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Rileggere l’immagine. La fotografia come deposito di senso
In mostra opere storiche e ricerche attuali d’importanti artisti contemporanei, che hanno eletto la fotografia a mezzo espressivo privilegiato.
Comunicato stampa
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Venerdì 9 gennaio 2009 alle ore 18.00, in occasione della quinta edizione di Bergamo Arte Fiera, si terrà la presentazione della mostra Rileggere l’immagine. La fotografia come deposito di senso, a cura di Luca Panaro. L’evento espositivo, che si colloca all’interno dei padiglioni della Nuova Fiera di Bergamo, si propone di compiere una riflessione originale sulla fotografia italiana. Mediante un percorso generazionale, si prendono in esame quegli artisti che dagli anni Settanta ad oggi hanno utilizzato immagini preesistenti come punto di partenza della loro produzione visiva.
In mostra opere storiche e ricerche attuali d’importanti artisti contemporanei, che hanno eletto la fotografia a mezzo espressivo privilegiato: Adriano Altamira, Olivo Barbieri, Mario Cresci e Franco Vaccari. A questi sono affiancati alcuni interessanti autori delle successive generazioni, come Paola Di Bello, Francesco Nonino, Marco Samorè e Alessandra Spranzi. A seguire le ricerche artistiche più recenti di Silvia Camporesi, Cristian Chironi, Marzia Migliora, Sara Rossi, Davide Tranchina e Elisa Turchi. A conclusione del percorso, una sezione dedicata agli emergenti Simona Barbagallo, Tiziano Doria, Giorgio Mininno e Carloalberto Treccani, che si distinguono per una rilettura delle immagini aggiornata alle moderne tecnologie informatiche.
La mostra si apre con un’opera inedita di Franco Vaccari che, in anticipo sui tempi, compie un vero e proprio reportage all’interno di alcune fotografie dell’Ottocento, dalle quali emergono particolari rimasti fino a quel momento latenti (Modena dentro le mura, 1970). Un noto lavoro di Mario Cresci, ci propone la rilettura d’immagini provenienti dal passato mediante il cortocircuito fotografico delle persone ritratte con i loro più diretti discendenti (Ritratti reali, 1972). La serie proposta da Adriano Altamira mostra fotografie di vari autori che per una circostanza casuale possono essere visivamente simili, ma dai significati differenti. (Area di coincidenza, 1972-77). Olivo Barbieri, invece, presenta il suo ultimo lavoro, ottenuto estrapolando da un articolo letto su “Guardian” l’immagine della villa del camorrista Walter Schiavone, fatta costruire sul modello della dimora di Tony Montana nel film “Scarface” (TWIY, 2008).
Paola Di Bello mostra il risultato di un’azione fotografica basata sull’ossidazione di 60 riproduzioni in polaroid di “Annie G. al galoppo” scattate da Eadweard Muybridge nel 1887 (Il circolo virtuoso, 1992). Alessandra Spranzi partecipa alla mostra con uno dei suoi lavori più interessanti, ottenuto prelevando su riviste degli anni Sessanta una serie d’immagini d’interni, la cui tranquillità domestica è interrotta da vere lingue di fuoco (Tornando a casa, 1997). Marzia Migliora pone l’attenzione su fotografie in bianco e nero che ritraggono alcuni divertiti tiratori al bersaglio di un Luna Park, sulla cui superficie costruisce traiettorie di parole che narrano una storia (Shot, 2001).
La fotografia di famiglia è stata risignificata da Elisa Turchi privilegiando la lettura delle scritte poste sul retro di una serie d’immagini acquistate nei mercatini d’antiquariato (Retrò, 2001), mentre Francesco Nonino ha sovrapposto le fotografie contenute nel personale album famigliare fino ad annullarne completamente la visione (Memento memory, 2008).
