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Ritorno ad Imola. Alessandro VII, Pio VII e Pio IX nelle opere di Giovanni Gasparro
Undici grandi ritratti di Giovanni Gasparro dialogano con altrettante opere d’arte antica di altissima qualità – calici, reliquiari, pianete, ecc. – appartenute ai pontefici ritratti. Pittura, arti applicate e storia della chiesa in un mix affascinante ed inedito.
Comunicato stampa
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La mostra in sintesi
Partendo dalla via pulchritudinis di un singolo artista, Giovanni Gasparro,
si ha l'opportunità di comprendere inequivocabilmente
che l'arte è una porta spalancata verso l'infinito.
Dopo “Sanctimonia” con opere si Sergio Padovani (chiuderà il 7 gennaio 2018), anche l'ultima mostra organizzata dal Museo Diocesano di Imola per il 2017 promuove l'arte contemporanea di qualità. Nel terzo millennio l’istituzione museale deve affrontare un modo diverso di conservare e valorizzare il bene culturale, proprio perché ne sta cambiando la natura. Nascono sempre più musei d’arte contemporanea e si sta propagando l’idea del museo globale, non più legato a una sede, ma diffuso in più centri. In questo contesto il museo diocesano è una realtà fortemente in espansione, legata a un contesto cattolico, ma non solamente italiano. Questi musei rientrano nell’ambito dei musei ecclesiastici, i quali a loro volta fanno parte di quelli religiosi e tutti partecipano delle istanze dell'arte contemporanea, pur conservando e valorizzando prevalentemente – poiché ad essa votati sin dalle origini – l'arte antica. Il Museo Diocesano di Imola con la mostra “Ritorno ad Imola” in cui saranno esposte undici grandi tele di Giovanni Gasparro – apre nuovamente le sue sale al contemporaneo nella convinzione che un'accurata offerta culturale non possa più prescindere da un dialogo costante tra antico e contemporaneo: nel museo si fa memoria del passato – la tradizione – con un occhio aperto verso il futuro. Il nostro museo, fin dagli anni '80 del Novecento accogliendo la donazione di un cospicuo corpus di dipinti dell'imolese Anacleto Margotti, dono della moglie Elvira al vescovo Luigi Dardani, e, in tempi più recenti, acquisendo per le sue raccolte diverse e poderose opere plastiche dello scultore bolognese Luigi Enzo Mattei (tra cui l'originale fittile del Corpo dell'Uomo della Sindone e il modello della Porta santa della basilica romana di Santa Maria Maggiore), si è dimostrato pronto a raccogliere la sfida del contemporaneo, chiarendo quale sia la posizione di un museo ecclesiastico non solo nei confronti dell’arte contemporanea, ma in particolare di quella sacra e quanto e in che modo in una realtà come la nostra possa impegnarsi a promuoverla, esporla e comunicarla, anche giovandosi della collaborazione di soggetti esterni, quali curatori e gallerie d'arte specializzati proprio nel contemporaneo.
Cosa hanno in comune i papi Alessandro VII, Pio VII e Pio IX? Il fatto di essere stati tutti e tre – in epoche diverse – vescovi di Imola. Inoltre, parti integranti del Museo Diocesano sono l'appartamento cardinalizio, voluto da Pio IX quando era vescovo di Imola, e la Galleria Pio VII, fatta costruire espressamente dal pontefice quando era prigioniero di Napoleone. I papi Alessandro VII (vescovo di Imola 1652-1655), Pio VII (vescovo di Imola 1785-1816) e Pio IX (vescovo di Imola 1832-1846), insieme ad altri otto, sono i protagonisti di 12 grandi ritratti di Giovanni Gasparro, in un percorso che si snoderà all'interno di diverse sale del Diocesano: Celestino V, Gregorio I Magno, Pio V (due versioni), Innocenzo XI, Pio VI, Gregorio XVI, Pio X, Pio XII. Gregorio XVI ha un legame – pur indiretto – con Imola, rappresentato dal segretario per gli affari interni dello Stato pontificio, il cardinale imolese Anton Domenico Gamberini (Imola, 1760-Roma, 1841). Pio VI (Giovannangelo Braschi Bandi), del resto, era il nipote del cardinale Giancarlo Bandi, vescovo di Imola dal 1752 al 1785: il pontefice consacrò la nuova cattedrale, edificata su progetto di Cosimo Morelli (28 maggio 1782).
