fuoriescono dalla tela gesticolando e urlando la loro rabbia e frustrazione”.
Una personalità artistica dunque complessa, che spazia dalle leggerezze aeree di una luce mediterranea alle profondità oscure di un passato che confonde le sue tracce nel mito, nel sogno. Esattamente come ce la racconta il critico Rosario Pinto, “la Pagano, infatti, avverte con necessità impellente il bisogno di dare spazio anche a qualche altra cosa: in particolare alla sua visione disincantata ed aperta della vita, quella prospettiva che, insomma, affidata esclusivamente alla pregnanza segnico-timbrico-contenutistica, potrebbe risultare particolarmente essenziale ed asciutta e che, invece, la artista vuol proporre in termini di aurea solarità … Da siffatte premesse, che integrano, evidentemente, gli estremi di una vera e propria Weltanschauung, la artista fa discendere, sul piano della resa oggettiva, quelle inflessioni oniriche e apparentemente surreali che la sua pittura contiene, e per il cui ottenimento formale ella non esita, talvolta, a servirsi d’un armamentario espressivo vasto e vario che comprende anche l’uso di oggetti e l’inserto nelle sue opere di prelievi direttamente acquisiti dalla realtà circostante.”.
Una mostra antologica che si fa corpo, materia, oggetto tangibile di una vita intera, quella di Renata Pagano, vissuta sul filo tra la Realtà e il suo doppio, l’Arte. Circa 100 i lavori esposti, dalle tele figurative dei primi incontri con la pittura degli anni ’60-70 fino alle pitto-sculture e le installazioni degli ultimi anni, in un percorso a ritroso che guiderà il visitatore fin nel profondo dell’animo dell’artista. Un viaggio, attraverso la materia viva dell’arte, in un luogo dalla forte carica simbolica, il Rione Terra di Pozzuoli, cuore pulsante della Terra appunto, la sua, dei Campi Flegrei, di cui si è nutrita nell’arco di tutto il suo percorso artistico e che ancora una volta l’accoglie come un antro sicuro e misterioso insieme. E’ il richiamo per il visitatore di una moderna Sibilla che scrive i suoi responsi indecifrabili non più sulle foglie degli alberi, ma su bianche tele che aspettano solo di essere riempite di colore, materia, emozione.
Nello spazio fisico di Palazzo De Fraja, la mostra trasporrà il lungo cammino nel tempo dell’artista Renata Pagano. Scrive Violetta Luongo “Quaranta anni di passione, quaranta anni di lavoro, quaranta anni di colore … Una vita trascorsa con i pennelli tra le dita, ogni attimo è momento e testimonianza del suo essere pittrice innanzitutto…” . Dagli anni ’60-70 in cui il Figurativismo prevale.“La Pagano guarda la realtà, da essa si lascia ispirare e impressionare e in essa trova fondamento d’essere. Le pennellate sono larghe, estese e fitte. Il tema della donna, già per la giovanissima diciottenne, comincia ad imporsi al suo immaginario e da esso non si distanzierà mai più, anzi diverrà un marchio sempre più identificativo”, prosegue la Luongo. Agli anni ’80 in cui prende le distanze dal figurativismo e comincia uno studio casuale, istintivo e gestuale sui colori puri. E’ l’approdo all’Informale. Spiega la Luongo, “Si sente l’influenza del ‘dripping’ di Jackson Pollock, basilare del movimento dell’ ‘action painting’ con il suo far sgocciolare e colare il colore direttamente sui supporti, è questo per l’artista un momento importante, il colore diverrà il suo linguaggio e le luci, da esso filtrate e vibrate, saranno le sue parole: oli, vernici, chine e quant’altro divengono i mezzi espressivi ed empatici con i quali la Pagano racconta di sé.”. Fino all’incontro fondamentale nella carriera artistica della Pagano con Franco Solmi, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, che le presenta la mostra “Miti e leggende dei Campi Flegrei”, in un percorso che la riconduce attraverso le tematiche letterarie della mitologia greco-romana, al richiamo ancestrale, sulfureo, della terra flegrea, che si concretizza nell’introduzione di una nuova materia sulle sue tele, la segatura. A questo punto l’energia pittorica di Renata Pagano raggiunge una consapevolezza e un’identità assolutamente individuali e autonome. L’artista è ora libera di sperimentare. E’ il momento dell’utilizzo e dell’assemblaggio di materiali di risulta come i pezzi anatomici di manichini. Racconta ancora Violetta Luongo,“nascono le Pitto-sculture. Nella serie degli urli, Pagano scandaglia e mette in risalto tematiche attuali e scottanti soprattutto legate al sempre presente mondo femminile: la violenza, lo stupro, la lotta, in cui non bastano i volti urlanti, i colori forti e abbaglianti, le pennellate graffianti e taglienti ma si tocca il vertice con l’aggiunta di braccia che, non più contenute, fuoriescono dalla tela gesticolando e urlando la loro rabbia e frustrazione”.
Una personalità artistica dunque complessa, che spazia dalle leggerezze aeree di una luce mediterranea alle profondità oscure di un passato che confonde le sue tracce nel mito, nel sogno. Esattamente come ce la racconta il critico Rosario Pinto, “la Pagano, infatti, avverte con necessità impellente il bisogno di dare spazio anche a qualche altra cosa: in particolare alla sua visione disincantata ed aperta della vita, quella prospettiva che, insomma, affidata esclusivamente alla pregnanza segnico-timbrico-contenutistica, potrebbe risultare particolarmente essenziale ed asciutta e che, invece, la artista vuol proporre in termini di aurea solarità … Da siffatte premesse, che integrano, evidentemente, gli estremi di una vera e propria Weltanschauung, la artista fa discendere, sul piano della resa oggettiva, quelle inflessioni oniriche e apparentemente surreali che la sua pittura contiene, e per il cui ottenimento formale ella non esita, talvolta, a servirsi d’un armamentario espressivo vasto e vario che comprende anche l’uso di oggetti e l’inserto nelle sue opere di prelievi direttamente acquisiti dalla realtà circostante.”.
24
ottobre 2009
Renata Pagano – Antologica 1961-2009
Dal 24 ottobre all'otto novembre 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO DE FRAJA
Pozzuoli, Rione Terra, (Napoli)
Pozzuoli, Rione Terra, (Napoli)
Orario di apertura
venerdì 17.30-19.00; sabato e domenica 9.30-18.00
Vernissage
24 Ottobre 2009, ore 17
Autore