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Renato Pengo – Traghettare il tempo
Quindici grandi tele e due installazioni realizzate appositamente per lo straordinario spazio delle serre di Villa Pisani, rendono conto dell’ultima produzione dell’artista padovano
Comunicato stampa
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Venerdì 18 aprile alle ore 18,30 nelle serre monumentali della Villa Imperiale di Stra avrà luogo l'inaugurazione della mostra di Renato Pengo dal titolo "Traghettare il tempo". Quindici grandi tele e due installazioni realizzate appositamente per lo straordinario spazio delle serre di Villa Pisani, renderanno conto dell'ultima produzione dell'artista padovano giunto a una svolta importante del suo singolare e instancabile lavoro di ricerca.
Pengo si è sempre distinto per una disposizione riflessiva sulla condizione dell'uomo moderno stretto tra l'imperialismo tecnologico, che governa l'universo visivo, e la percezione della propria identità che tenta di conservare lucidità di giudizio e facoltà di scelta. Dopo l'intuizione fondamentale di quello che Pierre Restany definì "shock tecnologico", ovvero l'afasia comunicativa dovuta all'interruzione del segnale televisivo, Pengo immaginò che l'entropia avesse avuto il sopravvento e dunque l'uomo avrebbe dovuto ricominciare daccapo la sua avventura nel mondo. Ripartì dalla natura, dai quattro elementi che prese a nominare attraverso il colore puro e cercò di catturare attraverso lo scorrere di una scrittura indecifrabile. Rese oggetto della sua ricerca anche il grado zero della comunicazione televisiva: il pixel, che reclamò evidenza pittorica sulla tela. Inseguì il destino di sparizione del quadro dipinto verso l'ignoto e infine ritrovò il seme di una possibile rigenerazione nel concetto spaziale di Fontana.
Sulla tela dipinta l'allusione al foro che collega con l'infinito appare come un punto che cola e si ripete diventando motivo di rinascita. Esso innerva una superficie monocroma che diventa campo vibrante di possibili apparizioni per l'uomo che, presente sulla scena del dipinto con la sagoma della testa, si ritaglia il ruolo di comparsa spaziale.
Anche in questa stagione della sua esperienza artistica Pengo riesce a fondere un raffinato livello di analisi concettuale con una sapiente realizzazione estetica che colloca, pur sempre, la pittura al centro della scena.
Renato Pengo esordì alla fine degli anni sessanta con una pittura ancora informale, ma già nei primi anni settanta approdò a strutture seriali alternate a happenings in cui divenne sempre più importante l'impiego del mezzo fotografico. La fotografia finì con l'assorbire interamente l'artista negli anni successivi, sia come indagine sulla realtà che come nuova estetica della visione. Nel corso degli anni ottanta Pengo iniziò a usare il video partecipando alle maggiori rassegne di quegli anni: dal Mondial Festival di San Paolo al Film Festival di Torino ottenendo importanti affermazioni che tuttavia non placarono il bisogno di ricerca. Risale ai primi anni novanta l'incontro con Pierre Restany che presentando il suo lavoro al Palazzo dell'UNESCO a Parigi affermò trattarsi di una delle esperienze più avanzate in grado di "trasmutare" l'impulso elettromagnetico in una nuova materia informale. Pengo ha avuto mostre in diverse città italiane e a Madrid, New York, Parigi. Per il carattere radicale di una ricerca fuori dagli schemi egli annovera tra i suoi più convinti sostenitori intellettuali, psicanalisti, semiologi, soprattutto francesi, che vedono nel lavoro dell'artista padovano quella capacità di sintesi visiva che trasforma un travaglio analitico in opera d'arte.
Pengo si è sempre distinto per una disposizione riflessiva sulla condizione dell'uomo moderno stretto tra l'imperialismo tecnologico, che governa l'universo visivo, e la percezione della propria identità che tenta di conservare lucidità di giudizio e facoltà di scelta. Dopo l'intuizione fondamentale di quello che Pierre Restany definì "shock tecnologico", ovvero l'afasia comunicativa dovuta all'interruzione del segnale televisivo, Pengo immaginò che l'entropia avesse avuto il sopravvento e dunque l'uomo avrebbe dovuto ricominciare daccapo la sua avventura nel mondo. Ripartì dalla natura, dai quattro elementi che prese a nominare attraverso il colore puro e cercò di catturare attraverso lo scorrere di una scrittura indecifrabile. Rese oggetto della sua ricerca anche il grado zero della comunicazione televisiva: il pixel, che reclamò evidenza pittorica sulla tela. Inseguì il destino di sparizione del quadro dipinto verso l'ignoto e infine ritrovò il seme di una possibile rigenerazione nel concetto spaziale di Fontana.
Sulla tela dipinta l'allusione al foro che collega con l'infinito appare come un punto che cola e si ripete diventando motivo di rinascita. Esso innerva una superficie monocroma che diventa campo vibrante di possibili apparizioni per l'uomo che, presente sulla scena del dipinto con la sagoma della testa, si ritaglia il ruolo di comparsa spaziale.
Anche in questa stagione della sua esperienza artistica Pengo riesce a fondere un raffinato livello di analisi concettuale con una sapiente realizzazione estetica che colloca, pur sempre, la pittura al centro della scena.
Renato Pengo esordì alla fine degli anni sessanta con una pittura ancora informale, ma già nei primi anni settanta approdò a strutture seriali alternate a happenings in cui divenne sempre più importante l'impiego del mezzo fotografico. La fotografia finì con l'assorbire interamente l'artista negli anni successivi, sia come indagine sulla realtà che come nuova estetica della visione. Nel corso degli anni ottanta Pengo iniziò a usare il video partecipando alle maggiori rassegne di quegli anni: dal Mondial Festival di San Paolo al Film Festival di Torino ottenendo importanti affermazioni che tuttavia non placarono il bisogno di ricerca. Risale ai primi anni novanta l'incontro con Pierre Restany che presentando il suo lavoro al Palazzo dell'UNESCO a Parigi affermò trattarsi di una delle esperienze più avanzate in grado di "trasmutare" l'impulso elettromagnetico in una nuova materia informale. Pengo ha avuto mostre in diverse città italiane e a Madrid, New York, Parigi. Per il carattere radicale di una ricerca fuori dagli schemi egli annovera tra i suoi più convinti sostenitori intellettuali, psicanalisti, semiologi, soprattutto francesi, che vedono nel lavoro dell'artista padovano quella capacità di sintesi visiva che trasforma un travaglio analitico in opera d'arte.
18
aprile 2008
Renato Pengo – Traghettare il tempo
Dal 18 aprile al 25 maggio 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO NAZIONALE VILLA PISANI
Stra, Via Doge A. Pisani, 7, (Venezia)
Stra, Via Doge A. Pisani, 7, (Venezia)
Orario di apertura
9-19 lunedì chiuso
Vernissage
18 Aprile 2008, ore 18.30
Autore