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Robert Davis – Wine, cigarettes, songs and Such
Martedì 26 marzo p.v. alle ore 18.30 si terrà, all’interno degli spazi espositivi della Luce Gallery di Torino, l’inaugurazione della prima mostra personale europea dell’artista Robert Davis dal titolo “Wine, cigarettes, songs and Such”
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Robert Davis terrà in marzo la sua prima mostra personale assoluta europea a Luce Gallery in cui presenterà un suo nuovo corpo di lavori.
Con l'uso di materiali non convenzionali quali vino, birra, caffè o cenere, e la combinazione dell'uso di olio e
pastelli ad olio, l'artista usa elementi che normalmente stimolano la vita ordinaria di ogni persona per
esplorare i limiti e le differenze della percezione sensoriale relazionata al dipinto, sia per ciò che riguarda
l'elemento ottico che per la senzazione che i materiali rivelano allo spettatore.
Rappresentando forme gestuali, l'artista fa slittare il punto di interesse su come i materiali usati reagiscono
con le tele, il lino, il cuoio o la juta che egli usa per dipingere. La casualità di queste reazioni spesso
dipendono dal singolo tipo di materiale, ma ognuno è differente ed ha una diversa reazione cromatica con il
mezzo usato, come ogni vino o birra sono diversi nel colore e nell'intensità, contenendo un unico sapore
visuale quando vengono posti sulla tela.
Questa varietà di sostanze è accompagnata dalla natura gestuale del segno. L'atto stesso del dipingere
emerge in modo inequivocabile e quindi traspare la pennellata, il graffo, il versare una sostanza sulla tela.
"Quando comincio a dipingere non voglio avere alcun punto di riferimento. La cosa deve evolvere in modo
visuale. I miei dipinti hanno una stretta relazione al disegno ed alla sua struttura, alla direzione ed al ritmo.
Mi piace il vino. Mi piacciono anche caffè e sigarette. Visionare un dipinto è un po' come consumare queste
sostanze. Le prendiamo e poi decidiamo se ci piacciono o meno.
Da un'altro punto di vista capisco che per me il dipinto è anche nostalgico. Amo i lavori che evocano un
periodo passato. Dipingo spesso con questa nostalgia nella mente accostandomi con il colore ed i titoli delle
singole opere. Il mio uso del colore è qualcosa nella pratica pittorica che si riferisce chiaramente a elementi
al di fuori dell'opera stessa. Certi eventi, stanze, luoghi, cose che ho letto, sentito o vissuto, in qualche modo
dettano la scelta del colore. Questo stesso senso di nostalgia condiziona i poster paintings. A volte una
fotografa cade nelle mie mani e fa esattamente quello che si suppone che faccia".
L'uso della scrittura, di immagini trovate e di materiali non convenzionali sono un punto di rottura nella
lettura dell'opera che richiamano l'attenzione ai codici. Ma pensare a Robert Davis come un'artista che
rompe le regole, fa perdere il profondo impatto del suo lavoro, che è tutto legato all'affezione.
In un aggiornamento della texturogia di Dubuffet, Robert Davis fa uso della tela e delle sostanze addittive
scelte al fne svolgere forme gestuali che si riallacciano alla reale senzazione del mondo odierno ed al nostro
senso di inadeguatezza nel capirlo. I suoi titoli sono un parte importante del lavoro, non qualcosa che serve
solo a nominare le cose, ma che si ricollega alle profonda intenzione sentimentale dell'artista.
"So che è giusto essere ispirati da John Cougar Mellencamp come da Malevich, e so che è corretto essere
un banchiere con una bomboletta spray fetish, e so che quando guardo ad un dipinto di Robert Davis sto
guardando a qualcosa che trascende gli elementi biblicamente elementari.
Dipinti fatti di vino od erba, caffè e sigarette con le loro linee sacramentali e perfette, odorano di storia e
supportano l'altare del segno" (V. Dermody).
Robert Davis, vive e lavora a New York. Ha iniziato la sua carriera artistica presentando opere collaborative
con Michael Langlois. Durante questa attiva collaborazione il duo artistico è stato ospitato nella personale al
Museo di Arte Contemporanea di Chicago e al Museo di Magdeburgo in Germania per una seconda
personale curata dall'amico Rashid Johnson, con cui tutt'ora Robert Davis lavora.
Tra le recenti mostre collettive ricordiamo quella tenuta alla Sommer Contemporary ed alla Southern
London Gallery.
English version:
Robert Davis will present in march his frst solo exhibitoon in our gallery with a new body of works.
Using unconventional materials like wine, beer, coffee or ash, combining them with oil or olisticks, the artist
use elements that normally stimulate the ordinary life of every person to explore the boundaries between
the different sensory perceptions related to the paintings in both ways of optical perception combined with
a more sensitive feeling that the materials reveal to the viewer.
