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Ritrattare. Ritratti dell’invisibile
5 artisti ritrattano se stessi attraverso il ritratto.
Comunicato stampa
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”Ritrattare – ritratti dell’invisibile”:
Il ritratto tradizionale è un’opera artistica o meccanica rappresentante un soggetto nelle sue fattezze reali, la quale risulta più efficace se la somiglianza tra l’originale e la riproduzione è tale da poter indiscutibilmente riferire l’immagine alla persona ritratta.
Spesso nella storia dell’arte il ritratto propriamente detto è stato solo pretesto per l’espressione di altro dalla verosimiglianza con la realtà visiva. Esempio eloquente di ritrattazione del ritratto nella storia dell’arte è la vasta serie di rielaborazioni dell’effigie della Marchesa Casati, eccentrica donna aristocratica vissuta tra l’800 e il ‘900, rappresentata dalla maggior parte dei migliori artisti della sua epoca in modi anche diametralmente opposti, ad accentuare le diverse possibilità espressive che possono emergere da un genere che a prima vista può sembrare limitato.
Altro esempio, forse il più popolare, di come può essere ampia la gamma di possibilità del genere ritrattistico, può essere la Gioconda di Leonardo Da Vinci: opera celebre per essere al tempo stesso ritratto di una persona reale e summa di tutto un impianto filosofico che la rende simbolo della natura nella sua interezza, un’effigie reale e irreale al tempo stesso, espressione dei processi vitali visibili e invisibili. Ed è proprio la riproduzione dell’invisibile ad accompagnare l’arte di ogni epoca, come un filo conduttore che collega i periodi e le individualità della storia dell’arte nonostante le differenze formali. Si può individuare una sorta di classicità dell’immaginazione che pur nella libertà espressiva fa proprie le lezioni dell’arte del passato, quelle regole interne al fare artistico e in particolare alla tecnica pittorica che fanno sì che un’opera funzioni o no, mantenendo un equilibrio tra il pieno controllo del mezzo espressivo e la libertà del processo immaginativo. La particolarità del mondo invisibile, rispetto al visibile, è la sua estensione praticamente infinita, dentro la quale ogni artista può scegliere di sviluppare uno o l’altro aspetto, in base alla propria particolare attitudine.
Nelle opere esposte della collettiva Ritrattare ciò che emerge maggiormente è la volontà degli artisti di sfaldare e rimaneggiare l’immagine tipica del ritratto, nell’intenzione di rappresentare altro dalla somiglianza con un soggetto reale, differenziandosi nettamente dallo stile illustrativo dell’arte fumettistica di matrice pop e accentuando invece il senso già insito nella tecnica espressiva utilizzata da ciascuno: la pittura comunica già nelle sue stesse proprietà di materia, luce e colore.
Virginia López presenta una serie di lavori nei quali la sedimentazione di strati di materia va a rappresentare il corpo sia nella sua materialità che nella sua essenza interiore. L’artista ha intensificato la sensazione di vitalità e calore carnale delle opere grazie a una finitura di cera, versata sulla superficie dei lavori in uno spesso strato ambrato. Tale strato di cera allontana l’immagine sfocandone i contorni e i particolari, come uno schermo che nello stesso tempo protegge e seduce.
Anche nelle opere di Giuseppe Bombaci compaiono degli schermi trasparenti, ma dalla consistenza e finalità diverse: l’artista presenta la nuova serie di opere a olio su fogli di acetato trasparente, nelle quali delle enigmatiche figure emergono dall’inconsueto supporto trasparente come immagini prelevate da una notte interiore, evanescente e visionaria, dai tratti marcatamente malinconici. I fogli di acetato risultano come schermi attraverso i quali le immagini appaiono incorporee, come impressioni fotografiche del mondo subconscio.