L’installazione di Sara Rossi prevede l’utilizzo di una lunga collezione di cartoline postali rappresentanti paesaggi inanimati, con i quali riesce a comporre una verosimile linea d’orizzonte (Carosello, 2005). Anche Marco Samorè si serve di cartoline, che però destruttura e rifotografa evidenziando il gioco di finzione che le ha rese appetibili al grande pubblico (Rimedi, 2006). Davide Tranchina, invece, sempre partendo da immagini riprodotte in cartolina, le ingrandisce, fondendole con il timbro postale che erroneamente è stato sovraimpresso sul fronte (Paesaggi postali, 2008).
Un approccio più performativo caratterizza il lavoro di Cristian Chironi, che si fa ritrarre all’interno di alcune formazioni calcistiche d’annata, nelle quali è volutamente in posizione decentrata per evidenziare una relazione tra il passato e il presente dell’immagine (Offside, 2007). Silvia Camporesi completa questo salto nella fotografia d’archivio, utilizzando il proprio corpo per interpretare nove anonimi personaggi, mimandone le posture e vestendo l’abbigliamento dell’epoca (Esercizi di stile, 2006).
La mostra si conclude con le opere di quattro artisti provenienti dal biennio di specializzazione in Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera, capaci di proporre una rilettura dell’immagine servendosi delle potenzialità offerte dalla tecnologia informatica. Simona Barbagallo coinvolge i visitatori mediante uno scambio d’immagini e dati reso possibile dal noto software di comunicazione telefonica Skype (Titolo, 2008). Tiziano Doria trasforma in suono la prima fotografia della storia realizzata da Joseph-Nicéphore Niépce nel 1826-27 (Codice bitonale, 2008). Giorgio Mininno relaziona alcuni autoritratti di ragazze allo specchio reperiti navigando su alcuni siti di photo sharing (Foto log, 2008). Carloalberto Treccani cattura da Google Earth fotografie satellitari di vari edifici scoprendo curiose somiglianze (Alfabeto per l’edilizia, 2008).
Dalle ricerche artistiche analizzate in questa mostra, emerge un’importante ridefinizione del concetto di autore, sempre più latente, pronto ad attualizzare il passato lavorando sulla produzione di altri. La fotografia è intesa da questi artisti come un “deposito di senso”, un’immagine priva di un significato univoco e proprio per questo pronta ad essere riletta con uno sguardo nuovo.
In mostra opere storiche e ricerche attuali d’importanti artisti contemporanei, che hanno eletto la fotografia a mezzo espressivo privilegiato: Adriano Altamira, Olivo Barbieri, Mario Cresci e Franco Vaccari. A questi sono affiancati alcuni interessanti autori delle successive generazioni, come Paola Di Bello, Francesco Nonino, Marco Samorè e Alessandra Spranzi. A seguire le ricerche artistiche più recenti di Silvia Camporesi, Cristian Chironi, Marzia Migliora, Sara Rossi, Davide Tranchina e Elisa Turchi. A conclusione del percorso, una sezione dedicata agli emergenti Simona Barbagallo, Tiziano Doria, Giorgio Mininno e Carloalberto Treccani, che si distinguono per una rilettura delle immagini aggiornata alle moderne tecnologie informatiche.
La mostra si apre con un’opera inedita di Franco Vaccari che, in anticipo sui tempi, compie un vero e proprio reportage all’interno di alcune fotografie dell’Ottocento, dalle quali emergono particolari rimasti fino a quel momento latenti (Modena dentro le mura, 1970). Un noto lavoro di Mario Cresci, ci propone la rilettura d’immagini provenienti dal passato mediante il cortocircuito fotografico delle persone ritratte con i loro più diretti discendenti (Ritratti reali, 1972). La serie proposta da Adriano Altamira mostra fotografie di vari autori che per una circostanza casuale possono essere visivamente simili, ma dai significati differenti. (Area di coincidenza, 1972-77). Olivo Barbieri, invece, presenta il suo ultimo lavoro, ottenuto estrapolando da un articolo letto su “Guardian” l’immagine della villa del camorrista Walter Schiavone, fatta costruire sul modello della dimora di Tony Montana nel film “Scarface” (TWIY, 2008).
