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Roberta de Jorio / Roberto del Frate – Linee di fuga
La mostra presenta i tratti comuni dell’ultima produzione di Roberta de Jorio e di Roberto del Frate: l’urgenza di parlare di una materia in mutamento verso nuovi mondi e la scelta di linee di disegno (del Frate) e di colore (de Jorio), a volte opprimenti a volte liberatorie.
Comunicato stampa
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Atelier Home Gallery è lieta di presentare al pubblico la nuova mostra della stagione espositiva 2017/18 in data 23 settembre 2017: Linee di fuga – Trasfigurazioni verso Altro, mostra bi-personale dei pittori Roberta de Jorio e Roberto del Frate, a cura di Matilde Tiriticco.
Il corpus di opere selezionate per la mostra sottolinea alcuni elementi affini e ricorrenti nello stile e nella tematica dell’ultima produzione di Roberta de Jorio e di Roberto del Frate: l’urgenza comune di parlare di una materia in mutamento verso nuovi mondi e la scelta di linee di disegno (del Frate) e di colore (de Jorio), a volte opprimenti a volte liberatorie.
La mostra si snoda in tre sezioni espositive, evidenziando le diverse emozioni tradotte in rispettive scelte estetico-pittoriche dei due artisti: il periodo oro come ricerca di valori, il periodo bianco come ricerca dell’essenziale e il periodo colorato come ritorno al reale.
Il lavori di Roberto del Frate, dopo la serie Libera Nos A Malo dedicata alla religiosità, propongono due soggetti originali di fantasia gli HRats e gli HMons.
Il progetto HMons (Human Mosters) risale al 2000, con un' introduzione al design digitale attraverso le tavole Wacom e la sperimentazione di tecniche tradizionali / ibride. Un’immensa cosmogonia composta da creature di tutti i tipi che hanno in comune solo la loro parte umana (H, è appunto per "umano") e la parte aliena dal nostro carattere e aspetto. Costoro costituiscono il confronto con una realtà caotica e polimorfa rappresentata dalla commistione tra il disegno analogico in bianco e nero e il colore aggiunto in fase digitale.
Gli HRats (che nascono da una prima serie di disegni nel 2012) rappresentano un nuovo concetto di personaggi a metà strada tra l'arte del fumetto e della strada. I ratti dorati, con l’oro mistico che astrae e impreziosisce, evocano il decorativismo viennese e l’austerità dei luoghi sacri e opulenti di Dio quali le cattedrali a mosaico. Il supporto cartaceo, che si piega e mostra le tracce di passaggi di mano e di luoghi, del vissuto dell’opera, rendono queste creature teromoforme terribilmente fragili e mortali, riflettendo il timore del proprio creatore della caducità della vita e dell’arte stessa.
Un sentimento simile sembra portare a vita le creazioni di Roberta de Jorio, anch’esse realizzate su sottili fogli di carta non trattati, luoghi privilegiati di storie di attrito con la sostanza che i protagonisti delle opere devono affrontare. La pittrice trentina traduce con sapienza la propria concezione del disagio e del rapporto dell’uomo con la Sostanza, d’origine psicanalitica, nel linguaggio pittorico: elementi rigorosi e geometrici cercano di delimitare, nei suoi quadri, una Sostanza che avvolge e opprime i protagonisti.
Queste creature umane si trovano spesso in situazioni di difficoltà, di confronto educativo e costruttivo, come nella tenaglia di una mandibola fagocitante o nell’espansione incontrollata del proprio cervello inondato da preoccupazioni materiali. Nelle opere di de Jorio si legge con felice intuizione l’interesse umano ed empatico dell’artista verso la condizione umana, che viene spesso ritratta con sembianze fetali ed espressioni smarrite e buone, alla ricerca di compresione e complicità da parte dell’osservatore.
Le tre scelte estetico-pittoriche individuate nel percorso espositivo si declinano nelle opere di de Jorio come segue: il periodo dorato sottolinea la falsa attribuzione di valore ad elementi materiali e transeunti quali le nozioni che deformano la nostra mente e il mare del quotidiano che risucchia ed allontana dai valori portanti dell’esistenza umana; l’opera in bianco raffigura, invece, l’unico autoritratto dell’artista esposto, da cui ventre fuoriescono presenze ectoplasmatiche che soprassiedono e condiziodano la stessa pittrice; la fase colorata rappresenta invece il grande ed agognato ritorno alla realtà multiforme e multicolore come campo privilegiato di confronto e conoscenza di se stessi.
Entrambi gli artisti sembrano porsi delle domande assolute sull’essenza dell’umanità: siamo mostri colpevoli, irascibili e furibondi, sempre pronti a fregarci e farci del male l’un l’altro (del Frate) oppure siamo vittime di sovrastutture e condizione che non dipendono da noi, che sfruttano la nostra incapacità di videre le spie del nostro disagio (de Jorio)?
ROBERTA DE JORIO, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, allieva di Emilio Vedova, intraprende la sua formazione psicanalitica presso il Movimento freudiano internazionale di Milano, di cui è membro, partecipando a convegni e dibattiti internazionali in qualità di relatore e come collaboratrice alle edizioni di psicanalisi “Spirali”. Di formazione Lacaniana, ha sviluppato la sua ricerca su vari piani d’intervento in particolar modo sulla Cifrematica. Si è occupata di dipendenze, da alcolismo e da droga, collaborando con la ULSS di Venezia. Dal 2010 risiede ed esercita la professione a Trieste.
ROBERTO DEL FRATE, pittore professionista di origine veneziana e figlio d’arte, ha recentemente aperto il suo studio presso la sua dimora d’epoca nel Palazzo Panfili di Trieste.
L’arte di Roberto del Frate è sempre in continua evoluzione: dalla tecnica ad olio ispirata ai pittori lagunari dell’800 ai paesaggi d’ispirazione impressionistica francese passando per il moderno ambiente urbano fino ad arrivare al paesaggio dell’anima, ovvero il ritratto.
Roberto del Frate per le sue opere utilizza una miscela di acrilico misto ad olio, il pastello e il carboncino, fino alle innovative tecniche digitali.
Il corpus di opere selezionate per la mostra sottolinea alcuni elementi affini e ricorrenti nello stile e nella tematica dell’ultima produzione di Roberta de Jorio e di Roberto del Frate: l’urgenza comune di parlare di una materia in mutamento verso nuovi mondi e la scelta di linee di disegno (del Frate) e di colore (de Jorio), a volte opprimenti a volte liberatorie.
La mostra si snoda in tre sezioni espositive, evidenziando le diverse emozioni tradotte in rispettive scelte estetico-pittoriche dei due artisti: il periodo oro come ricerca di valori, il periodo bianco come ricerca dell’essenziale e il periodo colorato come ritorno al reale.
Il lavori di Roberto del Frate, dopo la serie Libera Nos A Malo dedicata alla religiosità, propongono due soggetti originali di fantasia gli HRats e gli HMons.
Il progetto HMons (Human Mosters) risale al 2000, con un' introduzione al design digitale attraverso le tavole Wacom e la sperimentazione di tecniche tradizionali / ibride. Un’immensa cosmogonia composta da creature di tutti i tipi che hanno in comune solo la loro parte umana (H, è appunto per "umano") e la parte aliena dal nostro carattere e aspetto. Costoro costituiscono il confronto con una realtà caotica e polimorfa rappresentata dalla commistione tra il disegno analogico in bianco e nero e il colore aggiunto in fase digitale.
Gli HRats (che nascono da una prima serie di disegni nel 2012) rappresentano un nuovo concetto di personaggi a metà strada tra l'arte del fumetto e della strada. I ratti dorati, con l’oro mistico che astrae e impreziosisce, evocano il decorativismo viennese e l’austerità dei luoghi sacri e opulenti di Dio quali le cattedrali a mosaico. Il supporto cartaceo, che si piega e mostra le tracce di passaggi di mano e di luoghi, del vissuto dell’opera, rendono queste creature teromoforme terribilmente fragili e mortali, riflettendo il timore del proprio creatore della caducità della vita e dell’arte stessa.
