Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Roberta Fanti / Andrea Margheriti – Il corpo femminile
In questa doppia personale, comune è il tema del ricerca sul corpo femminile come centro dell’immaginario erotico e come oggetto provocatore e vittima di pulsioni sadomasochistiche
Comunicato stampa
Segnala l'evento
IL CORPO FEMMINILE: VIOLENZA, PERVERSIONE E SACRALITA’
DUE VISIONI ARTISTICHE
Francesco Poli
In questa doppia personale, comune è il tema del ricerca sul corpo femminile come centro dell’immaginario erotico e come oggetto provocatore e vittima di pulsioni sadomasochistiche. Ma molto diverso è il modo con cui i due artisti, Roberta Fanti e Andrea Margheriti mettono in scena questa problematica nel loro lavoro. Diametralmente opposti, infatti, sono i punti di vista non solo perché il primo, quello di Fanti, è femminile, e il secondo, di Margheriti, maschile, ma anche perché le due modalità operative si basano su sensibilità e matrici culturali differenti. E dunque i risultati si caricano di significazioni, allusioni e suggestioni che assumono evidenze estetiche che si divaricano in direzioni decisamente autonome, che non permettono neanche un’ipotesi di contrapposizione dialettica. Tuttavia è proprio grazie a questa alterità, relativa a un tema apparentemente analogo, che è possibile comprendere meglio il senso delle rispettive opere esposte.
La ricerca di Roberta Fanti, indubbiamente più matura e riflessiva, ha caratteristiche allo stesso tempo di forte drammaticità e di delicata liricità, perché il tema (anche se probabilmente molto sentito personalmente) viene visualizzato non con interventi direttamente performativi ma attraverso il medium della fotografia e l’utilizzazione di immagini scelte e prelevate dall’immenso repertorio iconografico di internet , e cioè da una realtà virtuale pervasiva. Le immagini di corpi femminili, e più precisamente di frammenti di corpi , con scorci e definizioni di carattere anche feticistico, per lo più imprigionati in crudeli lacci o cinture, diventano elementi emblematici di una condizione perversa e ambivalente di sofferenza e piacere all’incrocio fra masochismo e sadismo, che però riescono ad assumere valenze esistenziali che vanno al di là della tensione puramente erotica. Per arrivare a questo risultato, in qualche modo sublimante, Fanti utilizza una tecnica ben studiata di neutralizzazione delle pulsioni primarie attraverso un gioco di connessione e contrapposizione di queste immagini choccanti con immagini naturali di estrema purezza e di forte connotazione simbolica. Si tratta di foto in primo piano di fiori estremamente emblematici in rapporto alla dimensione femminile: la rosa (simbolo della bellezza che si apre all’amore); il giglio (simbolo della purezza in tutti i sensi); del narciso (simbolo bisessuale della autoreferenzialità estetica e erotica).
I suoi lavori si presentano come una sorta di narrazione iconica fotografica, con due immagini giustapposte, che innescano in chi guarda una forte tensione mentale e emotiva che non trova mai una risposta tranquillizzante, ma che al contrario suscita un’inquietudine estetica carica di energia estetica ambivalente. La sola possibile via d’uscita suggerita dall’artista, per lei sicuramente fondamentale, è quella di una trasposizione di questa problematica “carnale” (e addirittura violentemente “bestiale”) sul piano della purificazione di matrice religiosa. E questa indicazione, in effetti, è esplicitamente presente, in una serie di lavori in cui le immagini di violenza sadica sui corpi femminili sono accompagnate da citazioni di testi sacri (riportati in latino) che rimandano a una possibile redenzione di tipo spirituale.
Questa complessa visione del corpo femminile non la troviamo invece nelle opere fotografiche di Margheriti. Il lavoro di questo giovane artista è incentrato invece, in modo più lineare e carico di umori e energie vitalistiche, sull’immagine connessa specificamente all’immaginario maschile della donna come ossessione sessuale e come feticcio erotico aggressivo e affascinante, nelle sue forme stereotipate e in quelle più inquietanti di singole individualità in “carne e ossa”. Nel primo caso entrano in gioco delle bambole Barbie (simbolo della bellezza stereotipata e banalmente inespressiva) sui cui Margheriti si diverte a intervenire trasformandole in personaggi perversi e pericolosi (solo però a livello ludico), mentre nel caso dei lavori in cui sono fotografate delle vere modelle nude in atteggiamenti sensuali e con travestimenti eroticamente spinti (con elementi sadomaso) emerge con molta evidenza la forza destabilizzante della presenza del corpo nudo femminile la cui energia primaria diventa incontrollabile, al di là di ogni tentativo di limitarne (con cinghie o altro) la carica deflagrante. In un lavoro si vede una donna nuda che punta una pistola verso chi guarda (e prima di tutto verso l’artista che la fotografa e cerca di controllarne l’impatto con elaborazioni dell’immagine). Il senso di quest’opera è piuttosto emblematico.