Representing gestural forms, the artist slide the point of interst on how these materials react on the
canvases, burlaps, linens or leathers he use for painting. The causality of this reaction often depends from
the single kind of material, every one used is different and have different reactions of colour with the media
itself, like every wine or used beer, for instance, contain a different and unique palette and feeling when
fxed in a single work.
This random of substances in accompanined by gestural nature of the sign. The act of painting has to be
seen in the gesture of rubbing, brushing, pouring or scratching.
"When I start a painting I don't want any reference points. There are direct actions visible in the work. The
whole thing evolves visually to that there are never any perceptions. My paintings have a close relationship
to drawning and structure, to directon and rhytm. I like wine. I also like coffee and cigarettes. Viewing a
painting is much like consuming it. We take it and then decide whether we like it or not. On the other hand,
I undertsand that painting is nostalgic. I love period pieces. I draw on that nostalgia for my palette and titles.
My use of colour in one thing in my practice that refers clearly to something outside itself. certain events,
room, places, things that I have read, heard or experienced in any way can dictate choice of colour. This
same sense of nostalgia also informs the collage paintings. Sometimes a photo falls into my lap and it does
what it is supposed to do".
The use of text, found images and unconventional materials acts as a break in intelligibility that calls
attention to the code. Naming Davis a code-breaker, misses the deeper impact of his work, which is all
about affection. Updating Dubuffet's Texturologies, Davis uses bases and addictive substances to gesture
toward the real feeling of the world and our sense's inadequacy to understanding it. His titles are an
important part of this, not just the name of a thing, but an indication ofhis serious ans sentimental
intentions.
"I know it's ok to be inspired by John Cougar Mellencamp as much as it is to be inspired by Malevich, I
know it's ok to be a banker with a spray paint fetish, and I know when I'm looking at a Robert Davis
painting I'm looking at something trascendent crafted from biblically elemental
materials. Paintings made of wine and weed, coffee and cigarettes with their sacramental perfect linen below
them, smears of history like Veronica's Veil above, the supports an altar for the marks"
"I got more milk than Louis Pasteur" is the source for the title of a Robert Davis painting and it's a pithy
analogue for his deft combination of swagger and sincerity.
Robert Davis began his carrier presenting collaborative works with Michae Langlois made by the common
interest of the two artists. During this early years they were also hosted by the Museum of Contemporary
Art in Chicago for a solo show and at the Magdeburg Museum for another solo exhibition curated by they're friend Rashid Johnson with whom Robert Davis still works.
Con l'uso di materiali non convenzionali quali vino, birra, caffè o cenere, e la combinazione dell'uso di olio e
pastelli ad olio, l'artista usa elementi che normalmente stimolano la vita ordinaria di ogni persona per
esplorare i limiti e le differenze della percezione sensoriale relazionata al dipinto, sia per ciò che riguarda
l'elemento ottico che per la senzazione che i materiali rivelano allo spettatore.
Rappresentando forme gestuali, l'artista fa slittare il punto di interesse su come i materiali usati reagiscono
con le tele, il lino, il cuoio o la juta che egli usa per dipingere. La casualità di queste reazioni spesso
dipendono dal singolo tipo di materiale, ma ognuno è differente ed ha una diversa reazione cromatica con il
mezzo usato, come ogni vino o birra sono diversi nel colore e nell'intensità, contenendo un unico sapore
visuale quando vengono posti sulla tela.
Questa varietà di sostanze è accompagnata dalla natura gestuale del segno. L'atto stesso del dipingere
emerge in modo inequivocabile e quindi traspare la pennellata, il graffo, il versare una sostanza sulla tela.
"Quando comincio a dipingere non voglio avere alcun punto di riferimento. La cosa deve evolvere in modo
visuale. I miei dipinti hanno una stretta relazione al disegno ed alla sua struttura, alla direzione ed al ritmo.
Mi piace il vino. Mi piacciono anche caffè e sigarette. Visionare un dipinto è un po' come consumare queste
sostanze. Le prendiamo e poi decidiamo se ci piacciono o meno.
Da un'altro punto di vista capisco che per me il dipinto è anche nostalgico. Amo i lavori che evocano un
periodo passato. Dipingo spesso con questa nostalgia nella mente accostandomi con il colore ed i titoli delle
singole opere. Il mio uso del colore è qualcosa nella pratica pittorica che si riferisce chiaramente a elementi
al di fuori dell'opera stessa. Certi eventi, stanze, luoghi, cose che ho letto, sentito o vissuto, in qualche modo
dettano la scelta del colore. Questo stesso senso di nostalgia condiziona i poster paintings. A volte una
fotografa cade nelle mie mani e fa esattamente quello che si suppone che faccia".
L'uso della scrittura, di immagini trovate e di materiali non convenzionali sono un punto di rottura nella
lettura dell'opera che richiamano l'attenzione ai codici. Ma pensare a Robert Davis come un'artista che
rompe le regole, fa perdere il profondo impatto del suo lavoro, che è tutto legato all'affezione.