Il ritratto di Alessandro VII Chigi è indedito: mancando nel corpus originale, è stato recentemente dipinto dall'artista appositamente per questa mostra. In esso è raffigurato anche il reliquiario di Sant'Orsola centrato dallo stemma Chigi, donato al Capitolo della Cattedrale di Imola dallo stesso pontefice (anch'esso in mostra).
Il ritratto di papa Gregorio I Magno è stato ultimato alcuni giorni orsono e verrà anch'esso presentato in anteprima all'inaugurazione del 3 dicembre.
Accanto ai dipinti raffiguranti i pontefici Gregorio I Magno, Alessandro VII, Pio VI, Pio VII e Pio IX saranno esposti arredi antichi di straordinaria qualità esecutiva – prevalentemente afferenti le arti minori, quali calici, reliquiari, pianete, mitrie, ecc. – appartenuti o riferiti ai personaggi ritratti. Tra questi, oltre al reliquiario Chigi sopra menzionato e al calice in oro massiccio tempestato di diamanti dono di Pio VII al Capitolo della Cattedrale imolese, in mostra sarà possibile ammirare un tessile più unico che raro, prestato dal conte Gregorio d'Ottaviano Chiaramonti: la pianeta in seta di Pio VII (Gregorio Barnaba Chiaramonti) completa di accessori, interamente ornata da raffinatissimi disegni, eseguiti a penna ripassati all'acquerello, opera del sacerdote beneventano don Saverio Casselli, che vi lavorò tra il 1798 e il 1805. Esce dal palazzo di Cesena per la terza volta in 113 anni: la prima risale al 1904, per essere esposta all'interno della mostra d'arte sacra curata da Corrado Ricci a Ravenna, la seconda nel 2016 per essere esposta a Fontainebleau nella mostra su Napoleone e Pio VII, la terza è questa.
Partendo dalla via pulchritudinis di un singolo artista, Giovanni Gasparro,
si ha l'opportunità di comprendere inequivocabilmente
che l'arte è una porta spalancata verso l'infinito.
Dopo “Sanctimonia” con opere si Sergio Padovani (chiuderà il 7 gennaio 2018), anche l'ultima mostra organizzata dal Museo Diocesano di Imola per il 2017 promuove l'arte contemporanea di qualità. Nel terzo millennio l’istituzione museale deve affrontare un modo diverso di conservare e valorizzare il bene culturale, proprio perché ne sta cambiando la natura. Nascono sempre più musei d’arte contemporanea e si sta propagando l’idea del museo globale, non più legato a una sede, ma diffuso in più centri. In questo contesto il museo diocesano è una realtà fortemente in espansione, legata a un contesto cattolico, ma non solamente italiano. Questi musei rientrano nell’ambito dei musei ecclesiastici, i quali a loro volta fanno parte di quelli religiosi e tutti partecipano delle istanze dell'arte contemporanea, pur conservando e valorizzando prevalentemente – poiché ad essa votati sin dalle origini – l'arte antica. Il Museo Diocesano di Imola con la mostra “Ritorno ad Imola” in cui saranno esposte undici grandi tele di Giovanni Gasparro – apre nuovamente le sue sale al contemporaneo nella convinzione che un'accurata offerta culturale non possa più prescindere da un dialogo costante tra antico e contemporaneo: nel museo si fa memoria del passato – la tradizione – con un occhio aperto verso il futuro. Il nostro museo, fin dagli anni '80 del Novecento accogliendo la donazione di un cospicuo corpus di dipinti dell'imolese Anacleto Margotti, dono della moglie Elvira al vescovo Luigi Dardani, e, in tempi più recenti, acquisendo per le sue raccolte diverse e poderose opere plastiche dello scultore bolognese Luigi Enzo Mattei (tra cui l'originale fittile del Corpo dell'Uomo della Sindone e il modello della Porta santa della basilica romana di Santa Maria Maggiore), si è dimostrato pronto a raccogliere la sfida del contemporaneo, chiarendo quale sia la posizione di un museo ecclesiastico non solo nei confronti dell’arte contemporanea, ma in particolare di quella sacra e quanto e in che modo in una realtà come la nostra possa impegnarsi a promuoverla, esporla e comunicarla, anche giovandosi della collaborazione di soggetti esterni, quali curatori e gallerie d'arte specializzati proprio nel contemporaneo.
