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Riccardo Toffoletti – Dentro i paesi: Valli del Natisone 1968
In mostra un fotoreportage di denuncia divenuto celebre, in cui il bianco e nero delle immagini di Riccardo Toffoletti sintetizzava efficacemente le condizioni di indigenza e di abbandono delle Valli del Natisone, terra di confine vista allora con sospetto dalla classe politica al governo e dagli organi militari, per quel dialetto sloveno che rendeva i suoi abitanti troppo affini alle popolazioni che vivevano oltre la “cortina di ferro”
Comunicato stampa
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IL CONFINE ORIENTALE DEL FRIULI AL MUSEO GUATELLI
Il celebre museo della civiltà contadina ospita il reportage fotografico di Riccardo Toffoletti
Il 17 e 18 maggio, in occasione della Giornata internazionale dei musei, il Museo della vita contadina “Ettore Guatelli” di Ozzano Taro (Parma) ha voluto dedicare una intensa due giorni al tema dei Confini. Tra le numerose iniziative in programma il Centro studi Nediža è stato invitato a presentare la mostra fotografica Dentro i paesi – Valli del Natisone 1968.
In mostra un fotoreportage di denuncia divenuto celebre, in cui il bianco e nero delle immagini di Riccardo Toffoletti sintetizzava efficacemente le condizioni di indigenza e di abbandono delle Valli del Natisone, terra di confine vista allora con sospetto dalla classe politica al governo e dagli organi militari, per quel dialetto sloveno che rendeva i suoi abitanti troppo affini alle popolazioni che vivevano oltre la “cortina di ferro”.
Oggi, anche se gli ultimi confini sono caduti, queste stesse fotografie non hanno perso la loro attualità, richiamando le questioni dei problemi di lavoro, della perdurante emigrazione e dell'arretratezza che, a dispetto del gran numero di “piani di sviluppo” succedutisi negli anni, rimangono ancora irrisolte.
L’opportunità di presentare la mostra Dentro i paesi al Museo Guatelli, è dovuta non solo alla profonda amicizia che ha legato Riccardo Toffoletti a Ettore Guatelli, ma ad alcune analogie che accomunano l’attività di quest’ultimo con quella condotta dal Centro studi Nediža, seppure in diversi ambiti di interesse: l’assumere il proprio territorio e le dinamiche che lo coinvolgono come punto di partenza per le proprie riflessioni e i propri studi; l’attenzione per la “storia minima” delle persone e per la dimensione del quotidiano; l’approccio multidisciplinare che - se da una parte rende difficile incasellare il proprio lavoro in una o più attività di ricerca codificate - è forse proprio l’elemento che conferisce immediatezza e capacità comunicativa al risultato del proprio fare.
Per quanto riguarda Ettore Guatelli (1921-2000) – figlio di mezzadri, maestro elementare che aderì al Movimento di Cooperazione Educativa, scrittore ed intellettuale autodidatta al di fuori di ogni accademismo – già in gioventù prese a raccogliere febbrilmente oggetti d’uso comune, con una particolare predilezione per quelli più umili e più segnati dal lavoro, dalla fatica e dall’ingegno dell’uomo, che ad ogni cosa – una volta diventata inservibile per l’eccessiva usura – sapeva trovare una nuova destinazione.
Nel corso della sua vita ne raccolse oltre 60.000 con i quali, con spirito visionario e innovatore ed in barba a tutte le logiche canoniche di allestimento museale, prese letteralmente a colonizzare il casolare di famiglia, riempiendo all’inverosimile tutti gli spazi un tempo dedicati alle attività agricole, man mano che queste venivano abbandonate.
