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Robert Knoth – Infinite Wastelands
Il disastro nucleare in quattro aree dell’ex Unione Sovietica
Comunicato stampa
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Il fotografo Robert Knoth e la scrittrice e giornalista Antoinette de Jong hanno lavorato ad una campagna di documentazione in collaborazione con Greenpeace International su quattro aree colpite da disastri nucleari. A vent’anni dal disastro di Chernobyl, la mostra evidenzia come questa tragedia non abbia rappresentato un fatto isolato e si inserisce nel dibattito attuale sul cambiamento climatico e la necessità di garantire l’approvvigionamento energetico per il futuro. In realtà, gran parte dell’energia erogata da società europee del settore, ormai privatizzate, proviene dagli impianti nucleari situati in Russia. Tuttavia, la storia dell’industria nucleare russa è costellata di spaventosi incidenti o di deliberate contaminazioni dell’ambiente causate dal rilascio di scorie nucleari. Molte delle centrali nucleari ancora in attività non garantiscono un adeguato livello di sicurezza e contaminano le zone circostanti. Sfortunatamente, il ben noto disastro di Chernobyl non fa eccezione, bensì si colloca in cima ad una lunga lista di incidenti nucleari dalle conseguenze devastanti verificatisi negli ultimi 45 anni. Il presente fotoreportage ha per oggetto quattro aree colpite da disastri nucleari di questa portata, al fine di sottolineare come a tutt’oggi la Russia non abbia adottato provvedimenti responsabili per scongiurare questo pericolo, non assolvendo dunque al compito di tutelare i propri cittadini dai rischi legati all’industria nucleare. Ogni dieci anni circa le centrali nucleari russe sono teatro di almeno un incidente grave. L’ultimo della serie risale al 1997 a Dimitrograv. La mostra ed il volume fotografico si concentrano su vari aspetti, tra cui la salute e l’assistenza sanitaria erogata a milioni di persone colpite dalle radiazioni e le conseguenze degli incidenti occorsi in vaste aree dell’ex Unione Sovietica dal punto di vista economico e sociale.
A livello mondiale, la Russia svolge un ruolo strategico nell’industria nucleare. Non si limita ad esportare la propria tecnologia nucleare verso paesi in via di sviluppo quali Iran, India e Pakistan, ma importa quantitativi di scorie nucleari sempre maggiori a fini di stoccaggio e di rigenerazione da nazioni quali Taiwan, Giappone, Ungheria, Iran, Francia, Svizzera, Corea del Sud, Repubblica Ceca e Cina. In Europa, le aziende energetiche acquistano energia a basso costo dalla Russia. Nell’UE, quando il mercato libero dell’energia opererà a pieno regime, verrà importata sempre più elettricità prodotta da centrali nucleari.
Tuttavia, l’industria nucleare russa vanta un triste primato in termini di incidenti, e di scarico deliberato di materiali nucleari direttamente nell’ambiente. Molte delle centrali nucleari attualmente in uso non sono sicure e continuano a contaminare aree estremamente vaste. Il disastro di Chernobyl purtroppo non è stata un’eccezione. È vero invece il contrario: rappresenta uno dei tanti esempi in una lunga serie di incidenti nucleari disastrosi verificatisi negli ultimi 45 anni.
Verrà realizzato un fotoreportage coerente in quattro diverse location per mostrare a chiare lettere come fino ad oggi la Russa non abbia agito affatto in modo responsabile e non sia riuscita a proteggere i propri cittadini dai pericoli derivanti dall’esistenza di un’industria nucleare. Ogni dieci anni in media si verifica almeno un incidente grave in uno degli impianti nucleari russi. Il più recente si è verificato nel 1997 a Dimitrograv.
La mostra ed il libro tratteranno varie tematiche: la salute e le cure sanitarie erogate a milioni di persone colpite dalle radiazioni, e gli effetti economici e sociali degli incidenti in vaste aree dell’ex Unione Sovietica.
L’output diretto del progetto includerà la realizzazione di un libro e di una mostra fotografica e testuale sugli effetti devastanti dei principali incidenti nucleari verificatisi nell’ex Unione Sovietica, che ad oggi continuano a condizionare gravemente la vita di milioni di persone. La mostra verrà riproposta in vari paesi.
Le vicende personali si mescolano a paesaggi che ritraggono zone abbandonate dall’uomo e contaminate, storie di vita quotidiana in città e paesi colpiti dalle radiazioni, centri medici, ed una serie di ritratti di persone affette da malattie causate dalle radiazioni realizzati con una macchina fotografica di grande formato.
Le quattro location sono
Mayak: situata a sud-est degli Urali, fin dal 1945 è una delle strutture di maggiore importanza per la produzione di plutonio destinato agli armamenti e per la rigenerazione del combustibile nucleare. Fuoriuscite accidentali e deliberate di scorie nucleari hanno causato l’esposizione di 272.000 persone ad elevati livelli di radiazione. Viene considerata una delle centrali nucleari più pericolose ed inquinanti al mondo, ma ciò nonostante in futuro svolgerà un ruolo fondamentale nello stoccaggio e nella rigenerazione di materiale nucleare proveniente da altre nazioni.