In un aggiornamento della texturogia di Dubuffet, Robert Davis fa uso della tela e delle sostanze addittive
scelte al fne svolgere forme gestuali che si riallacciano alla reale senzazione del mondo odierno ed al nostro
senso di inadeguatezza nel capirlo. I suoi titoli sono un parte importante del lavoro, non qualcosa che serve
solo a nominare le cose, ma che si ricollega alle profonda intenzione sentimentale dell'artista.
"So che è giusto essere ispirati da John Cougar Mellencamp come da Malevich, e so che è corretto essere
un banchiere con una bomboletta spray fetish, e so che quando guardo ad un dipinto di Robert Davis sto
guardando a qualcosa che trascende gli elementi biblicamente elementari.
Dipinti fatti di vino od erba, caffè e sigarette con le loro linee sacramentali e perfette, odorano di storia e
supportano l'altare del segno" (V. Dermody).
Robert Davis, vive e lavora a New York. Ha iniziato la sua carriera artistica presentando opere collaborative
con Michael Langlois. Durante questa attiva collaborazione il duo artistico è stato ospitato nella personale al
Museo di Arte Contemporanea di Chicago e al Museo di Magdeburgo in Germania per una seconda
personale curata dall'amico Rashid Johnson, con cui tutt'ora Robert Davis lavora.
Tra le recenti mostre collettive ricordiamo quella tenuta alla Sommer Contemporary ed alla Southern
London Gallery.
English version:
Robert Davis will present in march his frst solo exhibitoon in our gallery with a new body of works.
Using unconventional materials like wine, beer, coffee or ash, combining them with oil or olisticks, the artist
use elements that normally stimulate the ordinary life of every person to explore the boundaries between
the different sensory perceptions related to the paintings in both ways of optical perception combined with
a more sensitive feeling that the materials reveal to the viewer.
Representing gestural forms, the artist slide the point of interst on how these materials react on the
canvases, burlaps, linens or leathers he use for painting. The causality of this reaction often depends from
the single kind of material, every one used is different and have different reactions of colour with the media
itself, like every wine or used beer, for instance, contain a different and unique palette and feeling when
fxed in a single work.
This random of substances in accompanined by gestural nature of the sign. The act of painting has to be
seen in the gesture of rubbing, brushing, pouring or scratching.
"When I start a painting I don't want any reference points. There are direct actions visible in the work. The
whole thing evolves visually to that there are never any perceptions. My paintings have a close relationship
to drawning and structure, to directon and rhytm. I like wine. I also like coffee and cigarettes. Viewing a
painting is much like consuming it. We take it and then decide whether we like it or not. On the other hand,
I undertsand that painting is nostalgic. I love period pieces. I draw on that nostalgia for my palette and titles.
My use of colour in one thing in my practice that refers clearly to something outside itself. certain events,
room, places, things that I have read, heard or experienced in any way can dictate choice of colour. This
same sense of nostalgia also informs the collage paintings. Sometimes a photo falls into my lap and it does
what it is supposed to do".
The use of text, found images and unconventional materials acts as a break in intelligibility that calls
attention to the code. Naming Davis a code-breaker, misses the deeper impact of his work, which is all
about affection. Updating Dubuffet's Texturologies, Davis uses bases and addictive substances to gesture
toward the real feeling of the world and our sense's inadequacy to understanding it. His titles are an
important part of this, not just the name of a thing, but an indication ofhis serious ans sentimental
intentions.
"I know it's ok to be inspired by John Cougar Mellencamp as much as it is to be inspired by Malevich, I
know it's ok to be a banker with a spray paint fetish, and I know when I'm looking at a Robert Davis
painting I'm looking at something trascendent crafted from biblically elemental
materials. Paintings made of wine and weed, coffee and cigarettes with their sacramental perfect linen below
them, smears of history like Veronica's Veil above, the supports an altar for the marks"
"I got more milk than Louis Pasteur" is the source for the title of a Robert Davis painting and it's a pithy
analogue for his deft combination of swagger and sincerity.
Robert Davis began his carrier presenting collaborative works with Michae Langlois made by the common
interest of the two artists. During this early years they were also hosted by the Museum of Contemporary
Art in Chicago for a solo show and at the Magdeburg Museum for another solo exhibition curated by they're friend Rashid Johnson with whom Robert Davis still works.
26
marzo 2013
Robert Davis – Wine, cigarettes, songs and Such
Dal 26 marzo all'undici maggio 2013
arte contemporanea
Location
LUCE GALLERY
Torino, Corso San Maurizio, 25, (Torino)
Torino, Corso San Maurizio, 25, (Torino)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato 15.30 - 19.30
Vernissage
26 Marzo 2013, h 18.30
Autore