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Roberta Coni – Sacrum facere
La mostra “Sacrum Facere” della pittrice Roberta Coni è dedicata al “Sacrificio nel XX secolo”.Parte dall’iconografia classica (dipinti di
Sant’Agata,San Sebastiano) per arrivare ai nuovi martiri di oggi, in particolare donne di ogni ceto
sociale,spesso vittime di soprusi in tutte le parti del mondo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra “Sacrum Facere” della pittrice Roberta Coni, che si terrà dal 2 al 19 giugno 2011 presso il
Centro Congressi della trecentesca Chiesa di Sant’Agostino a Cortona (AR), promossa dal Comune
dell’amena cittadina, è dedicata al “Sacrificio nel XX secolo”; parte dall’iconografia classica (dipinti di
Sant’Agata e San Sebastiano) per arrivare ai nuovi martiri di oggi, in particolare donne di ogni ceto
sociale, spesso vittime di soprusi in tutte le parti del mondo.
L’esposizione nasce dall’idea fondante secondo la quale, di fronte alla violenza dilagante, non solo fisica,
è la donna stessa che può insegnare alle altre, e all’uomo, il significato autentico delle relazioni interpersonali,
attraverso un cammino introspettivo con le parti più profonde di se stessa. L’essere umano,
sempre più spesso sembra infatti allontanarsi dalla dimensione sacrale della vita, che è inviolabile, in
quanto collegata al divino.
La mostra vuole denunciare anche il silenzio che accomuna le donne di tutte le età rispetto alla gravità
di quanto sta accadendo nella nostra epoca, in cui il contributo del pensiero femminile sarebbe
invece di grande aiuto per risolvere i conflitti e le guerre.
I circa 20 dipinti, per la maggior parte di grandi dimensioni (oli su tela 1.80x2 m), raffigurano donne
appartenenti a differenti etnie (cinesi, indiane, africane, occidentali): figure femminili dalla struggente
espressività, volti in primo piano dove, con particolare attenzione, quasi lenticolare, il pennello si è soffermato
sulla pelle e sugli occhi, ai particolari e alle pulsazioni segrete della superficie pittorica.
Roberta Coni ha utilizzato una tecnica mista di olio, colla, acrilico e cera fusa, per rendere l’impasto e
la texture pittorica più corposa e densa. L’intensità e la profondità dei visi sono espresse da una pittura
quasi iperrealista, frutto di una ricerca accurata sulla luce, in quanto il suo uso consapevole, insieme
a certi tagli fotografici e ad una raffinata stesura cromatica mutuata da uno studio approfondito della
Storia dell’Arte, fanno emergere i volti dal buio circostante, come in un lampo improvviso, che rivela
la loro anima e la forza della loro presenza nel mondo.
ASSOCIAZIONE CULTURALEE
Il tema della mostra è stato descritto in profondità e con sensibilità tutta muliebre dalle curatrici. Per
Maria Laura Perilli «l’artista affronta l’argomento della violenza sulla donna sottolineandone il “quotidiano
martirio” che, purtroppo ancor oggi, accompagna lo sconfinato universo femminile. Nei volti
delle donne dalle etnie più diverse traspare quella velata tristezza, espressione di anime calate in un
mondo incerto, violento, intriso di angoscianti presentimenti». E, riguardo la tecnica pittorica, aggiunge:
«Il tutto è reso dall’artista con una tecnica che, grazie a velature, intersezioni di giochi chiaroscurali,
improvvise colature, sottolinea una profonda conoscenza della bella pittura, non disgiunta da un tratto
contemporaneo fortemente personale e identificabile».
Ivana Lustrissimi, così si esprime nel commentare i quadri di San Sebastastiano e Sant’Agata: «I due
santi, accomunati dallo stesso destino, quello di non morire per le ferite inflitte dai carnefici, non vengono
rappresentati come nell’iconografica classica, bensì attraverso un linguaggio simbolico che permette
di annodare umano e divino. San Sebastiano appare, ispirato dalla statuaria romana, un eroe che
stringe in pugno un fascio di frecce, senza esserne trafitto. Sant’Agata sembra offrire al proprio carnefice
l’arma del martirio con la purezza e la fermezza di chi sa che il sangue versato nel sacrificio cessa
di appartenere al regno del caso e della fatalità bruta per divenire atto di libertà, nel dono di sé che
avvicina alla divinità». Dal punto di vista tecnico-pittorico, aggiunge: «Ciò che colpisce del quadro
dedicato alla giovane martire, è la chiarezza ottenuta non solo attraverso il candore virginale, diafano
della pelle, dove le ombre sono ridotte al minimo, ma del corpo stesso che diventa sorgente di luce: la
luce diventa materia».
