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Rendez-vous
L’esposizione propone a distanza di quattro decenni l’ “incontro” fra tre artisti che, nei primi anni Settanta, avevano esposto insieme alla galleria Stellaria di Firenze
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 10 giugno alle ore 18:30 sarà inaugurata presso il Palazzo del Broletto, di Como, la mostra
Rendez-vous con opere di Silvio D’Antonio (Angri - SA, 1950), Angelomichele Risi (Fisciano – SA,
1950) e Nicola Salvatore (Casalbore - AV, 1951).
L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como e curata dal prof.
Massimo Bignardi dell’Università di Siena, propone a distanza di quattro decenni l’ “incontro” fra
tre artisti che, nei primi anni settanta, avevano esposto insieme alla galleria Stellaria di Firenze. Un
rendez-vous che, innanzi tutto, riafferma un’amicizia nata nelle aule dell’istituto d’arte e poi
alimentatasi nel clima della fine degli anni sessanta, quando i venti dell’Arte Povera e poi della
Conceptual Art, spingevano a guardare al di là di ogni approccio con la figura. In quella mostra di
quarant’anni fa lo spirito ereditato dalle avanguardie, riacceso da un’ironia che spirava dalla
figurazione pop, trovava una sua tensione espressiva ancora nei registri di una ‘nuova figurazione’
anche se, qualche anno più tardi, il dettato di linguaggi concettuali facevano il loro ingresso.
Alcune di queste opere sono state riproposte nel nuovo allestimento ospitato nello spazio
espositivo del Broletto, confrontandosi con una serie di lavori, realizzati site specific per il nuovo
luogo che testimoniano le convergenze, come anche le divergenze delle singole esperienze.
“Al centro di questa selezione di opere, rileva Bignardi, v’è il tema della pittura, della sua capacità
di farsi ‘diario’ di eventi, di ripensamenti, di svolte e, soprattutto, riscontro di una identità
culturale ed esistenziale. D’Antonio, Risi e Salvatore sono stati protagonisti di un significativo
momento della cultura artistica campana degli anni sessanta e settanta; un periodo le cui
esperienze aprivano ad un dibattito della moltitudine, assumendo a volte un carattere corale”.
La mostra è stata concepita come un percorso che, nelle diverse tappe, riprende ‘antichi’ colloqui,
suggestioni dettate dai luoghi, dalle situazioni: sono previsti allestimenti in altre città, dalla Spagna
alla Francia, ad alcune città italiane per chiudersi ad Amalfi. È qui che nel 1968, i tre artisti, ancora
giovani studenti si imbatterono con le opere con la storica mostra dell’Arte Povera che Germano
Celant aveva sistemato nello spazio degli Antichi Arsenali e nelle anguste strade di Amalfi che
videro in scene le performance di Longo, Pistoletto e altri.
Il catalogo, realizzato da Gutenberg Edizioni, sarà pubblicato in chiusura del programma
espositivo: è l’occasione per documentare le sollecitazioni immaginative che i luoghi hanno
riproposto ai tre artisti.
Orario di apertura al pubblico
Martedì-Venerdì 15:00-18:00
Sabato e Domenica 10:00-12:30 / 15:00-18:00
Gli artisti:
Silvio D’Antonio
[…] La composizione dei quattro triangoli i cui vertici sono fatti convergere (sovrapposti) al centro dello
schema, D’Antonio la elabora utilizzando le forme elementari di quei segni che, inizialmente, figuravano una
barca, progressivamente esemplificati dai tagli tracciati sulle facce dei cubi di legno che strutturavano le
citate cassette dei primi anni Settanta, quali declinazione di una narrazione ermetica. La barca disegnata
secondo la regolare quadrettatura propria dei quaderni della prima età scolare, resa elemento memoriale dal
ricorso a colori primari, saturi come i pastelli a cera, trova una linea di continuità nelle prime opere del ciclo
variazioni. In esse è l’ascolto della materia a richiamare l’effetto di saturazione del colore, all’interno di una
riduzione elementare della forma, fino a sfiorare l’impersonalità.
