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Repetita iuvant
ROAMING, da un’idea di Ermanno Cristini, è una serie di mostre che durano solo il tempo dell’inaugurazione:dei flash che sopravvivono nel dito dei fotografi e poi galleggiano nella dimensione indistinta del web
Comunicato stampa
Segnala l'evento
ROAMING, da un'idea di Ermanno Cristini, e' una serie di mostre, curate da Alessandro Castiglioni, che durano solo il tempo dell'inaugurazione: dei flash che sopravvivono nel dito dei fotografi e poi galleggiano nella dimensione indistinta del web.
ROAMING, sarà ad ASSAB ONE a Milano il 12 giugno e poi circolerà, uguale ma sempre diverso nelle presenze degli artisti e dei fotografi, in diverse città in Italia e all'estero.
Localizzate in spazi fortemente conformativi e rappresentativi, per la loro presenza fisica e lo spessore della loro storia - immobili industriali dismessi e recuperati-, ma anche per la loro presenza simbolica -sedi istituzionali come il museo-, le mostre si caratterizzano per la rapidità e per le modalità di occupazione degli spazi.
Gli artisti cambiano secondo una catena di inviti che mette -sotto scacco- l'idea di un curatore. Nella successione degli inviti rimane un'ombra di indicibilità poiche' l'affinità e' tra chi invita chi, e un posto piu' in là si rompe. Si genera cosi' un meccanismo di -caos- e di casualità nell'insieme eterogeneo, tenuto insieme dai singoli, con una sorta di -curatela velata-.
In contraddizione con l'ampiezza o con l'aura delle location, le opere mettono in atto una presenza discreta, negli angoli, negli interstizi, per terra, in cima ad una scala, mescolate ad altre opere nel museo, ecc. che le conduce a farsi scoprire piano piano, quasi mostrandosi solo ad uno sguardo secondo, in aperto contrasto con la fugacità e la transitorietà esasperata dell'evento.
Ma delle opere e della loro relazione con lo spazio, nella messa in mostra trasformata in evento, resta solo l'immagine del fotografo. E' in forma di immagine che l'opera si dispone a circolare. E allora qual'e' l'opera? Quella dell'artista, del fotografo, l'operazione in se'?
Cosi' il fotografo diventa parte integrante del nucleo di artisti e cambia ad ogni iniziativa mettendo in campo visioni diverse: il pubblicitario, il fotografo d'arte, il fotografo di architettura, e dunque diversi modi di percorrere il bordo tra opera e immagine, tra realtà e rappresentazione, tra reale e virtuale.
E quando il simulacro, trasformato in sistema di pixel, si proietta nel web e si allestisce in SECOND LIFE?
Paradossalmente l'unico elemento di stabilità della messa in mostra avviene in una dimensione puramente virtuale, delocalizzata e globale. Allora cosa cambia nello statuto dell'opera nel momento in cui si trasformano la sua materia, il suo spazio e il suo tempo?
Cio' che Roaming attiva e' una fuga di polarità: il piccolo rispetto al grande degli spazi, il vuoto rispetto al pieno del pubblico dell'inaugurazione, il ritardo rispetto all'accelerazione dell'evento, la realtà rispetto alla sua rappresentazione, il fisico rispetto al virtuale.
Entro questa fuga la volontà dell'opera si scontra con il suo destino ma forse e' l'unico modo per compiersi, rivelando quell'ultrasottile, che oggi piu' che mai e' una necessità dell'opera, ovvero --cio' che non si coglie propriamente con la vista fisica ma con lo sguardo, con l'attenzione, con la mente (-) l'incavo della carta, tra recto e verso di un foglio sottile- (cfr. Elio Grazioli, Una differenza ultrasottile, in Passeggiata Minima, a cura di Giovanni Ferrario, UTET, 2008).
ROAMING, sarà ad ASSAB ONE a Milano il 12 giugno e poi circolerà, uguale ma sempre diverso nelle presenze degli artisti e dei fotografi, in diverse città in Italia e all'estero.
Localizzate in spazi fortemente conformativi e rappresentativi, per la loro presenza fisica e lo spessore della loro storia - immobili industriali dismessi e recuperati-, ma anche per la loro presenza simbolica -sedi istituzionali come il museo-, le mostre si caratterizzano per la rapidità e per le modalità di occupazione degli spazi.
Gli artisti cambiano secondo una catena di inviti che mette -sotto scacco- l'idea di un curatore. Nella successione degli inviti rimane un'ombra di indicibilità poiche' l'affinità e' tra chi invita chi, e un posto piu' in là si rompe. Si genera cosi' un meccanismo di -caos- e di casualità nell'insieme eterogeneo, tenuto insieme dai singoli, con una sorta di -curatela velata-.
In contraddizione con l'ampiezza o con l'aura delle location, le opere mettono in atto una presenza discreta, negli angoli, negli interstizi, per terra, in cima ad una scala, mescolate ad altre opere nel museo, ecc. che le conduce a farsi scoprire piano piano, quasi mostrandosi solo ad uno sguardo secondo, in aperto contrasto con la fugacità e la transitorietà esasperata dell'evento.
Ma delle opere e della loro relazione con lo spazio, nella messa in mostra trasformata in evento, resta solo l'immagine del fotografo. E' in forma di immagine che l'opera si dispone a circolare. E allora qual'e' l'opera? Quella dell'artista, del fotografo, l'operazione in se'?
Cosi' il fotografo diventa parte integrante del nucleo di artisti e cambia ad ogni iniziativa mettendo in campo visioni diverse: il pubblicitario, il fotografo d'arte, il fotografo di architettura, e dunque diversi modi di percorrere il bordo tra opera e immagine, tra realtà e rappresentazione, tra reale e virtuale.
E quando il simulacro, trasformato in sistema di pixel, si proietta nel web e si allestisce in SECOND LIFE?
Paradossalmente l'unico elemento di stabilità della messa in mostra avviene in una dimensione puramente virtuale, delocalizzata e globale. Allora cosa cambia nello statuto dell'opera nel momento in cui si trasformano la sua materia, il suo spazio e il suo tempo?
Cio' che Roaming attiva e' una fuga di polarità: il piccolo rispetto al grande degli spazi, il vuoto rispetto al pieno del pubblico dell'inaugurazione, il ritardo rispetto all'accelerazione dell'evento, la realtà rispetto alla sua rappresentazione, il fisico rispetto al virtuale.
Entro questa fuga la volontà dell'opera si scontra con il suo destino ma forse e' l'unico modo per compiersi, rivelando quell'ultrasottile, che oggi piu' che mai e' una necessità dell'opera, ovvero --cio' che non si coglie propriamente con la vista fisica ma con lo sguardo, con l'attenzione, con la mente (-) l'incavo della carta, tra recto e verso di un foglio sottile- (cfr. Elio Grazioli, Una differenza ultrasottile, in Passeggiata Minima, a cura di Giovanni Ferrario, UTET, 2008).
12
giugno 2008
Repetita iuvant
12 giugno 2008
fotografia
arte contemporanea
serata - evento
arte contemporanea
serata - evento
Location
ASSAB ONE – EX GEA
Milano, Via Assab, 1, (Milano)
Milano, Via Assab, 1, (Milano)
Vernissage
12 Giugno 2008, dalle 19
Autore
Curatore