Nuova personale di Renato Frosali al Castello Ginori di Querceto:



i colori inediti e le sculture, fra antichità e modernità, del raffinato artista di Pomarance, nel vernissage in musica con tre corali in un concerto itinerante e la cena all’aperto sotto la torre del Castello



Una sapiente ed elegante pennellata, o la manipolazione plastica che si insinua “fra l’essere e il non essere” che scava nella potenza stessa del mistero esistenziale, quando l’espressionismo contemporaneo, supera il “classico” moderno, in quelle “sublimi, subliminali e sublimate” vertigini dell’anima e della materia, intuite e fissate, nell’attimo che precede il disfacimento, nell’opera di Renato Frosali.



Una nuova produzione pittorica e scultorea per l’artista toscano, residente a Pomarance, nella personale che sarà inaugurata domenica 4 luglio alle ore 18.30, al Castello Ginori di Querceto (Montecatini VC-PI), presso la sede Accademia Libera Natura e Cultura diretta da Ursula Vetter, e che “ruota intorno ad una antichissima testa romana”, come precisa l’autore, oltre ai due omaggi espliciti al territorio, alle sue suggestioni naturali, ed ai ritrovamenti archeologici che ne delineano l’identità e la conservazione storica.



Un vernissage fra musica ed enogastronomia, che prevede alle 19.30, il concerto itinerante al tramonto “Tra Sole e Luna”, ispirato al libro “Querceto Percorsi”, la ricca pubblicazione di scritti e immagini che ripercorrono la magia intrinseca del luogo e le iniziative svolte nei dieci anni di attività del centro culturale fra storia e natura, ed interpretato da ben tre corali: la “Continua” da Pardubice (Repubblica Ceka); la “Schola Cantorum” di Rosignano Marittimo e la “Guido Monaco” di Livorno.

La serata proseguirà, dalle 20.30, con la cena all’aperto presso il ristorante “Locanda del Sole” (tel. 0588 37407), nell’ambito della quale saranno serviti i pregiati vini della Cantina Marchesi Ginori Lisci.



Ed ancora i volti, superbi profili ispirati alla testa antichissima, in una pittura che modifica i suoi timbri, in scala di grigi o nelle ampie tele su fondo giallo, dove non viene meno la contaminazione da luce sintetica, in un linguaggio calato con senso profondo di cultura e storia, nelle emergenze degli scenari più attuali. Classicismo e modernità convivono, nella forza delle tele e in quei piccoli bronzi centrati sul contenuto interattivo, insieme conscio e inconscio, con lo spettatore.



Meditato ed informale, un messaggio umano partecipato, che ricorda ancora quanto l’arte sia territorio di libertà di espressione, alleggerimento dello spirito, ricerca e catarsi, che ama la vita proprio guardando, senza ipocrisie, tutti i risvolti anche finali e dolorosi, che ne centrano il ritratto effimero e l’essenza.



Più profondo è forse nella nuova produzione, il rapporto fra luce e ombra, anche quando le ombre sembrano dipanarsi su superfici ocra e verdi decisi, nelle compresenza di “era” e “sarà”, resa nella contaminazione reciproca di bianco e nero attraverso colature di significato, dove anche, nell’astrazione e scompaginazione della figura, presenze imponderabili esistono in un istante ancora dinamico, ma che si perde nello scorrere lirico e inarrestabile dello spazio-tempo.