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Renato Guttuso – L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ’68
La mostra raccoglie e presenta circa 60 opere provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private europee. Primeggiano alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile dipinte dall’artista lungo un arco di tempo che corre dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Settanta
Comunicato stampa
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La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino dedica una importante
e mirata esposizione alla pittura di Renato Guttuso (Bagheria, Palermo 1911 - Roma 1987), presenza
di forte rilievo nella storia dell’arte italiana del Novecento e figura nodale nel dibattito concernente i
rapporti tra arte e società che, nel secondo dopoguerra, ha significativamente accompagnato un ampio
tratto del suo cammino.
Curata da Pier Giovanni Castagnoli, con la collaborazione degli Archivi Guttuso, la mostra
raccoglie e presenta circa 60 opere provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private
europee. Primeggiano alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile dipinte
dall’artista lungo un arco di tempo che corre dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Settanta.
Nell’ottobre del 1967, cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, Renato Guttuso scriveva
su Rinascita, rivista politico-culturale del Partito Comunista Italiano, un articolo intitolato Avanguardie
e Rivoluzione, nel quale il pittore riconosceva alla rivoluzione il titolo inconfutabile e meritorio di essere
stata il fondamento di una nuova cultura, con la quale profondamente sentiva di identificarsi e che lo
induceva a chiudere il suo scritto con l’esplicita professione di fede: “L’arte è umanesimo e il socialismo
è umanesimo”.
Guttuso era stato, a partire dagli anni della fronda antifascista e tanto più nel secondo dopoguerra,
un artista che, come pochi altri in Italia, si era dedicato con perseverante dedizione e ferma
convinzione a ricercare una saldatura tra impegno politico e sociale ed esperienza creativa, nella
persuasione che l’arte, nel suo caso la pittura, possa e debba svolgere una funzione civile e sia
costitutivamente dotata di una valenza profondamente morale.
A poco più di cinquant’anni dalla pubblicazione dell’articolo e nella ricorrenza del cinquantenario del
‘68, la GAM di Torino si propone di riconsiderare il rapporto tra politica e cultura, attraverso
una mostra dedicata all’esperienza dell’artista siciliano, raccogliendo alcune delle sue opere maggiori
di soggetto politico e civile. A partire da un dipinto quale Fucilazione in campagna del 1938,
ispirato alla fucilazione di Federico Garcia Lorca, che a buon diritto può essere assunto a incunabolo
di una lunga e ininterrotta visitazione del tema delle lotte per la libertà, per giungere alla condanna
della violenza nazista, nei disegni urlati e urticanti del Gott mit uns (1944) e successivamente, dopo
i giorni tragici della guerra e della tirannia, alle intonazioni di una reinventata epica popolare risuonanti
in opere nuove per stile e sentimento come: Marsigliese contadina, 1947 o Lotta di minatori
francesi, 1948. Un grande, ininterrotto racconto che approda, negli anni Sessanta a risultati di
partecipe testimonianza militante, come in Vietnam (1965) o a espressioni di partecipe affettuosa
vicinanza, come avviene, nel richiamo alle giornate del maggio parigino, con Giovani innamorati
(1969) e più tardi, in chiusura della rassegna, a quel compianto denso di nostalgia che raffigura i
Funerali di Togliatti (1972) e in cui si condensa la storia delle lotte e delle speranze di un popolo e
le ragioni della militanza di un uomo e di un artista.
“Nel secondo dopoguerra – afferma Carolyn Christov-Bakargiev Direttore della GAM – negli
ambienti della cultura di sinistra si discuteva tra avanguardia formalista e realismo figurativo. Ci si
chiedeva quale fosse più rivoluzionaria e quale più reazionaria. Oggi, paradossalmente, nell’era della
realtà aumentata e della virtualità, la pittura di Guttuso può sembrarci tanto reale e materica quanto
il mondo che stiamo perdendo”.
A fronte dell’antologia di tali dipinti e in dialogo con essi, la mostra offre anche un repertorio variegato
di opere di differente soggetto: ritratti e autoritratti, paesaggi, nature morte, nudi, vedute di
interno, scene di conversazione. Quadri tutti coevi ai tempi di esecuzione dei dipinti di ispirazione
politica e sociale, selezionati con il proposito di offrire indiscutibile prova dei traguardi di alta qualità
formale conquistati da Guttuso nell’esercizio di una pittura che – afferma il curatore Pier Giovanni
Castagnoli – “per comodità, potremmo chiamare pura, con l’intendimento di saggiare, attraverso il
confronto dei diversi orizzonti immaginativi, l’intensità dei risultati raggiunti su entrambi i versanti
ideativi su cui si è esercitato il suo impegno di pittore e poter consegnare infine all’esposizione, pur
nel primato assegnato al cardine tematico su cui la mostra si incerniera, un profilo ampiamente
rappresentativo della ricchezza dei registri espressivi presenti nel ricchissimo catalogo della sua opera
e della poliedrica versatilità del suo estro creativo”.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con saggi di Pier Giovanni
Castagnoli, Elena Volpato, Fabio Belloni, Carolyn Christov-Bakargiev e un’antologia di scritti di Renato
Guttuso.
e mirata esposizione alla pittura di Renato Guttuso (Bagheria, Palermo 1911 - Roma 1987), presenza
di forte rilievo nella storia dell’arte italiana del Novecento e figura nodale nel dibattito concernente i
rapporti tra arte e società che, nel secondo dopoguerra, ha significativamente accompagnato un ampio
tratto del suo cammino.