Un sentimento simile sembra portare a vita le creazioni di Roberta de Jorio, anch’esse realizzate su sottili fogli di carta non trattati, luoghi privilegiati di storie di attrito con la sostanza che i protagonisti delle opere devono affrontare. La pittrice trentina traduce con sapienza la propria concezione del disagio e del rapporto dell’uomo con la Sostanza, d’origine psicanalitica, nel linguaggio pittorico: elementi rigorosi e geometrici cercano di delimitare, nei suoi quadri, una Sostanza che avvolge e opprime i protagonisti.
Queste creature umane si trovano spesso in situazioni di difficoltà, di confronto educativo e costruttivo, come nella tenaglia di una mandibola fagocitante o nell’espansione incontrollata del proprio cervello inondato da preoccupazioni materiali. Nelle opere di de Jorio si legge con felice intuizione l’interesse umano ed empatico dell’artista verso la condizione umana, che viene spesso ritratta con sembianze fetali ed espressioni smarrite e buone, alla ricerca di compresione e complicità da parte dell’osservatore.
Le tre scelte estetico-pittoriche individuate nel percorso espositivo si declinano nelle opere di de Jorio come segue: il periodo dorato sottolinea la falsa attribuzione di valore ad elementi materiali e transeunti quali le nozioni che deformano la nostra mente e il mare del quotidiano che risucchia ed allontana dai valori portanti dell’esistenza umana; l’opera in bianco raffigura, invece, l’unico autoritratto dell’artista esposto, da cui ventre fuoriescono presenze ectoplasmatiche che soprassiedono e condiziodano la stessa pittrice; la fase colorata rappresenta invece il grande ed agognato ritorno alla realtà multiforme e multicolore come campo privilegiato di confronto e conoscenza di se stessi.
Entrambi gli artisti sembrano porsi delle domande assolute sull’essenza dell’umanità: siamo mostri colpevoli, irascibili e furibondi, sempre pronti a fregarci e farci del male l’un l’altro (del Frate) oppure siamo vittime di sovrastutture e condizione che non dipendono da noi, che sfruttano la nostra incapacità di videre le spie del nostro disagio (de Jorio)?
ROBERTA DE JORIO, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, allieva di Emilio Vedova, intraprende la sua formazione psicanalitica presso il Movimento freudiano internazionale di Milano, di cui è membro, partecipando a convegni e dibattiti internazionali in qualità di relatore e come collaboratrice alle edizioni di psicanalisi “Spirali”. Di formazione Lacaniana, ha sviluppato la sua ricerca su vari piani d’intervento in particolar modo sulla Cifrematica. Si è occupata di dipendenze, da alcolismo e da droga, collaborando con la ULSS di Venezia. Dal 2010 risiede ed esercita la professione a Trieste.
ROBERTO DEL FRATE, pittore professionista di origine veneziana e figlio d’arte, ha recentemente aperto il suo studio presso la sua dimora d’epoca nel Palazzo Panfili di Trieste.
L’arte di Roberto del Frate è sempre in continua evoluzione: dalla tecnica ad olio ispirata ai pittori lagunari dell’800 ai paesaggi d’ispirazione impressionistica francese passando per il moderno ambiente urbano fino ad arrivare al paesaggio dell’anima, ovvero il ritratto.
Roberto del Frate per le sue opere utilizza una miscela di acrilico misto ad olio, il pastello e il carboncino, fino alle innovative tecniche digitali.
23
settembre 2017
Roberta de Jorio / Roberto del Frate – Linee di fuga
Dal 23 settembre al 18 novembre 2017
arte contemporanea
Location
ATELIER HOME GALLERY
Trieste, Via Della Geppa, 2, (Trieste)
Trieste, Via Della Geppa, 2, (Trieste)
Orario di apertura
da giovedì a sabato ore 18 - 20
Vernissage
23 Settembre 2017, ore 18.00
Autore
Curatore