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Riccio – Espressionismo urbano
personale
Comunicato stampa
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Riccio è un artista inedito che l'associazione culturale Yaonde ha voluto promuovere come esempio di arte non di genere, libero, quasi tribale, puro e determinato come un bambino nel suo disegno. Sarcastico, irriverente e saggio come un ultracentenario, ma così vivo nella sua opera, per lui così vera da farci tagli, pennellate come sangue e sovrapporci cose appiccicate, nello sforzo che ogni opera non sia semplice narrazione ma un vero e proprio accadimento destinato a durare.
Sembra che la creatività sia un bene destinato a perdersi con l'infanzia. Lo sanno tutti gli artisti impegnati a percorrere controcorrente i propri condizionamenti con l'obiettivo di giungere ad una espressione innocente e sicura, dove non ci sia alcuna separatezza tra la fantasia e il farsi dell'opera. La difficoltà è data anche dall'essere informati, se non colti, nell'essere sempre pronti a sfoderare citazioni dal conosciuto, quasi una sfida verso la presunzione dell'inedito e del nuovo. Ci abbiamo provato anche noi, nel tentativo di classificare i quadri del Riccio: gli abbiamo chiesto se amasse i fumetti, ma pare non sia andato oltre Tex Willer, se conoscesse le opere di Basquiat... sì e no. Grosz? No. Forse jacovitti? Neppure, e poi che c'entra? Gliele chiederesti queste cose a un bambino?
La realtà non è solo frutto di citazioni, l'unica possibile è la strada che percorri giorno dopo giorno per quarant'anni andando al lavoro. Quella sì, è stata una citazione. Quella strada è disseminata di "reperti" ad opera di sconosciuti tra sconosciuti, nelle notti senza storia e nei giorni dimenticati la sera stessa. Mendicanti, sirene delle ambulanze, preservativi...persone già troppo infastidite per lasciarsi irritare ancora da ogni noncuranza, sembrano aver perso ogni propensione alla meraviglia se non per una nuova vetrina o per qualsiasi immagine patinata sui manifesti pubblicitari. Temi che non fanno nemmeno in tempo ad invecchiare.
Eppure lui, il Riccio, per quarant'anni non ha trascorso un solo giorno senza osservare minuziosamente, tra carte gettate per terra, merde dei cani, le persone frettolose che aggirano lo stesso lampione, e i numeri, quanti numeri, come lettere, parole che non hanno senso; e in tutto questo i pensieri, come veri fumetti, grigi, evanescenti, tangibili nel silenzio delle confidenze e nel baccano del traffico cittadino.
E' vero, sembra la narrazione di un espressionismo volto al negativo, destinato all'infelicità, eppure nelle opere del Riccio quella sua vitalità perfino chiassosa, quella propensione al grottesco ci restituiscono una visione limpida, tutt'altro che assuefatta e moribonda, proprio come la racconterebbe un bambino o un extraterrestre che avesse vinto un week-end a Milano. Un po' come Novecento, il pianista di Baricco, se si fosse deciso a scendere a terra, quello stupore che l'avrebbe accompagnato ad ogni passo nelle strade ordinarie, dove invece niente si ripete per davvero, quando si vive con gli occhi bene aperti.
E' sempre accaduto: nella storia dell'arte compaiono artisti che sembrano venuti dal nulla, incuranti di mode e tendenze, per questo quasi sempre rifiutati o destinati ad una vita difficile. Alcuni presto o tardi ce la fanno... VanGogh, Basquiat, gli intellettuali ammutoliscono e imparano. D'accordo, il RICCIO non lo conosce nessuno, è il nostro peccato di presunzione, di noi di Yaonde, ma ci fa ricordare di quando, da bambini, disegnavamo guidati solo dalla nostra fantasia e dai racconti che il disegno stesso ci rivelava, di quando la nostra creatività era anche il nostro potere di esseri vivi e liberi; e questo potere ha inevitabilmente una sua estetica, niente affatto incerta quando è tutt'uno con l'identità personale. RICCIO è lì, al tempo prima che la vita ci rendesse complessi. Primitivo, ma nel senso di innocente, incondizionato e autentico.