Di recente, in questo primo scorcio del 2015, l’insistere su grandi lastre di ferro, anche se di modesto
spessore, sulle quali l’artista agisce con effetti di acidi che accelerano il processo di ossidazione, ma anche
incidendo irregolarmente in alcuni punti il metallo, si fa necessità di recupero di una propria dichiarata
presenza nel processo di realizzazione: la fredda distanza dalla pratica creativa, lascia ora il posto al
desiderio di far emergere la propria personalità dalla omologante ‘molteplicità’ che connota l’attuale scena
dell’arte.*
Silvio D’Antonio, Angri (SA), 1950, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1973 espone alla galleria Stellaria
di Firenze; nel 1975 partecipa alla X Quadriennale di Roma; negli anni settanta ad “ Errata Corrige” in Umbria ed a
Reggio Calabria; all’Expo Arte di Bari negli anni ottanta. Realizza la carta ‘1O di bastone’ (carte da gioco napoletane
Modiano) per Edizioni Cavaliere azzurro. Di recente ha esposto a Parigi presso lo studio IMK Design 34. Negli anni
Novanta ha ideato e progettato il Teatro Nuovo di Salerno. Nel 2013 è stato invitato alla mostra “Lo spazio di Taide”
tenutasi presso il Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi. Del 2015 sono le personali al Museo Frac ,
Baronissi e a Palazzo Turchi di Bagno, a Ferrara. Del 2016 sono le mostre a Sant’Apollonia , Salerno ; la personale
73/79 alla galleria Fiorillo arte a Napoli e Le stanze del museo alla Pinacoteca provinciale di Salerno.
Del febbraio 2017 è la personale alla galleria Arte fuori centro , Roma e “ Inside “in aprile a Palazzo De Simone ,
Bracigliano Salerno. Vive e lavora a Roccapiemonte.
Ha pubblicato: 1975, …è fragile…, Taide, Mercato San Severino (SA); 1976 Per un suo bacio, Libro Bianco.
Angelomichele Risi
[…] Nelle opere di Risi, in particolare nelle opere realizzate a metà degli anni Novanta, trovano spazio scene
urbane, architetture che aprono a tagli di luci fatte piovere dall’alto. Conseguentemente si accentua
l’attenzione sul valore dei piani, sugli oggetti ricomposti in forme – sagome proposte come immagini di “pura”
pittura. A questo momento appartengono alcune ceramiche esposte a Ravello in occasione della mostra “Le
vie della creta” tenutasi a Villa Rufolo nel 1997.
Il colore è ravvivato nell’intensità del timbro, carico di emotività insinua nelle forme il desiderio di narrare, che
si trasforma in “gesto” di liberazione.«Il colore soprattutto, forse ancora più del disegno – osservava Matisse
– è una liberazione. La liberazione è l’allargamento delle convenzioni, i vecchi mezzi ripudiati dalle scoperte
della nuova generazione» rilevando anni dopo che «il colore raggiunge la sua piena espressione solo
quando è organizzato, quando corrisponde all’intensità dell’emozione dell’artista».
