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Riccardo Guarneri – Il campo delle trasparenze
L’esposizione raccoglie, in parallelo con la mostra che si tiene nelle Antiche Stanze di Santa Caterina, una serie di opere appartenenti soprattutto agli ultimi anni d’attività dell’artista.
Comunicato stampa
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Nasce dalla proficua e collaudata collaborazione tra Comune di Prato e Confartigianato Imprese Prato questa importante mostra dedicata all’artista fiorentino Riccardo Guarneri. L’evento, curato e realizzato dall’Assessorato alla Cultura e CONFARTE – Consulta Cultura & Società, si svolgerà nelle Antiche Stanze di Santa Caterina (via Dolce dei Mazzamuti 1 – Prato – inaugurazione venerdì 6 marzo 2009 alle ore 17) e nella Sede provinciale di Confartigianato Imprese Prato (viale Montegrappa 138 – Prato – inaugurazione sabato 7 marzo 2009 alle ore 17.30).
Alcune opere dell’artista saranno visibili al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci durante lo svolgimento della rassegna Dolcemente Prato (6, 7 e 8 marzo 2009).
Scrive Andrea Mazzoni, assessore alla Cultura del Comune di Prato, nella presentazione al catalogo:
“Se c'è un artista che riesce a dare il senso di come la leggerezza sia la cifra del reale, la dimensione di fondo di quel che ci circonda; se c'è un pittore capace addirittura di utilizzare l'imponderabilità assoluta della luce come struttura, ebbene quel maestro è sicuramente Riccardo Guarneri che delle leggerezze e delle trasparenze ha fatto da molti decenni il suo tratto distintivo, il suo campo di ricerca stilistica in divenire e per ciò sempre mutevole al di là del fatto che le apparenze sembrino ridurre al minimo il passaggio da un'ispirazione e da una realizzazione all'altra.
Quello di Guarneri è un gioco di evanescenze, di vibrazioni luminose, di forme mobili e di segni rarefatti che raccontano di una tensione verso l'assoluto sostenuta dalla volontà di comunicare l'incomunicabile, di rendere visibile l'invisibile, di contemplare l'incontemplabile, di dare consistenza all'inconsistente, presenza all'assenza in un intreccio - solo apparentemente fragile - di velami e disvelamenti.
Lame impalpabili di luce cantano (e decantano) una diafana ed elegantissima poetica del rarefatto (che non esclude - anzi - un capillare e quasi impercettibile infittirsi del segno), imponendosi l'autore una sorta di milizia artistica a servizio permanente effettivo nel presidiare la soglia di confine con il colore. Qui è il limes, il Vallo di Adriano da cui controllare e se del caso impedire l'irruzione tracotante del "troppo" di colore sulla tela, a danno dell'impalpabilità del segno di luce. E però, per fortuna, al contrario di quel che accade al capitano Drogo nel "Deserto dei Tartari" di Buzzati, la tensione nei confronti del possibile attacco di sfondamento resta sempre e comunque ben vigile, non si lascia sfiancare da qualche avvistamento ingannevole o dalla lunga attesa, non perde in certezza del proprio ruolo.
Così l'alfabeto di monocromatismi e di geometrie che si distende nelle produzioni di Guarneri - a costruire tessiture di luce - si fa microcosmo consapevole, territorio dell'anima (e dello sguardo) contenente l'essenzialità e la purezza di sintesi di un iter creativo diventato quasi concetto e comunque originale ed identificabilissima concezione espressiva.”
“Quello di Guarneri è un mondo fatto di scambi, di coraggio, di sperimentazioni, di ascolto della vocazione propria e altrui. Di quello che siamo chiamati a svolgere. E' un mondo dove ci sono "zone del silenzio" che permettono di far maturare i fermenti del nuovo. E' un mondo di micro segni e di sfumature. E' un mondo in filigrana che non rimane nel privato ma che ha una forte adesione al pubblico. La luce che emana dal tunnel sotterraneo della metropolitana di via Tuscolana a Roma. E' un mondo di bellezza che si concretizza nel reale. Con altra terminologia e in altri ambiti si parlerebbe di innovazione, diversificazione, fare rete. Ancora una volta campi apparentemente diversi tra loro si toccano in un prezioso contesto di relazioni visto non come sottrazione ma potenziamento delle singole specificità.” (Stefano Acerbi, presidente di Confartigianato Imprese Prato).
“La purezza della pittura di Riccardo Guarneri affascina e stupisce. Le sue opere sono fatte di luce e di poche linee appena accennate, una sintesi estrema, che segna la piena maturazione della sua ricerca artistica.
A un primo sguardo si ha come l’impressione che le tele siano state appena sfiorate nella loro interezza dalla mano dell’artista, ma soffermandosi più a lungo, ecco che compaiono immagini complete sotto i delicati colori sfumati. La rappresentazione si crea, si rivelano piccoli segmenti, via via più lunghi, campi cromatici e strisce che arrivano a formare evanescenti figure geometriche. Questa è l’opera di oggi.
