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Roberto Cicchinè / Lucio Rosato – Insicurezza
Roberto Cicchinè presenta tre lavori realizzati tra il 2012 e il 2015 dedicati al viaggio, insieme alle opere di Lúcio Rosato.
Comunicato stampa
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alle corrispondenze tra Roberto Cicchinè e Lúcio Rosato è dedicato il nuovo appuntamento di usomagazzino per altre architetture: in-sicurezza. “insicurezza, se nascondo gli occhi al mondo che scolora - perdendo focalizzazione, impercettibilmente amore - pur di potersi dire in sicurezza: resta la paura di non essere accolto” (LR)
Roberto Cicchinè presenta tre lavori realizzati tra il 2012 e il 2015 dedicati al viaggio. Ad accoglierci due saponette (marmo di Carrara cm 8x3x5 + 8x3x5 anno 2012) che rappresentano lo scorrere del tempo e identificano le nostre paure, insicurezze, sensi di colpa che cerchiamo di nascondere in battesimi quotidiani; scolpirle nel marmo rende omaggio alle nostre fragilità: ”che rimanga di noi la nostra imperfezione”. Ma bisogna curare le nostre fragilità e questo significa abbassare le difese, perché solo cosi riusciremo a vedere (tavola optometrica 2012) chiaramente l’amore come senso ultimo delle cose; solo cosi il nostro viaggio intercetterà quello di Fede e Mooren: “Fede e Mooren sono due giovani nigeriani. Sono arrivati in Italia dopo un lungo viaggio, attraversando il deserto e il mare. Si sono persi e poi ritrovati. Fede ha lottato per un lavoro ed una casa dove vivere con Mooren. Oggi hanno un bambino che si chiama Salvatore” (RC). I due ritratti fotografici rimandano alle iconografie bizantine, presentando i due viaggiatori avvolti nei teli d'oro e d'argento che vengono offerti ai naufraghi per ripararli dal gelo, e ci accompagnano nella visita come due angeli custodi
Lúcio Rosato lavora per saturazioni andando a colmare, in qualche modo riempire, quegli spazi lasciati vuoti tra la terra e il cielo (una sua installazione del 2017 ormai diventata quasi permanente all'interno dello spazio di usomagazzino), fino a toccarli: il cielo e la terra. Ecco che, dove i due pilastri non riuscivano a toccare rispettivamente l'uno il cielo e l'altro la terra, perdendo così apparentemente la loro funzione di pilastri, quella funzione viene in qualche modo ristabilita attraverso questa nuova installazione porta Rosato a riempire con i suoi quaderni neri e altri taccuini di appunti lo spazio in alto (del sogno: perché in questi quaderni sono appuntate le sue riflessioni, i suoi entusiasmi insieme a tutti i suoi progetti per la maggior parte mai realizzati) e dall'altra parte a riempire con una risma fogli bianchi, tanti quanti necessari (circa mille) per poter toccare la terra, volutamente lasciati bianchi per poter accogliere altri segni, segni necessari, altre possibilità, concretizzando così la ragione leggera dell'approssimarsi di ogni autentica ipotesi di architettura: la definizione di uno spazio vuoto dove tutto può ancora accadere
tra i due pilastri Rosato interpone un filo verde come a voler segnare il confine tra il sogno e la possibilità ma allo stesso tempo a stabilire la distanza da dove provare a leggere la tavola optometrica, significativamente sfocata, di Roberto Cicchinè
Roberto e Lucio si incontrano nel dialogo di corrispondenze perché ricercano lo stesso provvisorio approdo in un mondo di amore, e insieme si pongono in attesa di un nuovo viaggio: un viaggio che si intraprende, nell'arte o in altre architetture, con il desiderio (utopia concreta) di riuscire, attraverso l'amore, a costruire un mondo migliore; la direzione non può che essere quella verso l'incontro con noi stessi e le nostre debolezze, scontrandosi con le proprie paure o insicurezze, per poi potersi spingere verso l'altro, con il desiderio fattivo di ricercare attraverso il dialogo sicurezza e riuscire a cancellare tutti i confini
Roberto Cicchinè ha sempre privilegiato la fotografia come mezzo espressivo ma i suoi progetti hanno spesso un carattere multidisciplinare. Le sue immagini parlano dell'esperienza umana per “ricercare nel proprio vissuto una condizione universale. Socio fondatore dello studio associato “design?”, vive e lavora a Massignano (AP)
Lúcio Rosato (Lanciano 1960) architetto, viaggia sui territori al limite tra la concretezza del pensiero e l’astrazione della materia realizzando altre architetture. Molti i riconoscimenti, da Europan 4 nel 1996 al premio architettura d'Abruzzo 2012. Sopravvive e prende appunti a Pescara
in occasione dell’inaugurazione un doppio brindisi con il montepulciano d’Abruzzo doc 2017 della fattoria la Valentina di Spoltore (che da sempre accompagna gli appuntamenti di usomagazzino) e il Trebbien, trebbiano 2016, dell'azienda agricola Valter Mattoni di Castorano (AP)
