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Roaming – Superficie incerta
Da un’idea di Ermanno Cristini, ROAMING è una serie di mostre a cura di Alessandro Castiglioni che durano solo il tempo dell’inaugurazione: dei flash che sopravvivono nello scatto dei fotografi e poi galleggiano nella dimensione indistinta del web.
Comunicato stampa
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Da un’idea di Ermanno Cristini, ROAMING è una serie di mostre a cura di Alessandro Castiglioni che durano solo il tempo dell'inaugurazione: dei flash che sopravvivono nello scatto dei fotografi e poi galleggiano nella dimensione indistinta del web.
Localizzate in spazi con una forte identità, le mostre si caratterizzano per la rapidità e per le modalità di occupazione degli ambienti.
Gli artisti cambiano ad ogni tappa sviluppando temi specifici, e le opere mettono in atto una presenza discreta che le conduce a farsi scoprire piano piano, quasi mostrandosi solo a un secondo sguardo, in aperto contrasto con la fugacità e la transitorietà esasperata dell'evento.
Ma delle opere e della loro relazione con lo spazio, nella messa in mostra trasformata in evento, resta solo l’immagine del fotografo. E’ in forma di immagine che l’opera si dispone a circolare. E allora qual’è l’opera? Quella dell’artista, del fotografo, l’operazione in sé?
A partire dal maggio del 2008 ROAMING ha realizzato 12 edizioni, alle Officine Creative a Barasso, ad Assab One a Milano, al Museo di Saint Denis a Parigi, a Manifesta 7 a Bolzano, ad Artintown a Torino, a La Rada a Locarno, alla Stazione Rogers a Trieste, a 91mQ a Berlino, a Neon Campobase a Bologna, al Museo D’arte Contemporanea di Nova Gorica, a Condotto C a Roma e a Vyšehradská 26 a Praga. Quest’anno sono previste ulteriori tappe in giugno, al Kulturforum Stadtplatz di Graz, a settembre al Museo di Villa Croce a Genova, a ottobre al Cabaret Voltaire di Zurigo e a dicembre al Festival Les Urbaines di Losanna.
L’edizione prevista presso il Filatoio di Caraglio riflette sul tema della “superficie incerta”.
Nel suo costante muoversi e risignificarsi, ROAMING è un progetto che per sua stessa natura affronta specifiche questioni di ordine estetico e fenomenologico. Queste, in particolare, sono rivolte al delicato equilibrio tra spazio e tempo che sostiene la permanenza della ricerca artistica nel reale.
Questo equilibrio, messo in crisi da una parte dall’accelerazione del processo espositivo e dalla dilatazione, al contrario, della fase di documentazione, è al centro di questo appuntamento.
Come il piano inclinato galileiano o l’incerta consistenza dei liquidi, lo spunto attorno cui gli artisti invitati sono stati chiamati a riflettere è quello, contraddittorio e paradossale, della superficie, intesa in una particolare dimensione di incertezza. La pelle delle cose, che ne definisce misura e consistenza, può essere riconsiderata come membrana permeabile che mette in crisi, sia sul piano fisico che su quello metaforico, l’identità dell’oggetto, al fine di suggerire un mescolamento, un’ibridazione e una possibile continuità con lo spazio espositivo, come quello particolarmente connotato e significativo del Filatoio di Caraglio.
Questa incertezza e permeabilità è poi, in linea più generale, amplificata dallo stesso rapporto che sussiste tra opera e immagine, cioè tra presenza e assenza, alla radice dell’intera ricerca di ROAMING.
Ripensare gli spazi e i materiali della ricerca scultorea, come nelle ricerche di Lidia Sanvito, Umberto Cavenago, Domenico Pievani e Michele Lombardelli da una parte e dall’altra la più ampia questione della relazione tra dispositivo artistico e interazione con lo spettatore, come nei lavori di Ennio Bertrand, Giada Pucci, Ermanno Cristini e Miki Tallone, sono alcune tra le ipotesi prese in considerazione per lo sviluppo del progetto.
