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Robert Bosisio / Peter Demetz – Temet noscet
Temet nosce, bipersonale degli artisti altoatesini
Peter Demetz e Robert Bosisio, presso gli spazi della Chiesa del Pio Suffragio (XVII secolo) a Bagnacavallo
(RA), a cura della narratrice d’arte Adriana M. Soldini.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli Dei.
(dal Tempio dell’Oracolo di Delfi)
Sabato 26 marzo 2011 alle 18,30 si inaugura la mostra Temet nosce, bipersonale degli artisti altoatesini
Peter Demetz e Robert Bosisio, presso gli spazi della Chiesa del Pio Suffragio (XVII secolo) a Bagnacavallo
(RA), a cura della narratrice d’arte Adriana M. Soldini.
Temet nosce, Conosci te stesso, è la versione latina della nota esortazione scritta sul tempio dell’Oracolo di
Delfi che ben sintetizza l'insegnamento di Socrate nel trovare la verità dentro di sé, anziché nel mondo delle
apparenze.
Questo precetto è il fine a cui aspira sia l’arte di Peter Demetz sia quella di Robert Bosisio.
Forse può sorprendere che lo sostengano due artisti strettamente legati al figurativo, ma per comprenderlo
appieno occorre andare in profondità, come davanti alle loro opere.
Entrambi si collocano lontano dal seguire le tendenze del mercato e dal compiacere il pubblico, ma
prestano maggiore attenzione al modo di porsi davanti all’opera mentre prende forma. Non creano con
scopi diversi dalla conoscenza di sé e lasciano andare le loro opere verso il pubblico, perché la ricerca
interiore prosegua anche tra gli spettatori, passando dalla definizione dell’identità individuale a quella
collettiva.
Demetz si esprime scolpendo il tiglio. Il legno di questa pianta, tenero e omogeneo, dal colore neutro, si
presta con particolare efficacia a rendere l’incarnato delle figure che popolano le “sculture-quadro”, come
Comunicato stampa
Via dei Bersaglieri, 5/e – 40125 Bologna Tel. 051.229544 Fax 051.270274
l’artista ama definire i suoi bassorilievi staccati dallo sfondo. Gli permette di realizzare un’opera
dimenticandosi nel guardarla del materiale di cui è fatta; così come la perfezione del dettaglio porta lo
sguardo dello spettatore ad andare oltre l’apparenza della forma. L’intenzione dello scultore è di compiere
un vero atto creativo e desidera che lo spettatore veda i personaggi non come statue ma come anime, che
possono muoversi e mettere in scena la rappresentazione di una quotidianità vissuta da altri o da lui stesso
nella vita, arrivando a identificarsi con loro. Malgrado la maestria nell’esecuzione, le figure nelle opere di
Demetz non sono la cosa più importante. A esserlo, è lo spazio tra i personaggi e tutt’intorno: la distanza
matematica. In mezzo alle sue stanze, nel fruscio di fondo di una quotidianità apparentemente banale,
nell’intimità del piccolo e medio formato, l’artista sa che lì si trova anche il suo posto.
L’opera è come una porta che fa varcare la soglia spazio-temporale.
E sono le porte, così come altre persone, a essere tra le protagoniste assolute nella pittura di Robert
Bosisio. È noto che le porte rivestono un forte simbolismo arcaico: sono l’accesso a luoghi di iniziazione,
sono passaggi tra due mondi. Per lui è l’idea della soglia. Sono i colori a stabilire i confini, sempre mobili, e a
dare profondità, creando una visione tridimensionale. Colore dal significato mistico e prediletto dall’artista,
il viola è ora particolarmente presente nei suoi dipinti, tanto da poter dire che le sue opere tendono verso
una spiritualità laica. Al contrario, le linee si sovrappongono finemente per costruire una retinatura simile a
una cortina, di cui ci si accorge solo avvicinandosi, per poi distanziarsi, rendendosi conto di cosa è accaduto,
proprio come fa l’artista mentre dipinge. Anche qui, come in Demetz, è una questione di distanza.
