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Roberta Verteramo – L’anima e la memoria
Lamine d’argilla attraversano lo spazio della piazza per aprire un dialogo tra il luogo e il pubblico della performance. Le lamine sono fogli fragili, come fragili sono i paesaggi interiori ed esteriori se privi di cure, entrambi permeati e resi vivi da un’anima che la memoria preserva. Senza memoria, l’anima delle cose e delle persone si incrina, come le lamine d’argilla della performance, che sotto il peso del passaggio si rompono, rimandando alle interferenze tra noi e la terra, tra noi e il paesaggio, non solo con il corpo ma anche con il suono e la parola.
Comunicato stampa
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Lamine d’argilla attraversano lo spazio della piazza per aprire un dialogo tra il luogo e il pubblico della performance. Le lamine sono fogli fragili, come fragili sono i paesaggi interiori ed esteriori se privi di cure, entrambi permeati e resi vivi da un’anima che la memoria preserva. Senza memoria, l’anima delle cose e delle persone si incrina, come le lamine d’argilla della performance, che sotto il peso del passaggio si rompono, rimandando alle interferenze tra noi e la terra, tra noi e il paesaggio, non solo con il corpo ma anche con il suono e la parola.
Nel paesaggio è scritta la nostra storia, quello che sappiamo e quello che sappiamo fare, la nostra creatività e la nostra immaginazione, le nostre risorse economiche e culturali, gli ingredienti del nostro cibo e delle materie prime del sapere delle nostre mani. Non sempre ce ne accorgiamo e in modo talvolta inconsapevole e più spesso colpevole esponiamo il nostro paesaggio agli effetti della nostra incuria e dimenticanza. Perché il paesaggio è un bene fragile che richiede cura e attenzione, intelligenza e immaginazione. Ma anche l’anima è paesaggio, di incontri, accadimenti, divenire.
Entra in scena la performer, con una mano aperta lungo il lato del corpo mentre l'altra è chiusa, come se volesse custodire qualcosa di prezioso. L'artista cammina lentamente sopra le piastrelle di argilla, posizionate l'una dopo l'altra fino a comporre una fila di oltre 8m. Le piastrelle attraversano lo spazio della piazza per aprire un dialogo tra il luogo e il pubblico presente alla performance. Sono lamine d'argilla fragili, come fragili possono essere il paesaggio e l'anima se non curati. Un microfono amplificherà il rumore della rottura dell'argilla, che si udirà chiaramente nello spazio in cui si sarà posizionato il pubblico. L'interazione continua tra il luogo, le persone e la performance, vuole ricalcare il legame esistente fra persone e paesaggio, e rimandare alla nostra interferenza e relazione nello spazio non solo con il corpo ma anche con il suono, la parola. L’artista poi rimane immobile, in posizione statica, rivolta verso il percorso che ha compiuto. Dopo un tempo di attesa schiude la mano verso il pubblico nell'atto di rivelare ciò che di magico ha sino a quel momento custodito. Il percorso viene ora ricalcato a ritroso, ma nell'atto di (ri)costruire consapevolmente. A quel punto entra il gioco l'azione pubblico che diverrà parte integrante dell'opera, coinvolto per costruire insieme all’artista il Tempio della cura del paesaggio e dell’anima.
Racconta Roberta Verteramo: “La vita è un paesaggio di fogli su cui scrivere la nostra storia. Questo paesaggio è la sequenza di incontri, di duri colpi, conquiste, felicità e parole raccolte lungo la strada. E' un paesaggio al quale, talvolta, ci accostiamo in modo inconsapevole e che nell'ascolto e nell'esperienza ci evidenzia la sua fragilità. Il nostro cammino di vita ci obbliga costantemente a interpellare il nostro corpo e ci chiede di risvegliare la consapevolezza dell'anima. In questa consapevolezza, nel suo risveglio, diveniamo uomini capaci di costruire il tempio della cura dei luoghi e delle persone”.
Roberta Verteramo, performance artist, frequenta l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e quella di Valencia, Spagna. Studia i materiali sintetici e intraprende la sua attività di restauratrice di opere d'arte contemporanee. Questa scelta la conduce a vivere direttamente il mondo dell’arte. Collabora con importanti realtà museali, quali MAP (Mazzucchelli) Varese, il Museo del Cinema e GAM di Torino. Diviene la restauratrice e l’ideatrice del laboratorio di ricerca presso la Triennale di Milano e il Design Museum, Milano, dove rimane fino all’anno 2009. In questi anni si confronta con artisti e designer di fama internazionale. La sua poliedricità artistica la porta a creare oggetti d’arte-design ironici che espone alla personale realizzata in occasione del Fuori Salone del mobile 2010, curata da Philippe Daverio. Dal 2010 è presente in varie manifestazioni artistiche e noti magazine le offrono attenzione pubblicando sue interviste e suoi testi. Diviene professore di Tecniche di conservazione dei materiali utilizzati nell’arte presso l’Accademia Albertina di Torino nell’anno scolastico 2012-2013. Anche la danza costituisce un tassello importante nella sua vita. Dopo 10 anni di danza Jazz con Don Marasigan, si orienta verso il teatro sperimentale d'avanguardia e si reca a Barcellona, dove viene educata come performer, per sei mesi, dall’attore Dr.Flo della La Fura dels Baus. L’espressione artistica di Roberta Verteramo si concretizza nella Performance Art, in cui lei diviene oggetto e protagonista. Approfondisce la sua ricerca studiando con Doriana Crema, ricerca nel campo del movimento e dell'espressività del corpo praticando la Danza Sensibile, e con Marigia Maggipinto, danzatrice, membro della compagnia del Tanzatheater Pina Bausch.
