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Roberta Serenari – Tra Inconscio e Intenzionalità
Mostra personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
TRA INCONSCIO E INTENZIONALITA’
Giovanni stella
Ama l’azzardo Roberta Serenari, ma non l’azzardo dell’ infinita trasgressione
coatta che del gesto distruttivo fa mestiere, in danno della più riconosciuta
categoria dello spirito che è l’arte. Il rischio, che lucidamente corre
l’artista, sta nel confronto temerario con il patrimonio sontuoso da “siglo de
oro” che nel versante iconico della pittura ha toccato vertici di strabiliante
eleganza formale e di pensiero forte, tali da segnare la civiltà occidentale.
Da questo enorme deposito di immagini che hanno segnato il nostro immaginario,
Roberta Serenari ha tratto una grande lezione, secondo cui la vera, grande
pittura, pur nei termini di una rappresentazione della realtà riconoscibile, è
astratta, metafisica, nel senso che indaga e rende visibile l’invisibile, la
realtà sottostante, l’oltre-realtà.
L’artista vanta un’amicizia con l’antico, non la sua ripetizione nel viaggio
ch’essa compie intorno alle esili, fiabesche fanciulle in fiore, come potrebbe
apparire a una svagata lettura del suo teatro di figura in interni scenografici.
Dell’antico fa suo il piacere della narrazione che nella sua opera non è
narrazione di quotidiane storie di superficie.
Il magistero della sua arte è funzionale al disvelamento di essenze immateriali
inafferrabili: la percezione del silenzio, la sospensione metafisica di
immaginarie prospettive e vaghe e misteriose “reveries” che possono accadere o
non accadere, la fluidità del tempo e il suo attraversamento, a ritroso, verso
le sorgenti della vita e, in avanti, verso lo “scolorar del sembiante”.
Il ricorrente tema della fanciullezza, che volge verso l’adolescenza, induce a
cogliere la componente autobiografica, sempre presente in ogni opera d’arte. Ma
l’artista non ne fa motivo di rispecchiamento autoreferenziale, narcisistico. Lo
scandaglio di questo momento magico della vita che ci appartiene non diventa
“metastasi dell’Ego”, una delle minacce, secondo Edgar Morin, per gli esseri
umani. Il Narciso che abita l’interiorità di Roberta Serenari gioca una partita
aperta, vissuta come avventura dell’intelletto che muove verso una più libera
relazione con tutti noi, partendo dal crocevia dell’incantata fanciullezza
adolescente, snodo dello stare al mondo.
Lo scenario di questo snodo della vita è un interno luminoso e silenzioso,
nonostante l’effrazione dello spazio generata dalla molteplicità di oggetti di
valenza simbolica, un interno di fredda essenzialità scenografica che richiama
il teatro di Strehler. Lì si sviluppa il gioco delle fanciulle in fiore sulla
scacchiera della vita aperta prospetticamente ad altra vita, in un oltre, cui
esse tendono, lievitando, in“Castelli in aria”, o declinando i giorni
dell’attesa, in“Rosa- Rosae”, o puntando mente e cuore affatturati, nello spazio
dilatato, in “Ascoltando l’incantesimo”, o vivendo un fremito edipico , in “Caro
papà”.
La componente ludica è fondamentale nell’opera di Roberta Serenari, perché nel
gioco, la più elementare forma del conoscere, le protagoniste della narrazione,
categoria propria ed esclusiva della specie umana, attivano, in atmosfere
rarefatte, le figure simboliche del loro mondo poetico, cariche di rimandi alle
stazioni del viaggio fantastico, tra realtà e irrealtà, verso la terra di Alice.
In questo viaggio tutto può accadere nella traiettoria fatta di memoria e
divinazione dell’indefinito futuro e davanti allo specchio sfaccettato che
risponde alle interrogazioni accorate delle esili adolescenti, moltiplicando le
vie di fuga verso l’altrove che non sempre risponde alle attese, come sembra
dire, in“Confiteor”, il ritratto di donna matura e delusa, sul punto di
verificare che i conti non tornano.
