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Renato Jaime Morganti – Dal libro dei mutamenti
Il libro dei mutamenti oltre a rappresentare ed essere un oracolo tascabile ( lo è tutt’oggi e lo è stato sin dall’antichità per Cinesi e Taoisti) rimane,sia pure in forma astratta, il filo conduttore di tutti lavori esposti
Comunicato stampa
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Inaugurerà sabato 15 dicembre presso la storica galleria Studio Vanna Casati di Bergamo la mostra “dal libro dei mutamenti” di Renato Jaime Morganti.
Dopo un percorso di studi tra Milano e Berlino (musica, architettura, arte), Morganti ha scelto di dedicarsi alla scultura. Nella sua opera la materia da plasmare è però lo spazio, tanto fisico quanto interiore; e la dimensione simbolica è protagonista, anche quando, come parte del processo creativo, l’artista sceglie di svuotarla di significato.
Le opere presentate fanno parte di un ciclo basato sul Libro dei mutamenti, antico testo divinatorio cinese che a partire dal XVIII secolo diventa oggetto di studio anche in Occidente per l’interesse che gli viene riconosciuto nell’ambito delle discipline più disparate, tra cui la matematica, la filosofia, la fisica e la psicoanalisi.
Per questo progetto, per circa sei anni l’artista ha consultato il Libro, utilizzandolo tuttavia come strumento puramente maieutico, svuotato da ogni finalità divinatoria: l’attenzione si è concentrata sul valore numerico e sul corrispettivo esagramma ottenuto, che da oggetto portatore di significato oracolare è stato ridotto a puro segno grafico. Il rito quotidiano è così stato tradotto dall’artista in rigorosa e oggettiva applicazione di un metodo; l’azione dell’“interrogare” l’oracolo in metafora di un percorso di ricerca e dell’essenza stessa dell’indagare; la sequenza di numeri ed esagrammi prodotta nei sei anni, in una sorta di codice visivo seminale – una tessitura in cui la trama è il caso e l’ordito la regola.
I numeri e gli esagrammi hanno quindi preso corpo nei “Vasi”, set di sculture in rovere tagliate al laser, ricavate l’una nell’altra senza sfridi e assemblate con una pazientissima tecnica di incastro che ha previsto l’inserimento manuale di 2000 minuscoli pioli. Una parte del codice visivo seminale è stata applicata alla superficie dei vasi propagandosi all’interno – come un campo energetico – a generare una serie di pattern nei quali è possibile riconoscere, intuitivamente, l’inaspettato legame tra il Libro dei mutamenti e il sistema numerico binario: infatti, i simboli 0 e 1 di questo sistema, la base dell’odierno linguaggio dei computer, altro non sono che la traduzione del codice di linee continue e spezzate del Libro proposta all’Occidente dal filosofo matematico G. W. von Leibniz.
Il codice visivo, trasformato in pattern geometrici, è poi alla base di “Tracce”, una stampa a getto d’inchiostro con cancellature a mano e un’installazione temporanea tracciata a gessetto e nastro adesivo sul pavimento della galleria che nell’interazione col pubblico progressivamente svanirà: entrambe, metafore della memoria dell'“erranza”, intesa come movimento dell’artista sia fisico che mentale. Più vicina alla scultura tradizionale è invece “Mappa”, pietra litografica sulla quale il laser ha inciso i punti di inizio e fine di ogni singolo pattern e di congiunzione tra i diversi pattern, a sintetizzare l’intero percorso di ricerca. La mostra presenta infine un lavoro giovanile di Morganti, “La tomba di Agamennone” (1998). L’installazione vuole riprodurre l’esperienza sensoriale che l’artista ha vissuto in occasione di una visita alla tomba di Agamennone a Micene. La particolare conformazione della tholos è all’origine di un effetto sonoro che amplifica e moltiplica l’eco dei passi. In un processo creativo sinestesico, l’effetto è stato tradotto in dodici fasci di luce generati da altrettanti proiettori disposti in cerchio; tali fasci, quando attraversati dal visitatore, ne proiettano l’ombra sulle pareti circostanti riproducendo visivamente il riverbero quasi prismatico dell’esperienza originale.
