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Riccardo Savaris – Il lato oscuro dell’emozione
Il fotografo piemontese parte dalla foto di reportage dei suoi viaggi in Oriente per giungere ad una riflessione inevitabile sui sentimenti
ed emozioni umane e le rispettive sfaccettature.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L'Associazione Culturale La Pillola 400, con la cura di Alessandra Cavazzi, presenta Il lato oscuro dell’emozione, la prima personale
di Riccardo Savaris a Bologna.
Il fotografo piemontese parte dalla foto di reportage dei suoi viaggi in Oriente per giungere ad una riflessione inevitabile sui sentimenti
ed emozioni umane e le rispettive sfaccettature. Attraverso un’accurata selezione di opere in medio e grande formato, la mostra offre scatti
in bianco e nero di emozioni provenienti da visi di bambini e di adulti. Espressioni colte di soppiatto, talvolta rubate in un istante irripetibile
ad una maniera tutta “Cartier-Bressoniana”. Dall’immagine in apertura di un giovane indiano sorridente si entra ben presto in una rassegna
di scorci di vita. Felicità, gioia, sorpresa, ma anche timore, disagio e terrore di morte. L’unica immagine di morte e di morti è in grande formato:
ha un suo spazio individuale, un suo linguaggio meta fotografico (la fotografia che ritrae la fotografia). L’anima è al centro dell’obiettivo anche in questo caso, perché anche questa foto è un’istantanea che scorre come pagine di un libro, come giorni della settimana di un calendario immaginario che si scompone di fronte al visitatore.
Sebbene il rigore formale e le capacità tecniche siano evidenti, è l'efficacia narrativa e il contenuto pittorico che colpisce. Il bianco e nero
è nitido, quasi impertinente. In alcuni punti l’obiettivo penetra lo sguardo e l’ambiente che circonda i soggetti ritratti, mentre in altri punti un velo ingloba e sfuma l’analisi di chi vorrebbe andare ben oltre il visibile.
I vecchi, i bambini, le donne sembrano colpiti da un “annullamento spazio-temporale" e ciò li proietta in una dimensione parallela in cui l’emozione invade e si cristallizza.
Timido e introverso “Non ho fatto queste foto perché fossero guardate da altri, ma perché fossero un piacere tutto mio”, Savaris non ama parlare di sé e delle sue foto che sente come singole e inimitabili briciole del ricordo dei suoi viaggi. Viaggi di sensazioni mute: solo chi ha vissuto ciò che lui ha vissuto può, in parte almeno, condividerle.
Riccardo Savaris, nasce a Torino, dove vive e lavora, il 18 giugno 1971. Di professione vigile del fuoco. Dedica il suo tempo libero alla fotografia, soprattutto di reportage dei suoi viaggi intorno al mondo. È particolarmente attratto dall’Oriente: dall’India, il Vietnam, la Cambogia, il Laos…
Partecipa nel 2007 alla collettiva DieciCento di Torino (è sua per esempio l’immagine di apertura della mostra) con alcuni ritratti in bianco e nero.
di Riccardo Savaris a Bologna.
Il fotografo piemontese parte dalla foto di reportage dei suoi viaggi in Oriente per giungere ad una riflessione inevitabile sui sentimenti
ed emozioni umane e le rispettive sfaccettature. Attraverso un’accurata selezione di opere in medio e grande formato, la mostra offre scatti
in bianco e nero di emozioni provenienti da visi di bambini e di adulti. Espressioni colte di soppiatto, talvolta rubate in un istante irripetibile
ad una maniera tutta “Cartier-Bressoniana”. Dall’immagine in apertura di un giovane indiano sorridente si entra ben presto in una rassegna
di scorci di vita. Felicità, gioia, sorpresa, ma anche timore, disagio e terrore di morte. L’unica immagine di morte e di morti è in grande formato:
ha un suo spazio individuale, un suo linguaggio meta fotografico (la fotografia che ritrae la fotografia). L’anima è al centro dell’obiettivo anche in questo caso, perché anche questa foto è un’istantanea che scorre come pagine di un libro, come giorni della settimana di un calendario immaginario che si scompone di fronte al visitatore.
Sebbene il rigore formale e le capacità tecniche siano evidenti, è l'efficacia narrativa e il contenuto pittorico che colpisce. Il bianco e nero
è nitido, quasi impertinente. In alcuni punti l’obiettivo penetra lo sguardo e l’ambiente che circonda i soggetti ritratti, mentre in altri punti un velo ingloba e sfuma l’analisi di chi vorrebbe andare ben oltre il visibile.
I vecchi, i bambini, le donne sembrano colpiti da un “annullamento spazio-temporale" e ciò li proietta in una dimensione parallela in cui l’emozione invade e si cristallizza.
Timido e introverso “Non ho fatto queste foto perché fossero guardate da altri, ma perché fossero un piacere tutto mio”, Savaris non ama parlare di sé e delle sue foto che sente come singole e inimitabili briciole del ricordo dei suoi viaggi. Viaggi di sensazioni mute: solo chi ha vissuto ciò che lui ha vissuto può, in parte almeno, condividerle.
Riccardo Savaris, nasce a Torino, dove vive e lavora, il 18 giugno 1971. Di professione vigile del fuoco. Dedica il suo tempo libero alla fotografia, soprattutto di reportage dei suoi viaggi intorno al mondo. È particolarmente attratto dall’Oriente: dall’India, il Vietnam, la Cambogia, il Laos…
Partecipa nel 2007 alla collettiva DieciCento di Torino (è sua per esempio l’immagine di apertura della mostra) con alcuni ritratti in bianco e nero.
12
febbraio 2010
Riccardo Savaris – Il lato oscuro dell’emozione
Dal 12 al 26 febbraio 2010
fotografia
Location
LA PILLOLA 400
Bologna, Via Alessandro Algardi, 3/a, (Bologna)
Bologna, Via Alessandro Algardi, 3/a, (Bologna)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 20,00 orario continuato
Vernissage
12 Febbraio 2010, ore 20-22
Autore
Curatore