Altrettanto incorporee sono le opere recenti di Stefano Abbiati, che espone delle carte dove predomina il monocromo della grafite nera su fondo bianco, con inserti di lampi di colore puro e tratti a penna che, come scosse elettriche, interrompono la regolarità delle luci e delle ombre, intense e profonde. I soggetti di Abbiati, provenienti dalle origini più disparate, sono rappresentati nella loro essenzialità e trasfigurati fino a esser trasportati in una condizione atemporale, nella quale l’estremizzazione del contrasto tra luci e ombre, poi sfumate e rese evanescenti, diventa riflessione sullo scontro e possibile dialogo e fusione tra visibile e invisibile, il bene e il male che forma il dramma dell’esistenza umana.
L’essenzialità dell’immagine è prerogativa anche di Piero Roccasalvo, il quale esprime l’invisibile come sensazione interiore, con un linguaggio visivo scarno e aggressivo che punta direttamente al sistema nervoso dello spettatore, facendo propria la lezione baconiana di una pittura viscerale e dall’impatto diretto. Nella serie esposta in mostra, dal titolo “Colui che parla davanti”, Roccasalvo induce ad una riflessione sulla figura autoritaria del profeta, ponendo davanti allo spettatore una carrellata di personaggi recanti su di sé vari simboli e atteggiamenti tipici del potere, dove i differenti ambiti politici e religiosi sono messi sullo stesso piano.
Piero 1/2Botta presenta un’opera su tela di grandi dimensioni, in rapporto dialettico con un’opera invece di dimensioni molto ridotte. L’autore dipinge con energica gestualità delle epifanie di luminoso colore a olio su tele dal fondo bianco, nelle quali le ampie zone bianche su bianco sono differenziate solo da diversi spessori di materia che dialogano con le zone dipinte con colori accesi, prevalentemente rossi. Il riferimento figurativo nelle opere di 1/2Botta si disfa in sciabolate di pittura densa e sensuale, piacevoli all’occhio nonostante l’aspetto grottesco delle figure risultanti da tale processo di creazione-dissoluzione. Nonostante l’apparente caos di larghe pennellate che vanno a comporre la pittura di 1/2Botta, le opere dell’artista sono ben equilibrate nei pesi delle masse visive, rapportate armonicamente tra loro.
Il ritratto tradizionale è un’opera artistica o meccanica rappresentante un soggetto nelle sue fattezze reali, la quale risulta più efficace se la somiglianza tra l’originale e la riproduzione è tale da poter indiscutibilmente riferire l’immagine alla persona ritratta.
Spesso nella storia dell’arte il ritratto propriamente detto è stato solo pretesto per l’espressione di altro dalla verosimiglianza con la realtà visiva. Esempio eloquente di ritrattazione del ritratto nella storia dell’arte è la vasta serie di rielaborazioni dell’effigie della Marchesa Casati, eccentrica donna aristocratica vissuta tra l’800 e il ‘900, rappresentata dalla maggior parte dei migliori artisti della sua epoca in modi anche diametralmente opposti, ad accentuare le diverse possibilità espressive che possono emergere da un genere che a prima vista può sembrare limitato.
Altro esempio, forse il più popolare, di come può essere ampia la gamma di possibilità del genere ritrattistico, può essere la Gioconda di Leonardo Da Vinci: opera celebre per essere al tempo stesso ritratto di una persona reale e summa di tutto un impianto filosofico che la rende simbolo della natura nella sua interezza, un’effigie reale e irreale al tempo stesso, espressione dei processi vitali visibili e invisibili. Ed è proprio la riproduzione dell’invisibile ad accompagnare l’arte di ogni epoca, come un filo conduttore che collega i periodi e le individualità della storia dell’arte nonostante le differenze formali. Si può individuare una sorta di classicità dell’immaginazione che pur nella libertà espressiva fa proprie le lezioni dell’arte del passato, quelle regole interne al fare artistico e in particolare alla tecnica pittorica che fanno sì che un’opera funzioni o no, mantenendo un equilibrio tra il pieno controllo del mezzo espressivo e la libertà del processo immaginativo. La particolarità del mondo invisibile, rispetto al visibile, è la sua estensione praticamente infinita, dentro la quale ogni artista può scegliere di sviluppare uno o l’altro aspetto, in base alla propria particolare attitudine.
