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Ri-tratti
Da molti anni studio la figura umana , e la mia osservazione ha messo in chiara luce l’evoluzione che la forma-proporzione può assumere ,codificandola attraverso regole e codici , arrivando a riscrivere una possibile forma del corpo umano.
Comunicato stampa
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RI-TRATT0
Ri- tratto come ri- trattare, ri- tratto nuovamente la materia, ri- tratto il volto con altra proporzione, secondo un criterio evoluto.(Sette Settimi)
Ri- tratto prelude, sicuramente alla necessità di correggere, sancisce la volontà di rivedere, aggiustare, e dividere la figura, percorrendo un altro cammino necessario-fisiologico. Traccio altri punti di riferimento sul viso.
Ritratto e riscatto una parte del volto, cavando l’identità, e una parte di verità della figura.
Scavo sulla tela ed estraggo letteralmente dei connotati importanti del viso allontanando dal centro, volontariamente lo sguardo simmetrico della figura perché inorridito, distolgo lo sguardo del personaggio da una verità insopportabile da vedere, concentrando l’identificazione e la somiglianza nella porzione periferica della massa-volume del cranio.
Le regole del vecchio volto cancellato non bastano più, ristabilisco un ordine secondo un nuovo compromesso con la storia ( l’unico che si può veramente fare).
La storia recente-contemporanea ci ricorda, Il ritratto come figura che vive al riparo della luce abbagliante, accecante e fastidiosa, come se cercando un riparo si nascondesse nell’ombra irriconoscibile, ritraendosi, e sottraendosi come per vergogna, allo sguardo sdegnato di Policleto esausto o disgustato, o più semplicemente da una mancata somiglianza (Varrone).
L’impulso irrefrenabile dell’artista nevrotico protestatario che censura il ri- tratto ritirandolo dalla scena, sottraendo e cancellando (da una mano di spessa biacca su tela ruvida) , come resto di una scena criminale del cadavere violentato e strappato dalla tela (Bacon).
Ora si guarda il puro gesto, il gesto, come necessità per allontanare scaramanticamente la figura dalla scena, il ri-tratto come gesto nel segno della materia.
Lo sfiguramento del ritratto come atto di depurazione, il levare dalla tela l’ultima parte riconoscibile dell’umano, depurando, levigando, pulendo, corrodendo, il gesto fisso appartato, l’ idealizzazione del gesto sulla figura, con questo l’artista si sostituisce a Dio e occupa in senso mitologico, la scena .
Io ri tratto questa convinzione questo ritrarsi , questa unica condizione che, pur riconoscendola vera, sostengo altra verità, un ritratto differente un ritratto che nasce ed esiste nell’auto celebrarsi , il punto di riconoscibilità dell’uomo, il campo e il terreno di battaglia in cui si svolge la ricerca.
Il mio ri tratto nasce dall’ esigenza di re inventare il volto, il mio soggetto passa dai ritratti di Gerico, volando a Akhenaton e Nefertiti, sostando a Kavros , fino a Crisippo, analizzando le singole parti e costruendo il nuovo ri-tratto, Canone anatomico Sette Settimi.
Ri- tratto come ri- trattare, ri- tratto nuovamente la materia, ri- tratto il volto con altra proporzione, secondo un criterio evoluto.(Sette Settimi)
Ri- tratto prelude, sicuramente alla necessità di correggere, sancisce la volontà di rivedere, aggiustare, e dividere la figura, percorrendo un altro cammino necessario-fisiologico. Traccio altri punti di riferimento sul viso.
Ritratto e riscatto una parte del volto, cavando l’identità, e una parte di verità della figura.
Scavo sulla tela ed estraggo letteralmente dei connotati importanti del viso allontanando dal centro, volontariamente lo sguardo simmetrico della figura perché inorridito, distolgo lo sguardo del personaggio da una verità insopportabile da vedere, concentrando l’identificazione e la somiglianza nella porzione periferica della massa-volume del cranio.
Le regole del vecchio volto cancellato non bastano più, ristabilisco un ordine secondo un nuovo compromesso con la storia ( l’unico che si può veramente fare).
La storia recente-contemporanea ci ricorda, Il ritratto come figura che vive al riparo della luce abbagliante, accecante e fastidiosa, come se cercando un riparo si nascondesse nell’ombra irriconoscibile, ritraendosi, e sottraendosi come per vergogna, allo sguardo sdegnato di Policleto esausto o disgustato, o più semplicemente da una mancata somiglianza (Varrone).
L’impulso irrefrenabile dell’artista nevrotico protestatario che censura il ri- tratto ritirandolo dalla scena, sottraendo e cancellando (da una mano di spessa biacca su tela ruvida) , come resto di una scena criminale del cadavere violentato e strappato dalla tela (Bacon).
Ora si guarda il puro gesto, il gesto, come necessità per allontanare scaramanticamente la figura dalla scena, il ri-tratto come gesto nel segno della materia.
Lo sfiguramento del ritratto come atto di depurazione, il levare dalla tela l’ultima parte riconoscibile dell’umano, depurando, levigando, pulendo, corrodendo, il gesto fisso appartato, l’ idealizzazione del gesto sulla figura, con questo l’artista si sostituisce a Dio e occupa in senso mitologico, la scena .
Io ri tratto questa convinzione questo ritrarsi , questa unica condizione che, pur riconoscendola vera, sostengo altra verità, un ritratto differente un ritratto che nasce ed esiste nell’auto celebrarsi , il punto di riconoscibilità dell’uomo, il campo e il terreno di battaglia in cui si svolge la ricerca.
Il mio ri tratto nasce dall’ esigenza di re inventare il volto, il mio soggetto passa dai ritratti di Gerico, volando a Akhenaton e Nefertiti, sostando a Kavros , fino a Crisippo, analizzando le singole parti e costruendo il nuovo ri-tratto, Canone anatomico Sette Settimi.
29
maggio 2014
Ri-tratti
Dal 29 maggio al 10 luglio 2014
arte contemporanea
Location
STANZA DELL’ALIPRANDI
Milano, Via Madonnina, 3, (Milano)
Milano, Via Madonnina, 3, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato, ore 10-12.30/15.30-19
Vernissage
29 Maggio 2014, h 18.30
Autore