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Richard Johansson | Erika Nordqvist + Little Circus: Andrea Heimer
“Woods Where I Grew Up” è la doppia mostra personale degli artisti svedesi Richard Johansson ed Erika Nordqvist, a cura di Michela D’Acquisto. “Sisterhood” nell’ambito del Little Circus ospita l’artista Andrea Heimer che esplora il mondo delle ragazze nell’età dell’adolescenza.
Comunicato stampa
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RICHARD JOHANSSON | ERIKA NORDQVIST
Woods where I grew up
A cura di Michela D’Acquisto
Richard Johansson, per la prima volta in Italia, ripercorre idealmente il viaggio verso il Nord America che, durante l'Ottocento, migliaia di svedesi – provenienti, come l'artista, dalla regione rurale dello Småland – hanno intrapreso per sfuggire alla depressione economica di quegli anni. Nella volontà di preservare la memoria e i sacrifici degli antenati, Johansson attinge dalle vicende e dalla tradizione folkloristica del suo paese, impiegandole come chiavi di interpretazione della società contemporanea: l'appartenenza alla classe operaia svedese e la promessa del sogno americano, ma anche la disuguaglianza sociale e la lotta politica, sono i temi che egli affronta nei suoi lavori, caratterizzati da un'estetica naïf e da una giocosa impertinenza. È all'immediatezza delle sue opere che Richard Johansson affida il compito di narrare la storia fortemente contrastante e frammentaria della Svezia – che così spesso si confonde, intrecciandosi, con la sua – utilizzando il «linguaggio non parole» della natura selvaggia auspicato dal connazionale Tomas Tranströmer, premio Nobel per la letteratura nel 2011.
Erika Nordqvist continua ad appropriarsi della realtà a lei circostante attraverso il disegno. Il processo creativo che distingue i suoi lavori è sempre visibile, in ogni sua fase, sul foglio bianco: lo stato iniziale di incertezza, contraddistinto da cancellature evidenti, lascia ben presto il posto a segni sempre più sicuri, come se l'artista fosse in grado di acquistare coscienza del mondo solamente disegnandolo. E il mondo rarefatto che la Nordqvist fa apparire dal nulla non è che un palcoscenico nel fitto della foresta – una di quelle foreste dove i nostri artisti sono cresciuti. «Nella foresta c'è una radura inaspettata che può essere trovata solo da chi si sia perduto» , e i personaggi di Erika Nordqvist, perpetuamente in bilico fra l'esistere e lo svanire, sembrano certamente conoscere questo luogo.
In galleria saranno presenti dipinti, lavori su carta di grande formato, e sculture in bronzo e in legno.
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ANDREA HEIMER for Little Circus
Sisterhood
A cura di Michela D’Acquisto
Sisterhood, sorellanza, è il termine che Andrea Heimer usa per definire il legame – talvolta complicato e fragile, ma sempre unico – che si forma fra donne.
Basandosi su esperienze che solo il genere femminile può comprendere a pieno, l'artista esplora con disinvoltura il mondo delle ragazze nell'età dell'adolescenza, quel fugace momento di transizione fra l'innocenza dell'infanzia e il disincanto della maturità, durante il quale ogni esperienza è nuova e tutto appare possibile. La Heimer denuncia apertamente le difficoltà del divenire adulte in quello che ancora è “a man's world” dalla doppia morale, e nessun argomento è troppo scabroso: l'intento non è quello di impressionare, ma, chiaramente, di rimuovere lo stigma che con ipocrisia è tuttora associato all'esplorazione della sessualità, al desiderio di indipendenza, e alla lotta per l'uguaglianza del cosiddetto “sesso debole”.
La pittura di Andrea Heimer ben si presta a una narrazione dell'esperienza formativa tanto autobiografica quanto rielaborata. Anche a livello percettivo la sensazione indotta è duplice: se a una prima occhiata i suoi lavori, dai colori tenui ed eseguiti con mano delicata, possono ingannare lo sguardo, i titoli, minuziosamente descrittivi, non lasciano spazio a equivoci. Innegabile, sia sul piano concettuale sia su quello visivo, l'influenza di Henry Darger – l'artista brut americano che, da autodidatta, illustrò ad acquarello un poema epico di sua invenzione in cui scene di erotismo e violenza sono riprodotte in morbidi toni sfumati – così come quella della decorazione a figure rosse e nere tipica della pittura vascolare dell'Antica Grecia.
L'intera opera della Heimer evoca l'era del mito, del rito d'iniziazione che marca il passaggio unidirezionale da uno status all'altro e segna indelebilmente l'individuo.
In galleria saranno presenti ceramiche, dipinti, e lavori su carta.