Nelle opere esposte della collettiva Ritrattare ciò che emerge maggiormente è la volontà degli artisti di sfaldare e rimaneggiare l’immagine tipica del ritratto, nell’intenzione di rappresentare altro dalla somiglianza con un soggetto reale, differenziandosi nettamente dallo stile illustrativo dell’arte fumettistica di matrice pop e accentuando invece il senso già insito nella tecnica espressiva utilizzata da ciascuno: la pittura comunica già nelle sue stesse proprietà di materia, luce e colore.
Virginia López presenta una serie di lavori nei quali la sedimentazione di strati di materia va a rappresentare il corpo sia nella sua materialità che nella sua essenza interiore. L’artista ha intensificato la sensazione di vitalità e calore carnale delle opere grazie a una finitura di cera, versata sulla superficie dei lavori in uno spesso strato ambrato. Tale strato di cera allontana l’immagine sfocandone i contorni e i particolari, come uno schermo che nello stesso tempo protegge e seduce.
Anche nelle opere di Giuseppe Bombaci compaiono degli schermi trasparenti, ma dalla consistenza e finalità diverse: l’artista presenta la nuova serie di opere a olio su fogli di acetato trasparente, nelle quali delle enigmatiche figure emergono dall’inconsueto supporto trasparente come immagini prelevate da una notte interiore, evanescente e visionaria, dai tratti marcatamente malinconici. I fogli di acetato risultano come schermi attraverso i quali le immagini appaiono incorporee, come impressioni fotografiche del mondo subconscio.
Altrettanto incorporee sono le opere recenti di Stefano Abbiati, che espone delle carte dove predomina il monocromo della grafite nera su fondo bianco, con inserti di lampi di colore puro e tratti a penna che, come scosse elettriche, interrompono la regolarità delle luci e delle ombre, intense e profonde. I soggetti di Abbiati, provenienti dalle origini più disparate, sono rappresentati nella loro essenzialità e trasfigurati fino a esser trasportati in una condizione atemporale, nella quale l’estremizzazione del contrasto tra luci e ombre, poi sfumate e rese evanescenti, diventa riflessione sullo scontro e possibile dialogo e fusione tra visibile e invisibile, il bene e il male che forma il dramma dell’esistenza umana.
L’essenzialità dell’immagine è prerogativa anche di Piero Roccasalvo, il quale esprime l’invisibile come sensazione interiore, con un linguaggio visivo scarno e aggressivo che punta direttamente al sistema nervoso dello spettatore, facendo propria la lezione baconiana di una pittura viscerale e dall’impatto diretto. Nella serie esposta in mostra, dal titolo “Colui che parla davanti”, Roccasalvo induce ad una riflessione sulla figura autoritaria del profeta, ponendo davanti allo spettatore una carrellata di personaggi recanti su di sé vari simboli e atteggiamenti tipici del potere, dove i differenti ambiti politici e religiosi sono messi sullo stesso piano.
Piero 1/2Botta presenta un’opera su tela di grandi dimensioni, in rapporto dialettico con un’opera invece di dimensioni molto ridotte. L’autore dipinge con energica gestualità delle epifanie di luminoso colore a olio su tele dal fondo bianco, nelle quali le ampie zone bianche su bianco sono differenziate solo da diversi spessori di materia che dialogano con le zone dipinte con colori accesi, prevalentemente rossi. Il riferimento figurativo nelle opere di 1/2Botta si disfa in sciabolate di pittura densa e sensuale, piacevoli all’occhio nonostante l’aspetto grottesco delle figure risultanti da tale processo di creazione-dissoluzione. Nonostante l’apparente caos di larghe pennellate che vanno a comporre la pittura di 1/2Botta, le opere dell’artista sono ben equilibrate nei pesi delle masse visive, rapportate armonicamente tra loro.
25
maggio 2011
Ritrattare. Ritratti dell’invisibile
Dal 25 maggio al 25 giugno 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA OBRAZ
Milano, Via Lazzaro Palazzi, 8, (Milano)
Milano, Via Lazzaro Palazzi, 8, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15-19
Vernissage
25 Maggio 2011, ore 18,30
Autore
Curatore