Serve un’attenzione particolare per cogliere l’eleganza delle forme e la trasparenza dei colori, ma una volta compreso lo sviluppo dell’idea, non si può che rimanere affascinati dalla realizzazione. Così semplice, così deliziosa.” (Martina Altigeri, critico d’arte)
“Strisce di colore evanescente scendono, si interrompono, entrano in relazione con esigue tracce o macchie di colore irregolari, dalle forme vagamente organiche. Lunghi graffi colorati feriscono lo spazio della tela, lo tagliano, tesi come fili. Strutture nascoste, oltre quelle ingannevoli che emergono alla superficie, si compongono, ciascuna con una propria funzione descrittiva e insieme analitica. I toni trascorrono, slittano, disegnano una griglia spaziale, alludono ad un movimento. Osservati frontalmente o con una luce sbagliata, troppo forte, i quadri di Riccardo Guarneri non reagiscono. Ma se lo sguardo si affina, compaiono riflessi, superfici increspate dalla texture di una calligrafia, mentre il colore, liquido, perde ogni consistenza e impregna la tela lasciando scoperta la trama del tessuto. I colori infine emergono, si inseguono in variazioni continue, strisce orizzontali gialle e arancio succedono ad altre violacee o verdi o grigioazzurre. L'intera superficie appare ora essa stessa come una fonte di luce, moderata: quasi come la luce immobile di una lampada attraverso la carta oleata di un paralume. Su questa superficie il colore mantiene la stessa intensità, senza variazioni o sussulti. Questa sensazione di luce persiste immobile, come al grado estremo di fusione. Si annullano altre percezioni. Finalmente siamo entrati nel quadro.” (Giovanna Uzzani, critico d’arte)
Riccardo Guarneri è nato nel 1933 a Firenze, dove tuttora vive e lavora. Dopo una breve stagione informale intraprende dal 1962 una ricerca pittorica fondata sul segno e sulla luce, che diventano i suoi principali oggetti di studio, all'interno di un impianto geometrico minimale. Ha esordito all'Aja nel 1960 con la prima mostra personale. Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1966, alla Biennale di Parigi del 1967 nella sezione "Nuove Proposte", alla Quadriennale di Roma del 1973.
Numerose mostre personali si sono succedute dagli anni sessanta e settanta a Munster, Francoforte, Dusseldorf, Firenze, Roma, Milano, Genova, Venezia e vari altri centri italiani e stranieri. Se nelle opere degli anni settanta l'artista predilige una struttura geometrica sobria e rigorosa, a partire dagli anni ottanta il colore acquista maggiore libertà espressiva, modulando sulla tela macchie, impronte, sfumature che aggiornano il rigore della costruzione con nuova sensibilità. Ha insegnato pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara, Bari, Venezia, Firenze.
Alcune opere dell’artista saranno visibili al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci durante lo svolgimento della rassegna Dolcemente Prato (6, 7 e 8 marzo 2009).
Scrive Andrea Mazzoni, assessore alla Cultura del Comune di Prato, nella presentazione al catalogo:
“Se c'è un artista che riesce a dare il senso di come la leggerezza sia la cifra del reale, la dimensione di fondo di quel che ci circonda; se c'è un pittore capace addirittura di utilizzare l'imponderabilità assoluta della luce come struttura, ebbene quel maestro è sicuramente Riccardo Guarneri che delle leggerezze e delle trasparenze ha fatto da molti decenni il suo tratto distintivo, il suo campo di ricerca stilistica in divenire e per ciò sempre mutevole al di là del fatto che le apparenze sembrino ridurre al minimo il passaggio da un'ispirazione e da una realizzazione all'altra.
Quello di Guarneri è un gioco di evanescenze, di vibrazioni luminose, di forme mobili e di segni rarefatti che raccontano di una tensione verso l'assoluto sostenuta dalla volontà di comunicare l'incomunicabile, di rendere visibile l'invisibile, di contemplare l'incontemplabile, di dare consistenza all'inconsistente, presenza all'assenza in un intreccio - solo apparentemente fragile - di velami e disvelamenti.
Lame impalpabili di luce cantano (e decantano) una diafana ed elegantissima poetica del rarefatto (che non esclude - anzi - un capillare e quasi impercettibile infittirsi del segno), imponendosi l'autore una sorta di milizia artistica a servizio permanente effettivo nel presidiare la soglia di confine con il colore. Qui è il limes, il Vallo di Adriano da cui controllare e se del caso impedire l'irruzione tracotante del "troppo" di colore sulla tela, a danno dell'impalpabilità del segno di luce. E però, per fortuna, al contrario di quel che accade al capitano Drogo nel "Deserto dei Tartari" di Buzzati, la tensione nei confronti del possibile attacco di sfondamento resta sempre e comunque ben vigile, non si lascia sfiancare da qualche avvistamento ingannevole o dalla lunga attesa, non perde in certezza del proprio ruolo.
