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Renzo Biasion – Interni. Esterni
La retrospettiva, presentata da Vittorio Sgarbi, propone un’ampia rassegna di opere del pittore, incisore e scrittore veneto che qui ha vissuto
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Comune di Torri del Benaco (Vr) dedica una mostra antologica a RENZO BIASION, pittore,
scrittore e giornalista che qui ha vissuto e lavorato per molti anni. La retrospettiva presenta una
quarantina di dipinti a olio realizzati dall’artista dagli anni Quaranta agli anni Ottanta: interni, notti,
paesaggi e periferie. Si inaugura il 5 giugno p.v. sino al 21 del mese e sarà presente Vittorio Sgarbi che
ha scritto per l’occasione un pezzo critico sul pittore veneto. Ecco uno stralcio del testo scritto da
Vittorio Sgarbi sull’artista:
“Del Biasion pittore, comunque, mi si chiede, come se lo scrittore appartenesse, con coerenza rispetto a
quanto appena detto, a un mondo attiguo, ma solo parallelo. Ebbene, del pittore subito dico: un talento
lampante, indubitabile, fra i più brillanti, in Italia, della sua generazione, che pure, come é noto, non fu
per nulla avara di capaci. Fin dai suoi esordi, da trevigiano di nascita e veneziano in pectore, Biasion si
trova al seguito di Juti Ravenna che lo introduce al culto del francesismo post-impressionista,
contraltare del latinismo, politicamente più corretto, di Novecento e Valori Plastici, guardando, quindi,
al guaguinismo di Gino Rossi, che a Treviso, terra dell'amico Arturo Martini, sarebbe finito in
manicomio, ai chiarismi vagamente utrilleschi di Pio Semeghini, soprattutto all'autobiografismo
matissianeggiante, ma non certo dimentico del pittoricismo del Settecento veneto, di Filippo de Pisis,
vero nume tutelare degli italici parisards, con Cézanne che viene concepito come un inevitabile punto di
approdo, più per obbligo di reverenza che per convinzione, ma che al momento rimane ancora un
oggetto lontano, tutto da esplorare.
Poteva essere un “internista”, uno specializzato nel soggetto caro ai Fauves e ai Nabis, e invece alterna
liberamente il chiuso all'aperto, con la serie delle case di periferia, fra Torino, Milano e Bologna, che
avrebbero potuto farlo capofila realista, ma che Biasion tratta invece come problemi puramente pittorici,
da nature morte, come é stato correttamente detto, in una serratissima dialettica fra linea, colore e
materia, emendandole da qualsiasi sentore di fattore umano. Poteva essere tutto, e in parte lo é stato, ma
Biasion si preoccupava di essere soprattutto sé stesso, cercandosi lungo sentieri che disdegnano la
ripetitività più pigra, meno che mai quella commercialmente più interessata; così, gli interni si depurano
progressivamente degli antichi retaggi matissiani, ancora avvertibili nella bellissima serie di “Sedie,
Poltrone e Divani”, nutrita di sapori bolognesi alla Corsi o financo alla Protti, per arricchirsi di una
nuova ricercatezza grafica, non necessariamente naturalistica, anzi, quasi presaga dei successivi stilismi
pop di uno Gnoli o di un Pozzati, che fa da preambolo alla scoperta, con la serie delle “finestre nere”, di
una dimensione metafisica che fino a quel momento pareva ignota, nascosta sotto il fuoco silenzioso di
un vitalismo sottile, eppure sempre inestinto, per quanto intimo e raccolto attorno al fascino segreto
dell'apparentemente ordinario, aprendosi alla ricerca di un senso “altro”, inizialmente impenetrabile,
oltre il limite di ciò con cui conviviamo.
Una svolta decisiva, avremmo potuto dire per altri artisti, con tangenze che aprono a discorsi diversi, per
esempio alla nuova figurazione di Gianfranco Ferroni. Ma per Biasion, si mentirebbe: é solo uno degli
sbocchi possibili, un indirizzo piuttosto che un altro, senza nessuna pretesa di essere più definitivo di
quanto non fossero stati gli altri già battuti. Non é incertezza o insoddisfazione, tutt'altro. E' lucida
consapevolezza di ciò che l'arte può fare, quando si raggiunge il totale controllo dei propri mezzi”.
Renzo Biasion, nato a Treviso nel 1914 da famiglia veneziana è scomparso a Firenze nel 1996. Pittore, incisore,
scrittore e giornalista, ha vissuto e lavorato a lungo a Torri del Benaco sul lago di Garda dal dopoguerra sino agli anni
’70. Nei primi anni del dopoguerra insegnò alle scuole di Caprino Veronese e visse a Verona, poi a Torri del Benaco,
raffigurando il lago e la città scaligera in molti paesaggi. In quegli anni ebbe rapporti d’amicizia con i più noti pittori
veronesi quali Orazio Pigato, Pio Semeghini, Guido Farina, lo scultore Costantini, ecc.