La traduzione dell’essenza delle cose che Risi affida al colore è la misura di un ulteriore cambiamento
maturato dall’artista, sollecitato dal desiderio di raccontare ciò che vede o, meglio, l’impatto emotivo. Lo
evidenziano i recenti dipinti, i cui luminosissimi impianti sono sollecitati da un’astrazione che intrattiene (o
riprende) un sotteso dialogo con immagini di una memoria naturalistica. È una serie di tele non di grandi
dimensioni, che segnalano un calibrato rigore compositivo, di matrice matissiana, dettato da accordi puri di
tinte chiare e scure, annullando ogni funzione al colore locale.[…] *
Angelomichele Risi, Fisciano (SA), 1950, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1975 espone alla “X
Quadriennale di Roma”, nel 1984 alla Galleria Giulia di Roma e alla Galleria Nova di Zagabria; nel 1987 a Monaco, nella
Galleria Karl Pfefferle con Bernd Zimmer; nel 1988 si segnala fra gli artisti della Biennale del Sud all’Accademia di Belle
Arti di Napoli e tiene una mostra presso la Galleria Fahlbusch di Mannheim. E’ del 1992 la partecipazione al XXXII
Premio Suzzara . Nel 1997
“Le vie della creta e la leggerezza dell’oggetto” Villa Rufolo Ravello .tiene una antologica alla Galleria d’arte
contemporanea di Scafati e presenta i suoi lavori al MMMAC di Paestum con Mimmo Paladino. Nel 2000 è a Como con
“Contemporanea Como5”, SanPietro in Atrio ed all ‘ex Ticosa; nel 2001 partecipa alla mostra “Insorgenze del Classico –
Sguardi in cammino da Oplonti”, per la rassegna ospitata a Villa Campolieto di Ercolano . Del 2005 è la personale
“Sogno dell’ingegnere”, presso il Museo-Frac di Baronissi. Nel 2007 il Museo d’Arte Ambientale di Giffoni Sei Casali
acquista una sua opera. Nel 2011 è invitato al Padiglione italiano della 54a Biennale di Venezia. Nel 2012 , “45
ceramiche di 45 “cm. Linee contemporanee, Salerno.
E’ del 2013 la partecipazione ad “Icona” presso Museo FRAC Baronissi. Nel 2015 partecipa alla rassegna “Artlante
Vesuviano”, Tekla, Sarno e Real Polverificio Borbonico di Scafati Sa: tiene le mostre personali “Cattivi maestri” alla
Fornace Falcone Outlet Village Eboli , al PAC di Acciaroli , Palazzo principe Capano Pollica (SA), e “Montoro
Contemporanea” al Convento di Santa Maria degli Angeli ,Montoro (AV).
Nel 2016 “Santa Venera, arte contemporanea e archeologia industriale” Paestum, e “Le stanze del museo” Pinacoteca
Provinciale di Salerno.
Nicola Salvatore
[…]La balena avanzata, dunque, come reperto di un’iconografia che si perde nel buoi dei millenni e, al
tempo stesso, traccia, impronta e luogo dell’immaginario contemporaneo, luminosa figura che si fa largo nei
bagliori, esibita da Salvatore quale novità di una creatività, ma anche come ulteriore mostro, di quelli che
abitano le tenebre della psiche che il gesto, il colore, la forma fanno affiorare alla verità dello sguardo per
liberarci dal loro terrore per sempre.
Una figura avvolta nei bagliori del rinnovato rito della pittura, dunque, del suo celebrare il valore
dell’immagine, posto come ulteriore avance alla realtà, cercando di definire nuove forme, anzi delle pre-
forme, cioè proprie di corpi che vivono e si agitano nell’immaginario, nella ribollente preistoria dell’Io
collettivo.
In questi dipinti o, meglio ancora, in questi complessi plastici, avanzati a metà fra bassorilievo, pittura,
collage, ove, più di tutto, gioca il desiderio di narrare il fascino del viaggio, l’andare verso il territorio
misterioso ed ignoto dell’Io, per incontrare un nuovo bagliore, il calco di quella creatura affiorata
improvvisamente dagli abissi della mente. La balena, traccia, forma ed immagine, soprattutto affascinante
corpo di un’era lontana che da qualche anno è tornata, nella fantasia dell’artista, allo specchio dei ricordi. La
balena ha lasciato l’impronta sulla sensibile superficie della pittura, resa sensuale pellicola dai pigmenti
orientali, dalla preziosità di colori che Salvatore ha attinto alla tradizione indiana. L’impronta diviene
attraversamento dell’anima, ombra leggera che si insinua nelle pieghe, nelle pause amare della
quotidianità.[…] *
Nicola Salvatore, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1975. Lavora e vive tra Como e Marrakech. È stato
docente di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera dove ha dato vita al progetto didattico “Trattoria da Salvatore”, un
connubio tra arte ,cibo, studenti e grandi personaggi della scena artistica ed intellettuale italiana .
