Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Review
Cosa proviamo, quale sensazione nell’incontrare persone, ma anche figure, libri, oggetti, dopo un discreto periodo di tempo? Qualcosa di dolce e amaro, sovente, un effetto di spiazzamento. Noi e loro. Entrambi un po’ diversi, spaesati.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Cosa proviamo, quale sensazione nell’incontrare persone, ma anche figure, libri, oggetti, dopo un discreto periodo di tempo? Qualcosa di dolce e amaro, sovente, un effetto di spiazzamento. Noi e loro. Entrambi un po’ diversi, spaesati.
Alberto Weber ha raccolto qui, in questa mostra, autori già da lui incontrati ed esposti nel decennio 1980-1990. Fine secolo, dunque, e fine millennio. Un tempo né vicino né lontano, che respira ancora nel presente, lo incalza. E’ rimasto lo stesso tono di voce? O le cose vicine hanno già preso l’aura della lontananza? Come nella vita; cose che sembravano congiunte si separano, altre che sembravano distanti si avvicinano.
Occorre un secondo sguardo, che è poi il vero sguardo, quello che mette a fuoco nella distanza, e lascia emergere ciò che la vita ha tessuto in silenzio. Figure inaspettate, percorsi imprevisti. Il tempo trascorso ha dato profondità, sfondo, anima. Pavese c’insegna bene: non c’è inizio fuori dal ritorno, non c’è la prima volta che non includa in sé la seconda. Conoscere è ri-conoscere.
Funziona ancora il mio Grundig, registratore per audiocassette. Il tasto rewind riavvolge nastro e tempo, prima molto lentamente, poi sempre più veloce. Se il motorino di trascinamento ha poca potenza si può sentire una strana musica a rovescio, un lamento.
Come nella vita. Alla fine del nastro, uno scatto, un colpo d’arresto, sonoro assai. Con rewind si riavvolge quel che era srotolato, si dispone di un tempo reversibile, come un tempo sospeso che va controvento.
E’ il ritorno la vera meta di ogni viaggio. Più essenzialmente: ogni viaggio è un ritorno. Torniamo “dove eravamo già stati”…per dirla con un verso di Milo De Angelis. Qui, solo qui, dove eravamo già stati, solo qui potremo davvero ri-conoscere qualcosa, se non abbiamo troppo ceduto alle Sirene di un viaggio evasivo, di quel tipo di viaggio che è fuga nel nuovo a tutti i costi.
Un vecchio amico, un vecchio incontro…sì, può essere questa la novità. Ritornare, andare a ritroso, contro corrente, risalire un tratto del fiume. Quello che traghetta i ricordi, i viaggi della mente. Ricordare senza fare del ricordo una retorica. Anche nell’etimo, ricordo significa congiungere il ritorno con il cuore. Nella memoria, che è fil di ragno, c’è sempre il cuore. Il cuore attraversato.
Dario Capello
Alberto Weber ha raccolto qui, in questa mostra, autori già da lui incontrati ed esposti nel decennio 1980-1990. Fine secolo, dunque, e fine millennio. Un tempo né vicino né lontano, che respira ancora nel presente, lo incalza. E’ rimasto lo stesso tono di voce? O le cose vicine hanno già preso l’aura della lontananza? Come nella vita; cose che sembravano congiunte si separano, altre che sembravano distanti si avvicinano.
Occorre un secondo sguardo, che è poi il vero sguardo, quello che mette a fuoco nella distanza, e lascia emergere ciò che la vita ha tessuto in silenzio. Figure inaspettate, percorsi imprevisti. Il tempo trascorso ha dato profondità, sfondo, anima. Pavese c’insegna bene: non c’è inizio fuori dal ritorno, non c’è la prima volta che non includa in sé la seconda. Conoscere è ri-conoscere.
Funziona ancora il mio Grundig, registratore per audiocassette. Il tasto rewind riavvolge nastro e tempo, prima molto lentamente, poi sempre più veloce. Se il motorino di trascinamento ha poca potenza si può sentire una strana musica a rovescio, un lamento.
Come nella vita. Alla fine del nastro, uno scatto, un colpo d’arresto, sonoro assai. Con rewind si riavvolge quel che era srotolato, si dispone di un tempo reversibile, come un tempo sospeso che va controvento.
E’ il ritorno la vera meta di ogni viaggio. Più essenzialmente: ogni viaggio è un ritorno. Torniamo “dove eravamo già stati”…per dirla con un verso di Milo De Angelis. Qui, solo qui, dove eravamo già stati, solo qui potremo davvero ri-conoscere qualcosa, se non abbiamo troppo ceduto alle Sirene di un viaggio evasivo, di quel tipo di viaggio che è fuga nel nuovo a tutti i costi.
Un vecchio amico, un vecchio incontro…sì, può essere questa la novità. Ritornare, andare a ritroso, contro corrente, risalire un tratto del fiume. Quello che traghetta i ricordi, i viaggi della mente. Ricordare senza fare del ricordo una retorica. Anche nell’etimo, ricordo significa congiungere il ritorno con il cuore. Nella memoria, che è fil di ragno, c’è sempre il cuore. Il cuore attraversato.
Dario Capello
07
febbraio 2013
Review
Dal 07 febbraio al 16 marzo 2013
arte moderna e contemporanea
Location
WEBER & WEBER ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Torino, Via San Tommaso, 7, (Torino)
Torino, Via San Tommaso, 7, (Torino)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 15,30-19,30
Vernissage
7 Febbraio 2013, ore 18.00
Autore