Nel paesaggio è scritta la nostra storia, quello che sappiamo e quello che sappiamo fare, la nostra creatività e la nostra immaginazione, le nostre risorse economiche e culturali, gli ingredienti del nostro cibo e delle materie prime del sapere delle nostre mani. Non sempre ce ne accorgiamo e in modo talvolta inconsapevole e più spesso colpevole esponiamo il nostro paesaggio agli effetti della nostra incuria e dimenticanza. Perché il paesaggio è un bene fragile che richiede cura e attenzione, intelligenza e immaginazione. Ma anche l’anima è paesaggio, di incontri, accadimenti, divenire.
Entra in scena la performer, con una mano aperta lungo il lato del corpo mentre l'altra è chiusa, come se volesse custodire qualcosa di prezioso. L'artista cammina lentamente sopra le piastrelle di argilla, posizionate l'una dopo l'altra fino a comporre una fila di oltre 8m. Le piastrelle attraversano lo spazio della piazza per aprire un dialogo tra il luogo e il pubblico presente alla performance. Sono lamine d'argilla fragili, come fragili possono essere il paesaggio e l'anima se non curati. Un microfono amplificherà il rumore della rottura dell'argilla, che si udirà chiaramente nello spazio in cui si sarà posizionato il pubblico. L'interazione continua tra il luogo, le persone e la performance, vuole ricalcare il legame esistente fra persone e paesaggio, e rimandare alla nostra interferenza e relazione nello spazio non solo con il corpo ma anche con il suono, la parola. L’artista poi rimane immobile, in posizione statica, rivolta verso il percorso che ha compiuto. Dopo un tempo di attesa schiude la mano verso il pubblico nell'atto di rivelare ciò che di magico ha sino a quel momento custodito. Il percorso viene ora ricalcato a ritroso, ma nell'atto di (ri)costruire consapevolmente. A quel punto entra il gioco l'azione pubblico che diverrà parte integrante dell'opera, coinvolto per costruire insieme all’artista il Tempio della cura del paesaggio e dell’anima.
Racconta Roberta Verteramo: “La vita è un paesaggio di fogli su cui scrivere la nostra storia. Questo paesaggio è la sequenza di incontri, di duri colpi, conquiste, felicità e parole raccolte lungo la strada. E' un paesaggio al quale, talvolta, ci accostiamo in modo inconsapevole e che nell'ascolto e nell'esperienza ci evidenzia la sua fragilità. Il nostro cammino di vita ci obbliga costantemente a interpellare il nostro corpo e ci chiede di risvegliare la consapevolezza dell'anima. In questa consapevolezza, nel suo risveglio, diveniamo uomini capaci di costruire il tempio della cura dei luoghi e delle persone”.
Roberta Verteramo, performance artist, frequenta l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e quella di Valencia, Spagna. Studia i materiali sintetici e intraprende la sua attività di restauratrice di opere d'arte contemporanee. Questa scelta la conduce a vivere direttamente il mondo dell’arte. Collabora con importanti realtà museali, quali MAP (Mazzucchelli) Varese, il Museo del Cinema e GAM di Torino. Diviene la restauratrice e l’ideatrice del laboratorio di ricerca presso la Triennale di Milano e il Design Museum, Milano, dove rimane fino all’anno 2009. In questi anni si confronta con artisti e designer di fama internazionale. La sua poliedricità artistica la porta a creare oggetti d’arte-design ironici che espone alla personale realizzata in occasione del Fuori Salone del mobile 2010, curata da Philippe Daverio. Dal 2010 è presente in varie manifestazioni artistiche e noti magazine le offrono attenzione pubblicando sue interviste e suoi testi. Diviene professore di Tecniche di conservazione dei materiali utilizzati nell’arte presso l’Accademia Albertina di Torino nell’anno scolastico 2012-2013. Anche la danza costituisce un tassello importante nella sua vita. Dopo 10 anni di danza Jazz con Don Marasigan, si orienta verso il teatro sperimentale d'avanguardia e si reca a Barcellona, dove viene educata come performer, per sei mesi, dall’attore Dr.Flo della La Fura dels Baus. L’espressione artistica di Roberta Verteramo si concretizza nella Performance Art, in cui lei diviene oggetto e protagonista. Approfondisce la sua ricerca studiando con Doriana Crema, ricerca nel campo del movimento e dell'espressività del corpo praticando la Danza Sensibile, e con Marigia Maggipinto, danzatrice, membro della compagnia del Tanzatheater Pina Bausch.
10
maggio 2014
Roberta Verteramo – L’anima e la memoria
10 maggio 2014
performance - happening
Location
PIAZZA CARIGNANO
Torino, Piazza Carignano, (Torino)
Torino, Piazza Carignano, (Torino)
Vernissage
10 Maggio 2014, h 19.30
Ufficio stampa
CLARART
Autore