Giovanni stella
Ama l’azzardo Roberta Serenari, ma non l’azzardo dell’ infinita trasgressione
coatta che del gesto distruttivo fa mestiere, in danno della più riconosciuta
categoria dello spirito che è l’arte. Il rischio, che lucidamente corre
l’artista, sta nel confronto temerario con il patrimonio sontuoso da “siglo de
oro” che nel versante iconico della pittura ha toccato vertici di strabiliante
eleganza formale e di pensiero forte, tali da segnare la civiltà occidentale.
Da questo enorme deposito di immagini che hanno segnato il nostro immaginario,
Roberta Serenari ha tratto una grande lezione, secondo cui la vera, grande
pittura, pur nei termini di una rappresentazione della realtà riconoscibile, è
astratta, metafisica, nel senso che indaga e rende visibile l’invisibile, la
realtà sottostante, l’oltre-realtà.
L’artista vanta un’amicizia con l’antico, non la sua ripetizione nel viaggio
ch’essa compie intorno alle esili, fiabesche fanciulle in fiore, come potrebbe
apparire a una svagata lettura del suo teatro di figura in interni scenografici.
Dell’antico fa suo il piacere della narrazione che nella sua opera non è
narrazione di quotidiane storie di superficie.
Il magistero della sua arte è funzionale al disvelamento di essenze immateriali
inafferrabili: la percezione del silenzio, la sospensione metafisica di
immaginarie prospettive e vaghe e misteriose “reveries” che possono accadere o
non accadere, la fluidità del tempo e il suo attraversamento, a ritroso, verso
le sorgenti della vita e, in avanti, verso lo “scolorar del sembiante”.
Il ricorrente tema della fanciullezza, che volge verso l’adolescenza, induce a
cogliere la componente autobiografica, sempre presente in ogni opera d’arte. Ma
l’artista non ne fa motivo di rispecchiamento autoreferenziale, narcisistico. Lo
scandaglio di questo momento magico della vita che ci appartiene non diventa
“metastasi dell’Ego”, una delle minacce, secondo Edgar Morin, per gli esseri
umani. Il Narciso che abita l’interiorità di Roberta Serenari gioca una partita
aperta, vissuta come avventura dell’intelletto che muove verso una più libera
relazione con tutti noi, partendo dal crocevia dell’incantata fanciullezza
adolescente, snodo dello stare al mondo.
Lo scenario di questo snodo della vita è un interno luminoso e silenzioso,
nonostante l’effrazione dello spazio generata dalla molteplicità di oggetti di
valenza simbolica, un interno di fredda essenzialità scenografica che richiama
il teatro di Strehler. Lì si sviluppa il gioco delle fanciulle in fiore sulla
scacchiera della vita aperta prospetticamente ad altra vita, in un oltre, cui
esse tendono, lievitando, in“Castelli in aria”, o declinando i giorni
dell’attesa, in“Rosa- Rosae”, o puntando mente e cuore affatturati, nello spazio
dilatato, in “Ascoltando l’incantesimo”, o vivendo un fremito edipico , in “Caro
papà”.
La componente ludica è fondamentale nell’opera di Roberta Serenari, perché nel
gioco, la più elementare forma del conoscere, le protagoniste della narrazione,
categoria propria ed esclusiva della specie umana, attivano, in atmosfere
rarefatte, le figure simboliche del loro mondo poetico, cariche di rimandi alle
stazioni del viaggio fantastico, tra realtà e irrealtà, verso la terra di Alice.
In questo viaggio tutto può accadere nella traiettoria fatta di memoria e
divinazione dell’indefinito futuro e davanti allo specchio sfaccettato che
risponde alle interrogazioni accorate delle esili adolescenti, moltiplicando le
vie di fuga verso l’altrove che non sempre risponde alle attese, come sembra
dire, in“Confiteor”, il ritratto di donna matura e delusa, sul punto di
verificare che i conti non tornano.
02
aprile 2016
Roberta Serenari – Tra Inconscio e Intenzionalità
Dal 02 al 30 aprile 2016
arte contemporanea
Location
FONTE BONIFACIO VIII – SALONE DELLE MESCITE
Fiuggi, (Frosinone)
Fiuggi, (Frosinone)
Orario di apertura
8,00 - 12,00 e 14,00 - 18,00
Vernissage
2 Aprile 2016, ore 17.30
Autore
Curatore