Centro Congressi della trecentesca Chiesa di Sant’Agostino a Cortona (AR), promossa dal Comune
dell’amena cittadina, è dedicata al “Sacrificio nel XX secolo”; parte dall’iconografia classica (dipinti di
Sant’Agata e San Sebastiano) per arrivare ai nuovi martiri di oggi, in particolare donne di ogni ceto
sociale, spesso vittime di soprusi in tutte le parti del mondo.
L’esposizione nasce dall’idea fondante secondo la quale, di fronte alla violenza dilagante, non solo fisica,
è la donna stessa che può insegnare alle altre, e all’uomo, il significato autentico delle relazioni interpersonali,
attraverso un cammino introspettivo con le parti più profonde di se stessa. L’essere umano,
sempre più spesso sembra infatti allontanarsi dalla dimensione sacrale della vita, che è inviolabile, in
quanto collegata al divino.
La mostra vuole denunciare anche il silenzio che accomuna le donne di tutte le età rispetto alla gravità
di quanto sta accadendo nella nostra epoca, in cui il contributo del pensiero femminile sarebbe
invece di grande aiuto per risolvere i conflitti e le guerre.
I circa 20 dipinti, per la maggior parte di grandi dimensioni (oli su tela 1.80x2 m), raffigurano donne
appartenenti a differenti etnie (cinesi, indiane, africane, occidentali): figure femminili dalla struggente
espressività, volti in primo piano dove, con particolare attenzione, quasi lenticolare, il pennello si è soffermato
sulla pelle e sugli occhi, ai particolari e alle pulsazioni segrete della superficie pittorica.
Roberta Coni ha utilizzato una tecnica mista di olio, colla, acrilico e cera fusa, per rendere l’impasto e
la texture pittorica più corposa e densa. L’intensità e la profondità dei visi sono espresse da una pittura
quasi iperrealista, frutto di una ricerca accurata sulla luce, in quanto il suo uso consapevole, insieme
a certi tagli fotografici e ad una raffinata stesura cromatica mutuata da uno studio approfondito della
Storia dell’Arte, fanno emergere i volti dal buio circostante, come in un lampo improvviso, che rivela
la loro anima e la forza della loro presenza nel mondo.
ASSOCIAZIONE CULTURALEE
Il tema della mostra è stato descritto in profondità e con sensibilità tutta muliebre dalle curatrici. Per
Maria Laura Perilli «l’artista affronta l’argomento della violenza sulla donna sottolineandone il “quotidiano
martirio” che, purtroppo ancor oggi, accompagna lo sconfinato universo femminile. Nei volti
delle donne dalle etnie più diverse traspare quella velata tristezza, espressione di anime calate in un
mondo incerto, violento, intriso di angoscianti presentimenti». E, riguardo la tecnica pittorica, aggiunge:
«Il tutto è reso dall’artista con una tecnica che, grazie a velature, intersezioni di giochi chiaroscurali,
improvvise colature, sottolinea una profonda conoscenza della bella pittura, non disgiunta da un tratto
contemporaneo fortemente personale e identificabile».
Ivana Lustrissimi, così si esprime nel commentare i quadri di San Sebastastiano e Sant’Agata: «I due
santi, accomunati dallo stesso destino, quello di non morire per le ferite inflitte dai carnefici, non vengono
rappresentati come nell’iconografica classica, bensì attraverso un linguaggio simbolico che permette
di annodare umano e divino. San Sebastiano appare, ispirato dalla statuaria romana, un eroe che
stringe in pugno un fascio di frecce, senza esserne trafitto. Sant’Agata sembra offrire al proprio carnefice
l’arma del martirio con la purezza e la fermezza di chi sa che il sangue versato nel sacrificio cessa
di appartenere al regno del caso e della fatalità bruta per divenire atto di libertà, nel dono di sé che
avvicina alla divinità». Dal punto di vista tecnico-pittorico, aggiunge: «Ciò che colpisce del quadro
dedicato alla giovane martire, è la chiarezza ottenuta non solo attraverso il candore virginale, diafano
della pelle, dove le ombre sono ridotte al minimo, ma del corpo stesso che diventa sorgente di luce: la
luce diventa materia».
02
giugno 2011
Roberta Coni – Sacrum facere
Dal 02 al 19 giugno 2011
arte contemporanea
Location
POLO MUSEALE DI SANT’AGOSTINO
Cortona, Via Guelfa, 40, (Arezzo)
Cortona, Via Guelfa, 40, (Arezzo)
Orario di apertura
10 -13 e 15,30-18,30
Vernissage
2 Giugno 2011, h 11.00
Autore
Curatore