Già nel 1972 e nel 1973 espone alla San Carlo di Napoli e alla Stellaria di Firenze, nel 1974 e nel 1975 alla Taide di
Mercato S. Severino. Sempre nello stesso anno partecipa inoltre alla X Quadriennale di Roma come di nuovo nel 2005.
Presenta nel 1977 “Balene” presso l’istituto Oceanografico del Principato di Monaco. Due anni dopo tiene personali alla
Colonna di Como e alla Cooperativa Esperienze Culturali di Bari a cura di Enrico Crispolti.
Nel 1984 tiene una personale alla galleria Trans/Form di Parigi. È del 1997 la partecipazione al “Premio Marche” nella
Mole Vanvitelliana di Ancona .Nel 1988 Women and Dogs Piepers/Kojen New York.
È del 1996 la personale alla Galleria di arte Moderna di San Marino e del 2000 l’istallazione di grandi sculture al Real
Bosco di Capodimonte a Napoli. Sulla Whale IV Cape Breton (2002) Art accademy a Dresda nel 2005. Dal 2006 a 2011
è incaricato come Art Director per la Costa Crociere .
Sono del 2009 e del 2011 le partecipazioni alla Biennale di Venezia, come nel 2006 alla Biennale di Parigi.
Nel 2007 “tecniche miste per il deserto” alla Fondazione Stelline di Milano . E’ del 2009 la personale alla Galleria
Battaglia Milano , mentre nel 2010 tiene una personale all’ex Chiesa di San Carpoforo –Accademia di belle Arti di Brera.
Nel 2012 realizza una grande installazion scultoria a Baronissi Sa; Nel 2013 “Sotto il segno della balena”, Villa Olmo
Como. Nel 2015 realizza una scultura nel parco dell’Ospedale Sant’Anna a Como con l’opera “Un volo per la vita” e nel
2016 in occasione della COP22 realizza una scultura per “Il giardino dell' arte di Marrakech .
Brani critici tratti dal testo di Massimo Bignardi
Rendez-vous con opere di Silvio D’Antonio (Angri - SA, 1950), Angelomichele Risi (Fisciano – SA,
1950) e Nicola Salvatore (Casalbore - AV, 1951).
L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como e curata dal prof.
Massimo Bignardi dell’Università di Siena, propone a distanza di quattro decenni l’ “incontro” fra
tre artisti che, nei primi anni settanta, avevano esposto insieme alla galleria Stellaria di Firenze. Un
rendez-vous che, innanzi tutto, riafferma un’amicizia nata nelle aule dell’istituto d’arte e poi
alimentatasi nel clima della fine degli anni sessanta, quando i venti dell’Arte Povera e poi della
Conceptual Art, spingevano a guardare al di là di ogni approccio con la figura. In quella mostra di
quarant’anni fa lo spirito ereditato dalle avanguardie, riacceso da un’ironia che spirava dalla
figurazione pop, trovava una sua tensione espressiva ancora nei registri di una ‘nuova figurazione’
anche se, qualche anno più tardi, il dettato di linguaggi concettuali facevano il loro ingresso.
Alcune di queste opere sono state riproposte nel nuovo allestimento ospitato nello spazio
espositivo del Broletto, confrontandosi con una serie di lavori, realizzati site specific per il nuovo
luogo che testimoniano le convergenze, come anche le divergenze delle singole esperienze.
“Al centro di questa selezione di opere, rileva Bignardi, v’è il tema della pittura, della sua capacità
di farsi ‘diario’ di eventi, di ripensamenti, di svolte e, soprattutto, riscontro di una identità
culturale ed esistenziale. D’Antonio, Risi e Salvatore sono stati protagonisti di un significativo
momento della cultura artistica campana degli anni sessanta e settanta; un periodo le cui
esperienze aprivano ad un dibattito della moltitudine, assumendo a volte un carattere corale”.