Woods where I grew up
A cura di Michela D’Acquisto
Richard Johansson, per la prima volta in Italia, ripercorre idealmente il viaggio verso il Nord America che, durante l'Ottocento, migliaia di svedesi – provenienti, come l'artista, dalla regione rurale dello Småland – hanno intrapreso per sfuggire alla depressione economica di quegli anni. Nella volontà di preservare la memoria e i sacrifici degli antenati, Johansson attinge dalle vicende e dalla tradizione folkloristica del suo paese, impiegandole come chiavi di interpretazione della società contemporanea: l'appartenenza alla classe operaia svedese e la promessa del sogno americano, ma anche la disuguaglianza sociale e la lotta politica, sono i temi che egli affronta nei suoi lavori, caratterizzati da un'estetica naïf e da una giocosa impertinenza. È all'immediatezza delle sue opere che Richard Johansson affida il compito di narrare la storia fortemente contrastante e frammentaria della Svezia – che così spesso si confonde, intrecciandosi, con la sua – utilizzando il «linguaggio non parole» della natura selvaggia auspicato dal connazionale Tomas Tranströmer, premio Nobel per la letteratura nel 2011.
Erika Nordqvist continua ad appropriarsi della realtà a lei circostante attraverso il disegno. Il processo creativo che distingue i suoi lavori è sempre visibile, in ogni sua fase, sul foglio bianco: lo stato iniziale di incertezza, contraddistinto da cancellature evidenti, lascia ben presto il posto a segni sempre più sicuri, come se l'artista fosse in grado di acquistare coscienza del mondo solamente disegnandolo. E il mondo rarefatto che la Nordqvist fa apparire dal nulla non è che un palcoscenico nel fitto della foresta – una di quelle foreste dove i nostri artisti sono cresciuti. «Nella foresta c'è una radura inaspettata che può essere trovata solo da chi si sia perduto» , e i personaggi di Erika Nordqvist, perpetuamente in bilico fra l'esistere e lo svanire, sembrano certamente conoscere questo luogo.
In galleria saranno presenti dipinti, lavori su carta di grande formato, e sculture in bronzo e in legno.
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ANDREA HEIMER for Little Circus
Sisterhood
A cura di Michela D’Acquisto
Sisterhood, sorellanza, è il termine che Andrea Heimer usa per definire il legame – talvolta complicato e fragile, ma sempre unico – che si forma fra donne.
Basandosi su esperienze che solo il genere femminile può comprendere a pieno, l'artista esplora con disinvoltura il mondo delle ragazze nell'età dell'adolescenza, quel fugace momento di transizione fra l'innocenza dell'infanzia e il disincanto della maturità, durante il quale ogni esperienza è nuova e tutto appare possibile. La Heimer denuncia apertamente le difficoltà del divenire adulte in quello che ancora è “a man's world” dalla doppia morale, e nessun argomento è troppo scabroso: l'intento non è quello di impressionare, ma, chiaramente, di rimuovere lo stigma che con ipocrisia è tuttora associato all'esplorazione della sessualità, al desiderio di indipendenza, e alla lotta per l'uguaglianza del cosiddetto “sesso debole”.
La pittura di Andrea Heimer ben si presta a una narrazione dell'esperienza formativa tanto autobiografica quanto rielaborata. Anche a livello percettivo la sensazione indotta è duplice: se a una prima occhiata i suoi lavori, dai colori tenui ed eseguiti con mano delicata, possono ingannare lo sguardo, i titoli, minuziosamente descrittivi, non lasciano spazio a equivoci. Innegabile, sia sul piano concettuale sia su quello visivo, l'influenza di Henry Darger – l'artista brut americano che, da autodidatta, illustrò ad acquarello un poema epico di sua invenzione in cui scene di erotismo e violenza sono riprodotte in morbidi toni sfumati – così come quella della decorazione a figure rosse e nere tipica della pittura vascolare dell'Antica Grecia.
L'intera opera della Heimer evoca l'era del mito, del rito d'iniziazione che marca il passaggio unidirezionale da uno status all'altro e segna indelebilmente l'individuo.
In galleria saranno presenti ceramiche, dipinti, e lavori su carta.
10
novembre 2016
Richard Johansson | Erika Nordqvist + Little Circus: Andrea Heimer
Dal 10 novembre 2016 al 28 gennaio 2017
arte contemporanea
giovane arte
disegno e grafica
giovane arte
disegno e grafica
Location
ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Solferino, 44, (Milano)
Milano, Via Solferino, 44, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 – sabato dalle 15.00 alle 19.00
Vernissage
10 Novembre 2016, dalle ore 18:30 alle ore 21:00
Autore
Curatore