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Robert Barry – Early works
Tra i protagonisti dell’Arte Concettuale Americana, Robert Barry (nato nel 1936), fin dagli anni ’60 partecipa alla critica dell’opera d’arte rinunciando ad ogni funzione espressiva, narrativa e rappresentativa, utilizzando il linguaggio come strumento principale del suo lavoro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria Alfonso Artiaco è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra personale di Robert Barry, sabato 12 marzo 2022 dalle ore 10 alle 19.
Tra i protagonisti dell’Arte Concettuale Americana, Robert Barry (nato nel 1936), fin dagli anni ’60 partecipa alla critica dell’opera d’arte rinunciando ad ogni funzione espressiva, narrativa e rappresentativa, utilizzando il linguaggio come strumento principale del suo lavoro.
Il concetto che l’idea sia importante tanto quanto l’oggetto d’arte reale, accompagna negli anni la sua sperimentazione creando connessioni tra l’assenza e la presenza della forma e un continuo dialogo tra spettatore e spazi vuoti.
Dal 1967 questo percorso spinge costantemente in avanti la sua ricerca verso i limiti dell’immaterialità e dell’invisibilità.
Nonostante la ricerca di Barry inizi dalla pittura, i mezzi utilizzati non sono sempre stati ortodossi o tangibili: tra questi impiega il magnetismo, i pensieri, i suoni ultrasonici fino ai gas inerti.
Le ‘parole’, però, hanno sempre fatto parte della sua estetica e sono state considerate come evocazione di uno stato mentale, come flusso continuo dei pensieri e come contemplazione e strumento di dichiarazione allo spettatore di un’intangibilità temporale e psichica.
I vocaboli utilizzati dall’artista sono attinti abitualmente da diverse provenienze. Essi non hanno alcuna valenza semantica, non celano nessun significato recondito, ognuno è scelto in base alle situazioni o ai luoghi dove l’artista espone.
Il loro significato è poi influenzato anche dalla decisione dello spettatore di leggere o meno il linguaggio nel contesto più ampio dell'intero lavoro. La predilezione per la comprensione delle parole all'interno delle frasi diventa rapidamente evidente quando s’incontra la sintassi frammentata ma potenzialmente contestuale in cui le stesse esistono.
“Nel mio lavoro il linguaggio di per sé non è l’arte. Uso il linguaggio come un segno per indicare che c’è arte, la direzione nella quale questa esiste, per preparare ad essa.”
L’artista utilizza le parole dipingendole su muri o tele, applicandole a pareti, stampandole o scrivendole su carta, proiettandole su diapositive o scolpendole su vari supporti.
La mostra, la quinta personale dell’artista in galleria, comprende una serie di opere su carta realizzate tra gli anni ’60 e gli anni ’70 e quattro grandi installazioni a parete, ripercorrendo alcuni punti salienti della sua prima sperimentazione.
Robert Barry (1936, New York), vive e lavora in New Jersey.
Il suo lavoro è stato esposto in mostre ed eventi internazionali tra cui: la Biennale di Parigi; Documenta Kassel; la Biennale di Venezia; il MOMA di New York; il Centre Pompidou di Parigi; il Whitney Museum of American Art di New York.
La sua ricca storia espositiva comprende mostre personali alla Tate Gallery di Londra, alla Kunsthalle di Norimberga, al Kustmuseum di Lucerna, allo Stedelijk Museum di Amsterdam e la prossima mostra a giugno alla Kunsthalle di Losanna in Svizzera curata da Mathieu Copeland.
Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti dei maggiori musei e fondazioni del mondo inclusi Museum of Modern Art, New York; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, DC; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Musée d’Orsay, Parigi; Whitney Museum of American Art, New York; Musée National D’Art Moderne, Centre George Pompidou, Parigi; Museum of Contemporary Art, Los Angeles e la National Gallery of Art, Washington, DC.