Cosa hanno in comune i papi Alessandro VII, Pio VII e Pio IX? Il fatto di essere stati tutti e tre – in epoche diverse – vescovi di Imola. Inoltre, parti integranti del Museo Diocesano sono l'appartamento cardinalizio, voluto da Pio IX quando era vescovo di Imola, e la Galleria Pio VII, fatta costruire espressamente dal pontefice quando era prigioniero di Napoleone. I papi Alessandro VII (vescovo di Imola 1652-1655), Pio VII (vescovo di Imola 1785-1816) e Pio IX (vescovo di Imola 1832-1846), insieme ad altri otto, sono i protagonisti di 12 grandi ritratti di Giovanni Gasparro, in un percorso che si snoderà all'interno di diverse sale del Diocesano: Celestino V, Gregorio I Magno, Pio V (due versioni), Innocenzo XI, Pio VI, Gregorio XVI, Pio X, Pio XII. Gregorio XVI ha un legame – pur indiretto – con Imola, rappresentato dal segretario per gli affari interni dello Stato pontificio, il cardinale imolese Anton Domenico Gamberini (Imola, 1760-Roma, 1841). Pio VI (Giovannangelo Braschi Bandi), del resto, era il nipote del cardinale Giancarlo Bandi, vescovo di Imola dal 1752 al 1785: il pontefice consacrò la nuova cattedrale, edificata su progetto di Cosimo Morelli (28 maggio 1782).
Il ritratto di Alessandro VII Chigi è indedito: mancando nel corpus originale, è stato recentemente dipinto dall'artista appositamente per questa mostra. In esso è raffigurato anche il reliquiario di Sant'Orsola centrato dallo stemma Chigi, donato al Capitolo della Cattedrale di Imola dallo stesso pontefice (anch'esso in mostra).
Il ritratto di papa Gregorio I Magno è stato ultimato alcuni giorni orsono e verrà anch'esso presentato in anteprima all'inaugurazione del 3 dicembre.
Accanto ai dipinti raffiguranti i pontefici Gregorio I Magno, Alessandro VII, Pio VI, Pio VII e Pio IX saranno esposti arredi antichi di straordinaria qualità esecutiva – prevalentemente afferenti le arti minori, quali calici, reliquiari, pianete, mitrie, ecc. – appartenuti o riferiti ai personaggi ritratti. Tra questi, oltre al reliquiario Chigi sopra menzionato e al calice in oro massiccio tempestato di diamanti dono di Pio VII al Capitolo della Cattedrale imolese, in mostra sarà possibile ammirare un tessile più unico che raro, prestato dal conte Gregorio d'Ottaviano Chiaramonti: la pianeta in seta di Pio VII (Gregorio Barnaba Chiaramonti) completa di accessori, interamente ornata da raffinatissimi disegni, eseguiti a penna ripassati all'acquerello, opera del sacerdote beneventano don Saverio Casselli, che vi lavorò tra il 1798 e il 1805. Esce dal palazzo di Cesena per la terza volta in 113 anni: la prima risale al 1904, per essere esposta all'interno della mostra d'arte sacra curata da Corrado Ricci a Ravenna, la seconda nel 2016 per essere esposta a Fontainebleau nella mostra su Napoleone e Pio VII, la terza è questa.
03
dicembre 2017
Ritorno ad Imola. Alessandro VII, Pio VII e Pio IX nelle opere di Giovanni Gasparro
Dal 03 dicembre 2017 al 28 gennaio 2018
arte antica
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEO E PINACOTECA DIOCESANI DI IMOLA E DELLE CARROZZE
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Orario di apertura
martedì, mercoledì e giovedì ore 9-12
martedì e giovedì ore 14-17
sabato e domenica ore 15.30-18.30
Vernissage
3 Dicembre 2017, ore 16.30
Autore
Curatore