Dopo un percorso di studi tra Milano e Berlino (musica, architettura, arte), Morganti ha scelto di dedicarsi alla scultura. Nella sua opera la materia da plasmare è però lo spazio, tanto fisico quanto interiore; e la dimensione simbolica è protagonista, anche quando, come parte del processo creativo, l’artista sceglie di svuotarla di significato.
Le opere presentate fanno parte di un ciclo basato sul Libro dei mutamenti, antico testo divinatorio cinese che a partire dal XVIII secolo diventa oggetto di studio anche in Occidente per l’interesse che gli viene riconosciuto nell’ambito delle discipline più disparate, tra cui la matematica, la filosofia, la fisica e la psicoanalisi.
Per questo progetto, per circa sei anni l’artista ha consultato il Libro, utilizzandolo tuttavia come strumento puramente maieutico, svuotato da ogni finalità divinatoria: l’attenzione si è concentrata sul valore numerico e sul corrispettivo esagramma ottenuto, che da oggetto portatore di significato oracolare è stato ridotto a puro segno grafico. Il rito quotidiano è così stato tradotto dall’artista in rigorosa e oggettiva applicazione di un metodo; l’azione dell’“interrogare” l’oracolo in metafora di un percorso di ricerca e dell’essenza stessa dell’indagare; la sequenza di numeri ed esagrammi prodotta nei sei anni, in una sorta di codice visivo seminale – una tessitura in cui la trama è il caso e l’ordito la regola.
I numeri e gli esagrammi hanno quindi preso corpo nei “Vasi”, set di sculture in rovere tagliate al laser, ricavate l’una nell’altra senza sfridi e assemblate con una pazientissima tecnica di incastro che ha previsto l’inserimento manuale di 2000 minuscoli pioli. Una parte del codice visivo seminale è stata applicata alla superficie dei vasi propagandosi all’interno – come un campo energetico – a generare una serie di pattern nei quali è possibile riconoscere, intuitivamente, l’inaspettato legame tra il Libro dei mutamenti e il sistema numerico binario: infatti, i simboli 0 e 1 di questo sistema, la base dell’odierno linguaggio dei computer, altro non sono che la traduzione del codice di linee continue e spezzate del Libro proposta all’Occidente dal filosofo matematico G. W. von Leibniz.
Il codice visivo, trasformato in pattern geometrici, è poi alla base di “Tracce”, una stampa a getto d’inchiostro con cancellature a mano e un’installazione temporanea tracciata a gessetto e nastro adesivo sul pavimento della galleria che nell’interazione col pubblico progressivamente svanirà: entrambe, metafore della memoria dell'“erranza”, intesa come movimento dell’artista sia fisico che mentale. Più vicina alla scultura tradizionale è invece “Mappa”, pietra litografica sulla quale il laser ha inciso i punti di inizio e fine di ogni singolo pattern e di congiunzione tra i diversi pattern, a sintetizzare l’intero percorso di ricerca. La mostra presenta infine un lavoro giovanile di Morganti, “La tomba di Agamennone” (1998). L’installazione vuole riprodurre l’esperienza sensoriale che l’artista ha vissuto in occasione di una visita alla tomba di Agamennone a Micene. La particolare conformazione della tholos è all’origine di un effetto sonoro che amplifica e moltiplica l’eco dei passi. In un processo creativo sinestesico, l’effetto è stato tradotto in dodici fasci di luce generati da altrettanti proiettori disposti in cerchio; tali fasci, quando attraversati dal visitatore, ne proiettano l’ombra sulle pareti circostanti riproducendo visivamente il riverbero quasi prismatico dell’esperienza originale.
15
dicembre 2018
Renato Jaime Morganti – Dal libro dei mutamenti
Dal 15 dicembre 2018 al 28 febbraio 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA VANNA CASATI
Bergamo, Via Borgo Palazzo, 42 interno, (Bergamo)
Bergamo, Via Borgo Palazzo, 42 interno, (Bergamo)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 16.30 alle 19.30
Vernissage
15 Dicembre 2018, h 18
Autore
Curatore