Foto: Robert Barry, Basic format, 1968, matita su carta millimetrata, cm 21,5 x 28
Tra i protagonisti dell’Arte Concettuale Americana, Robert Barry (nato nel 1936), fin dagli anni ’60 partecipa alla critica dell’opera d’arte rinunciando ad ogni funzione espressiva, narrativa e rappresentativa, utilizzando il linguaggio come strumento principale del suo lavoro.
Il concetto che l’idea sia importante tanto quanto l’oggetto d’arte reale, accompagna negli anni la sua sperimentazione creando connessioni tra l’assenza e la presenza della forma e un continuo dialogo tra spettatore e spazi vuoti.
Dal 1967 questo percorso spinge costantemente in avanti la sua ricerca verso i limiti dell’immaterialità e dell’invisibilità.
Nonostante la ricerca di Barry inizi dalla pittura, i mezzi utilizzati non sono sempre stati ortodossi o tangibili: tra questi impiega il magnetismo, i pensieri, i suoni ultrasonici fino ai gas inerti.
Le ‘parole’, però, hanno sempre fatto parte della sua estetica e sono state considerate come evocazione di uno stato mentale, come flusso continuo dei pensieri e come contemplazione e strumento di dichiarazione allo spettatore di un’intangibilità temporale e psichica.
I vocaboli utilizzati dall’artista sono attinti abitualmente da diverse provenienze. Essi non hanno alcuna valenza semantica, non celano nessun significato recondito, ognuno è scelto in base alle situazioni o ai luoghi dove l’artista espone.
Il loro significato è poi influenzato anche dalla decisione dello spettatore di leggere o meno il linguaggio nel contesto più ampio dell'intero lavoro. La predilezione per la comprensione delle parole all'interno delle frasi diventa rapidamente evidente quando s’incontra la sintassi frammentata ma potenzialmente contestuale in cui le stesse esistono.
“Nel mio lavoro il linguaggio di per sé non è l’arte. Uso il linguaggio come un segno per indicare che c’è arte, la direzione nella quale questa esiste, per preparare ad essa.”
L’artista utilizza le parole dipingendole su muri o tele, applicandole a pareti, stampandole o scrivendole su carta, proiettandole su diapositive o scolpendole su vari supporti.
La mostra, la quinta personale dell’artista in galleria, comprende una serie di opere su carta realizzate tra gli anni ’60 e gli anni ’70 e quattro grandi installazioni a parete, ripercorrendo alcuni punti salienti della sua prima sperimentazione.
Robert Barry (1936, New York), vive e lavora in New Jersey.
Il suo lavoro è stato esposto in mostre ed eventi internazionali tra cui: la Biennale di Parigi; Documenta Kassel; la Biennale di Venezia; il MOMA di New York; il Centre Pompidou di Parigi; il Whitney Museum of American Art di New York.
La sua ricca storia espositiva comprende mostre personali alla Tate Gallery di Londra, alla Kunsthalle di Norimberga, al Kustmuseum di Lucerna, allo Stedelijk Museum di Amsterdam e la prossima mostra a giugno alla Kunsthalle di Losanna in Svizzera curata da Mathieu Copeland.
Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti dei maggiori musei e fondazioni del mondo inclusi Museum of Modern Art, New York; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, DC; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Musée d’Orsay, Parigi; Whitney Museum of American Art, New York; Musée National D’Art Moderne, Centre George Pompidou, Parigi; Museum of Contemporary Art, Los Angeles e la National Gallery of Art, Washington, DC.
Foto: Robert Barry, Basic format, 1968, matita su carta millimetrata, cm 21,5 x 28
12
marzo 2022
Robert Barry – Early works
Dal 12 marzo al 30 aprile 2022
arte contemporanea
Location
GALLERIA ALFONSO ARTIACO
Napoli, Piazzetta Nilo, 7, (Napoli)
Napoli, Piazzetta Nilo, 7, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-19
Vernissage
12 Marzo 2022, 10-19
Sito web
Autore