La mostra è stata concepita come un percorso che, nelle diverse tappe, riprende ‘antichi’ colloqui,
suggestioni dettate dai luoghi, dalle situazioni: sono previsti allestimenti in altre città, dalla Spagna
alla Francia, ad alcune città italiane per chiudersi ad Amalfi. È qui che nel 1968, i tre artisti, ancora
giovani studenti si imbatterono con le opere con la storica mostra dell’Arte Povera che Germano
Celant aveva sistemato nello spazio degli Antichi Arsenali e nelle anguste strade di Amalfi che
videro in scene le performance di Longo, Pistoletto e altri.
Il catalogo, realizzato da Gutenberg Edizioni, sarà pubblicato in chiusura del programma
espositivo: è l’occasione per documentare le sollecitazioni immaginative che i luoghi hanno
riproposto ai tre artisti.
Orario di apertura al pubblico
Martedì-Venerdì 15:00-18:00
Sabato e Domenica 10:00-12:30 / 15:00-18:00
Gli artisti:
Silvio D’Antonio
[…] La composizione dei quattro triangoli i cui vertici sono fatti convergere (sovrapposti) al centro dello
schema, D’Antonio la elabora utilizzando le forme elementari di quei segni che, inizialmente, figuravano una
barca, progressivamente esemplificati dai tagli tracciati sulle facce dei cubi di legno che strutturavano le
citate cassette dei primi anni Settanta, quali declinazione di una narrazione ermetica. La barca disegnata
secondo la regolare quadrettatura propria dei quaderni della prima età scolare, resa elemento memoriale dal
ricorso a colori primari, saturi come i pastelli a cera, trova una linea di continuità nelle prime opere del ciclo
variazioni. In esse è l’ascolto della materia a richiamare l’effetto di saturazione del colore, all’interno di una
riduzione elementare della forma, fino a sfiorare l’impersonalità.
Di recente, in questo primo scorcio del 2015, l’insistere su grandi lastre di ferro, anche se di modesto
spessore, sulle quali l’artista agisce con effetti di acidi che accelerano il processo di ossidazione, ma anche
incidendo irregolarmente in alcuni punti il metallo, si fa necessità di recupero di una propria dichiarata
presenza nel processo di realizzazione: la fredda distanza dalla pratica creativa, lascia ora il posto al
desiderio di far emergere la propria personalità dalla omologante ‘molteplicità’ che connota l’attuale scena
dell’arte.*
Silvio D’Antonio, Angri (SA), 1950, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1973 espone alla galleria Stellaria
di Firenze; nel 1975 partecipa alla X Quadriennale di Roma; negli anni settanta ad “ Errata Corrige” in Umbria ed a
Reggio Calabria; all’Expo Arte di Bari negli anni ottanta. Realizza la carta ‘1O di bastone’ (carte da gioco napoletane
Modiano) per Edizioni Cavaliere azzurro. Di recente ha esposto a Parigi presso lo studio IMK Design 34. Negli anni
Novanta ha ideato e progettato il Teatro Nuovo di Salerno. Nel 2013 è stato invitato alla mostra “Lo spazio di Taide”
tenutasi presso il Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi. Del 2015 sono le personali al Museo Frac ,
Baronissi e a Palazzo Turchi di Bagno, a Ferrara. Del 2016 sono le mostre a Sant’Apollonia , Salerno ; la personale
73/79 alla galleria Fiorillo arte a Napoli e Le stanze del museo alla Pinacoteca provinciale di Salerno.
Del febbraio 2017 è la personale alla galleria Arte fuori centro , Roma e “ Inside “in aprile a Palazzo De Simone ,
Bracigliano Salerno. Vive e lavora a Roccapiemonte.
Ha pubblicato: 1975, …è fragile…, Taide, Mercato San Severino (SA); 1976 Per un suo bacio, Libro Bianco.
Angelomichele Risi
[…] Nelle opere di Risi, in particolare nelle opere realizzate a metà degli anni Novanta, trovano spazio scene
urbane, architetture che aprono a tagli di luci fatte piovere dall’alto. Conseguentemente si accentua
l’attenzione sul valore dei piani, sugli oggetti ricomposti in forme – sagome proposte come immagini di “pura”
pittura. A questo momento appartengono alcune ceramiche esposte a Ravello in occasione della mostra “Le
vie della creta” tenutasi a Villa Rufolo nel 1997.