Semipalatinsk: situata nel Kazakistan orientale, era il principale impianto di prova dell’arsenale missilistico nucleare sovietico. Tra il 1945 ed il 1989 sono stati realizzati oltre 400 test nucleari sotterranei e non. Secondo l’UNDP, sono stati contaminati oltre 1,2 milioni di individui. Molte di queste persone, che in un certo senso sono state utilizzate come cavie, si sono ammalate. Seguendo l’esempio della Russia, il Governo kazako sta prendendo in considerazione l’idea di importare scorie nucleari a Semipalatinsk.
Chernobyl: situata in Ucraina, fu colpita dal peggior incidente nucleare mai avvenuto. Nel 1986 l’esplosione del reattore nucleare colpì milioni di persone in Russia occidentale, Bielorussia e Ucraina. Sono migliaia le persone decedute a causa di malattie causate dalle radiazioni, o che hanno riportato gravissime menomazioni. Ci sono 7.000 bambini in lista di attesa per operazioni a cuore aperto.
La Bielorussia intende obbligare le persone a tornare nelle zone contaminate considerate inabitabili; 66.000 persone perderanno il sostegno finanziario che percepiscono come risarcimento per l’incidente di Chernobyl. In Ucraina si pensa di costruire altre 11 centrali nucleari per esportare energia in Europa.
Tomsk-7: situata nella Siberia occidentale, nel 1993 – 7 anni dopo Chernobyl – fu teatro di un incidente. Un’esplosione distrusse parte di un impianto di rigenerazione, liberando uranio e plutonio nell’atmosfera.
Fu contaminata un’area di 200 chilometri quadrati, vari paesi furono evacuati. L’incidente avrebbe potuto facilmente trasformarsi in un disastro ben peggiore; se la direzione del vento fosse stata diversa, le città di Tomsk e Seversk sarebbero state colpite. Gli abitanti dei paesi evacuati e/o contaminati sono stati colpiti da malattie in modo analogo a quanto è avvenuto nelle location menzionate in precedenza.
Tomsk-7 continua a scaricare scorie nucleari altamente radioattive nelle vicinanze di zone popolate. È molto probabile che venga costruito un secondo impianto di rigenerazione per fronteggiare l’aumento delle importazioni di scorie nucleari. Le scorie francesi della Cogema, e quelle dell’olandese Urenco vengono già rigenerate a Tomsk.
Dal 1990 al 1994 Robert Knoth (Paesi Bassi, 1963) ha lavorato come fotografo rock, decidendo poi di trasferirsi in Somalia per documentare la storia della guerra civile. Dal 1994 in poi, ha lavorato in vari paesi, tra cui Afghanistan, Sudan, ex Jugoslavia, Angola, Somalia, Burkina Faso, Guinea, Sierra Leone, Tailandia e Israele. Tra il 1995 ed il 1999 ha ricevuto numerosi premi assegnati in occasione del concorso annuale di fotogiornalismo 'Zilveren Camera' organizzato nei Paesi Bassi; nel 1999 ha vinto il 2° premio foto singole 'People in the News' in occasione del World Press Photo Contest, ricevendo nello stesso anno una menzione come miglior newsphoto nella Repubblica Ceca.
A livello mondiale, la Russia svolge un ruolo strategico nell’industria nucleare. Non si limita ad esportare la propria tecnologia nucleare verso paesi in via di sviluppo quali Iran, India e Pakistan, ma importa quantitativi di scorie nucleari sempre maggiori a fini di stoccaggio e di rigenerazione da nazioni quali Taiwan, Giappone, Ungheria, Iran, Francia, Svizzera, Corea del Sud, Repubblica Ceca e Cina. In Europa, le aziende energetiche acquistano energia a basso costo dalla Russia. Nell’UE, quando il mercato libero dell’energia opererà a pieno regime, verrà importata sempre più elettricità prodotta da centrali nucleari.
Tuttavia, l’industria nucleare russa vanta un triste primato in termini di incidenti, e di scarico deliberato di materiali nucleari direttamente nell’ambiente. Molte delle centrali nucleari attualmente in uso non sono sicure e continuano a contaminare aree estremamente vaste. Il disastro di Chernobyl purtroppo non è stata un’eccezione. È vero invece il contrario: rappresenta uno dei tanti esempi in una lunga serie di incidenti nucleari disastrosi verificatisi negli ultimi 45 anni.
Verrà realizzato un fotoreportage coerente in quattro diverse location per mostrare a chiare lettere come fino ad oggi la Russa non abbia agito affatto in modo responsabile e non sia riuscita a proteggere i propri cittadini dai pericoli derivanti dall’esistenza di un’industria nucleare. Ogni dieci anni in media si verifica almeno un incidente grave in uno degli impianti nucleari russi. Il più recente si è verificato nel 1997 a Dimitrograv.