Un mondo che sembra si possa guardare con le palpebre socchiuse; lo si assorbe e lo si vede realmente con
gli occhi della mente. Nel tempo, Bosisio è passato dalla certezza delle forme, nitide e precise, a vedere
oltre l’esteriorità, cercando di evidenziare l’aurea di una persona o di una stanza. Si cura dell’essenza più
che della forma e ritrae più che i volti la matrice intima di ogni cosa. Le figure umane sono appena
percepibili e paiono ectoplasmi, parvenze di chi ha vissuto in precedenza nelle sue stanze ora spoglie.
L’artista vuole lasciare allo spettatore il compito di immaginarne il viso, perché è la sua interazione che
porta a compimento ogni opera.
Non è un caso che le strade di Demetz e Bosisio si siano incrociate. Diverse affinità e finalità di intenti li
legano, mostrando una comune vocazione a essere filmmaker della memoria collettiva.
Nell’anno appena trascorso, Peter Demetz ha vinto, oltre alla selezione della “III Trienale Ladina”, i premi
“Arciere” e “Sulmona”, entrambi presieduti da Vittorio Sgarbi; mentre Robert Bosisio ha esposto in vari
musei europei, tra cui si segnala la personale al "Muzeul de Arta" di Cluj-Napoca (Romania), presentata dal
regista tedesco Wim Wenders, a cui lo lega da molti anni un profondo legame di reciproca stima e di
amicizia.
In occasione della mostra sarà presentato il nuovo catalogo di Peter Demetz, a cura di Adriana M. Soldini,
che affiancherà il recente “Simple things” di Robert Bosisio con testo di Wim Wenders.
La mostra ha i patrocini del Museo civico delle Cappuccine di Bagnacavallo, del Comune di Bagnacavallo e
della Provincia di Ravenna.
L’Ufficio Stampa
(dal Tempio dell’Oracolo di Delfi)
Sabato 26 marzo 2011 alle 18,30 si inaugura la mostra Temet nosce, bipersonale degli artisti altoatesini
Peter Demetz e Robert Bosisio, presso gli spazi della Chiesa del Pio Suffragio (XVII secolo) a Bagnacavallo
(RA), a cura della narratrice d’arte Adriana M. Soldini.
Temet nosce, Conosci te stesso, è la versione latina della nota esortazione scritta sul tempio dell’Oracolo di
Delfi che ben sintetizza l'insegnamento di Socrate nel trovare la verità dentro di sé, anziché nel mondo delle
apparenze.
Questo precetto è il fine a cui aspira sia l’arte di Peter Demetz sia quella di Robert Bosisio.
Forse può sorprendere che lo sostengano due artisti strettamente legati al figurativo, ma per comprenderlo
appieno occorre andare in profondità, come davanti alle loro opere.
Entrambi si collocano lontano dal seguire le tendenze del mercato e dal compiacere il pubblico, ma
prestano maggiore attenzione al modo di porsi davanti all’opera mentre prende forma. Non creano con
scopi diversi dalla conoscenza di sé e lasciano andare le loro opere verso il pubblico, perché la ricerca
interiore prosegua anche tra gli spettatori, passando dalla definizione dell’identità individuale a quella
collettiva.
Demetz si esprime scolpendo il tiglio. Il legno di questa pianta, tenero e omogeneo, dal colore neutro, si
presta con particolare efficacia a rendere l’incarnato delle figure che popolano le “sculture-quadro”, come
Comunicato stampa
Via dei Bersaglieri, 5/e – 40125 Bologna Tel. 051.229544 Fax 051.270274
l’artista ama definire i suoi bassorilievi staccati dallo sfondo. Gli permette di realizzare un’opera
dimenticandosi nel guardarla del materiale di cui è fatta; così come la perfezione del dettaglio porta lo
sguardo dello spettatore ad andare oltre l’apparenza della forma. L’intenzione dello scultore è di compiere
un vero atto creativo e desidera che lo spettatore veda i personaggi non come statue ma come anime, che
possono muoversi e mettere in scena la rappresentazione di una quotidianità vissuta da altri o da lui stesso
nella vita, arrivando a identificarsi con loro. Malgrado la maestria nell’esecuzione, le figure nelle opere di
Demetz non sono la cosa più importante. A esserlo, è lo spazio tra i personaggi e tutt’intorno: la distanza
matematica. In mezzo alle sue stanze, nel fruscio di fondo di una quotidianità apparentemente banale,
nell’intimità del piccolo e medio formato, l’artista sa che lì si trova anche il suo posto.
