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Ricordi futuri
Il fil rouge che collega le opere degli artisti in mostra, ben 37, è in primis l’idea della memoria e del ricordo che lega ogni uomo alle proprie origini e tradizioni, ed intesa come unico strumento di conoscenza che l’uomo ha a disposizione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 25 gennaio al 29 maggio 2016 il prestigioso Palazzo Mazzetti di Asti ospiterà la grande mostra collettiva “RICORDI
FUTURI”. La mostra, inaugurata in occasione della Giornata della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27
gennaio in commemorazione delle vittime dell'Olocausto, è promossa dalla Fondazione Palazzo Mazzetti e dalla Città di
Asti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e con la collaborazione di Banca CRAsti. La collettiva è
curata da Ermanno Tedeschi, e gode del Patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di Asti. Progetto di
allestimento e multimediale di Interactive sound. Media Partners: La Stampa e Astigiani.
Il fil rouge che collega le opere degli artisti in mostra, ben 37, è in primis l'idea della memoria e del ricordo che lega ogni
uomo alle proprie origini e tradizioni, ed intesa come unico strumento di conoscenza che l’uomo ha a disposizione, in
quanto rende ciascun individuo consapevole delle proprie esperienze passate, e solo così pronto ad affrontare quelle
presenti e quelle future.
La collettiva comprende diversi ambiti della vita umana e diverse discipline. Si parte dall'arte figurativa e concettuale, per
passare attraverso le percezioni sensoriali di oggetti (giocattoli, libri, scritti, architettura), fino ad arrivare a suoni,
immagini, video interviste, fotografie, sculture e dipinti.
“Una mostra di racconto, composita” ‐ osserva il curatore Ermanno Tedeschi – “che si sviluppa attraverso un linguaggio
tecnologico immersivo ed opere ad elevato impatto emozionale”.
Gli elementi di questo percorso espositivo, ospitato a Palazzo Mazzetti, sono di provenienza diversa, nazionale ed
internazionale, con una particolare attenzione al tema dell’Olocausto, ma anche con un occhio rivolto alla cultura e alla
tradizione astigiana.
Il Palazzo Mazzetti, di proprietà della Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti, ospita importanti collezioni, tra cui le
raccolte civiche e mostre temporanee.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro avviato nel 2003 e
proseguito dal 2005 al 2011, lo ha restituito alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle
suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, sede di esposizioni temporanee, al piano
nobile con stucchi dorati, affreschi e le raccolte civiche quali dipinti, la collezione orientale, tessuti antichi e le
microsculture di Giuseppe Maria Bonzanigo. Il secondo piano ospita i dipinti dell’Otto e del Novecento. Le recenti
esposizioni hanno sempre raccontato storie suggestive del nostro passato remoto e recente: la civiltà etrusca ed il cibo
degli antichi, la cultura figurativa astigiana tra Sei e Settecento, le produzioni del Novecento e l’affermazione di prodotti
originali italiani diventati icone internazionali del made in Italy. Ancora, più recentemente, l’esposizione di Domenico
Quirico ha raccontato il lavoro quotidiano del cronista di guerra, mentre “Asti Contemporanea. Collezioni private” ha
presentato opere dell’arte italiana dal secondo dopoguerra agli anni Settanta provenienti esclusivamente da raccolte
astigiane.
La collettiva “RICORDI FUTURI” è suddivisa in nove sezioni, con opere di artisti provenienti da diverse discipline artistiche e
con personaggi della cultura internazionale. Si parte dall'installazione di Gianluigi Colin, che tappezzando muri e soffitto di
fotografie e fogli testimonia eventi di un passato lontano e di un presente che è quasi futuro.
Si passa poi alle video interviste, presenti lungo il percorso della mostra, ad illustri esponenti della cultura contemporanea.
Si parte dall’architetto Daniel Libeskind, e si prosegue con lo studioso, filosofo e poeta Arturo Schwarz, con l’artista Emilio
Isgrò, con Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz – Birkenau, fino ad arrivare, nell’ultima sezione della mostra, con la
psicologa Maria De Benedetti, già vice – sindaco di Asti dal 1994 al 1998. Si tratta di personaggi che rappresentano un
pezzo della storia che hanno ancora l'entusiasmo ed il desiderio di dedicare il loro tempo per trasmetterci le loro preziose
riflessioni.