Ha collaborato con le pagine culturali di diversi quotidiani e periodici ed è stato per trentaquattro anni titolare della
rubrica d'arte del settimanale "Oggi" (nella rubrica ‘Il Sofà delle Muse’ che poi passò proprio a Sgarbi) ma anche nelle
pagine culturali di vari quotidiani, tra i quali la Gazzetta del Popolo, L’Arena ed Il Resto del Carlino.
Ha esposto come invitato alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e nelle principali rassegne di pittura e di
grafica nazionali ed internazionali ed ha insegnato Figura al Liceo Artistico di Firenze. Numerosissime le sue mostre
personali, in Italia e all'estero. È stato accademico delle Arti del disegno, ha conseguito numerosi premi ed onorificenze,
fra le quali la Medaglia d'oro del Presidente della Repubblica come benemerito delle Arti, della Cultura e della Scuola.
Sue opere figurano in diverse gallerie italiane e straniere: Bologna, Firenze, Torino, Verona, Udine, Venezia (Ca' Pesaro
e Fondazione Cini), Lucca, Imola, Treviso, Rovigo, Rodi, Rovigno, Benevento, Pisa, San Pietroburgo (Ermitage), Lima.
Un suo ricco 'corpus' di incisioni è stato acquisito dal Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze, mentre i disegni di
guerra sono stati raccolti dalla Fondazione Giorgio Cini a San Giorgio (Venezia).
Fra le sue opere di narrativa, ricordiamo in particolare Tempi bruciati (Milano, 1948) e Sagapò (Torino, 1954), scelto
quest'ultimo da Elio Vittorini per la sua celebre collana 'I gettoni', tradotto in varie lingue e più volte ristampato (ultima edizione di Einaudi, 2015) e a cui si è ispirato il regista Gabriele Salvatores ed il suo sceneggiatore Monteleone per il film Mediterraneo, vincitore di un premio Oscar.
La mostra è aperta presso l’Auditorium di San Giovanni - Via per Albisano - Torri del Benaco (Vr) tutti i giorni dal 6 al 21 Giugno 2015 con il seguente orario: dalle ore 10 alle ore 13 e dalle 15,30 alle 19.
scrittore e giornalista che qui ha vissuto e lavorato per molti anni. La retrospettiva presenta una
quarantina di dipinti a olio realizzati dall’artista dagli anni Quaranta agli anni Ottanta: interni, notti,
paesaggi e periferie. Si inaugura il 5 giugno p.v. sino al 21 del mese e sarà presente Vittorio Sgarbi che
ha scritto per l’occasione un pezzo critico sul pittore veneto. Ecco uno stralcio del testo scritto da
Vittorio Sgarbi sull’artista:
“Del Biasion pittore, comunque, mi si chiede, come se lo scrittore appartenesse, con coerenza rispetto a
quanto appena detto, a un mondo attiguo, ma solo parallelo. Ebbene, del pittore subito dico: un talento
lampante, indubitabile, fra i più brillanti, in Italia, della sua generazione, che pure, come é noto, non fu
per nulla avara di capaci. Fin dai suoi esordi, da trevigiano di nascita e veneziano in pectore, Biasion si
trova al seguito di Juti Ravenna che lo introduce al culto del francesismo post-impressionista,
contraltare del latinismo, politicamente più corretto, di Novecento e Valori Plastici, guardando, quindi,
al guaguinismo di Gino Rossi, che a Treviso, terra dell'amico Arturo Martini, sarebbe finito in
manicomio, ai chiarismi vagamente utrilleschi di Pio Semeghini, soprattutto all'autobiografismo
matissianeggiante, ma non certo dimentico del pittoricismo del Settecento veneto, di Filippo de Pisis,
vero nume tutelare degli italici parisards, con Cézanne che viene concepito come un inevitabile punto di
approdo, più per obbligo di reverenza che per convinzione, ma che al momento rimane ancora un
oggetto lontano, tutto da esplorare.