Paola Di Bello mostra il risultato di un’azione fotografica basata sull’ossidazione di 60 riproduzioni in polaroid di “Annie G. al galoppo” scattate da Eadweard Muybridge nel 1887 (Il circolo virtuoso, 1992). Alessandra Spranzi partecipa alla mostra con uno dei suoi lavori più interessanti, ottenuto prelevando su riviste degli anni Sessanta una serie d’immagini d’interni, la cui tranquillità domestica è interrotta da vere lingue di fuoco (Tornando a casa, 1997). Marzia Migliora pone l’attenzione su fotografie in bianco e nero che ritraggono alcuni divertiti tiratori al bersaglio di un Luna Park, sulla cui superficie costruisce traiettorie di parole che narrano una storia (Shot, 2001).
La fotografia di famiglia è stata risignificata da Elisa Turchi privilegiando la lettura delle scritte poste sul retro di una serie d’immagini acquistate nei mercatini d’antiquariato (Retrò, 2001), mentre Francesco Nonino ha sovrapposto le fotografie contenute nel personale album famigliare fino ad annullarne completamente la visione (Memento memory, 2008).
L’installazione di Sara Rossi prevede l’utilizzo di una lunga collezione di cartoline postali rappresentanti paesaggi inanimati, con i quali riesce a comporre una verosimile linea d’orizzonte (Carosello, 2005). Anche Marco Samorè si serve di cartoline, che però destruttura e rifotografa evidenziando il gioco di finzione che le ha rese appetibili al grande pubblico (Rimedi, 2006). Davide Tranchina, invece, sempre partendo da immagini riprodotte in cartolina, le ingrandisce, fondendole con il timbro postale che erroneamente è stato sovraimpresso sul fronte (Paesaggi postali, 2008).
Un approccio più performativo caratterizza il lavoro di Cristian Chironi, che si fa ritrarre all’interno di alcune formazioni calcistiche d’annata, nelle quali è volutamente in posizione decentrata per evidenziare una relazione tra il passato e il presente dell’immagine (Offside, 2007). Silvia Camporesi completa questo salto nella fotografia d’archivio, utilizzando il proprio corpo per interpretare nove anonimi personaggi, mimandone le posture e vestendo l’abbigliamento dell’epoca (Esercizi di stile, 2006).
La mostra si conclude con le opere di quattro artisti provenienti dal biennio di specializzazione in Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera, capaci di proporre una rilettura dell’immagine servendosi delle potenzialità offerte dalla tecnologia informatica. Simona Barbagallo coinvolge i visitatori mediante uno scambio d’immagini e dati reso possibile dal noto software di comunicazione telefonica Skype (Titolo, 2008). Tiziano Doria trasforma in suono la prima fotografia della storia realizzata da Joseph-Nicéphore Niépce nel 1826-27 (Codice bitonale, 2008). Giorgio Mininno relaziona alcuni autoritratti di ragazze allo specchio reperiti navigando su alcuni siti di photo sharing (Foto log, 2008). Carloalberto Treccani cattura da Google Earth fotografie satellitari di vari edifici scoprendo curiose somiglianze (Alfabeto per l’edilizia, 2008).
Dalle ricerche artistiche analizzate in questa mostra, emerge un’importante ridefinizione del concetto di autore, sempre più latente, pronto ad attualizzare il passato lavorando sulla produzione di altri. La fotografia è intesa da questi artisti come un “deposito di senso”, un’immagine priva di un significato univoco e proprio per questo pronta ad essere riletta con uno sguardo nuovo.
09
gennaio 2009
Rileggere l’immagine. La fotografia come deposito di senso
Dal 09 al 12 gennaio 2009
fotografia
fiera
fiera
Location
NUOVA FIERA BERGAMO
Bergamo, Via Lunga, (Bergamo)
Bergamo, Via Lunga, (Bergamo)
Orario di apertura
sabato 10 e domenica 11 ore 10.00 - 20.00
lunedì 12 ore 10.00 - 13.00
Vernissage
9 Gennaio 2009, ore 18
Sito web
www.bergamoartefiera.com
Editore
APM
Autore
Curatore