Il colore è ravvivato nell’intensità del timbro, carico di emotività insinua nelle forme il desiderio di narrare, che
si trasforma in “gesto” di liberazione.«Il colore soprattutto, forse ancora più del disegno – osservava Matisse
– è una liberazione. La liberazione è l’allargamento delle convenzioni, i vecchi mezzi ripudiati dalle scoperte
della nuova generazione» rilevando anni dopo che «il colore raggiunge la sua piena espressione solo
quando è organizzato, quando corrisponde all’intensità dell’emozione dell’artista».
La traduzione dell’essenza delle cose che Risi affida al colore è la misura di un ulteriore cambiamento
maturato dall’artista, sollecitato dal desiderio di raccontare ciò che vede o, meglio, l’impatto emotivo. Lo
evidenziano i recenti dipinti, i cui luminosissimi impianti sono sollecitati da un’astrazione che intrattiene (o
riprende) un sotteso dialogo con immagini di una memoria naturalistica. È una serie di tele non di grandi
dimensioni, che segnalano un calibrato rigore compositivo, di matrice matissiana, dettato da accordi puri di
tinte chiare e scure, annullando ogni funzione al colore locale.[…] *
Angelomichele Risi, Fisciano (SA), 1950, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1975 espone alla “X
Quadriennale di Roma”, nel 1984 alla Galleria Giulia di Roma e alla Galleria Nova di Zagabria; nel 1987 a Monaco, nella
Galleria Karl Pfefferle con Bernd Zimmer; nel 1988 si segnala fra gli artisti della Biennale del Sud all’Accademia di Belle
Arti di Napoli e tiene una mostra presso la Galleria Fahlbusch di Mannheim. E’ del 1992 la partecipazione al XXXII
Premio Suzzara . Nel 1997
“Le vie della creta e la leggerezza dell’oggetto” Villa Rufolo Ravello .tiene una antologica alla Galleria d’arte
contemporanea di Scafati e presenta i suoi lavori al MMMAC di Paestum con Mimmo Paladino. Nel 2000 è a Como con
“Contemporanea Como5”, SanPietro in Atrio ed all ‘ex Ticosa; nel 2001 partecipa alla mostra “Insorgenze del Classico –
Sguardi in cammino da Oplonti”, per la rassegna ospitata a Villa Campolieto di Ercolano . Del 2005 è la personale
“Sogno dell’ingegnere”, presso il Museo-Frac di Baronissi. Nel 2007 il Museo d’Arte Ambientale di Giffoni Sei Casali
acquista una sua opera. Nel 2011 è invitato al Padiglione italiano della 54a Biennale di Venezia. Nel 2012 , “45
ceramiche di 45 “cm. Linee contemporanee, Salerno.
E’ del 2013 la partecipazione ad “Icona” presso Museo FRAC Baronissi. Nel 2015 partecipa alla rassegna “Artlante
Vesuviano”, Tekla, Sarno e Real Polverificio Borbonico di Scafati Sa: tiene le mostre personali “Cattivi maestri” alla
Fornace Falcone Outlet Village Eboli , al PAC di Acciaroli , Palazzo principe Capano Pollica (SA), e “Montoro
Contemporanea” al Convento di Santa Maria degli Angeli ,Montoro (AV).
Nel 2016 “Santa Venera, arte contemporanea e archeologia industriale” Paestum, e “Le stanze del museo” Pinacoteca
Provinciale di Salerno.
Nicola Salvatore
[…]La balena avanzata, dunque, come reperto di un’iconografia che si perde nel buoi dei millenni e, al
tempo stesso, traccia, impronta e luogo dell’immaginario contemporaneo, luminosa figura che si fa largo nei
bagliori, esibita da Salvatore quale novità di una creatività, ma anche come ulteriore mostro, di quelli che
abitano le tenebre della psiche che il gesto, il colore, la forma fanno affiorare alla verità dello sguardo per
liberarci dal loro terrore per sempre.