Localizzate in spazi con una forte identità, le mostre si caratterizzano per la rapidità e per le modalità di occupazione degli ambienti.
Gli artisti cambiano ad ogni tappa sviluppando temi specifici, e le opere mettono in atto una presenza discreta che le conduce a farsi scoprire piano piano, quasi mostrandosi solo a un secondo sguardo, in aperto contrasto con la fugacità e la transitorietà esasperata dell'evento.
Ma delle opere e della loro relazione con lo spazio, nella messa in mostra trasformata in evento, resta solo l’immagine del fotografo. E’ in forma di immagine che l’opera si dispone a circolare. E allora qual’è l’opera? Quella dell’artista, del fotografo, l’operazione in sé?
A partire dal maggio del 2008 ROAMING ha realizzato 12 edizioni, alle Officine Creative a Barasso, ad Assab One a Milano, al Museo di Saint Denis a Parigi, a Manifesta 7 a Bolzano, ad Artintown a Torino, a La Rada a Locarno, alla Stazione Rogers a Trieste, a 91mQ a Berlino, a Neon Campobase a Bologna, al Museo D’arte Contemporanea di Nova Gorica, a Condotto C a Roma e a Vyšehradská 26 a Praga. Quest’anno sono previste ulteriori tappe in giugno, al Kulturforum Stadtplatz di Graz, a settembre al Museo di Villa Croce a Genova, a ottobre al Cabaret Voltaire di Zurigo e a dicembre al Festival Les Urbaines di Losanna.
L’edizione prevista presso il Filatoio di Caraglio riflette sul tema della “superficie incerta”.
Nel suo costante muoversi e risignificarsi, ROAMING è un progetto che per sua stessa natura affronta specifiche questioni di ordine estetico e fenomenologico. Queste, in particolare, sono rivolte al delicato equilibrio tra spazio e tempo che sostiene la permanenza della ricerca artistica nel reale.
Questo equilibrio, messo in crisi da una parte dall’accelerazione del processo espositivo e dalla dilatazione, al contrario, della fase di documentazione, è al centro di questo appuntamento.
Come il piano inclinato galileiano o l’incerta consistenza dei liquidi, lo spunto attorno cui gli artisti invitati sono stati chiamati a riflettere è quello, contraddittorio e paradossale, della superficie, intesa in una particolare dimensione di incertezza. La pelle delle cose, che ne definisce misura e consistenza, può essere riconsiderata come membrana permeabile che mette in crisi, sia sul piano fisico che su quello metaforico, l’identità dell’oggetto, al fine di suggerire un mescolamento, un’ibridazione e una possibile continuità con lo spazio espositivo, come quello particolarmente connotato e significativo del Filatoio di Caraglio.
Questa incertezza e permeabilità è poi, in linea più generale, amplificata dallo stesso rapporto che sussiste tra opera e immagine, cioè tra presenza e assenza, alla radice dell’intera ricerca di ROAMING.
Ripensare gli spazi e i materiali della ricerca scultorea, come nelle ricerche di Lidia Sanvito, Umberto Cavenago, Domenico Pievani e Michele Lombardelli da una parte e dall’altra la più ampia questione della relazione tra dispositivo artistico e interazione con lo spettatore, come nei lavori di Ennio Bertrand, Giada Pucci, Ermanno Cristini e Miki Tallone, sono alcune tra le ipotesi prese in considerazione per lo sviluppo del progetto.
30
maggio 2010
Roaming – Superficie incerta
30 maggio 2010
fotografia
arte contemporanea
serata - evento
arte contemporanea
serata - evento
Location
CESAC – CENTRO SPERIMENTALE PER LE ARTI CONTEMPORANEE – IL FILATOIO
Caraglio, Via Giacomo Matteotti, 40, (Cuneo)
Caraglio, Via Giacomo Matteotti, 40, (Cuneo)
Vernissage
30 Maggio 2010, ore 16
Sito web
simply.it
Autore
Curatore