La seconda sezione è dedicata al gioco come segno del tempo, con la presenza di quadri dell'artista israeliano Itshak
Yarkoni. Nei dipinti esposti l’autore ha inserito giocattoli antichi (i cui originali sono presenti in mostra) nella realtà di oggi
cercando un rapporto tra passato e futuro.
Un'attenzione particolare viene dedicata al Ricordo attraverso la fotografia, che rappresenta la terza sezione della mostra,
con alcune immagini scattate da Vardi Khana, che con il suo progetto One Family ripercorre la storia della sua famiglia
scampata alla Shoah. Una documentazione unica sono le fotografie del canadese Yuri Dojc e di Bruna Biamino; il primo
testimonia come i libri resistano alle guerre ed alle più' turpi ingiurie, mentre la seconda ci mostra come Israele ha voluto
ricordare la Shoah attraverso la realizzazione del Museo di Yad Va Shem. Norma Picciotto ha invece realizzato delle
fotografie in cui simboli della storia e dell’arte antica e contemporanea giacciono su un tappeto di foglie secche e bianche.
Il segno e la scrittura come testimoni del tempo sono il titolo della quarta sezione e sono rappresentati dagli artisti Barbara
Nejrotti con le impronte di un bambino, di una donna ed un uomo impresse su una tela con cucito e pittura, dalle sculture
di Tobia Ravà, che si distingue per un linguaggio originale, utilizzando numeri e lettere ebraiche, dal lavoro di Nicole
Riefolo, costruito assemblando illustrazioni originali digitalizzate del manoscritto Voynich, opera quattrocentesca il cui
idioma sconosciuto non è stato ad oggi decifrato. Ed inoltre: dalle opere dell'artista Moshe Gordon, realizzate utilizzando
due vecchi libri su uno dei quali compare la parola ebraica “iskor” (ricordo), dall’opera di Antonio Meneghetti padre
dell'Ontoarte, dai lavori di Marina Munoz, che trasforma libri e ritagli di carte e legno, e dalle opere dell’artista americano
Eugene Lemay. Il padre dell'arte israeliana Menashe Kadishman è presente con la Sua scultura Shachelet (foglie cadute)
composta da un gran numero di pesanti dischi di metallo di forma circolare, aventi le sembianze di un volto convulso che
urla.
Generazioni è il titolo dedicato all'installazione di Jessica Carroll e Riccardo Cordero, che rappresenta la quinta sezione
della mostra, nella quale i lavori dei rispettivi padri sono esposti insieme ai loro, creando così un dialogo generazionale tra
il passato, il presente ed il futuro.
Il ricordo attraverso la scienza è il titolo della sesta sezione ed è rappresentato dall’opera di Anna Rierola, artista visiva che
unisce insieme arte e scienza, creando uno scenario fotografico unico.
La settima sezione intitolata L'arte per ricordare e costruire il futuro è il titolo dello spazio dedicato alle opere dei maestri
Aldo Mondino, Giorgio Griffa, Vik Muniz, Emilio Isgrò, Francesco Vezzoli, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Luigi
Mainolfi, Valerio Berruti, Ezio Gribaudo e Daniel Schinasi, Francesca Duscià e Isabella Traglio Vismara.
La sezione 27 gennaio Giornata della Memoria è l’ottava sezione della collettiva, dedicata all’Olocausto, ed ospita
un’istallazione multimediale costituita da due binari sui quali scorrono documenti e immagini della vita delle famiglie
prima della Shoah. Un’opera da segnalare in questa sezione è il ritratto di Primo Levi dell’artista Francesca Leone.
La musica che si ascolta in questa sala, simbolicamente rappresentata da un piccolo violino ritrovato in un campo di
sterminio, è il risultato di un monumentale lavoro del Maestro Francesco Lotoro, massima autorità nella ricerca musicale
concentrazionaria, autore dell’Enciclopedia geografica KZ Musik contenente la produzione musicale nei Campi di
concentramento dal 1933 al 1945.
L’esposizione vede la collaborazione dell’ISRAT (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in
provincia di Asti) nel programma di formazione e aggiornamento "Ricordi futuri: la memoria, istruzioni per l'uso": iniziativa
rivolta a insegnanti e studenti, ma aperta a tutti. Sono stati predisposti percorsi didattici incentrati sui luoghi della memoria cittadini e sui temi della storia contemporanea.