L’opera è come una porta che fa varcare la soglia spazio-temporale.
E sono le porte, così come altre persone, a essere tra le protagoniste assolute nella pittura di Robert
Bosisio. È noto che le porte rivestono un forte simbolismo arcaico: sono l’accesso a luoghi di iniziazione,
sono passaggi tra due mondi. Per lui è l’idea della soglia. Sono i colori a stabilire i confini, sempre mobili, e a
dare profondità, creando una visione tridimensionale. Colore dal significato mistico e prediletto dall’artista,
il viola è ora particolarmente presente nei suoi dipinti, tanto da poter dire che le sue opere tendono verso
una spiritualità laica. Al contrario, le linee si sovrappongono finemente per costruire una retinatura simile a
una cortina, di cui ci si accorge solo avvicinandosi, per poi distanziarsi, rendendosi conto di cosa è accaduto,
proprio come fa l’artista mentre dipinge. Anche qui, come in Demetz, è una questione di distanza.
Un mondo che sembra si possa guardare con le palpebre socchiuse; lo si assorbe e lo si vede realmente con
gli occhi della mente. Nel tempo, Bosisio è passato dalla certezza delle forme, nitide e precise, a vedere
oltre l’esteriorità, cercando di evidenziare l’aurea di una persona o di una stanza. Si cura dell’essenza più
che della forma e ritrae più che i volti la matrice intima di ogni cosa. Le figure umane sono appena
percepibili e paiono ectoplasmi, parvenze di chi ha vissuto in precedenza nelle sue stanze ora spoglie.
L’artista vuole lasciare allo spettatore il compito di immaginarne il viso, perché è la sua interazione che
porta a compimento ogni opera.
Non è un caso che le strade di Demetz e Bosisio si siano incrociate. Diverse affinità e finalità di intenti li
legano, mostrando una comune vocazione a essere filmmaker della memoria collettiva.
Nell’anno appena trascorso, Peter Demetz ha vinto, oltre alla selezione della “III Trienale Ladina”, i premi
“Arciere” e “Sulmona”, entrambi presieduti da Vittorio Sgarbi; mentre Robert Bosisio ha esposto in vari
musei europei, tra cui si segnala la personale al "Muzeul de Arta" di Cluj-Napoca (Romania), presentata dal
regista tedesco Wim Wenders, a cui lo lega da molti anni un profondo legame di reciproca stima e di
amicizia.
In occasione della mostra sarà presentato il nuovo catalogo di Peter Demetz, a cura di Adriana M. Soldini,
che affiancherà il recente “Simple things” di Robert Bosisio con testo di Wim Wenders.
La mostra ha i patrocini del Museo civico delle Cappuccine di Bagnacavallo, del Comune di Bagnacavallo e
della Provincia di Ravenna.
L’Ufficio Stampa
26
marzo 2011
Robert Bosisio / Peter Demetz – Temet noscet
Dal 26 marzo al 09 aprile 2011
arte contemporanea
Location
CHIESA DEL PIO SUFFRAGIO
Bagnacavallo, Via Trento E Trieste, 1, (Ravenna)
Bagnacavallo, Via Trento E Trieste, 1, (Ravenna)
Orario di apertura
Mar-dom 10.00-12.00 / 15.00-18.00
Chiuso il lunedì
Vernissage
26 Marzo 2011, ore 18,30
Sito web
www.artforum.it
Autore
Curatore