La moltitudine di attrezzi raccolti, disposti secondo articolate geometrie che possono ricordare l’ordinata confusione delle officine fabbrili (ma anche, secondo le parole di Guatelli stesso, “stormi di passerotti”), nulla ha a che spartire con le modalità espositive dei musei etnografici più comuni, in cui gli ambienti contadini vengono ricostruiti artatamente e popolati da oggetti accuratamente lucidati e restaurati. Gli allestimenti di Guatelli, infatti, colpiscono e catturano per il forte impatto visivo d’insieme, per l’atmosfera degli spazi in cui gli oggetti sono ripensati per descrivere forme nuove, dove ogni attrezzo, soprattutto il più semplice ed ovvio, emerge per quella specifica particolarità impressa da chi l’ha usato e plasmato, tanto da renderlo parte di sé e per questo unico ed irripetibile.
Un museo in cui gli oggetti non sono muti testimoni del passato, ma sono l’elemento che mette in comunicazione diretta il visitatore con la realtà dei contadini e degli artigiani appartenuti ad un mondo ormai scomparso, la chiave che consente di accedere ad un vastissimo patrimonio immateriale di storie, aneddoti e racconti legati indissolubilmente agli oggetti quotidiani.
In modo analogo la mostra Dentro i paesi – Valli del Natisone 1968, nelle sue precedenti esposizioni di Cividale del Friuli e Udine, ha consentito di mettere a confronto la contemporaneità delle Valli del Natisone con il loro recente passato, sollevando quesiti ancora in attesa di risposta e stimolando una riflessione critica sul presente e sul futuro possibile di quest’area e della sua comunità.
Allo stesso tempo, gli spazi espositivi si sono configurati come luogo attivo e ricettivo di dibattito e di raccolta dei ricordi dei visitatori. Le loro testimonianze si sono affiancate a quelle registrate 40 anni fa da Riccardo Toffoletti nelle Valli del Natisone e sono andate ad arricchire il variegato apparato testuale del catalogo della mostra, frutto di una coedizione tra Gaspari editore e Cooperativa Most, che raccoglie per la prima volta l’intero reportage in un unico volume.
La mostra Dentro i paesi – Valli del Natisone 1968 sarà ospite del Museo Ettore Guatelli (Ozzano Taro, via Nazionale n. 130 – Collecchio, Parma) fino a domenica 8 giugno. Il Museo è aperto la domenica e i giorni festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Maggiori informazioni al sito internet www.museoguatelli.it.
Il celebre museo della civiltà contadina ospita il reportage fotografico di Riccardo Toffoletti
Il 17 e 18 maggio, in occasione della Giornata internazionale dei musei, il Museo della vita contadina “Ettore Guatelli” di Ozzano Taro (Parma) ha voluto dedicare una intensa due giorni al tema dei Confini. Tra le numerose iniziative in programma il Centro studi Nediža è stato invitato a presentare la mostra fotografica Dentro i paesi – Valli del Natisone 1968.
In mostra un fotoreportage di denuncia divenuto celebre, in cui il bianco e nero delle immagini di Riccardo Toffoletti sintetizzava efficacemente le condizioni di indigenza e di abbandono delle Valli del Natisone, terra di confine vista allora con sospetto dalla classe politica al governo e dagli organi militari, per quel dialetto sloveno che rendeva i suoi abitanti troppo affini alle popolazioni che vivevano oltre la “cortina di ferro”.
Oggi, anche se gli ultimi confini sono caduti, queste stesse fotografie non hanno perso la loro attualità, richiamando le questioni dei problemi di lavoro, della perdurante emigrazione e dell'arretratezza che, a dispetto del gran numero di “piani di sviluppo” succedutisi negli anni, rimangono ancora irrisolte.
L’opportunità di presentare la mostra Dentro i paesi al Museo Guatelli, è dovuta non solo alla profonda amicizia che ha legato Riccardo Toffoletti a Ettore Guatelli, ma ad alcune analogie che accomunano l’attività di quest’ultimo con quella condotta dal Centro studi Nediža, seppure in diversi ambiti di interesse: l’assumere il proprio territorio e le dinamiche che lo coinvolgono come punto di partenza per le proprie riflessioni e i propri studi; l’attenzione per la “storia minima” delle persone e per la dimensione del quotidiano; l’approccio multidisciplinare che - se da una parte rende difficile incasellare il proprio lavoro in una o più attività di ricerca codificate - è forse proprio l’elemento che conferisce immediatezza e capacità comunicativa al risultato del proprio fare.