FUTURI”. La mostra, inaugurata in occasione della Giornata della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27
gennaio in commemorazione delle vittime dell'Olocausto, è promossa dalla Fondazione Palazzo Mazzetti e dalla Città di
Asti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e con la collaborazione di Banca CRAsti. La collettiva è
curata da Ermanno Tedeschi, e gode del Patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di Asti. Progetto di
allestimento e multimediale di Interactive sound. Media Partners: La Stampa e Astigiani.
Il fil rouge che collega le opere degli artisti in mostra, ben 37, è in primis l'idea della memoria e del ricordo che lega ogni
uomo alle proprie origini e tradizioni, ed intesa come unico strumento di conoscenza che l’uomo ha a disposizione, in
quanto rende ciascun individuo consapevole delle proprie esperienze passate, e solo così pronto ad affrontare quelle
presenti e quelle future.
La collettiva comprende diversi ambiti della vita umana e diverse discipline. Si parte dall'arte figurativa e concettuale, per
passare attraverso le percezioni sensoriali di oggetti (giocattoli, libri, scritti, architettura), fino ad arrivare a suoni,
immagini, video interviste, fotografie, sculture e dipinti.
“Una mostra di racconto, composita” ‐ osserva il curatore Ermanno Tedeschi – “che si sviluppa attraverso un linguaggio
tecnologico immersivo ed opere ad elevato impatto emozionale”.
Gli elementi di questo percorso espositivo, ospitato a Palazzo Mazzetti, sono di provenienza diversa, nazionale ed
internazionale, con una particolare attenzione al tema dell’Olocausto, ma anche con un occhio rivolto alla cultura e alla
tradizione astigiana.
Il Palazzo Mazzetti, di proprietà della Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti, ospita importanti collezioni, tra cui le
raccolte civiche e mostre temporanee.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro avviato nel 2003 e
proseguito dal 2005 al 2011, lo ha restituito alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle
suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, sede di esposizioni temporanee, al piano
nobile con stucchi dorati, affreschi e le raccolte civiche quali dipinti, la collezione orientale, tessuti antichi e le
microsculture di Giuseppe Maria Bonzanigo. Il secondo piano ospita i dipinti dell’Otto e del Novecento. Le recenti
esposizioni hanno sempre raccontato storie suggestive del nostro passato remoto e recente: la civiltà etrusca ed il cibo
degli antichi, la cultura figurativa astigiana tra Sei e Settecento, le produzioni del Novecento e l’affermazione di prodotti
originali italiani diventati icone internazionali del made in Italy. Ancora, più recentemente, l’esposizione di Domenico
Quirico ha raccontato il lavoro quotidiano del cronista di guerra, mentre “Asti Contemporanea. Collezioni private” ha
presentato opere dell’arte italiana dal secondo dopoguerra agli anni Settanta provenienti esclusivamente da raccolte
astigiane.
La collettiva “RICORDI FUTURI” è suddivisa in nove sezioni, con opere di artisti provenienti da diverse discipline artistiche e
con personaggi della cultura internazionale. Si parte dall'installazione di Gianluigi Colin, che tappezzando muri e soffitto di
fotografie e fogli testimonia eventi di un passato lontano e di un presente che è quasi futuro.
Si passa poi alle video interviste, presenti lungo il percorso della mostra, ad illustri esponenti della cultura contemporanea.
Si parte dall’architetto Daniel Libeskind, e si prosegue con lo studioso, filosofo e poeta Arturo Schwarz, con l’artista Emilio
Isgrò, con Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz – Birkenau, fino ad arrivare, nell’ultima sezione della mostra, con la
psicologa Maria De Benedetti, già vice – sindaco di Asti dal 1994 al 1998. Si tratta di personaggi che rappresentano un
pezzo della storia che hanno ancora l'entusiasmo ed il desiderio di dedicare il loro tempo per trasmetterci le loro preziose
riflessioni.
La seconda sezione è dedicata al gioco come segno del tempo, con la presenza di quadri dell'artista israeliano Itshak
Yarkoni. Nei dipinti esposti l’autore ha inserito giocattoli antichi (i cui originali sono presenti in mostra) nella realtà di oggi
cercando un rapporto tra passato e futuro.