Così l'alfabeto di monocromatismi e di geometrie che si distende nelle produzioni di Guarneri - a costruire tessiture di luce - si fa microcosmo consapevole, territorio dell'anima (e dello sguardo) contenente l'essenzialità e la purezza di sintesi di un iter creativo diventato quasi concetto e comunque originale ed identificabilissima concezione espressiva.”
“Quello di Guarneri è un mondo fatto di scambi, di coraggio, di sperimentazioni, di ascolto della vocazione propria e altrui. Di quello che siamo chiamati a svolgere. E' un mondo dove ci sono "zone del silenzio" che permettono di far maturare i fermenti del nuovo. E' un mondo di micro segni e di sfumature. E' un mondo in filigrana che non rimane nel privato ma che ha una forte adesione al pubblico. La luce che emana dal tunnel sotterraneo della metropolitana di via Tuscolana a Roma. E' un mondo di bellezza che si concretizza nel reale. Con altra terminologia e in altri ambiti si parlerebbe di innovazione, diversificazione, fare rete. Ancora una volta campi apparentemente diversi tra loro si toccano in un prezioso contesto di relazioni visto non come sottrazione ma potenziamento delle singole specificità.” (Stefano Acerbi, presidente di Confartigianato Imprese Prato).
“La purezza della pittura di Riccardo Guarneri affascina e stupisce. Le sue opere sono fatte di luce e di poche linee appena accennate, una sintesi estrema, che segna la piena maturazione della sua ricerca artistica.
A un primo sguardo si ha come l’impressione che le tele siano state appena sfiorate nella loro interezza dalla mano dell’artista, ma soffermandosi più a lungo, ecco che compaiono immagini complete sotto i delicati colori sfumati. La rappresentazione si crea, si rivelano piccoli segmenti, via via più lunghi, campi cromatici e strisce che arrivano a formare evanescenti figure geometriche. Questa è l’opera di oggi.
Serve un’attenzione particolare per cogliere l’eleganza delle forme e la trasparenza dei colori, ma una volta compreso lo sviluppo dell’idea, non si può che rimanere affascinati dalla realizzazione. Così semplice, così deliziosa.” (Martina Altigeri, critico d’arte)
“Strisce di colore evanescente scendono, si interrompono, entrano in relazione con esigue tracce o macchie di colore irregolari, dalle forme vagamente organiche. Lunghi graffi colorati feriscono lo spazio della tela, lo tagliano, tesi come fili. Strutture nascoste, oltre quelle ingannevoli che emergono alla superficie, si compongono, ciascuna con una propria funzione descrittiva e insieme analitica. I toni trascorrono, slittano, disegnano una griglia spaziale, alludono ad un movimento. Osservati frontalmente o con una luce sbagliata, troppo forte, i quadri di Riccardo Guarneri non reagiscono. Ma se lo sguardo si affina, compaiono riflessi, superfici increspate dalla texture di una calligrafia, mentre il colore, liquido, perde ogni consistenza e impregna la tela lasciando scoperta la trama del tessuto. I colori infine emergono, si inseguono in variazioni continue, strisce orizzontali gialle e arancio succedono ad altre violacee o verdi o grigioazzurre. L'intera superficie appare ora essa stessa come una fonte di luce, moderata: quasi come la luce immobile di una lampada attraverso la carta oleata di un paralume. Su questa superficie il colore mantiene la stessa intensità, senza variazioni o sussulti. Questa sensazione di luce persiste immobile, come al grado estremo di fusione. Si annullano altre percezioni. Finalmente siamo entrati nel quadro.” (Giovanna Uzzani, critico d’arte)
Riccardo Guarneri è nato nel 1933 a Firenze, dove tuttora vive e lavora. Dopo una breve stagione informale intraprende dal 1962 una ricerca pittorica fondata sul segno e sulla luce, che diventano i suoi principali oggetti di studio, all'interno di un impianto geometrico minimale. Ha esordito all'Aja nel 1960 con la prima mostra personale. Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1966, alla Biennale di Parigi del 1967 nella sezione "Nuove Proposte", alla Quadriennale di Roma del 1973.
Numerose mostre personali si sono succedute dagli anni sessanta e settanta a Munster, Francoforte, Dusseldorf, Firenze, Roma, Milano, Genova, Venezia e vari altri centri italiani e stranieri. Se nelle opere degli anni settanta l'artista predilige una struttura geometrica sobria e rigorosa, a partire dagli anni ottanta il colore acquista maggiore libertà espressiva, modulando sulla tela macchie, impronte, sfumature che aggiornano il rigore della costruzione con nuova sensibilità. Ha insegnato pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara, Bari, Venezia, Firenze.
07
marzo 2009
Riccardo Guarneri – Il campo delle trasparenze
Dal 07 marzo al 20 maggio 2009
arte contemporanea
Location
CONFARTIGIANATO
Prato, Viale Montegrappa, 138, (Prato)
Prato, Viale Montegrappa, 138, (Prato)
Orario di apertura
Dal lunedì al giovedì ore 8.30-13 14.30-18, venerdì 8.30.13 (su richiesta anche nel pomeriggio)
Vernissage
7 Marzo 2009, ore 17.30
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