Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Roberto Amoroso – Non siamo mai stati moderni
In occasione di questa sua personale l’artista presenta un corpus di opere inedite, per l’esattezza otto acquerelli e un intervento site specific applicato sulla finestra dello spazio.
La ricerca portata avanti da Amoroso ruota intorno alla narrazione visionaria di tematiche spinose
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La 10 & zero uno è lieta di presentare Non siamo mai stati moderni, mostra di Roberto Amoroso (Napoli 1979), a cura di Chiara Boscolo, con un testo critico di Rossella Farinotti (dal 02 luglio al 03 settembre 2022, inaugurazione venerdì 01 luglio 2022, dalle 19.00).
In occasione di questa sua personale l’artista presenta un corpus di opere inedite, per l’esattezza otto acquerelli e un intervento site specific applicato sulla finestra dello spazio.
La ricerca portata avanti da Amoroso ruota intorno alla narrazione visionaria di tematiche spinose che partono proprio dall’organismo umano e da dei dettagli che richiamano una fisicità carnale, viva e in movimento. Ogni lavoro rappresenta un grande ibrido che sfugge dagli occhi, spesso anche un antropomorfismo che non
si catalizza mai in una forma unica, precisa, statica, ma è creata dalla stratificazione e interconnessioni di elementi incontrollabili, che continuano ad evolversi, fuoriuscendo dalla gabbia centrale in cui sono stati pensati dall’artista per la loro decostruzione.
Amoroso enfatizza la sua visione, estremizzando alcuni elementi simbolici che
fanno parte del suo emisfero visivo: le figure umanizzate disegnate dall’artista appartengono a un universo queer e sono uno specchio necessario per un’analisi identitaria personale. Non siamo mai stati moderni. E non lo siamo ancora oggi. Il titolo della mostra, tratto dall’opera letteraria degli anni novanta di Bruno Latour, non poteva essere più contemporaneo, rivisto oggi attraverso lo sguardo di Amoroso.
I soggetti e i dettagli di Amoroso sono creature “ctonie”, come le definirebbe Donna Haraway, che scrive di unicum contemporaneo e di ibridazioni naturali di genere e di esseri “al contempo antichi e appena nati (...) pieni di tentacoli, antenne, dita, cavi, code a frusta, zampe da ragno e chiome arruffate... (che) fanno e disfanno, vengono fatte e disfatte”. Amoroso attinge anche da qui, rapportando esperienze personali, autobiografiche, a un contesto urgente che va risolto. È fantascienza, ma è reale.
Sono ultracorpi, ma sono veri. Se non li abbiamo mai visti, allora non siamo davvero mai stati moderni. Ma possiamo essere futuristi, infrangendo la cortina virtuale che trapassa e mostra ogni ferita, puntualizzando su quel corpo che diventerà, come vuole l’artista, “stabile e immutabile”.
In occasione di questa sua personale l’artista presenta un corpus di opere inedite, per l’esattezza otto acquerelli e un intervento site specific applicato sulla finestra dello spazio.
La ricerca portata avanti da Amoroso ruota intorno alla narrazione visionaria di tematiche spinose che partono proprio dall’organismo umano e da dei dettagli che richiamano una fisicità carnale, viva e in movimento. Ogni lavoro rappresenta un grande ibrido che sfugge dagli occhi, spesso anche un antropomorfismo che non
si catalizza mai in una forma unica, precisa, statica, ma è creata dalla stratificazione e interconnessioni di elementi incontrollabili, che continuano ad evolversi, fuoriuscendo dalla gabbia centrale in cui sono stati pensati dall’artista per la loro decostruzione.
Amoroso enfatizza la sua visione, estremizzando alcuni elementi simbolici che
fanno parte del suo emisfero visivo: le figure umanizzate disegnate dall’artista appartengono a un universo queer e sono uno specchio necessario per un’analisi identitaria personale. Non siamo mai stati moderni. E non lo siamo ancora oggi. Il titolo della mostra, tratto dall’opera letteraria degli anni novanta di Bruno Latour, non poteva essere più contemporaneo, rivisto oggi attraverso lo sguardo di Amoroso.
I soggetti e i dettagli di Amoroso sono creature “ctonie”, come le definirebbe Donna Haraway, che scrive di unicum contemporaneo e di ibridazioni naturali di genere e di esseri “al contempo antichi e appena nati (...) pieni di tentacoli, antenne, dita, cavi, code a frusta, zampe da ragno e chiome arruffate... (che) fanno e disfanno, vengono fatte e disfatte”. Amoroso attinge anche da qui, rapportando esperienze personali, autobiografiche, a un contesto urgente che va risolto. È fantascienza, ma è reale.
Sono ultracorpi, ma sono veri. Se non li abbiamo mai visti, allora non siamo davvero mai stati moderni. Ma possiamo essere futuristi, infrangendo la cortina virtuale che trapassa e mostra ogni ferita, puntualizzando su quel corpo che diventerà, come vuole l’artista, “stabile e immutabile”.
01
luglio 2022
Roberto Amoroso – Non siamo mai stati moderni
Dal primo luglio al 03 settembre 2022
arte contemporanea
Location
10 & zero uno
Venezia, Riva de Biasio, 270, (VE)
Venezia, Riva de Biasio, 270, (VE)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11-18
Autore
Curatore
Autore testo critico