Un'attenzione particolare viene dedicata al Ricordo attraverso la fotografia, che rappresenta la terza sezione della mostra,
con alcune immagini scattate da Vardi Khana, che con il suo progetto One Family ripercorre la storia della sua famiglia
scampata alla Shoah. Una documentazione unica sono le fotografie del canadese Yuri Dojc e di Bruna Biamino; il primo
testimonia come i libri resistano alle guerre ed alle più' turpi ingiurie, mentre la seconda ci mostra come Israele ha voluto
ricordare la Shoah attraverso la realizzazione del Museo di Yad Va Shem. Norma Picciotto ha invece realizzato delle
fotografie in cui simboli della storia e dell’arte antica e contemporanea giacciono su un tappeto di foglie secche e bianche.
Il segno e la scrittura come testimoni del tempo sono il titolo della quarta sezione e sono rappresentati dagli artisti Barbara
Nejrotti con le impronte di un bambino, di una donna ed un uomo impresse su una tela con cucito e pittura, dalle sculture
di Tobia Ravà, che si distingue per un linguaggio originale, utilizzando numeri e lettere ebraiche, dal lavoro di Nicole
Riefolo, costruito assemblando illustrazioni originali digitalizzate del manoscritto Voynich, opera quattrocentesca il cui
idioma sconosciuto non è stato ad oggi decifrato. Ed inoltre: dalle opere dell'artista Moshe Gordon, realizzate utilizzando
due vecchi libri su uno dei quali compare la parola ebraica “iskor” (ricordo), dall’opera di Antonio Meneghetti padre
dell'Ontoarte, dai lavori di Marina Munoz, che trasforma libri e ritagli di carte e legno, e dalle opere dell’artista americano
Eugene Lemay. Il padre dell'arte israeliana Menashe Kadishman è presente con la Sua scultura Shachelet (foglie cadute)
composta da un gran numero di pesanti dischi di metallo di forma circolare, aventi le sembianze di un volto convulso che
urla.
Generazioni è il titolo dedicato all'installazione di Jessica Carroll e Riccardo Cordero, che rappresenta la quinta sezione
della mostra, nella quale i lavori dei rispettivi padri sono esposti insieme ai loro, creando così un dialogo generazionale tra
il passato, il presente ed il futuro.
Il ricordo attraverso la scienza è il titolo della sesta sezione ed è rappresentato dall’opera di Anna Rierola, artista visiva che
unisce insieme arte e scienza, creando uno scenario fotografico unico.
La settima sezione intitolata L'arte per ricordare e costruire il futuro è il titolo dello spazio dedicato alle opere dei maestri
Aldo Mondino, Giorgio Griffa, Vik Muniz, Emilio Isgrò, Francesco Vezzoli, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Luigi
Mainolfi, Valerio Berruti, Ezio Gribaudo e Daniel Schinasi, Francesca Duscià e Isabella Traglio Vismara.
La sezione 27 gennaio Giornata della Memoria è l’ottava sezione della collettiva, dedicata all’Olocausto, ed ospita
un’istallazione multimediale costituita da due binari sui quali scorrono documenti e immagini della vita delle famiglie
prima della Shoah. Un’opera da segnalare in questa sezione è il ritratto di Primo Levi dell’artista Francesca Leone.
La musica che si ascolta in questa sala, simbolicamente rappresentata da un piccolo violino ritrovato in un campo di
sterminio, è il risultato di un monumentale lavoro del Maestro Francesco Lotoro, massima autorità nella ricerca musicale
concentrazionaria, autore dell’Enciclopedia geografica KZ Musik contenente la produzione musicale nei Campi di
concentramento dal 1933 al 1945.
L’esposizione vede la collaborazione dell’ISRAT (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in
provincia di Asti) nel programma di formazione e aggiornamento "Ricordi futuri: la memoria, istruzioni per l'uso": iniziativa
rivolta a insegnanti e studenti, ma aperta a tutti. Sono stati predisposti percorsi didattici incentrati sui luoghi della memoria cittadini e sui temi della storia contemporanea.
24
gennaio 2016
Ricordi futuri
Dal 24 gennaio al 29 maggio 2016
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
PALAZZO MAZZETTI
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 357, (Asti)
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 357, (Asti)
Orario di apertura
da martedì a domenica
10,30-18,30 (fino al 28 febbraio); 9.30-19.30 (dal 1 marzo). Chiuso il lunedì tranne il 25 gennaio, il 28 marzo (Pasquetta) e il 25 aprile 2016
Ufficio stampa
EQUA
Autore
Curatore