Curata da Pier Giovanni Castagnoli, con la collaborazione degli Archivi Guttuso, la mostra
raccoglie e presenta circa 60 opere provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private
europee. Primeggiano alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile dipinte
dall’artista lungo un arco di tempo che corre dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Settanta.
Nell’ottobre del 1967, cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, Renato Guttuso scriveva
su Rinascita, rivista politico-culturale del Partito Comunista Italiano, un articolo intitolato Avanguardie
e Rivoluzione, nel quale il pittore riconosceva alla rivoluzione il titolo inconfutabile e meritorio di essere
stata il fondamento di una nuova cultura, con la quale profondamente sentiva di identificarsi e che lo
induceva a chiudere il suo scritto con l’esplicita professione di fede: “L’arte è umanesimo e il socialismo
è umanesimo”.
Guttuso era stato, a partire dagli anni della fronda antifascista e tanto più nel secondo dopoguerra,
un artista che, come pochi altri in Italia, si era dedicato con perseverante dedizione e ferma
convinzione a ricercare una saldatura tra impegno politico e sociale ed esperienza creativa, nella
persuasione che l’arte, nel suo caso la pittura, possa e debba svolgere una funzione civile e sia
costitutivamente dotata di una valenza profondamente morale.
A poco più di cinquant’anni dalla pubblicazione dell’articolo e nella ricorrenza del cinquantenario del
‘68, la GAM di Torino si propone di riconsiderare il rapporto tra politica e cultura, attraverso
una mostra dedicata all’esperienza dell’artista siciliano, raccogliendo alcune delle sue opere maggiori
di soggetto politico e civile. A partire da un dipinto quale Fucilazione in campagna del 1938,
ispirato alla fucilazione di Federico Garcia Lorca, che a buon diritto può essere assunto a incunabolo
di una lunga e ininterrotta visitazione del tema delle lotte per la libertà, per giungere alla condanna
della violenza nazista, nei disegni urlati e urticanti del Gott mit uns (1944) e successivamente, dopo
i giorni tragici della guerra e della tirannia, alle intonazioni di una reinventata epica popolare risuonanti
in opere nuove per stile e sentimento come: Marsigliese contadina, 1947 o Lotta di minatori
francesi, 1948. Un grande, ininterrotto racconto che approda, negli anni Sessanta a risultati di
partecipe testimonianza militante, come in Vietnam (1965) o a espressioni di partecipe affettuosa
vicinanza, come avviene, nel richiamo alle giornate del maggio parigino, con Giovani innamorati
(1969) e più tardi, in chiusura della rassegna, a quel compianto denso di nostalgia che raffigura i
Funerali di Togliatti (1972) e in cui si condensa la storia delle lotte e delle speranze di un popolo e
le ragioni della militanza di un uomo e di un artista.
“Nel secondo dopoguerra – afferma Carolyn Christov-Bakargiev Direttore della GAM – negli
ambienti della cultura di sinistra si discuteva tra avanguardia formalista e realismo figurativo. Ci si
chiedeva quale fosse più rivoluzionaria e quale più reazionaria. Oggi, paradossalmente, nell’era della
realtà aumentata e della virtualità, la pittura di Guttuso può sembrarci tanto reale e materica quanto
il mondo che stiamo perdendo”.
A fronte dell’antologia di tali dipinti e in dialogo con essi, la mostra offre anche un repertorio variegato
di opere di differente soggetto: ritratti e autoritratti, paesaggi, nature morte, nudi, vedute di
interno, scene di conversazione. Quadri tutti coevi ai tempi di esecuzione dei dipinti di ispirazione
politica e sociale, selezionati con il proposito di offrire indiscutibile prova dei traguardi di alta qualità
formale conquistati da Guttuso nell’esercizio di una pittura che – afferma il curatore Pier Giovanni
Castagnoli – “per comodità, potremmo chiamare pura, con l’intendimento di saggiare, attraverso il
confronto dei diversi orizzonti immaginativi, l’intensità dei risultati raggiunti su entrambi i versanti
ideativi su cui si è esercitato il suo impegno di pittore e poter consegnare infine all’esposizione, pur
nel primato assegnato al cardine tematico su cui la mostra si incerniera, un profilo ampiamente
rappresentativo della ricchezza dei registri espressivi presenti nel ricchissimo catalogo della sua opera
e della poliedrica versatilità del suo estro creativo”.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con saggi di Pier Giovanni
Castagnoli, Elena Volpato, Fabio Belloni, Carolyn Christov-Bakargiev e un’antologia di scritti di Renato
Guttuso.
22
febbraio 2018
Renato Guttuso – L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ’68
Dal 22 febbraio al 24 aprile 2018
arte contemporanea
Location
GAM – GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Torino, Via Magenta, 31, (Torino)
Torino, Via Magenta, 31, (Torino)
Biglietti
Intero 12€ Ridotto 9€
Orario di apertura
da martedì a domenica 10.00 - 18.00, lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima
Vernissage
22 Febbraio 2018, h 18
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore