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Richard Billingham – Black Country
Ecco, queste sono fotografie scattate nel 1997 di giorno e nel 2003 di notte
Comunicato stampa
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Sabato 17 Settembre la Galleria Marabini è lieta di presentare per la prima volta in Italia “Black Country”, una mostra di lavori fotografici di Richard Billingham.
E’ sorprendente notare come basti poco, ad un artista autentico, per mutare interamente volto e raggiungere nuovi traguardi. In una metà di opere di questa mostra l’inglese Richard Billingham (1970, Cradley Heat) ci si presenta secondo l’aspetto che l’ha reso famoso e che ne fa una delle stelle internazionali dell’obiettivo fotografico usato come tagliente strumento per indagini quasi di sapore sociologico. Sono ben note le sue ricognizioni condotte su un interno di classe operaia, che poi altro non è se non il contesto familiare in cui Billingham è nato e cresciuto. Ho avuto l’enorme piacere di esporre una selezione di queste foto giustamente celebri nella rassegna “Officina Europa”, del 1999. Nella serie qui presentata, del 1997, a dire il vero l’artista esce dal chiuso delle stanze per avventurarsi negli immediati dintorni, ma non cambia il referto sociologico che ne viene: sono squallidi giardinetti di periferia, sulle cui panchine potrebbero prendere tristemente posto dei poveri pensionati; o sono piccoli fazzoletti di verde dove un’infanzia negata alle vacanze potrebbe riempire le ore del tempo libero con qualche modesto gioco a palla. E’ insomma un desolato repertorio di quelli che si dicono i “terrains vagues” o i “non-lieux” di tutte le periferie del mondo.
Ma poi, nel 2003, Billingham è ritornato sui medesimi temi, piazzando però l’obiettivo fotografico nell’oscurità notturna, il che dà fascino, mistero, perfino brividi di terrore a quei luoghi, altrimenti così squallidi nella loro modesta consistenza. Al posto della luce solare si accendono le luci artificiali dando alla vegetazione e ai muri sbrecciati delle case un alone magico, come se una fata turchina li avesse toccati con la sua bacchetta incantata; e dalle porte divenute a un tratto maestose potrebbe uscire qualche mostro, un vampiro minaccioso e aggressivo, un “serial killer”. Ma perché voler pensare al male, e non immaginare invece che, favorito da quell’oscurità, un angelo sia sceso dal cielo, avvolto in una nube luminosa che lo rende simile a un albero di Natale? Vorrei tanto che il pubblico di lingua inglese potesse conoscere un saggio steso, vent’anni fa, da due nostri studiosi, Claudio Marra e Francesca Alinovi, quest’ultima ahimé scomparsa poco dopo. Il suo titolo è “Fotografia: rivelazione o illusione?”. Richard Billingham, nella doppia serie con cui qui si presenta, esemplifica a meraviglia quest’anima bipolare in cui si concentrano le migliori virtù di un mezzo ormai dominante.
Renato Barilli
Nato a Cradley Heat, West Midlands nel 1970, Richard Billingham inizia una carriera da pittore ma la passione per la fotografia aumenta gradualmente fino alla pubblicazione del libro “Ray’s a Laugh” nel 1996. Il suo film “Fishtank”(1998), commissionato da Artangel per la BBC 2, è un grande successo. Nel 1997 é tra i protagonisti di “Sensation”, l’ormai celebre mostra alla Royal Academy of Arts di Londra, proseguita all’ Hamburger Banhof di Berlino (1998) e al Brooklyn Museum di New York (1999). Nel 1997 vince il Citibank Photography Prize ed é nominato nel 2001 per il Turner Prize. Richard Billingham oggi espone a livello internazionale. Vive e lavora a Brighton.
E’ sorprendente notare come basti poco, ad un artista autentico, per mutare interamente volto e raggiungere nuovi traguardi. In una metà di opere di questa mostra l’inglese Richard Billingham (1970, Cradley Heat) ci si presenta secondo l’aspetto che l’ha reso famoso e che ne fa una delle stelle internazionali dell’obiettivo fotografico usato come tagliente strumento per indagini quasi di sapore sociologico. Sono ben note le sue ricognizioni condotte su un interno di classe operaia, che poi altro non è se non il contesto familiare in cui Billingham è nato e cresciuto. Ho avuto l’enorme piacere di esporre una selezione di queste foto giustamente celebri nella rassegna “Officina Europa”, del 1999. Nella serie qui presentata, del 1997, a dire il vero l’artista esce dal chiuso delle stanze per avventurarsi negli immediati dintorni, ma non cambia il referto sociologico che ne viene: sono squallidi giardinetti di periferia, sulle cui panchine potrebbero prendere tristemente posto dei poveri pensionati; o sono piccoli fazzoletti di verde dove un’infanzia negata alle vacanze potrebbe riempire le ore del tempo libero con qualche modesto gioco a palla. E’ insomma un desolato repertorio di quelli che si dicono i “terrains vagues” o i “non-lieux” di tutte le periferie del mondo.
Ma poi, nel 2003, Billingham è ritornato sui medesimi temi, piazzando però l’obiettivo fotografico nell’oscurità notturna, il che dà fascino, mistero, perfino brividi di terrore a quei luoghi, altrimenti così squallidi nella loro modesta consistenza. Al posto della luce solare si accendono le luci artificiali dando alla vegetazione e ai muri sbrecciati delle case un alone magico, come se una fata turchina li avesse toccati con la sua bacchetta incantata; e dalle porte divenute a un tratto maestose potrebbe uscire qualche mostro, un vampiro minaccioso e aggressivo, un “serial killer”. Ma perché voler pensare al male, e non immaginare invece che, favorito da quell’oscurità, un angelo sia sceso dal cielo, avvolto in una nube luminosa che lo rende simile a un albero di Natale? Vorrei tanto che il pubblico di lingua inglese potesse conoscere un saggio steso, vent’anni fa, da due nostri studiosi, Claudio Marra e Francesca Alinovi, quest’ultima ahimé scomparsa poco dopo. Il suo titolo è “Fotografia: rivelazione o illusione?”. Richard Billingham, nella doppia serie con cui qui si presenta, esemplifica a meraviglia quest’anima bipolare in cui si concentrano le migliori virtù di un mezzo ormai dominante.
Renato Barilli
Nato a Cradley Heat, West Midlands nel 1970, Richard Billingham inizia una carriera da pittore ma la passione per la fotografia aumenta gradualmente fino alla pubblicazione del libro “Ray’s a Laugh” nel 1996. Il suo film “Fishtank”(1998), commissionato da Artangel per la BBC 2, è un grande successo. Nel 1997 é tra i protagonisti di “Sensation”, l’ormai celebre mostra alla Royal Academy of Arts di Londra, proseguita all’ Hamburger Banhof di Berlino (1998) e al Brooklyn Museum di New York (1999). Nel 1997 vince il Citibank Photography Prize ed é nominato nel 2001 per il Turner Prize. Richard Billingham oggi espone a livello internazionale. Vive e lavora a Brighton.
17
settembre 2005
Richard Billingham – Black Country
Dal 17 settembre al 20 ottobre 2005
fotografia
Location
GALLERIA MARABINI
Bologna, Vicolo Della Neve, 5, (Bologna)
Bologna, Vicolo Della Neve, 5, (Bologna)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10,30-13 e 15-19
Vernissage
17 Settembre 2005, ore 18
Autore