La mostra ed il libro tratteranno varie tematiche: la salute e le cure sanitarie erogate a milioni di persone colpite dalle radiazioni, e gli effetti economici e sociali degli incidenti in vaste aree dell’ex Unione Sovietica.
L’output diretto del progetto includerà la realizzazione di un libro e di una mostra fotografica e testuale sugli effetti devastanti dei principali incidenti nucleari verificatisi nell’ex Unione Sovietica, che ad oggi continuano a condizionare gravemente la vita di milioni di persone. La mostra verrà riproposta in vari paesi.
Le vicende personali si mescolano a paesaggi che ritraggono zone abbandonate dall’uomo e contaminate, storie di vita quotidiana in città e paesi colpiti dalle radiazioni, centri medici, ed una serie di ritratti di persone affette da malattie causate dalle radiazioni realizzati con una macchina fotografica di grande formato.
Le quattro location sono
Mayak: situata a sud-est degli Urali, fin dal 1945 è una delle strutture di maggiore importanza per la produzione di plutonio destinato agli armamenti e per la rigenerazione del combustibile nucleare. Fuoriuscite accidentali e deliberate di scorie nucleari hanno causato l’esposizione di 272.000 persone ad elevati livelli di radiazione. Viene considerata una delle centrali nucleari più pericolose ed inquinanti al mondo, ma ciò nonostante in futuro svolgerà un ruolo fondamentale nello stoccaggio e nella rigenerazione di materiale nucleare proveniente da altre nazioni.
Semipalatinsk: situata nel Kazakistan orientale, era il principale impianto di prova dell’arsenale missilistico nucleare sovietico. Tra il 1945 ed il 1989 sono stati realizzati oltre 400 test nucleari sotterranei e non. Secondo l’UNDP, sono stati contaminati oltre 1,2 milioni di individui. Molte di queste persone, che in un certo senso sono state utilizzate come cavie, si sono ammalate. Seguendo l’esempio della Russia, il Governo kazako sta prendendo in considerazione l’idea di importare scorie nucleari a Semipalatinsk.
Chernobyl: situata in Ucraina, fu colpita dal peggior incidente nucleare mai avvenuto. Nel 1986 l’esplosione del reattore nucleare colpì milioni di persone in Russia occidentale, Bielorussia e Ucraina. Sono migliaia le persone decedute a causa di malattie causate dalle radiazioni, o che hanno riportato gravissime menomazioni. Ci sono 7.000 bambini in lista di attesa per operazioni a cuore aperto.
La Bielorussia intende obbligare le persone a tornare nelle zone contaminate considerate inabitabili; 66.000 persone perderanno il sostegno finanziario che percepiscono come risarcimento per l’incidente di Chernobyl. In Ucraina si pensa di costruire altre 11 centrali nucleari per esportare energia in Europa.
Tomsk-7: situata nella Siberia occidentale, nel 1993 – 7 anni dopo Chernobyl – fu teatro di un incidente. Un’esplosione distrusse parte di un impianto di rigenerazione, liberando uranio e plutonio nell’atmosfera.
Fu contaminata un’area di 200 chilometri quadrati, vari paesi furono evacuati. L’incidente avrebbe potuto facilmente trasformarsi in un disastro ben peggiore; se la direzione del vento fosse stata diversa, le città di Tomsk e Seversk sarebbero state colpite. Gli abitanti dei paesi evacuati e/o contaminati sono stati colpiti da malattie in modo analogo a quanto è avvenuto nelle location menzionate in precedenza.
Tomsk-7 continua a scaricare scorie nucleari altamente radioattive nelle vicinanze di zone popolate. È molto probabile che venga costruito un secondo impianto di rigenerazione per fronteggiare l’aumento delle importazioni di scorie nucleari. Le scorie francesi della Cogema, e quelle dell’olandese Urenco vengono già rigenerate a Tomsk.
Dal 1990 al 1994 Robert Knoth (Paesi Bassi, 1963) ha lavorato come fotografo rock, decidendo poi di trasferirsi in Somalia per documentare la storia della guerra civile. Dal 1994 in poi, ha lavorato in vari paesi, tra cui Afghanistan, Sudan, ex Jugoslavia, Angola, Somalia, Burkina Faso, Guinea, Sierra Leone, Tailandia e Israele. Tra il 1995 ed il 1999 ha ricevuto numerosi premi assegnati in occasione del concorso annuale di fotogiornalismo 'Zilveren Camera' organizzato nei Paesi Bassi; nel 1999 ha vinto il 2° premio foto singole 'People in the News' in occasione del World Press Photo Contest, ricevendo nello stesso anno una menzione come miglior newsphoto nella Repubblica Ceca.
12
aprile 2006
Robert Knoth – Infinite Wastelands
Dal 12 aprile al 14 maggio 2006
fotografia
Location
AUDITORIUM – PARCO DELLA MUSICA
Roma, Viale Pietro De Coubertin, 34, (Roma)
Roma, Viale Pietro De Coubertin, 34, (Roma)
Orario di apertura
Lunedì – venerdì 17-21- sabato e domenica 11-21
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