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Replay. Il vizio dell’errore
Artisti da tutta Italia proporranno al visitatore “flashback della loro vita” riflessi su opere visive e performance, dove in questo caso la cura per uscire dal limite del “ripetersi” è proprio l’atto del “mostrarsi”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Anche quest’anno artisti da tutta Italia proporranno al visitatore “flashback della loro vita” riflessi su opere visive e performance, dove in questo caso la cura per uscire dal limite del “ripetersi” è proprio l’atto del “mostrarsi”; il vernissage aprirà con un audio performance dal titolo “E’ umano”.
L’architettura gioca anch’essa un ruolo fondamentale nel progetto, dove i moduli ripetuti delle vetrate riprendono la tematica in questione; “Replay” infatti riflette esattamente il concetto di serialità.
In un dialogo inevitabilmente collegato alla contemporaneità più attuale, le opere e l’architettura sono opposti e allo stesso tempo coincidenti, come pelle e scheletro, come centro e periferia.
“REPLAY” ‹rìiplei› s. ingl. [dal v. (to) replay «giocare, o rappresentare, di nuovo», comp. di re- e (to) play «giocare»] o meglio ancora: “RIPETERE”.
Sembra paradossale, a volte perfino assurdo, ma spesso le persone tendono a ripetere comportamenti che le hanno danneggiate e si rimettono in situazioni già sperimentate e pericolose dal punto di vista emotivo e/o fisico; questo accade per molte ragioni e in realtà segue una logica interna perfettamente comprensibile, sebbene in apparenza anomala.
Questa tendenza a ripetere lo stesso “errore” si chiama “coazione a ripetere” ovvero la tendenza a ripetere la stessa cosa; la coercizione a compiere ripetutamente le stesse azioni è il principio per cui una persona
cerca di superare qualcosa di irrisolto che affonda le radici nel remoto passato, rimettendosi nelle identiche circostanze che provocarono quell’antica difficoltà.
Sigmud Freud parla proprio di questo nel libro “Al di la del principio di piacere” del 1920:
"Ciò che rimane privo di spiegazione è sufficiente a legittimare l'ipotesi di una coazione a ripetere, che ci pare più originaria, più elementare, più pulsionale di quel principio di piacere di cui non tiene alcun conto".
Ma perché ripetiamo lo stesso errore?
In realtà noi tendiamo a ripetere la stessa “soluzione” e non lo stesso errore. Ognuno di noi, in passato, ha adottato una strategia, una soluzione per uscire da certe difficoltà; questa strategia ha delle conseguenze e tra queste c’è anche il famoso “errore”. Quindi questo comportamento nasce perché ci sembra istintivamente la cosa più ovvia e giusta da fare, esattamente come lo è stato in passato, ma il fatto che lo sia stato in passato non ci costringe a ripeterlo in futuro, anche perché spesso la stessa strategia può provocare più danni che benefici. Allora perché lo facciamo? Semplicemente perché le soluzioni a noi più familiari o le abitudini (anche se sbagliate) ci sembrano le più giuste se non addirittura le uniche.
Per uscire da questi continui “Replay” la strada è quella della consapevolezza del riconoscere il meccanismo del quale si è vittime e di essere capaci di “frenarsi” quando questa abitudine si manifesta. Questa collettiva vuole essere un’affermazione dei propri errori e desidera soprattutto offrire spunti per uscire da questo limite, perché mostrarsi significa in questo caso prendere “atto” delle proprie azioni.
Replay è il vizio dell’errore, da percorrere, da varcare, da ripetere…. replay….replay….replay….
L’architettura gioca anch’essa un ruolo fondamentale nel progetto, dove i moduli ripetuti delle vetrate riprendono la tematica in questione; “Replay” infatti riflette esattamente il concetto di serialità.
In un dialogo inevitabilmente collegato alla contemporaneità più attuale, le opere e l’architettura sono opposti e allo stesso tempo coincidenti, come pelle e scheletro, come centro e periferia.
“REPLAY” ‹rìiplei› s. ingl. [dal v. (to) replay «giocare, o rappresentare, di nuovo», comp. di re- e (to) play «giocare»] o meglio ancora: “RIPETERE”.
Sembra paradossale, a volte perfino assurdo, ma spesso le persone tendono a ripetere comportamenti che le hanno danneggiate e si rimettono in situazioni già sperimentate e pericolose dal punto di vista emotivo e/o fisico; questo accade per molte ragioni e in realtà segue una logica interna perfettamente comprensibile, sebbene in apparenza anomala.
Questa tendenza a ripetere lo stesso “errore” si chiama “coazione a ripetere” ovvero la tendenza a ripetere la stessa cosa; la coercizione a compiere ripetutamente le stesse azioni è il principio per cui una persona
cerca di superare qualcosa di irrisolto che affonda le radici nel remoto passato, rimettendosi nelle identiche circostanze che provocarono quell’antica difficoltà.
Sigmud Freud parla proprio di questo nel libro “Al di la del principio di piacere” del 1920:
"Ciò che rimane privo di spiegazione è sufficiente a legittimare l'ipotesi di una coazione a ripetere, che ci pare più originaria, più elementare, più pulsionale di quel principio di piacere di cui non tiene alcun conto".
Ma perché ripetiamo lo stesso errore?
In realtà noi tendiamo a ripetere la stessa “soluzione” e non lo stesso errore. Ognuno di noi, in passato, ha adottato una strategia, una soluzione per uscire da certe difficoltà; questa strategia ha delle conseguenze e tra queste c’è anche il famoso “errore”. Quindi questo comportamento nasce perché ci sembra istintivamente la cosa più ovvia e giusta da fare, esattamente come lo è stato in passato, ma il fatto che lo sia stato in passato non ci costringe a ripeterlo in futuro, anche perché spesso la stessa strategia può provocare più danni che benefici. Allora perché lo facciamo? Semplicemente perché le soluzioni a noi più familiari o le abitudini (anche se sbagliate) ci sembrano le più giuste se non addirittura le uniche.
Per uscire da questi continui “Replay” la strada è quella della consapevolezza del riconoscere il meccanismo del quale si è vittime e di essere capaci di “frenarsi” quando questa abitudine si manifesta. Questa collettiva vuole essere un’affermazione dei propri errori e desidera soprattutto offrire spunti per uscire da questo limite, perché mostrarsi significa in questo caso prendere “atto” delle proprie azioni.
Replay è il vizio dell’errore, da percorrere, da varcare, da ripetere…. replay….replay….replay….
07
dicembre 2017
Replay. Il vizio dell’errore
Dal 07 al 17 dicembre 2017
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
SALA MESSINA – EX PESCHERIA
Giarre, Via Calderai, 52, (Catania)
Giarre, Via Calderai, 52, (Catania)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 17:00 alle 20:00
Vernissage
7 Dicembre 2017, H. 18:00
Autore
Curatore