DUE VISIONI ARTISTICHE
Francesco Poli
In questa doppia personale, comune è il tema del ricerca sul corpo femminile come centro dell’immaginario erotico e come oggetto provocatore e vittima di pulsioni sadomasochistiche. Ma molto diverso è il modo con cui i due artisti, Roberta Fanti e Andrea Margheriti mettono in scena questa problematica nel loro lavoro. Diametralmente opposti, infatti, sono i punti di vista non solo perché il primo, quello di Fanti, è femminile, e il secondo, di Margheriti, maschile, ma anche perché le due modalità operative si basano su sensibilità e matrici culturali differenti. E dunque i risultati si caricano di significazioni, allusioni e suggestioni che assumono evidenze estetiche che si divaricano in direzioni decisamente autonome, che non permettono neanche un’ipotesi di contrapposizione dialettica. Tuttavia è proprio grazie a questa alterità, relativa a un tema apparentemente analogo, che è possibile comprendere meglio il senso delle rispettive opere esposte.
La ricerca di Roberta Fanti, indubbiamente più matura e riflessiva, ha caratteristiche allo stesso tempo di forte drammaticità e di delicata liricità, perché il tema (anche se probabilmente molto sentito personalmente) viene visualizzato non con interventi direttamente performativi ma attraverso il medium della fotografia e l’utilizzazione di immagini scelte e prelevate dall’immenso repertorio iconografico di internet , e cioè da una realtà virtuale pervasiva. Le immagini di corpi femminili, e più precisamente di frammenti di corpi , con scorci e definizioni di carattere anche feticistico, per lo più imprigionati in crudeli lacci o cinture, diventano elementi emblematici di una condizione perversa e ambivalente di sofferenza e piacere all’incrocio fra masochismo e sadismo, che però riescono ad assumere valenze esistenziali che vanno al di là della tensione puramente erotica. Per arrivare a questo risultato, in qualche modo sublimante, Fanti utilizza una tecnica ben studiata di neutralizzazione delle pulsioni primarie attraverso un gioco di connessione e contrapposizione di queste immagini choccanti con immagini naturali di estrema purezza e di forte connotazione simbolica. Si tratta di foto in primo piano di fiori estremamente emblematici in rapporto alla dimensione femminile: la rosa (simbolo della bellezza che si apre all’amore); il giglio (simbolo della purezza in tutti i sensi); del narciso (simbolo bisessuale della autoreferenzialità estetica e erotica).
I suoi lavori si presentano come una sorta di narrazione iconica fotografica, con due immagini giustapposte, che innescano in chi guarda una forte tensione mentale e emotiva che non trova mai una risposta tranquillizzante, ma che al contrario suscita un’inquietudine estetica carica di energia estetica ambivalente. La sola possibile via d’uscita suggerita dall’artista, per lei sicuramente fondamentale, è quella di una trasposizione di questa problematica “carnale” (e addirittura violentemente “bestiale”) sul piano della purificazione di matrice religiosa. E questa indicazione, in effetti, è esplicitamente presente, in una serie di lavori in cui le immagini di violenza sadica sui corpi femminili sono accompagnate da citazioni di testi sacri (riportati in latino) che rimandano a una possibile redenzione di tipo spirituale.
Questa complessa visione del corpo femminile non la troviamo invece nelle opere fotografiche di Margheriti. Il lavoro di questo giovane artista è incentrato invece, in modo più lineare e carico di umori e energie vitalistiche, sull’immagine connessa specificamente all’immaginario maschile della donna come ossessione sessuale e come feticcio erotico aggressivo e affascinante, nelle sue forme stereotipate e in quelle più inquietanti di singole individualità in “carne e ossa”. Nel primo caso entrano in gioco delle bambole Barbie (simbolo della bellezza stereotipata e banalmente inespressiva) sui cui Margheriti si diverte a intervenire trasformandole in personaggi perversi e pericolosi (solo però a livello ludico), mentre nel caso dei lavori in cui sono fotografate delle vere modelle nude in atteggiamenti sensuali e con travestimenti eroticamente spinti (con elementi sadomaso) emerge con molta evidenza la forza destabilizzante della presenza del corpo nudo femminile la cui energia primaria diventa incontrollabile, al di là di ogni tentativo di limitarne (con cinghie o altro) la carica deflagrante. In un lavoro si vede una donna nuda che punta una pistola verso chi guarda (e prima di tutto verso l’artista che la fotografa e cerca di controllarne l’impatto con elaborazioni dell’immagine). Il senso di quest’opera è piuttosto emblematico.
29
giugno 2006
Roberta Fanti / Andrea Margheriti – Il corpo femminile
Dal 29 giugno al 30 settembre 2006
arte contemporanea
Location
CENACOLO FELICE CASORATI
Torino, Via Balme, 20, (Torino)
Torino, Via Balme, 20, (Torino)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle ore 17 alle 22 oppure su appuntamento
Vernissage
29 Giugno 2006, ore 21
Autore
Curatore