Poteva essere un “internista”, uno specializzato nel soggetto caro ai Fauves e ai Nabis, e invece alterna
liberamente il chiuso all'aperto, con la serie delle case di periferia, fra Torino, Milano e Bologna, che
avrebbero potuto farlo capofila realista, ma che Biasion tratta invece come problemi puramente pittorici,
da nature morte, come é stato correttamente detto, in una serratissima dialettica fra linea, colore e
materia, emendandole da qualsiasi sentore di fattore umano. Poteva essere tutto, e in parte lo é stato, ma
Biasion si preoccupava di essere soprattutto sé stesso, cercandosi lungo sentieri che disdegnano la
ripetitività più pigra, meno che mai quella commercialmente più interessata; così, gli interni si depurano
progressivamente degli antichi retaggi matissiani, ancora avvertibili nella bellissima serie di “Sedie,
Poltrone e Divani”, nutrita di sapori bolognesi alla Corsi o financo alla Protti, per arricchirsi di una
nuova ricercatezza grafica, non necessariamente naturalistica, anzi, quasi presaga dei successivi stilismi
pop di uno Gnoli o di un Pozzati, che fa da preambolo alla scoperta, con la serie delle “finestre nere”, di
una dimensione metafisica che fino a quel momento pareva ignota, nascosta sotto il fuoco silenzioso di
un vitalismo sottile, eppure sempre inestinto, per quanto intimo e raccolto attorno al fascino segreto
dell'apparentemente ordinario, aprendosi alla ricerca di un senso “altro”, inizialmente impenetrabile,
oltre il limite di ciò con cui conviviamo.
Una svolta decisiva, avremmo potuto dire per altri artisti, con tangenze che aprono a discorsi diversi, per
esempio alla nuova figurazione di Gianfranco Ferroni. Ma per Biasion, si mentirebbe: é solo uno degli
sbocchi possibili, un indirizzo piuttosto che un altro, senza nessuna pretesa di essere più definitivo di
quanto non fossero stati gli altri già battuti. Non é incertezza o insoddisfazione, tutt'altro. E' lucida
consapevolezza di ciò che l'arte può fare, quando si raggiunge il totale controllo dei propri mezzi”.
Renzo Biasion, nato a Treviso nel 1914 da famiglia veneziana è scomparso a Firenze nel 1996. Pittore, incisore,
scrittore e giornalista, ha vissuto e lavorato a lungo a Torri del Benaco sul lago di Garda dal dopoguerra sino agli anni
’70. Nei primi anni del dopoguerra insegnò alle scuole di Caprino Veronese e visse a Verona, poi a Torri del Benaco,
raffigurando il lago e la città scaligera in molti paesaggi. In quegli anni ebbe rapporti d’amicizia con i più noti pittori
veronesi quali Orazio Pigato, Pio Semeghini, Guido Farina, lo scultore Costantini, ecc.
Ha collaborato con le pagine culturali di diversi quotidiani e periodici ed è stato per trentaquattro anni titolare della
rubrica d'arte del settimanale "Oggi" (nella rubrica ‘Il Sofà delle Muse’ che poi passò proprio a Sgarbi) ma anche nelle
pagine culturali di vari quotidiani, tra i quali la Gazzetta del Popolo, L’Arena ed Il Resto del Carlino.
Ha esposto come invitato alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e nelle principali rassegne di pittura e di
grafica nazionali ed internazionali ed ha insegnato Figura al Liceo Artistico di Firenze. Numerosissime le sue mostre
personali, in Italia e all'estero. È stato accademico delle Arti del disegno, ha conseguito numerosi premi ed onorificenze,
fra le quali la Medaglia d'oro del Presidente della Repubblica come benemerito delle Arti, della Cultura e della Scuola.
Sue opere figurano in diverse gallerie italiane e straniere: Bologna, Firenze, Torino, Verona, Udine, Venezia (Ca' Pesaro
e Fondazione Cini), Lucca, Imola, Treviso, Rovigo, Rodi, Rovigno, Benevento, Pisa, San Pietroburgo (Ermitage), Lima.
Un suo ricco 'corpus' di incisioni è stato acquisito dal Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze, mentre i disegni di
guerra sono stati raccolti dalla Fondazione Giorgio Cini a San Giorgio (Venezia).
Fra le sue opere di narrativa, ricordiamo in particolare Tempi bruciati (Milano, 1948) e Sagapò (Torino, 1954), scelto
quest'ultimo da Elio Vittorini per la sua celebre collana 'I gettoni', tradotto in varie lingue e più volte ristampato (ultima edizione di Einaudi, 2015) e a cui si è ispirato il regista Gabriele Salvatores ed il suo sceneggiatore Monteleone per il film Mediterraneo, vincitore di un premio Oscar.
La mostra è aperta presso l’Auditorium di San Giovanni - Via per Albisano - Torri del Benaco (Vr) tutti i giorni dal 6 al 21 Giugno 2015 con il seguente orario: dalle ore 10 alle ore 13 e dalle 15,30 alle 19.
05
giugno 2015
Renzo Biasion – Interni. Esterni
Dal 05 al 21 giugno 2015
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
AUDITORIUM DI SAN GIOVANNI
Torri Del Benaco, Via Per Albisano, (Verona)
Torri Del Benaco, Via Per Albisano, (Verona)
Orario di apertura
dalle ore 10 alle ore 13 e dalle 15,30 alle 19
Vernissage
5 Giugno 2015, ore 17.30
Sito web
www.comune.torridelbenaco.vr.it
Autore
Curatore