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Rita Siragusa – Black and White meet Red. Iron Sculptures
Rita Siragusa, nata nel 1973 a Brescia, esprime con le sue opere un singolare rapporto dialogante con lo spazio “inteso come territorio delle possibilità”, come scrive Giampietro Guiotto nel catalogo della mostra, che comprende una nuova installazione, con ulteriori opere, bozzetti e disegni.
Comunicato stampa
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Rita Siragusa, nata nel 1973 a Brescia, esprime con le sue opere un singolare rapporto dialogante con lo spazio che rappresenta non solo misura ed estensione ma soprattutto un punto di partenza per azioni e interpretazioni. Materia e non-materia si trovano nel linguaggio artistico di Rita in una reciproca relazione provocando il gesto, come se l’artista volesse disegnare nell’aria per fermare il non visibile in manifestazioni massicce e resistenti e per, alla fine, dimostrare la sua esistenza.
“La sua arte è, dunque, modalità del formare, proiezione e ricerca di una misura razionale attendibile, capacità di figurazioni nello spazio inteso come territorio delle possibilità, al pari di un foglio bianco nel quale ogni presenza espressiva compaia concretamente, per rifuggire, poi, dal tempo e dallo spazio, quelli del presente e da cui emerge”, come scrive Giampietro Guiotto nel catalogo della mostra.
Le opere espandono e occupano con forte presenza il loro luogo, anzi si rivelano come “territori di verifiche” (Claudio Cerritelli) o come “luoghi sculture” (Antonio Zavaglia).
L’artista non ama la lettura delle sue opere come documentazione di un suo personale processo intimo ma come una visione aerea del mondo concreto, ama superare il suo limite, ama la sfida della dimensione, ama concretizzare in corpi precisi e geometrici un’idea astratta, l’effimero dello spirito (forse anche Dio), un pensiero sognato, atmosfera e cosmo, non più e niente meno. L’educazione da Igino Lenaghi all’Accademia di Brera in Milano, lo studio della Land Art e dell’arte
concettuale, lo studio del design internazionale, la ricerca nei mondi Pop e Minimalista hanno
lasciato delle tracce nella sua ricerca estetica. Siragusa viaggia con questi bagagli su un terreno sicuro, gioca con bravura con i singolari elementi e non permette una veloce sistemazione stilistica facilmente etichettabile. Il disegno, gli appunti momentanei, impressioni notturne, osservazioni fra natura e costruzione nutrono la fantasia della protagonista stimolando la nascita di volumi lontani dal segno spontaneo, volumi che chiedono per un’esecuzione quasi industriale, materiali robusti e violenti, come ferro, acciaio, bronzo che suggeriscono tutt’altro che un indizio passeggero. Di conseguenza le qualità di queste sculture mediano l’equilibrio tra contrasti e sorprese calcolate pensando al loro peso reale e alla dematerializzazione tramite una colorazione vivace e allegra, come se fosse il recupero dell’incarnato di un residuo antico-storico. Siragusa realizza delle figure senza corpi, getta segni nello spazio dandogli sostanza, lo penetra con pannelli. Dove c’è una scultura di Siragusa scaturisce dal nulla un punto esclamativo della sua energia e forza artistica.
Una sua specialità: l’occupazione di grandi aree dove posa le sue invenzioni tra terra e cielo. Chi vuole averne la prova si rechi al Borgo Wührer di Brescia, alla Rotonda di San Martino a Sirmione, sul lungomare di Fano, nel Parco delle Madonie in Sicilia, nel Parco di Viadana, nel Parco Ranghiasci di Gubbio o nel parco pubblico “Torri Gemelle – 11 Settembre 2001” a Brescia e tra non molto in Via Dalmazia, sempre a Brescia. Non a caso stimola critici noti come Luciano Caramel, Claudio Cerritelli, Mauro Corradini, Marco Goldin, Flaminio Gualdoni, Giampietro Guiotto, Fausto Lorenzi, Lorenzo Respi, Bignardi Rizzi per citarne alcuni, a riflettere sulla freschezza e sulla forza impressionante delle sue sculture. Le opere di Rita arricchiscono le collezioni del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Castello di Masnago a Varese, del Museo Sforzesco a Vigevano, della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Lissone, del Seminario Vescovile di Trapani, della Fondazione Paolo Minoli a Cantù, della Galleria delle Arti – Museo d’arte Contemporanea a Vizzini e altre, anche collezioni private.