Una figura avvolta nei bagliori del rinnovato rito della pittura, dunque, del suo celebrare il valore
dell’immagine, posto come ulteriore avance alla realtà, cercando di definire nuove forme, anzi delle pre-
forme, cioè proprie di corpi che vivono e si agitano nell’immaginario, nella ribollente preistoria dell’Io
collettivo.
In questi dipinti o, meglio ancora, in questi complessi plastici, avanzati a metà fra bassorilievo, pittura,
collage, ove, più di tutto, gioca il desiderio di narrare il fascino del viaggio, l’andare verso il territorio
misterioso ed ignoto dell’Io, per incontrare un nuovo bagliore, il calco di quella creatura affiorata
improvvisamente dagli abissi della mente. La balena, traccia, forma ed immagine, soprattutto affascinante
corpo di un’era lontana che da qualche anno è tornata, nella fantasia dell’artista, allo specchio dei ricordi. La
balena ha lasciato l’impronta sulla sensibile superficie della pittura, resa sensuale pellicola dai pigmenti
orientali, dalla preziosità di colori che Salvatore ha attinto alla tradizione indiana. L’impronta diviene
attraversamento dell’anima, ombra leggera che si insinua nelle pieghe, nelle pause amare della
quotidianità.[…] *
Nicola Salvatore, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1975. Lavora e vive tra Como e Marrakech. È stato
docente di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera dove ha dato vita al progetto didattico “Trattoria da Salvatore”, un
connubio tra arte ,cibo, studenti e grandi personaggi della scena artistica ed intellettuale italiana .
Già nel 1972 e nel 1973 espone alla San Carlo di Napoli e alla Stellaria di Firenze, nel 1974 e nel 1975 alla Taide di
Mercato S. Severino. Sempre nello stesso anno partecipa inoltre alla X Quadriennale di Roma come di nuovo nel 2005.
Presenta nel 1977 “Balene” presso l’istituto Oceanografico del Principato di Monaco. Due anni dopo tiene personali alla
Colonna di Como e alla Cooperativa Esperienze Culturali di Bari a cura di Enrico Crispolti.
Nel 1984 tiene una personale alla galleria Trans/Form di Parigi. È del 1997 la partecipazione al “Premio Marche” nella
Mole Vanvitelliana di Ancona .Nel 1988 Women and Dogs Piepers/Kojen New York.
È del 1996 la personale alla Galleria di arte Moderna di San Marino e del 2000 l’istallazione di grandi sculture al Real
Bosco di Capodimonte a Napoli. Sulla Whale IV Cape Breton (2002) Art accademy a Dresda nel 2005. Dal 2006 a 2011
è incaricato come Art Director per la Costa Crociere .
Sono del 2009 e del 2011 le partecipazioni alla Biennale di Venezia, come nel 2006 alla Biennale di Parigi.
Nel 2007 “tecniche miste per il deserto” alla Fondazione Stelline di Milano . E’ del 2009 la personale alla Galleria
Battaglia Milano , mentre nel 2010 tiene una personale all’ex Chiesa di San Carpoforo –Accademia di belle Arti di Brera.
Nel 2012 realizza una grande installazion scultoria a Baronissi Sa; Nel 2013 “Sotto il segno della balena”, Villa Olmo
Como. Nel 2015 realizza una scultura nel parco dell’Ospedale Sant’Anna a Como con l’opera “Un volo per la vita” e nel
2016 in occasione della COP22 realizza una scultura per “Il giardino dell' arte di Marrakech .
Brani critici tratti dal testo di Massimo Bignardi
10
giugno 2017
Rendez-vous
Dal 10 giugno al 02 luglio 2017
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEL BROLETTO
Como, Piazza Duomo, (Como)
Como, Piazza Duomo, (Como)
Orario di apertura
Martedì-Venerdì 15:00-18:00
Sabato e Domenica 10:00-12:30 / 15:00-18:00
Vernissage
10 Giugno 2017, ore 18.30
Ufficio stampa
UESSEARTE
Autore
Curatore