Per quanto riguarda Ettore Guatelli (1921-2000) – figlio di mezzadri, maestro elementare che aderì al Movimento di Cooperazione Educativa, scrittore ed intellettuale autodidatta al di fuori di ogni accademismo – già in gioventù prese a raccogliere febbrilmente oggetti d’uso comune, con una particolare predilezione per quelli più umili e più segnati dal lavoro, dalla fatica e dall’ingegno dell’uomo, che ad ogni cosa – una volta diventata inservibile per l’eccessiva usura – sapeva trovare una nuova destinazione.
Nel corso della sua vita ne raccolse oltre 60.000 con i quali, con spirito visionario e innovatore ed in barba a tutte le logiche canoniche di allestimento museale, prese letteralmente a colonizzare il casolare di famiglia, riempiendo all’inverosimile tutti gli spazi un tempo dedicati alle attività agricole, man mano che queste venivano abbandonate.
La moltitudine di attrezzi raccolti, disposti secondo articolate geometrie che possono ricordare l’ordinata confusione delle officine fabbrili (ma anche, secondo le parole di Guatelli stesso, “stormi di passerotti”), nulla ha a che spartire con le modalità espositive dei musei etnografici più comuni, in cui gli ambienti contadini vengono ricostruiti artatamente e popolati da oggetti accuratamente lucidati e restaurati. Gli allestimenti di Guatelli, infatti, colpiscono e catturano per il forte impatto visivo d’insieme, per l’atmosfera degli spazi in cui gli oggetti sono ripensati per descrivere forme nuove, dove ogni attrezzo, soprattutto il più semplice ed ovvio, emerge per quella specifica particolarità impressa da chi l’ha usato e plasmato, tanto da renderlo parte di sé e per questo unico ed irripetibile.
Un museo in cui gli oggetti non sono muti testimoni del passato, ma sono l’elemento che mette in comunicazione diretta il visitatore con la realtà dei contadini e degli artigiani appartenuti ad un mondo ormai scomparso, la chiave che consente di accedere ad un vastissimo patrimonio immateriale di storie, aneddoti e racconti legati indissolubilmente agli oggetti quotidiani.
In modo analogo la mostra Dentro i paesi – Valli del Natisone 1968, nelle sue precedenti esposizioni di Cividale del Friuli e Udine, ha consentito di mettere a confronto la contemporaneità delle Valli del Natisone con il loro recente passato, sollevando quesiti ancora in attesa di risposta e stimolando una riflessione critica sul presente e sul futuro possibile di quest’area e della sua comunità.
Allo stesso tempo, gli spazi espositivi si sono configurati come luogo attivo e ricettivo di dibattito e di raccolta dei ricordi dei visitatori. Le loro testimonianze si sono affiancate a quelle registrate 40 anni fa da Riccardo Toffoletti nelle Valli del Natisone e sono andate ad arricchire il variegato apparato testuale del catalogo della mostra, frutto di una coedizione tra Gaspari editore e Cooperativa Most, che raccoglie per la prima volta l’intero reportage in un unico volume.
La mostra Dentro i paesi – Valli del Natisone 1968 sarà ospite del Museo Ettore Guatelli (Ozzano Taro, via Nazionale n. 130 – Collecchio, Parma) fino a domenica 8 giugno. Il Museo è aperto la domenica e i giorni festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Maggiori informazioni al sito internet www.museoguatelli.it.
18
maggio 2008
Riccardo Toffoletti – Dentro i paesi: Valli del Natisone 1968
Dal 18 maggio all'otto giugno 2008
fotografia
Location
MUSEO ETTORE GUATELLI
Collecchio, Via Nazionale, 130, (Parma)
Collecchio, Via Nazionale, 130, (Parma)
Orario di apertura
Domenica e festivi 10-12 e 15-18. Da lunedì a sabato su appuntamento
Vernissage
18 Maggio 2008, ore 15.30
Sito web
www.nediza.org
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