“La sua arte è, dunque, modalità del formare, proiezione e ricerca di una misura razionale attendibile, capacità di figurazioni nello spazio inteso come territorio delle possibilità, al pari di un foglio bianco nel quale ogni presenza espressiva compaia concretamente, per rifuggire, poi, dal tempo e dallo spazio, quelli del presente e da cui emerge”, come scrive Giampietro Guiotto nel catalogo della mostra.
Le opere espandono e occupano con forte presenza il loro luogo, anzi si rivelano come “territori di verifiche” (Claudio Cerritelli) o come “luoghi sculture” (Antonio Zavaglia).
L’artista non ama la lettura delle sue opere come documentazione di un suo personale processo intimo ma come una visione aerea del mondo concreto, ama superare il suo limite, ama la sfida della dimensione, ama concretizzare in corpi precisi e geometrici un’idea astratta, l’effimero dello spirito (forse anche Dio), un pensiero sognato, atmosfera e cosmo, non più e niente meno. L’educazione da Igino Lenaghi all’Accademia di Brera in Milano, lo studio della Land Art e dell’arte
concettuale, lo studio del design internazionale, la ricerca nei mondi Pop e Minimalista hanno
lasciato delle tracce nella sua ricerca estetica. Siragusa viaggia con questi bagagli su un terreno sicuro, gioca con bravura con i singolari elementi e non permette una veloce sistemazione stilistica facilmente etichettabile. Il disegno, gli appunti momentanei, impressioni notturne, osservazioni fra natura e costruzione nutrono la fantasia della protagonista stimolando la nascita di volumi lontani dal segno spontaneo, volumi che chiedono per un’esecuzione quasi industriale, materiali robusti e violenti, come ferro, acciaio, bronzo che suggeriscono tutt’altro che un indizio passeggero. Di conseguenza le qualità di queste sculture mediano l’equilibrio tra contrasti e sorprese calcolate pensando al loro peso reale e alla dematerializzazione tramite una colorazione vivace e allegra, come se fosse il recupero dell’incarnato di un residuo antico-storico. Siragusa realizza delle figure senza corpi, getta segni nello spazio dandogli sostanza, lo penetra con pannelli. Dove c’è una scultura di Siragusa scaturisce dal nulla un punto esclamativo della sua energia e forza artistica.
Una sua specialità: l’occupazione di grandi aree dove posa le sue invenzioni tra terra e cielo. Chi vuole averne la prova si rechi al Borgo Wührer di Brescia, alla Rotonda di San Martino a Sirmione, sul lungomare di Fano, nel Parco delle Madonie in Sicilia, nel Parco di Viadana, nel Parco Ranghiasci di Gubbio o nel parco pubblico “Torri Gemelle – 11 Settembre 2001” a Brescia e tra non molto in Via Dalmazia, sempre a Brescia. Non a caso stimola critici noti come Luciano Caramel, Claudio Cerritelli, Mauro Corradini, Marco Goldin, Flaminio Gualdoni, Giampietro Guiotto, Fausto Lorenzi, Lorenzo Respi, Bignardi Rizzi per citarne alcuni, a riflettere sulla freschezza e sulla forza impressionante delle sue sculture. Le opere di Rita arricchiscono le collezioni del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Castello di Masnago a Varese, del Museo Sforzesco a Vigevano, della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Lissone, del Seminario Vescovile di Trapani, della Fondazione Paolo Minoli a Cantù, della Galleria delle Arti – Museo d’arte Contemporanea a Vizzini e altre, anche collezioni private.
10
aprile 2010
Rita Siragusa – Black and White meet Red. Iron Sculptures
Dal 10 aprile al 22 maggio 2010
arte contemporanea
Location
MAURER ZILIOLI – CONTEMPORARY ARTS
Brescia, Via Trieste, 42b, (Brescia)
Brescia, Via Trieste, 42b, (Brescia)
Orario di apertura
Merc.-Sab. 10-12.30; 15.30 - 19.30
Vernissage
10 Aprile 2010, ore 18.00
Autore