Roberto Cicchinè presenta tre lavori realizzati tra il 2012 e il 2015 dedicati al viaggio. Ad accoglierci due saponette (marmo di Carrara cm 8x3x5 + 8x3x5 anno 2012) che rappresentano lo scorrere del tempo e identificano le nostre paure, insicurezze, sensi di colpa che cerchiamo di nascondere in battesimi quotidiani; scolpirle nel marmo rende omaggio alle nostre fragilità: ”che rimanga di noi la nostra imperfezione”. Ma bisogna curare le nostre fragilità e questo significa abbassare le difese, perché solo cosi riusciremo a vedere (tavola optometrica 2012) chiaramente l’amore come senso ultimo delle cose; solo cosi il nostro viaggio intercetterà quello di Fede e Mooren: “Fede e Mooren sono due giovani nigeriani. Sono arrivati in Italia dopo un lungo viaggio, attraversando il deserto e il mare. Si sono persi e poi ritrovati. Fede ha lottato per un lavoro ed una casa dove vivere con Mooren. Oggi hanno un bambino che si chiama Salvatore” (RC). I due ritratti fotografici rimandano alle iconografie bizantine, presentando i due viaggiatori avvolti nei teli d'oro e d'argento che vengono offerti ai naufraghi per ripararli dal gelo, e ci accompagnano nella visita come due angeli custodi
Lúcio Rosato lavora per saturazioni andando a colmare, in qualche modo riempire, quegli spazi lasciati vuoti tra la terra e il cielo (una sua installazione del 2017 ormai diventata quasi permanente all'interno dello spazio di usomagazzino), fino a toccarli: il cielo e la terra. Ecco che, dove i due pilastri non riuscivano a toccare rispettivamente l'uno il cielo e l'altro la terra, perdendo così apparentemente la loro funzione di pilastri, quella funzione viene in qualche modo ristabilita attraverso questa nuova installazione porta Rosato a riempire con i suoi quaderni neri e altri taccuini di appunti lo spazio in alto (del sogno: perché in questi quaderni sono appuntate le sue riflessioni, i suoi entusiasmi insieme a tutti i suoi progetti per la maggior parte mai realizzati) e dall'altra parte a riempire con una risma fogli bianchi, tanti quanti necessari (circa mille) per poter toccare la terra, volutamente lasciati bianchi per poter accogliere altri segni, segni necessari, altre possibilità, concretizzando così la ragione leggera dell'approssimarsi di ogni autentica ipotesi di architettura: la definizione di uno spazio vuoto dove tutto può ancora accadere
tra i due pilastri Rosato interpone un filo verde come a voler segnare il confine tra il sogno e la possibilità ma allo stesso tempo a stabilire la distanza da dove provare a leggere la tavola optometrica, significativamente sfocata, di Roberto Cicchinè
Roberto e Lucio si incontrano nel dialogo di corrispondenze perché ricercano lo stesso provvisorio approdo in un mondo di amore, e insieme si pongono in attesa di un nuovo viaggio: un viaggio che si intraprende, nell'arte o in altre architetture, con il desiderio (utopia concreta) di riuscire, attraverso l'amore, a costruire un mondo migliore; la direzione non può che essere quella verso l'incontro con noi stessi e le nostre debolezze, scontrandosi con le proprie paure o insicurezze, per poi potersi spingere verso l'altro, con il desiderio fattivo di ricercare attraverso il dialogo sicurezza e riuscire a cancellare tutti i confini
Roberto Cicchinè ha sempre privilegiato la fotografia come mezzo espressivo ma i suoi progetti hanno spesso un carattere multidisciplinare. Le sue immagini parlano dell'esperienza umana per “ricercare nel proprio vissuto una condizione universale. Socio fondatore dello studio associato “design?”, vive e lavora a Massignano (AP)
Lúcio Rosato (Lanciano 1960) architetto, viaggia sui territori al limite tra la concretezza del pensiero e l’astrazione della materia realizzando altre architetture. Molti i riconoscimenti, da Europan 4 nel 1996 al premio architettura d'Abruzzo 2012. Sopravvive e prende appunti a Pescara
in occasione dell’inaugurazione un doppio brindisi con il montepulciano d’Abruzzo doc 2017 della fattoria la Valentina di Spoltore (che da sempre accompagna gli appuntamenti di usomagazzino) e il Trebbien, trebbiano 2016, dell'azienda agricola Valter Mattoni di Castorano (AP)
24
novembre 2018
Roberto Cicchinè / Lucio Rosato – Insicurezza
Dal 24 novembre al 07 dicembre 2018
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
USOMAGAZZINO PER ALTRE ARCHITETTURE
Pescara, Via Silvio Spaventa, 10/4, (Pescara)
Pescara, Via Silvio Spaventa, 10/4, (Pescara)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 18.00-20.00
Vernissage
24 Novembre 2018, h 19.00
Autore