Sembra che la creatività sia un bene destinato a perdersi con l'infanzia. Lo sanno tutti gli artisti impegnati a percorrere controcorrente i propri condizionamenti con l'obiettivo di giungere ad una espressione innocente e sicura, dove non ci sia alcuna separatezza tra la fantasia e il farsi dell'opera. La difficoltà è data anche dall'essere informati, se non colti, nell'essere sempre pronti a sfoderare citazioni dal conosciuto, quasi una sfida verso la presunzione dell'inedito e del nuovo. Ci abbiamo provato anche noi, nel tentativo di classificare i quadri del Riccio: gli abbiamo chiesto se amasse i fumetti, ma pare non sia andato oltre Tex Willer, se conoscesse le opere di Basquiat... sì e no. Grosz? No. Forse jacovitti? Neppure, e poi che c'entra? Gliele chiederesti queste cose a un bambino?
La realtà non è solo frutto di citazioni, l'unica possibile è la strada che percorri giorno dopo giorno per quarant'anni andando al lavoro. Quella sì, è stata una citazione. Quella strada è disseminata di "reperti" ad opera di sconosciuti tra sconosciuti, nelle notti senza storia e nei giorni dimenticati la sera stessa. Mendicanti, sirene delle ambulanze, preservativi...persone già troppo infastidite per lasciarsi irritare ancora da ogni noncuranza, sembrano aver perso ogni propensione alla meraviglia se non per una nuova vetrina o per qualsiasi immagine patinata sui manifesti pubblicitari. Temi che non fanno nemmeno in tempo ad invecchiare.
Eppure lui, il Riccio, per quarant'anni non ha trascorso un solo giorno senza osservare minuziosamente, tra carte gettate per terra, merde dei cani, le persone frettolose che aggirano lo stesso lampione, e i numeri, quanti numeri, come lettere, parole che non hanno senso; e in tutto questo i pensieri, come veri fumetti, grigi, evanescenti, tangibili nel silenzio delle confidenze e nel baccano del traffico cittadino.
E' vero, sembra la narrazione di un espressionismo volto al negativo, destinato all'infelicità, eppure nelle opere del Riccio quella sua vitalità perfino chiassosa, quella propensione al grottesco ci restituiscono una visione limpida, tutt'altro che assuefatta e moribonda, proprio come la racconterebbe un bambino o un extraterrestre che avesse vinto un week-end a Milano. Un po' come Novecento, il pianista di Baricco, se si fosse deciso a scendere a terra, quello stupore che l'avrebbe accompagnato ad ogni passo nelle strade ordinarie, dove invece niente si ripete per davvero, quando si vive con gli occhi bene aperti.
E' sempre accaduto: nella storia dell'arte compaiono artisti che sembrano venuti dal nulla, incuranti di mode e tendenze, per questo quasi sempre rifiutati o destinati ad una vita difficile. Alcuni presto o tardi ce la fanno... VanGogh, Basquiat, gli intellettuali ammutoliscono e imparano. D'accordo, il RICCIO non lo conosce nessuno, è il nostro peccato di presunzione, di noi di Yaonde, ma ci fa ricordare di quando, da bambini, disegnavamo guidati solo dalla nostra fantasia e dai racconti che il disegno stesso ci rivelava, di quando la nostra creatività era anche il nostro potere di esseri vivi e liberi; e questo potere ha inevitabilmente una sua estetica, niente affatto incerta quando è tutt'uno con l'identità personale. RICCIO è lì, al tempo prima che la vita ci rendesse complessi. Primitivo, ma nel senso di innocente, incondizionato e autentico.
26
ottobre 2006
Riccio – Espressionismo urbano
Dal 26 ottobre al 12 novembre 2006
arte contemporanea
Location
YAONDE SPAZIO D’ARTE
Milano, Via Gaudenzio Ferrari, 12, (Milano)
Milano, Via Gaudenzio Ferrari, 12, (Milano)
Orario di apertura
dalle h.16-20,dal mar-sab.
domenica mattina dalle h.10-13.Lunedì chiuso
Vernissage
26 Ottobre 2006, ore 18
Autore